«Stai lontano da Jack!» gridò Kiki.
Spinse l’amico dietro di sé e alzò i pugni davanti al viso, come se fosse pronta ad affrontare Nahte a mani nude.
Jack si guardò intorno, continuando a sbattere gli occhi, sconcertato. “Nahte è il Viaggiatore dai Mille Volti.”
«Non ha senso…» balbettò.
Nahte gli sorrise di nuovo.
«Che cosa non ha senso, Jack?» chiese con dolcezza, mettendosi le mani in tasca.
Jack cercò i suoi occhi e lo fissò a lungo.
«Mi fidavo di te» sussurrò.
Il ragazzo congiunse le mani e gli fece un piccolo applauso.
«Non potevo aspettarmi niente di meno da te, Jack. Sei davvero nobile come ti aveva descritto il Padre di Tutte le Cose. Sei l’eroe senza macchia, il ragazzo con l’animo più puro che io abbia mai incontrato. Per questo più Flixibelius ti teneva lontano da me, più avevo voglia di macchiarti l’anima, capisci cosa intendo? Mettere un pizzico di me in te, giusto qualche goccia, per corromperti un po’. Ho pensato di farlo su un terreno che non fosse né suo, né mio. E così mi sono intrufolato nei tuoi sogni.»
Nahte aveva gli occhi dorati che brillavano, intelligenti. «Ammetto che non è stato facile ingannare, notte dopo notte, l’Architetto degli Incubi. Ma come posso dire?» Si accarezzò il mento, lo sguardo perso tra le lanterne appese sopra le loro teste. «È stato stimolante. Grazie a te ho impiegato bene il mio tempo, confrontandomi con avversari potenti.»
Fissò Jack con un’espressione entusiasta, nello stesso modo in cui un bambino avrebbe potuto guardare una torta di compleanno.
«Dov’è il Padre di Tutte le Cose?» chiese Jack, affiancandosi a Kiki.
Nahte sorrise malizioso, stringendosi nelle spalle.
«Ho dovuto farlo sparire per potermi avvicinare a te. Ti aveva riempito di incantesimi di protezione. È una vecchia volpe, bisogna dargliene atto. Ti aveva reso invisibile. Quindi sono stato costretto a imprigionarlo. E ha funzionato! Più lo tenevo lontano da te, più i suoi incantesimi di protezione si indebolivano. Più lui era inerme, più la mia magia diventava forte.»
Nahte fece un passo verso Jack, sempre con quell’odioso sorriso stampato in faccia.
«E poi, Jack, è successo: passeggiavo e ti ho visto. Sapevo che l’incantesimo si stava per spezzare. È stato un incontro davvero speciale.»
Appena finì di pronunciare quelle parole, successe qualcosa che lasciò Jack e Kiki senza fiato.
Il viso di Nahte cominciò a cambiare. Era come se non si riuscisse più a metterlo a fuoco, come se fosse diventato nebuloso. I contorni erano sbiaditi, i suoi bei tratti armoniosi persi nella foschia. Anche il corpo mutò e iniziò a crescere. I vestiti si ingrandirono cambiando forma e colore, finché non si trasformarono in un elegante cappotto nero che lo avvolse da capo a piedi.
Jack e Kiki ora si trovavano davanti a un ragazzo sui vent’anni.
Un solo sguardo bastò a Jack per notare che aveva ancora il neo sotto l’occhio sinistro. Gli occhi castani di Nahte ora brillavano come oro liquido.
All’improvviso Jack ricordò. La memoria di quell’incontro lo travolse, strizzandogli le viscere. Sembrava che fosse accaduto una vita fa.
«Il ragazzo… quel giorno… il ragazzo che mi ha salvato dalla carrozza» balbettò pieno di sorpresa.
Il Viaggiatore dai Mille Volti annuì, lusingato. «Sono felice che ti ricordi del nostro primo incontro, Jack.»
L’apprendista ripensò alla sensazione che aveva provato in mezzo a quella strada affollata di Londra, lo strano pizzicore sulla nuca, l’impressione di avere uno sguardo puntato addosso… L’aveva scambiato per il Padre di Tutte le Cose, richiamando la sensazione che aveva provato durante il loro primo incontro. Invece aveva semplicemente percepito la presenza di una magia potente nell’aria.
«Sai, Jack, ci ho pensato a lungo e credo proprio che io e te siamo profondamente legati. Come il giorno e la notte. Questo mi fa sorridere, perché sono sicuro che anche Flixibelius se ne sia accorto.»
Il Viaggiatore allungò una mano verso di lui, tendendo lentamente le dita guantate di nero.
«Per questo ha cercato di nasconderti a me. Ma è uno sciocco. Non si rende conto dell’enorme potere che potremmo condividere io e te. Saremmo in grado di fare grandi cose insieme.»
«Perché ti sei intrufolato nei miei incubi?» chiese Jack. Sentiva il cuore martellargli nel petto.
Nahte sorrise e si passò distrattamente le dita tra i capelli scuri che gli ricadevano leggeri sulle spalle.
«Che domande… Per creare il nostro legame. Naturalmente ho dovuto far fuori il Padre di Tutte le Cose per riuscirci.»
«Che cosa hai fatto?» esclamò Jack, sconvolto.
Nahte gli rivolse un’occhiata beffarda e per la prima volta rivelò quello che c’era sotto il suo sorriso elegante e l’aria distinta: un’espressione di selvaggio trionfo.
«Te l’ho detto, Jack» lo canzonò. «Ti ha tenuto lontano da me per troppo tempo. Ero impaziente di conoscerti e avevo una gran voglia di farti un po’ di dispetti, lo ammetto.»
Jack mise una mano sulla tasca della giacca dove aveva riposto la chiave. Stava vibrando e si scaldava sempre di più. Era forse un avvertimento?
«Per questo avevi chiesto a Florian di prendere la chiave passe-partout per aprire ogni serratura? Perché la vuoi?» chiese. «Non mi sembra che tu abbia problemi a viaggiare…»
Infatti pareva proprio che il Viaggiatore, come il Padre di Tutte le Cose, potesse passare di Mondo in Mondo senza alcun bisogno di passe-partout, né di fiammiferi magici.
«Comunque» intervenne Kiki, facendosi avanti, «dovrai passare sul mio cadavere prima di mettere le tue sudice mani sulla chiave o su Jack!»
Il Viaggiatore la guardò scuotendo appena la testa, poi si rivolse di nuovo a Jack.
«Infatti. Posso viaggiare per tutti i Mondi come e quando più mi piace… grazie a questo.»
Aprì il cappotto elegante e si sbottonò la camicia nera all’altezza del petto, rivelando un tatuaggio sul cuore: era una raffigurazione perfetta della chiave passe-partout per aprire ogni serratura. Jack fissò l’inchiostro sulla pelle pallida del ragazzo senza capire, finché a un tratto gli balenarono nella mente i tatuaggi che ricoprivano il corpo del Padre di Tutte le Cose. Che fosse una sorta di incantesimo anche quello?
Il Viaggiatore si richiuse gli abiti e lo guardò con una soddisfazione che Jack non riusciva a spiegarsi.
«Il Padre di Tutte le Cose mi ha dato i poteri della chiave quando avevo più o meno la tua età. Poi è passato del tempo, sono successe tante cose…» Indugiò, come catturato dai ricordi, e scosse la testa. «Cose irrilevanti. Comunque, lui mi ha maledetto. Adesso mi è vietato toccare la chiave, non posso vederla né sentirla. Il mio obiettivo era quello di prendertela.» Il suo sguardo andò alla giacca di Jack, nel punto in cui era conservata la chiave. «Per impedire a te di usarla.»
Jack sbatté le palpebre, fissando il Viaggiatore. Aveva ascoltato le sue parole, ma era come se non volesse capire fino in fondo il loro significato.
«Non vuoi… che io diventi il nuovo Padre di Tutte le Cose?» chiese mentre il cuore iniziava a battergli fortissimo.
Fino a quel momento aveva pensato a una lotta tra il Padre di Tutte le Cose e il Viaggiatore dei Mondi; non gli era venuto in mente di poter essere proprio lui il bersaglio.
«Non mi interessa quello che vuoi o che non vuoi! Jack è stato scelto! Lui userà la chiave, che ti piaccia o no» gli ringhiò contro Kiki.
Il Viaggiatore la guardò indulgente, annuendo piano, come per metterla a tacere.
«Jack è stato scelto per un motivo ben preciso» replicò.
«Esatto! Perché il Padre di Tutte le Cose ha visto in lui delle qualità e un talento senza pari» continuò Kiki, agguerrita.
Il Viaggiatore si portò una mano guantata di nero alle labbra, come a trattenere un sorriso che non voleva rivelare.
«Oh, mia cara. È molto bello da parte tua credere in questo modo nelle capacità di Jack. Senz’ombra di dubbio è un ragazzo di talento. Ha una grande predisposizione alla magia… dovresti sentire il suo cuore come risuona quando lo chiamo…»
Il Viaggiatore si voltò verso Jack e, fissandolo intensamente negli occhi, schioccò le dita.
Jack si portò una mano al petto. Avvertiva un dolore lancinante, come se il suo cuore fosse stato trafitto da mille aghi. Durò soltanto il tempo dello schiocco.
«Jack? Jack, stai bene?» chiese preoccupata Kiki, guardandolo con apprensione. «Che cosa gli hai fatto?» gridò al Mago davanti a loro.
Il Viaggiatore fece spallucce, scuotendo i lucenti capelli neri.
«Ti ho solo mostrato quanto Jack sia sensibile alla magia. Ha ancora tanto da imparare, però. Non è com’ero io quando sono stato scelto» spiegò, poi chiese, in tono canzonatorio: «Sai il motivo per cui il tuo specialissimo e talentuoso amico Jack Bennet è diventato apprendista del Padre di Tutte le Cose?».
Jack si stava ancora massaggiando il petto, quando uno dopo l’altro i tasselli del puzzle si unirono e una nuova consapevolezza lo investì, facendolo tremare.
«È perché io ho rinunciato a quel titolo, tradendo il suo… il nostro mentore» spiegò il Viaggiatore, confermando ogni suo timore.
Le parole vibrarono nell’aria, cariche di verità quanto di dolore e magia.
«Tu… cosa?!» balbettò Kiki, sbalordita.
Jack sentì una nuova fitta al cuore, ma questa volta non era causata dalla magia del Viaggiatore. Si vergognò di essersi considerato speciale, di aver gioito all’idea che una persona così incredibile come il Padre di Tutte le Cose lo avesse ritenuto migliore di altri, che lo avesse giudicato perfetto per ricoprire un giorno il ruolo di garante dell’equilibrio nell’Universo.
Ciò che il Viaggiatore dai Mille Volti gli aveva appena rivelato faceva male: c’era stato qualcuno prima di lui, qualcuno migliore di lui. Qualcuno che era stato scelto per primo, che era nato apposta per ricoprire quel ruolo, mentre lui era solo un ripiego.
“Un ripiego. Sei solo un ripiego…” ripeteva una vocina dentro di lui.
I rumori dell’incendio che giungevano dall’esterno gli sembravano ormai lontani, ovattati. Le grida avevano perso consistenza e la tenda de...