Il drago nero
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Il drago nero

  1. 192 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il drago nero

Informazioni su questo libro

Bia ha una sola grande passione: Minecraft. Ma da qualche tempo il videogioco sembra essere impazzito: intere zone della mappa sono sparite nel nulla, portali del Nether sono comparsi ovunque e si incontrano orde di mostri impossibili da sconfiggere.
E quando all'improvviso ci si ritrova catapultata dentro, la ragazzina capisce che la situazione è peggiore di quanto potesse immaginare. Il terribile Herobrine, infatti, ha preso il potere e sta per attuare un piano micidiale: liberare il leggendario Enderdrago, raggiungere il confine tra il Mondo Principale e quello reale e annientare entrambi!
Per evitare che la notte cali per sempre sull'universo e su tutti i giocatori di Minecraft, Bia dovrà darsi da fare e affrontare sfide spaventose, accettando anche l'aiuto di un ragazzo misterioso. Ma chi è veramente questo personaggio silenzioso e schivo? Ci si può fidare di lui? Per Bia è arrivato il momento di farsi coraggio e partire per quella che potrebbe essere l'avventura più straordinaria della sua vita. E forse l'ultima.

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Informazioni

Print ISBN
9788891525093
eBook ISBN
9788865976203
PARTE SECONDA

I CACCIATORI DI HEROBRINE

Siete pronti? Andiamo!
Per quelli che vogliono sapere di che pasta siamo fatti
È tutto qui
10% fortuna
20% abilità
15% concentrato di forza di volontà
5% piacere
50% dolore
E 100% ragioni per ricordare il nome
Fort Minor, Remember The Name
16

L’INIZIO DI UN NUOVO VIAGGIO

Mi svegliai con un terribile mal di schiena per colpa del materasso troppo duro nella tenda improvvisata. Dal telone verde filtrava una luce soffusa e dall’esterno giungeva il brusio dei villici e degli scampati alla distruzione causata da Herobrine.
Infilai le scarpe da ginnastica e uscii, affamata. Mi domandai come stesse Vincent e come lo avessero trattato, visto che nessuno oltre a me credeva in lui. Chissà se gli avevano portato da bere e da mangiare.
L’accampamento era in fermento. Alcuni mob costruivano armi su tavoli da lavoro, altri levigavano il legno. Un gruppo cucinava nelle fornaci e, più in fondo, un altro buttava giù una parete, probabilmente per aumentare lo spazio a disposizione e raccogliere minerali. Al centro della caverna c’era una grande tavola in legno colma di pane e dolci, torte alla frutta, omelette e fumanti minestre ai funghi. La mia pancia brontolò per la fame.
Afferrai un piatto e lo riempii con due fette abbondanti di torta e due panini farciti con le omelette. Presi anche una brocca d’acqua e una scodella di legno piena di minestra e, cercando di mantenere l’equilibrio, entrai di soppiatto nella tenda di Vincent. Non c’erano guardie all’ingresso (immagino che anche loro a un certo punto debbano andare in bagno).
Vincent era in un angolo e si girò verso di me non appena entrai. Aveva le braccia libere ed era seduto per terra, a massaggiarsi i polsi segnati dalle corde con cui era stato legato.
«Buongiorno» dissi.
«Mi fa piacere che per qualcuno sia un buon giorno» rispose con un sorriso. «Dopo aver passato la notte qui, posso affermarlo con certezza: è il peggior alloggio del mondo.»
Mi misi a ridere e presi un cuscino per sedermi, poi sistemai le cose da mangiare davanti a noi cercando di non far cadere niente per terra. «Ho pensato che avessi fame» gli dissi. «Chi ti ha liberato?»
«Il vecchio bisbetico. È appena uscito.»
«Bene, almeno non mi ha sorpresa a confabulare con il nemico.»
La mia battuta non bastò a strappare un altro sorriso a Vincent, che anzi aveva l’aria un po’ triste. Mangiammo avidamente e io ingurgitai metà della minestra in un sorso solo, sperando che una zuppa talmente buona esistesse anche nel mondo reale, dove i funghi non erano neanche lontanamente così saporiti.
«Mi mancherà questo cibo quando saremo a casa» commentai addentando la torta di zucca. Non mi piaceva nemmeno, la zucca, dall’altra parte.
Lui addentò il pane, in silenzio. Aveva delle occhiaie scure intorno agli occhi, come se avesse dormito pochissimo.
«I letti invece non mi mancheranno affatto» aggiunsi, strizzando un occhio.
Lui sorrise, stringendosi nelle spalle. «Non sono mai stato un fan dei materassi molli, quindi per me non è così male.»
Finimmo di mangiare parlando del più e del meno. Mi resi conto che probabilmente non aveva voglia di rivangare il passato come la notte prima, quindi parlammo di cartoni animati, film e anime, e condividemmo le avventure dei videogiochi vissute nella tranquillità dei nostri divani, quando tutto era semplice e morire significava soltanto riavviare.
Non m’importava di quando Vincent era stato il Re Rosso. M’interessava il ragazzo che avevo di fronte: avevamo gli stessi gusti e mi sembrò che fossimo molto simili, due normalissimi adolescenti finiti dalla parte sbagliata per un’insolita coincidenza. Dopo aver terminato la colazione uscimmo dalla tenda. Hattori aveva già riunito Alex e Amelia.
«Finalmente» esclamò il samurai, che sembrava un po’ impaziente. «Vi credevo ancora addormentati.»
«Non riuscirei a dormire ancora neanche se volessi» risposi.
Il samurai distribuì le vettovaglie e mi consegnò una spada. Diede un arco e delle frecce ad Alex e una spada anche ad Amelia, che stava sistemando la sua borsa.
«A te niente» disse Hattori, rivolto a Vincent. «Non ti affiderei un’arma neanche se la mia vita dipendesse da questo.»
Alex lanciò un’occhiata fugace al ragazzo, come se la sua sola presenza la nauseasse. Rivolsi uno sguardo di sostegno a Vincent, e lui curvò leggermente gli angoli delle labbra in un tentativo fallito di sorridere.
«Vieni con noi?» domandai ad Alex.
La Sacerdotessa sorrise. «Non posso restarmene al sicuro qui sottoterra mentre i miei amici rischiano la vita» rispose.
«Spero di non dovermi preoccupare per voi, Utenti» disse Amelia. «Ora siamo ufficialmente i Cacciatori di Herobrine.»
Sollevai il pollice in segno di approvazione.
«Tutti pronti?» domandò il samurai, controllando per l’ultima volta l’equipaggiamento.
Annuimmo. Io e Vincent non avevamo molte cose da portare, e la spada sembrava particolarmente inutile nelle mie mani (ero del tutto negata con le armi).
Hattori guardò Vincent che aprì la borsa, tirò fuori la perla di Ender e tese le braccia tenendola sollevata tra le mani. Formammo un cerchio e ognuno posò un palmo sulla sfera: cinque persone con ogni probabilità dirette verso la morte.
«Herobrine è sul punto di liberare il drago» dichiarò Alex, seria. «Questa è la nostra possibilità di vincere la guerra e ricostruire il Mondo Principale.»
Poi, tutto svanì davanti ai miei occhi.
17

RAGNI, CASTELLI E ABISSI

Ebbi l’impressione che tutto il mio corpo venisse risucchiato dall’ombelico. La mano appoggiata sulla perla di Ender mi bruciava e lo stomaco era in subbuglio. Respirai profondamente, cercando di soffocare la nausea, e poi all’improvviso ogni cosa tornò al suo posto. La perla era sparita, il mio corpo sembrava di nuovo intatto e normale, e la nausea passò com’era venuta. Il buio si dissolse e i miei piedi toccarono qualcosa di morbido.
Mi guardai intorno e mi parve che anche gli altri avessero avuto le stesse sensazioni. Tutti tranne Vincent, che era rimasto a testa bassa, in silenzio, guardingo.
Le persone possono cambiare davvero? Lui era lì accanto a me, con la solita faccia seria e i pugni serrati. Ma intravedevo qualcosa di fragile, come se fosse stanco, sull’orlo di un crollo. Credevo in quel ragazzo. La vita non è semplice, le persone sono complesse, non sono solo una somma di numeri e pixel il cui risultato è sempre lo stesso.
Ci trovavamo su un’isola. C’erano alberi verdi attorno a noi, il mare s’infrangeva sugli scogli lì vicino, emanando il suo profumo di salsedine.
D’un tratto si udì provenire da dietro agli alberi un rumore di zampe di ragni in avvicinamento. Accanto a me Alex tirò fuori l’arco e Amelia e Hattori sguainarono le spade, preparandosi alla battaglia contro la marea scura che si approssimava a noi, migliaia di occhi rossi che brillavano furiosi. I ragni di solito non attaccano durante il giorno, e capii ben presto che non si trattava di ragni comuni. Erano molto più grandi di quelli che incontravo nel gioco.
I mob – inclusa la Sacerdotessa, cosa che mi sorprese – si gettarono senza esitazioni nella mischia, con l’aria di essere abituati alle battaglie. Io avevo una patetica spada di metallo che non sapevo maneggiare, e Vincent, accanto a me, non aveva altro che i suoi pugni, dato che non gli avevano offerto nessun’arma. Mentre me ne stavo a guardare senza sapere che fare, Hattori aveva già abbattuto tre mostri davanti ai miei occhi, Alex bersagliava con le frecce un gruppo più arretrato e Amelia gridava come una furia mentre tagliava zampe a destra e a sinistra. Una di quelle creature stava per venirci addosso, allora cercai di passare la mia spada a Vincent.
«Aspetta» disse lui, posando la sua mano sulla mia, che stringeva forte la spada. Sentivo il metallo freddo sotto le dita. «Fai esattamente come se stessi giocando.»
Non capii cosa intendesse. Le battaglie digitali non erano come quelle reali. Nel primo caso, per sconfiggere i nemici dovevo solo cliccare, cliccare e cliccare. E se per caso fossi morta, sarei rinata. Al sicuro, nella mia base…
Allontanai quei pensieri. Non potevo distrarmi: c’era un ragno quasi sopra di noi, con le zampe anteriori già staccate dal suolo, pronto a lanciarsi addosso a Vincent, che si preparava a combattere a mani nude.
D’istinto, strinsi più forte la spada e mi avventai contro il mob, colpendolo con tutta la forza che avevo nelle braccia, nelle gambe e nella mia volontà. Centrai le zampe davanti vicino alle lunghe zanne, tranciandole di netto con un suono tagliente. La bestia gridò di dolore e si allontanò, trascinando i monconi di quelli che erano stati i suoi arti. Senza pietà né esitazione saltai e colpii ancora una volta, conficcando la spada nel cranio del mob. Esplose in mille pixel morti che subito svanirono nell’aria.
Mi guardai le mani, sorpresa di quanto avevo fatto. Di fianco a me, Vincent sorrise. Un sorriso minuscolo agli angoli delle labbra, come se sapesse cosa significava sorprendersi per un evento incredibile e inaspettato.
Vicino a me, i tre guerrieri continuavano a colpire altri ragni, ma era come se ci fosse nei paraggi un generatore di mostri che ne richiamava altri e altri ancora ogni secondo, senza lasciarci possibilità di fuga.
«Dobbiamo andarcene da qui!» Amelia gridò, proprio mentre stavo pensando la stessa cosa. Quello che disse dopo fu coperto dal suono della sua spada che colpiva un mostro. Sentii solo: «… dobbiamo raggiungere il castello!».
Guardai in alto e, su una collina distante, vidi un edificio nero con una torre alta e appuntita.
«Bia!» urlò Alex. «Corri avanti, ti copriamo le spalle!»
Annuii. Studiai rapidamente il tragitto da fare, tra colline, alberi e rocce, e filai via, Vincent dietro di me. Una schiera di ragni provò a frenarci, ma non ebbi difficoltà a colpirli con la spada, tranciando zampe, affettando addomi e perforando minuscoli occhi rossi.
Vincent richiamò la mia attenzione, e vidi un branco che si avvicinava a lui. Gli lanciai la spada, il ragazzo la prese al volo e sterminò i ragni in un batter d’occhi. Mi ringraziò, e corremmo via, mentre Hattori, Amelia e Alex ci seguivano. La Sacerdotessa si faceva strada con le frecce. E così procedemmo, fra cadaveri di mob e pixel sparsi ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. PARTE PRIMA. LA RAGAZZA E I PIXEL
  4. PARTE SECONDA. I CACCIATORI DI HEROBRINE
  5. EXTRA. OLTRE IL MONDO PRINCIPALE
  6. Ringraziamenti
  7. Copyright