Trenta libri nelle nostre vite
In queste dieci interviste sono citati molti romanzi, per adulti e per ragazzi, storie d’amore e storie di tenebre, e poi ancora drammi, poesie, diari. Sono pieni di parole che hanno urtato il cervello, fatto crescere un desiderio, scatenato l’immaginazione e la speranza dei miei dieci scrittori. Ecco allora qui di seguito, in ordine illogico, un elenco di trenta libri: non sono per forza i libri per loro più importanti, ma sono alcuni dei libri che li hanno accompagnati e commossi, che hanno incrociato la loro vita per caso o per destino, che hanno indicato una strada. Una lista incompleta ma ardente di quello che serve per vivere, e per scrivere.
1
Piccole donne, Louisa May Alcott (1868-1869)
«Natale senza regali non è Natale» borbottò Jo, stesa sul tappeto.
«Che cosa tremenda esser poveri!» sospirò Meg, lanciando un’occhiata al suo vecchio vestito.
«Non è giusto, secondo me, che certe ragazze abbiano un sacco di belle cose e altre nulla» aggiunse la piccola Amy, tirando su col naso con aria offesa.
«Abbiamo papà e mamma, e abbiamo noi stesse» disse Beth.
Le quattro sorelle March, il padre in guerra, il pianoforte di Beth, Laurie nella casa accanto, Jo che vende i capelli, il guanto bruciato. Nell’Amica geniale di Elena Ferrante è il romanzo che Lila e Elena, bambine, comprano insieme in cartoleria, e che fa nascere in loro il desiderio di scrivere un libro, per diventare ricche e famose.
2
Divina Commedia, Dante Alighieri (1472, prima edizione a stampa)
Nel XXVI canto dell’Inferno, Ulisse racconta a Virgilio la sua storia e la sua morte, il suo ultimo viaggio: il desiderio di conoscenza può portare alla perdizione, come l’amore di Paolo e Francesca, “anime affannate”. L’inferno è il posto giusto per chi è bruciato da una passione, come quella di Ulisse che incita i suoi ad andare avanti, a superare il confine.
«O frati», dissi, «che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
de’ nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.»
3
Ferito a morte, Raffaele La Capria (1961)
È un libro che si muove, e che mi ha detto: te ne devi andare. Dalla tua città che ti addormenta o ti ferisce a morte. È un libro che ha dentro il mare, il sole, le chiacchiere, il dolore, la luce che preme sulle finestre e scoppia dalle fessure delle imposte, il torpore dei corpi, ma a me ha urlato: Vattene, non tornare indietro. Ho fatto così, e quando ho riletto Ferito a morte, molti anni dopo, ho scoperto tante altre cose, anche che la mia città, la mia giovinezza, sono venute via con me. È un romanzo stupefacente, che abbaglia, di cui La Capria ha scritto, per spiegarne l’immortalità, che forse è entrato qui dentro, anche a sua insaputa, qualcosa che Camus chiama “la fortuna di essere nato povero in mezzo alla bellezza”.
Hai pensato proprio a tutto, e se non volessi? diceva Flora. Perché proprio qua? Possono vederci. Sempre più deboli le sue proteste. Quel costume: Come aprire un pacchettino, le dicevo. – Un laccio sull’anca destra, un altro sull’anca sinistra, ecco fatto, facile no? di’ la verità. Non mi piace quando scherzi così. Mettitelo sempre, quando te lo vedo penso immediatamente a… Me lo metto apposta. Adesso devi chiedermelo. Le sue unghie nella schiena. Gridarlo. Te le taglierò un giorno queste benedette unghie. Gridarlo più forte – e vedevo la luna nei suoi occhi.
4
Lancillotto, o il cavaliere della carretta, Chrétien de Troyes (1170-1180)
Tiene fra le braccia
lui lei, e lei lui tra le sue.
Lancillotto è l’amore cortese, ed è l’amore adultero, assoluto. La regina, Ginevra, è la moglie di re Artù, e la prima volta che vede Lancillotto lo ignora, perché è un disonorato. La seconda lo accoglie, e lui sporca le sue lenzuola di sangue, perché per raggiungerla ha divelto le inferriate della prigione di Ginevra a mani nude e si è ferito.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.
Per Paolo e Francesca, che fanno piangere Virgilio nell’Inferno di Dante (V canto), è questo il libro galeotto, il libro che ha cambiato la loro vita e li ha portati alla stessa morte, ed è questo l’amore che ancora non li abbandona.
5
Pattini d’argento, Mary Mapes Dodge (1865)
La grande avventura di Hans e Gretel, fratello e sorella olandesi, poverissimi, che vogliono partecipare alla gara sui pattini a dicembre sul canale: in premio due paia di pattini d’argento – per le femmine con i sonagli, per i maschi con una freccia incisa. Ma i due hanno pattini di legno costruiti da Hans, e il padre ha buttato nel fuoco le ultime scarpe di Gretel. Loro sono buoni, coraggiosi, pattinano benissimo, non hanno mai un cedimento e fanno piangere per la generosità e la bravura. Hans infatti non vince la gara perché si ferma ad aiutare un compagno con il pattino rotto. Sarà Gretel ad arrivare prima. E poi salveranno il padre, la madre, e anche il medico famoso che ha deciso di aiutarli.
Le grandi speranze delle nostre infanzie sono cominciate lì.
6
Passione semplice, Annie Ernaux (1991)
Sin dal mese di settembre dello scorso anno non ho fatto nient’altro che aspettare un uomo: che mi telefonasse e che venisse da me.
Annie Ernaux racconta l’ossessione amorosa, la dipendenza, un sentimento costante che la domina. È una passione semplice, fatta di sesso e di rapimento, che lei avvicina alla dominazione della scrittura, un modo sicuro per misurare la forza del desiderio e del bisogno. In tutto il tempo di questo amore, nient’altro ha avuto importanza, nemmeno i figli, il lavoro di insegnante, gli amici.
Ho misurato il tempo in modo diverso, con tutto il mio corpo. Ho scoperto di cosa si può essere capaci, cioè di tutto.
7
L’amica geniale, Elena Ferrante (2011-2014)
“Abbiamo fatto un patto da piccole. Quella malvagia sono io” dice Lila in Storia di chi fugge e di chi resta. È lei l’amica geniale, ma è Elena l’amica in movimento, che va sempre avanti, anche nella scrittura, grazie alla spinta di Lila, grazie alla paura e all’invidia che prova per lei. Così Elena supera Lila, ma ha sempre in mente lei, per tutta la vita, e torna sempre da lei, nel rione napoletano in cui l’amica resta ferma e rabbiosa, perché Lila è il suo trampolino e la sua ossessione.
C’entriamo sempre e soltanto noi due: lei che vuole che io dia ciò che la sua natura e le circostanze le hanno impedito di dare, io che non riesco a dare ciò lei pretende; lei che si arrabbia per la mia insufficienza e per ripicca vuole ridurmi a niente come ha fatto con se stessa, io che ho scritto mesi e mesi e mesi per darle una forma che non si smargini, e batterla, e calmarla, e così a mia volta calmarmi (Storia della bambina perduta).
8
I taccuini, Francis Scott Fitzgerald (1978)
Gli appunti di Fitzgerald, la sua officina di scrittore scrupoloso, consapevole del proprio talento e delle proprie debolezze, attentissimo alle parole, spaventato dalla dispersione. Descrizioni, frammenti di conversazioni, ritratti di ragazze, battute spiritose, pensieri. Ogni frase è numerata (al n. 902, un ritratto spietato di Zelda: “Ella non sarà mai capace di costruirsi una casa”). Una descrizione del suo amico nemico Hemingway, al n. 1915: “Io parlo con autorità, di fiaschi… Ernest con autorità di successi. Non potremmo mai più sedere allo stesso tavolo”. Verso la fine: “Son sicuro di essere arrivato abbastanza in là da possedere un po’ di immortalità, se riesco ancora a stare bene”.
Non è riuscito più a stare bene, ma l’ossessione non lo ha lasciato: “l’unica dignità è il lavoro” ha scritto alla figlia Scottie. Due anni prima di morire, quando lei aveva diciassette anni, le ha mandato una lettera molto dura.
Se non ho la sensazione che tu stia andando “da qualche parte”, la tua compagnia mi rende depresso per la futilità e lo spreco assurdo che richiede […] Ti voglio sempre bene, ma alla mia età mi interessano soltanto le persone che ...