Credimi (Life)
eBook - ePub

Credimi (Life)

  1. 320 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Credimi (Life)

Informazioni su questo libro

Sono passate settecentoventi ore da quando Naomi è stata ricoverata contro la sua volontà al Fairfax, un istituto psichiatrico. Da trenta giorni si sveglia in un luogo a lei sconosciuto, vede infermiere entrare e uscire in continuazione dalla sua stanza, viene controllata senza sosta. Eppure fino a un mese prima era felice: aveva Lachlan, il fidanzato di una vita, e Lana, la sua migliore amica. E anche Max, affascinante agente di borsa determinato a sedurla a tutti i costi, per il quale provava un'attrazione tanto intensa e travolgente quanto inspiegabile, e a cui non riesce a smettere di pensare. Ma allora perché si trova lì? Come mai nessuno le crede? E perché tutte le persone a cui tiene sembrano averla abbandonata? Tutte tranne Lachlan. Ad aiutarla a rispondere a queste domande sarà la dottoressa Routledge: con lei Naomi, lentamente e con molto sforzo, tra miglioramenti e ricadute, inizierà ad aprirsi, a rimettere insieme i frammenti del suo passato. Ma la verità che verrà a galla potrebbe essere più spiazzante e dolorosa di quanto avrebbe mai potuto immaginare…

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Informazioni

1

Contro il vetro

Osservo, fuori dalla finestra, le migliaia di fiocchi di neve che turbinano verso il suolo. Appoggio la fronte contro il vetro, desiderando la libertà con tutta me stessa. Ma non è questa lastra sottile a separarmi dall’esterno: è la verità a farlo.
La maggior parte delle persone crede che la libertà sia un fragile uccellino. Pensa che sia innocua.
Io, però, so qualcosa che gli altri ignorano.
Se osassero tendere le mani per afferrarlo, scoprirebbero che l’uccellino è svanito. Ha lacerato la loro pelle per arrivare al centro dell’anima, proprio dove fa più male.
Ed è per questo motivo che io mi trovo qui e loro no.
Premo la fronte contro la finestra e respiro contro il vetro. Si forma la condensa ed ecco che appare il conteggio. Aggiungo un altro segno: trenta giorni.
Trenta giorni da quando sono stata ricoverata contro la mia volontà al Fairfax, un istituto psichiatrico.
Settecentoventi ore di mattine in cui apro gli occhi in una stanza sconosciuta. Settecentoventi ore di infermiere che entrano ed escono dalla mia camera ogni sessanta minuti. Settecentoventi ore in cui vengo controllata senza sosta, come se fossi una bambina inaffidabile.
Osservo una mosca che si muove sul vetro, alla disperata ricerca di una via per fuggire nel mondo esterno.
«Ci ho già provato, stupida.» Picchietto l’indice contro la finestra. «È bloccata.»
La mosca si ferma di colpo, quasi riuscisse a sentirmi. Prima o poi troverà il modo di andarsene. L’invidia, intensa e potente, invade il mio corpo. Vorrei schiacciare l’insetto e stroncare ogni sua possibilità di evasione.
La mia vita si è ridotta a questo: provo invidia per una mosca.
Qualcuno bussa alla porta, forte.
Uno, due, tre…
Il tre è il numero magico dell’infermiera. Sembra che quei pochi secondi le permettano di prepararsi a ciò che la attende nella stanza.
Mary è ferma sulla soglia. Lancio un’occhiata ai corti capelli castani e al camice colorato. «Hai una visita.»
Mi allontano dalla finestra. Ogni giorno il mio cuore batte allo stesso, monotono ritmo, ma adesso di colpo accelera. Il tono di Mary è diverso; non è piatto, è interessante, nuovo, emozionante. Bellissimo. E può significare una cosa sola.
Lachlan Halstead.
Prima di uscire mi guardo alle spalle. La mosca è sparita.
«Beata lei» borbotto sottovoce mentre varco la soglia.
Chiunque dubiti dell’esistenza della follia dovrebbe dare un’occhiata qui dentro. Scorre in ogni stanza, scivola lungo i corridoi sterili e si attacca a tutti i pazienti, spogliandoli della speranza e colmandoli di angoscia.
Alcuni non reagiscono. Quelli che lo fanno, però, gridano, e l’eco delle loro urla rimbomba in tutto l’edificio. Le infermiere si affrettano per i corridoi e pochi istanti dopo gli strilli diventano gemiti, per poi cessare completamente. Appena arrivata qui, quelle grida mi davano i brividi; ora mi sono abituata.
Mary e io incrociamo un’infermiera e una paziente mora. Rallento e osservo la ragazza: ha i capelli corti ed è pallida, sotto le luci al neon la sua carnagione sembra giallognola. È emaciata, e i buchi che ha sulle braccia raccontano una storia. Quando incontra il mio sguardo, l’anima le brilla negli occhi. Chiede: «Com’è possibile che io sia ancora viva?».
Non so cosa rispondere.
Mary si ferma davanti a una porta doppia, che si apre quando inserisce un codice di quattro cifre. Sembra di entrare all’inferno. La sala comune è la più deprimente del Fairfax, ed è qui che vengono riuniti tutti.
L’infermiera mi sospinge in avanti. Le tende sono scostate e lasciano filtrare la luce del sole, che rende il pavimento di linoleum di un bianco accecante. La stanza è punteggiata di tavolini; alcuni pazienti sono seduti e sono impegnati in giochi di società, oppure guardano la tv fissata al muro. Il volume del notiziario è talmente basso che sono necessari i sottotitoli. La maggior parte dei presenti, però, non fa nulla. Ha lo sguardo assente, perso nel vuoto.
Sono circondata da menti che stanno marcendo, eppure ho qualcuno che mi tiene lontana dal baratro della follia, e ora è a pochi passi da me.
Il mio corpo si rilassa nell’istante in cui osservo Lachlan, seduto a un tavolo accanto alla finestra. Le folte sopracciglia si aggrottano mentre contempla l’esterno. Una mano abbronzata si solleva e allenta la cravatta blu scuro di seta. I capelli castani sono ancora corti, qualche ciocca gli sfiora la fronte.
Se chiudo gli occhi è solo un ragazzino dal sorriso sicuro, eredità dell’infanzia, e dal fisico snello. Il migliore amico che mi ha rubato il cuore. Quando li riapro l’immagine svanisce e davanti a me vedo un uomo. La sua presunzione si è stemperata con l’esperienza, il fisico si è irrobustito. E ora non possiede più solamente il mio cuore, ma anche la mia anima.
È sempre stato un’estensione di me e, quando si condivide tanta intimità con qualcuno, bisogna aspettarsi che il proprio dolore lo contagi. So che la mia tristezza è la sua tristezza.
Attraverso la stanza. Lachlan continua a fissare ciò che c’è fuori. Socchiudo le palpebre e seguo il suo sguardo, puntato sull’albero spoglio più vicino alla finestra: quello che osservo sempre anch’io. I rami sono ormai privi di foglie e si piegano sotto il vento freddo. Da uno di quelli più bassi pende una goccia ghiacciata, che tengo d’occhio da ormai una settimana. Resiste, ma sembra sempre sul punto di staccarsi.
Il ramo debole ondeggia nell’aria, però la goccia rimane lì: se ci riesce lei, forse anch’io posso aggrapparmi al briciolo di sanità mentale che mi resta.
Scosto la sedia di fronte a Lachlan. I nostri occhi si incontrano, e per i miei nervi è un vero shock. Il sangue mi va subito alla testa.
«Come stai?» chiede.
Poso i talloni sul bordo della sedia e appoggio il mento sulle ginocchia, rifiutandomi di distogliere lo sguardo da lui. Viene spesso a trovarmi, eppure le sue visite sembrano diradarsi sempre di più.
«Come due giorni fa.»
Mi scruta con attenzione, al suo sguardo indagatore non sfugge niente. «Hai parlato con il tuo medico?»
Mi giro verso la finestra per evitare di rispondere.
Lachlan si lascia sfuggire un sospiro esausto e si passa le mani tra i capelli. «Mi manchi, Naomi.»
«Anche tu.» Mi si incrina la voce.
«Sai che questo non è il posto adatto a te, vero?»
Annuisco.
«E allora devi cercare di stare meglio.» Si guarda intorno come se fosse al circo. Serra la mascella. «Mi distrugge lasciarti qui, cazzo.»
Mi protendo sul tavolo e poso una mano sulla sua. Socchiude le palpebre mentre la osserva, poi la gira e mi sfiora il polso, incendiandomi la pelle. «Mi ami?»
Lo osservo dritto negli occhi. «Sai che è così.» Spero che quelle parole gli infondano un po’ di speranza, eppure continua ad avere l’aria abbattuta.
«Se mi ami, devi stare meglio.»
«Ci sto provando» insisto. Cerco di spostare la mano, ma lui la trattiene.
La stretta di Lachlan diventa più forte. «Non è vero.»
«Non posso ignorare tutto quello che è successo» ribatto in un sussurro concitato.
Si avvicina, il suo volto è a pochi centimetri dal mio. «Ti ho detto che non avrei smesso di combattere. Ti ho detto che non eri da sola e tu sei crollata.»
Ritraggo la mano di scatto, e questa volta lui mi lascia andare. Posso sopportare un sacco di cose, però sentirlo pronunciare quelle frasi mi spezza il cuore.
Abbassa lo sguardo sul tavolo, nel punto in cui le nostre dita si stringevano fino a poco fa. «Questa cosa ti sta annientando» mormora. «La Naomi che conosco non si sarebbe arresa tanto in fretta. Avrebbe lottato per restare nel presente.»
«Sto lottando. Guardati intorno, Lach» ribatto. «Come pensi che abbia resistito finora?»
«Sai perché ti trovi qui?» chiede in tono secco.
Non rispondo.
«Sei qui perché sei crollata.»
Sussulto. Non posso smentire le sue parole, vere o false che siano. Se lo facessi, sarebbe lui a risultare come quello sano di mente tra noi due. La sua opinione apparirebbe comunque più ragionevole della mia.
Il cuore mi martella nelle orecchie e la vista si appanna. Vedo una donna dagli occhi tristi che si fissa allo specchio. E vedo Max sdraiato accanto a me, a letto. Con un movimento rapido sono sopra di lui, che mi sorride mentre mi stringe i fianchi.
E poi l’immagine scompare. Gemo e mi copro gli occhi.
«Naomi, guardami.»
Abbasso le mani. Lachlan è ancora seduto di fronte a me, mi fissa intensamente.
Ho le sue dita sul collo. I suoi pollici mi accarezzano la pelle e tremo.
«Sei con me?» domanda.
Sì… No… Forse. Ogni giorno è un’incognita per me. Ogni giorno mi sveglio con la sensazione di essere avvolta da una nebbia densa, una parte di me è assente e non so dove sia finita.
«Per adesso sì» rispondo sincera.
Un silenzio di due secondi. Un silenzio che mi annoda lo stomaco e mi fa scorrere il sangue più velocemente nelle vene. Apre la bocca ma non dice nulla. Sembra che stia combattendo con ciò che prova, e io lo osservo mentre perde la battaglia. Punta gli occhi nei miei e poi mi bacia sulla bocca.
Torno subito in me. Ecco cosa dovrebbe fare un bacio degno di questo nome: dovrebbe risvegliarti appena le labbra si sfiorano.
Non pensi, reagisci. Ti emozioni.
Per me e Lachlan è sempre stato così. Questo bacio mi sta dicendo: Ricordati di me. Io sono reale.
Reagisco nell’unico modo che conosco, nel modo che Lachlan mi ha mostrato in passato. Le sue mani mi tengono fermo il viso. La pressione delle sue labbra diminuisce quando muovo la bocca contro la sua. Mugola e mi stringe il volto con più forza, innescando la memoria della persona che sono stata. Nella mia mente i ricordi si susseguono, come proiettati su uno schermo. Lachlan è sempre presente: noi due in un campo che spariamo fuochi d’artificio, che ammiriamo le stelle fino all’alba. Mi rivedo mentre sorrido, felice e senza preoccupazioni.
Per un breve istante mi sento in pace. La lingua di Lachlan si insinua tra le mie labbra; le schiudo, e un brivido mi attraversa. Le mie dita risalgono lungo il suo braccio, verso il collo. Appena la speranza comincia ad accendersi, Mary si schiarisce la voce.
Lachlan si scosta. Ha le pupille dilatate, le labbra arrossate dal bacio. Lecco le mie, cercando di trattenere qualcosa di quel bacio. Mary si schiarisce di nuovo la voce, con maggiore decisione. Alzo lo sguardo.
«Signor Halstead» dice, «credo sia arrivato il momento di andare via.»
Lui toglie la mano dalla mia nuca, e di colpo sento un gran freddo. Lascio cadere le braccia sul tavolo e guardo Lachlan che si alza.
«Mi dia un minuto» chiede a Mary.
L’infermiera osserva prima lui, poi me. «Un minuto» ripete mentre si allontana.
Lui si avvicina. Tengo lo sguardo sul tavolo, ma la superficie liscia si offusca mentre le lacrime mi velano gli occhi. Sta per accadere qualcosa di terribile, ne sono certa.
«Non posso andare avanti così» dice.
Mi volto e gli leggo il dolore negli occhi. «Ho bisogno che tu venga a trovarmi» replico con voce rotta. «È l’unica cosa che mi tiene in vita.»
Scruta fuori dalla finestra. Gli faccio passare un dito nel colletto della camicia, riportando il suo sguardo su di me.
«Non puoi lasciarmi.»
Cala un silenzio teso. Mi fissa, l’espressione cupa. A una a una, le sue dita mi stringono il polso, poi allontana la mia mano con decisione.
«Non ti sto lasciando. È l’ultima cosa che voglio. Ma non credo di esserti d’aiuto. Anzi, ho l’impressione di peggiorare tutto» scandisce lentamente.
«Mi stai aiutando, invece» insisto. «Quando vieni a trovarmi, le cose vanno meglio.»
Non risponde.
«È solo una giornata storta. Per tutti e due. Domani andrà meglio e…»
Si volta e dal suo sguardo capisco che, qualsiasi cosa dirò, non cambierà idea. Nel caos che mi circonda, lui è sempre stato un punto fisso. E ora sta demolendo il mio mondo.
Ecco cos’è l’inferno. I polmoni si contraggono, mi sfrego gli occhi con i palmi, muovo la testa avanti e indietro, tentando di negare quello che sta succedendo. Se Lachlan non verrà più a farmi visita, non so cosa succederà. Ho paura: la mia sanità mentale è appesa a un filo logoro. Andrò in pezzi ancor prima di quella goccia ghiacciata.
Le sue dita sulla spalla mi strappano un fremito. Mi stringono e io mi sforzo di non staccare le mani dal tavolo.
Il tocco scompare e Lachlan se ne va, esce dalla mia vita.
«Aspetta!»
Si gira.
...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Credimi
  4. 1. Contro il vetro
  5. 2. Credimi
  6. 3. Lanterne di carta
  7. 4. Verso il fondo
  8. 5. Il segno
  9. 6. Nell’oscurità
  10. 7. Chiudi gli occhi
  11. 8. Identità
  12. 9. La stanza 62
  13. 10. Non sognare
  14. 11. Nessuna via di fuga
  15. 12. Effetto domino
  16. 13. Scale
  17. 14. Trascendere
  18. 15. Naomi Day
  19. 16. Buco nero
  20. 17. Lato positivo
  21. 18. Sul baratro
  22. 19. Il piano
  23. 20. A caccia
  24. 21. Tic, tac
  25. 22. Rivoluzione
  26. 23. Componente
  27. 24. Verità e riposo
  28. 25. Dipanare
  29. 26. Il cottage bianco
  30. 27. Un buon inizio
  31. 28. Felicità
  32. 29. Tempo scaduto
  33. 30. Punto di rottura
  34. 31. Fiammiferi
  35. 32. Fuoco
  36. 33. Ceneri
  37. 34. Impasse
  38. 35. Sparire
  39. 36. Allo specchio
  40. 37. Cicatrici
  41. 38. Un cambiamento
  42. 39. Genevieve
  43. 40. Convergere
  44. Scoperte
  45. Ringraziamenti