Capitolo 1
Roxy
Sono passati sei mesi.
Ventisei settimane. Centottantadue giorni. Duecentosessantaduemilanovecentosettantaquattro minuti. Anzi, per essere ancora più precisi: quindici milioni e cinquecentocinquantaduemila secondi.
È così che mi sento: come se fosse passata una piccola fetta di eternità dall’ultima volta che ho visto mio fratello, anche se ricordo l’istante della sua morte come se fosse ieri. Nitido come un film proiettato nella mia mente. Il bagliore dei fari. Lo stridore delle gomme quando la macchina ha sbandato. Il mio grido quando l’ho vista schiantarsi contro un albero.
E il senso di colpa. Per non averlo costretto a salire sull’auto di Selena, invece che su quella di Stu. Sapere che avrei potuto evitare quello che è accaduto mi fa stare male quasi quanto la sua morte.
Sono passati sei mesi, e la sofferenza non è diminuita. Da quando è successo sento ogni giorno la mancanza di mio fratello con la stessa intensità: chiunque abbia detto che il tempo guarisce ogni ferita è solo un maledetto bugiardo. Non è guarito niente; io non sono guarita. Sono distrutta, ho il cuore a pezzi e sono sola con la mia sofferenza, incapace di confidare a chiunque come mi sento.
Quindi non lo faccio: non ne parlo, non tento nemmeno. E non provo nulla. Mi chiudo in me stessa: so che il dolore c’è, ma scelgo di non ammetterlo.
Se non mi comportassi così distruggerei ciò che ancora mi tiene in vita, qualsiasi cosa sia.
Quella notte non ho perso solo mio fratello, ma una parte della mia stessa anima.
La vodka mi brucia in gola e mi scalda il ventre. Per un momento assaporo la sensazione: un’effimera scintilla di felicità, che se ne andrà in fretta com’è arrivata. Do un’occhiata alla bottiglia, chiedendomi se riuscirò a scolarmene un’altra prima che Selena mi trovi.
Perché mi troverà. Sa perfettamente dove mi sono nascosta… nell’unico posto dove non può tenermi d’occhio.
«Quanti te ne sei bevuti?» La voce di Selena sovrasta la musica che sto ascoltando a tutto volume. Merda.
Sospiro. «Due.»
«Stronzate, Roxy.» La mia migliore amica si piazza di fronte a me con le mani sui fianchi. «Quanti?»
«Quattro» mento per la seconda volta. «Giuro.»
Lei mi studia con i suoi occhi castani, spostandoli dal mio viso alla bottiglia, dietro di me. «Mmm. Okay.»
Le rivolgo un sorrisetto furbo. «Non ti fidi di me, Leney?»
Lei inarca le sopracciglia. «Più o meno come mi fiderei di mia sorella se la trovassi con la mia borsa del trucco.»
«Ahi.» Porto una mano al petto. Così mi ferisci.»
Selena sbuffa. «Risparmiami la commedia, Roxy. Sai che mi fido di te su ogni cosa, tranne che su quello schifo di cui continui a ingozzarti.»
«È solo vodka.»
«E tutto il resto.»
«Non so di cosa stai parlando.»
«Se pensi che non ti abbia visto svignartela con Layla, ti sbagli.»
«Ti prego.» Mi scosto i capelli dal viso e mi volto per versarmi da bere. «Non ho fatto niente.»
«Guardami» ordina Selena.
«Mi pigli per il culo?» le chiedo sbattendo con violenza la bottiglia sul tavolo.
«Se non hai preso nulla, gira il culo e guardami.»
Cazzo. «Va bene.» Mi volto verso di lei e la fisso negli occhi. «Vedi? Non ho preso niente.» Stasera. Per adesso.
«D’accordo, ti credo. Questa volta.» Selena sospira e accetta il bicchiere che le offro. «Mi sto solo preoccupando per te.»
«Sì, be’… non è la prima volta che me lo dicono.» Butto giù un sorso. «Ti preoccupi per quello che bevo, per il mio presunto consumo di droghe e per le mie relazioni. Mi ha già fatto il terzo grado mia madre. Di nuovo.»
«Okay, ma come tua migliore amica devo dirtelo: quelle che hai tu non si possono di sicuro definire relazioni.»
«Non è vero.» Guardo la stanza. Ondeggia. «Sono un po’ brevi, d’accordo, ma tutto il resto c’è: attrazione, desiderio e un reciproco accordo su quello che ci si aspetta. Nel mio caso, l’accordo prevede che non si vada mai oltre la prima notte. E… be’, se sono fortunati possono addirittura conoscere il mio nome.»
Selena scuote la testa, facendomi ridere.
«Che c’è? Forse a volte esagero un po’, ma sto sempre attenta. Anche quando bevo mi assicuro di poter tornare a casa sana e salva, e uso sempre il preservativo.»
«Ragazza mia, sei proprio una stupida.»
«Forse sì. Ma almeno sono un tipo sensibile» sogghigno.
Selena fa scorrere il dito sull’orlo del bicchiere. «Pensi che lui vorrebbe vederti così? A farti del male in questo modo?»
Mi blocco, raggelata. «Non mi sto facendo proprio nulla, e di sicuro non ho intenzione di parlare di lui stasera, Leney.»
Butto giù il resto del bicchiere, con più vodka che Red Bull, e mi alzo. I miei occhi si posano su un tipo dalle spalle larghe con corti capelli biondi a spazzola, in mezzo alla folla. Mi avvicino, con l’adrenalina che mi scorre in tutto il corpo. Merda. Selena non avrebbe dovuto fare la sciocchezza di menzionare mio fratello.
Qualcuno mi afferra la mano, facendomi girare su me stessa. Mi ritrovo schiacciata contro un torace muscoloso e sollevo lo sguardo.
«Olly.» Poso la mano sul suo petto. «Posso fare qualcosa per te?»
Lui abbassa gli occhi sul mio seno, poi li risolleva. «Diverse cose.»
Faccio scivolare la mano fino al suo viso, passandogli il pollice sul mento. Lui reclina la testa e le sue labbra mi sfiorano un polpastrello.
«Oh, scusa. Dev’esserti sfuggito che era una domanda retorica.» Sorrido dolcemente e con un passo indietro mi stacco da lui. «Magari un’altra volta.»
«Sei una scaldacazzi, Roxy Hughes.»
«Io? Per niente.» Mi volto a guardarlo e gli strizzo l’occhio. Faccio appena cinque passi prima che qualcuno mi strattoni di nuovo. Mi ritrovo schiacciata contro un altro torace. Un torace molto, molto solido. Sollevo lo sguardo e incrocio due occhi azzurro intenso, che non riconosco. Oh. Ecco una cosa che non capita spesso a Verity Point.
Le parole mi sfuggono di bocca: «Ehi, ciao».
«Ciao» risponde lui, osservandomi con ammirazione. «Ho avuto la serata più schifosa che si possa immaginare, perciò fammi un favore e dimmi che sei qui da sola.»
Okay, signor Ti Rimorchio Con Frasi Penose, di solito a quest’ora ti avrei già mandato a stendere, ma col cavolo che rinuncio a un tipo così figo.
Studio i suoi capelli castani, i lineamenti affilati, le spalle larghe e i bicipiti tonici. «Ero qui da sola.» Mi sistemo una ciocca dietro le spalle e gli appoggio una mano all’altezza della vita. «Ora sono qui con te. Che ne dici?»
Lui solleva un angolo della bocca e mi fa scivolare un braccio dietro la schiena, attirandomi a sé. «Dico… ottimo.»
Di colpo la folla si stringe intorno a noi. I miei compagni dell’ultimo anno sono una massa confusa di corpi che si strusciano l’uno contro l’altro. Gli shottini – probabilmente troppi –, la musica martellante e il corpo muscoloso del mio ignoto accompagnatore si fondono in un miscuglio inebriante. E io mi lascio andare.
Muovo il corpo a ritmo con il suo. Le mani di lui mi scivolano lungo la schiena fino alla curva del sedere e lo stringono. Il mio bacino preme contro il suo e mentre ci muoviamo percepisco la sua erezione. Porca puttana. Mi preme contro i fianchi e io resisto all’impulso di leccarmi le labbra e abbandonare subito la festa.
Diamine, due su tre non sarebbe male, per una sola sera. Selena stanotte ha voglia di impicciarsi nei fatti miei, dunque pare che questo tizio, chiunque sia, dovrà essere la mia droga. Ma ti prego, Signore, fa’ che sappia come muoversi a letto, per favore.
Il tizio abbassa la testa e mi bacia con labbra calde e indagatrici. Non ci mette molto a farmi scivolare la lingua in bocca. Gli metto le mani intorno al collo, attirandolo a me. Le lingue s’incontrano in una piacevole danza, si accarezzano, esplorano.
Immagino cos’altro potrebbe fare con quella lingua e avverto le familiari, calde contrazioni nelle mie parti basse. Senza rendermene conto gli premo addosso il bacino.
Lui interrompe il bacio e mi sfiora il mento con le labbra, per poi risalire fino all’orecchio. «Come ti chiami?»
Rido. «Non lo vuoi sapere davvero, no?»
«Bella risposta.» Mi sorride contro i capelli, passandomi la mano sul fianco e poi giù, lungo la coscia. Fa scivolare le dita sotto l’orlo della gonna, solleticandomi la pelle nuda. «Se è così, ho una stanza al bed & breakfast dietro l’angolo.»
«Solo se entriamo di nascosto dal retro» rispondo. «Quel posto è di mia zia.»
E questo non è proprio il tipo di storia da raccontare alla prossima cena di famiglia, vero?
«Una ragazza che non ha paura di correre rischi» mormora lui, guardandomi. «Mi piace.»
Abbasso la testa e lo osservo da sotto in su. «Non è l’unica cosa che ti piacerà.»
Lui sogghigna. Sembra un gatto che pregusta il topo. Ci spostiamo in corridoio. «Andiamocene da qui.»
«Dammi due minuti.»
Trovo Selena in cucina e le do un colpetto sulla spalla. «Ehi, io me ne vado.»
«Ma che…» Sbircia alle mie spalle. «Ah. Okay, allora. Ma promettimi che mi manderai un messaggio più tardi, d’accordo?»
Alzo gli occhi al cielo. «Gesù, Leney. Okay, prometto di mandarti un SMS per farti sapere che non sono finita imbavagliata e legata in fondo a un fiume, chissà dove.»
«Sei una stronza, Roxy.» Selena scuote la testa. «Chi è quel tipo?»
Io faccio un passo indietro, sollevando le labbra in un sorriso. «Non ne ho la minima idea.»
***
Esco di casa di soppiatto e prima del solito, ignorando il dolore pulsante alle tempie. Con il senno di poi, forse mezza bottiglia di Jack Daniel’s con… come si chiamava… non è stata una grande idea. Senza forse, in effetti. Non è stata per nulla una grande idea, soprattutto visto che mia madre ha intenzione di farmi un altro discorsetto quando sarò a casa. Lo stesso che mi avrebbe fatto mia zia se non avessi lasciato il bed & breakfast nel cuore della notte.
Verity Point è un mortorio. Alle otto di mattina sono ancora tutti a letto. E se non fosse sabato lo sarei anch’io: me ne starei raggomitolata sotto le coperte, a rifugiarmi nei sogni… o intrappolata negli incubi.
Mi trascino pesantemente, avvicinandomi al grande cancello metallico del cimitero. Esito a ogni passo. È inutile, assolutamente inutile. Io e i miei piedi sappiamo che entreremo, seguiremo il sentiero e ci siederemo di fronte alla tomba di Cam come ogni sabato mattina. Come ogni settimana dal suo funerale.
E infatti così facciamo. I rami degli alberi che fiancheggiano il sentiero ghiaioso si protendono sopra di me, impedendo al sole di questa mattina estiva di scaldarmi. La breve passeggiata è dolorosa come sempre e ancora una volta mi chiedo se un giorno Cam spunterà da dietro gli alberi e mi dirà che è stato tutto uno scherzo.
Spero che lo farà. Lo spero allo stesso modo in cui una volta desideravo che smettesse di trattarmi come una bambina. Con tutte le forze, con tutta l’anima. Vorrei svegliarmi un giorno e scoprire che è stato tutto un terribile incubo. Ma so che non accadrà… così come lui non ha mai smesso di trattarmi come la bimba di sei anni che ancora desiderava io fossi. Deglutisco e sollevo lo sguardo, entrando nel settore del cimitero dove si trova la sua tomba.
E mi fermo, perché per la prima volta scopro di non essere sola.
C’è Kyle.
Potevo aspettarmelo: sapevo che sarebbe tornato a casa ieri, e che per prima cosa sarebbe venuto a trovare Cam. È accovacciato di fronte alla lapide, con il viso tra le mani e i capelli castani che gli ricadono sul...