CAPITOLO SEDICI
• IN CUI •
LA SITUAZIONE PRECIPITA E JACK CERCA DI SALVARE KIKI
Jack sbatté gli occhi più volte, confuso. Aveva sentito bene? Florian voleva la sua chiave?
Infilò la mano nella tasca dove riposava la chiave passe-partout per aprire ogni serratura e gli tornò in mente il biglietto del Padre di Tutte le Cose: “Conservala con molta cura, mi raccomando. È unica nel suo genere”. Era stato uno stupido a usarla in maniera così sconsiderata davanti a tutta la ciurma.
Il terreno sotto i loro piedi tremò ancora. Florian diede un’occhiata nervosa alle scale bianche che salivano verso l’uscita, senza tuttavia lasciare Kiki né abbassare il pugnale.
«Sei sordo?» disse, tornando a guardare Jack. «È rimasto poco tempo. Se vuoi che viva devi darmi la chiave.»
Jack esitava, non sapendo cosa fare, e questo mandò il mozzo su tutte le furie.
«Dammi la chiave o la uccido!» gridò, il viso paonazzo contratto da una smorfia rabbiosa. Tirò i capelli a Kiki, che si lasciò scappare un gemito di dolore e cercò di colpirlo sugli stinchi con un calcio.
«Cane!» gridò la ragazzina, agitandosi, ma la punta del coltello la punse di nuovo e una seconda goccia rossa apparve sulla sua pelle candida, per poi scendere lenta lungo il collo.
A quella vista Jack non ebbe più esitazioni. Sfilò la chiave dalla tasca e tenendola stretta in pugno disse: «Se ti do la chiave, mi prometti che la lascerai libera e che non le farai più male?»
Gli occhi di Florian brillarono quando videro la testa della chiave che Jack aveva in mano.
«Hai la mia parola» disse, serio.
All’ennesimo tremito del pavimento, l’aria si riempì di un boato assordante. La Tartaruga si era forse alzata dalla spiaggia?
«Jack, non gli dare la tua chiave per nessun motivo!» strillò Kiki. Scalciava a più non posso, incurante del pugnale e del sangue. Florian si faceva pallido ogni volta che un calcio andava a segno, ma la sua presa rimaneva salda.
«Perché vuoi la chiave di Jack, eh?» chiese confusa il Capitano Maggie.
«Siete la donna più ottusa del mondo. Solo io mi sono accorto di quanto questo Jack sia sospetto?» Florian alzò gli occhi al cielo, esasperato. «Spunta sulla nave all’improvviso, vestito in questo modo così strano, e nessuno di voi batte ciglio! Grazie a lui ottenete l’ultimo pezzo della mappa che non riuscivate ad avere in nessun modo e, magicamente, apre una porta di cui non avevamo la chiave. Non è strano?»
«A me sembra un tipo a posto» rispose Gambacorta osservando Jack per capire se aveva davvero qualcosa di sospetto. Poi guardò il Capitano M. e Smeraldino, che fecero spallucce.
Florian grugnì stizzito. «E trattate me come un’idiota.» Fissò Jack un momento con un sorrisetto malizioso sulle labbra. «Be’, tempo fa ho incontrato uno straniero al pub giù al porto. Mi ha detto che sarebbe arrivato un ragazzo da, pensate un po’, un altro Mondo. Questo straniero mi ha dato un mucchio di soldi e mi ha promesso grandi cose se gli avessi portato quella chiave lì, quella che Jack ha in mano. Quando eravamo sul guscio della tartaruga e l’ha tirata fuori non ho più avuto dubbi. Tutto torna. Quindi adesso poche storie, dammi la chiave.»
Jack guardò Florian e Kiki. La ragazzina continuava a gridargli di non dargli la chiave, ma Jack sapeva che cosa doveva fare. O meglio che cosa voleva fare. Kiki era sua amica, la prima amica che avesse mai avuto, e non l’avrebbe abbandonata nelle mani di quel farabutto.
Il Padre di Tutte le Cose non l’avrebbe presa molto bene, dato che la chiave era unica nel suo genere, ma quella gli sembrava la cosa giusta da fare. Quindi si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere i forti tremiti che lo agitavano, e si avvicinò a Florian con la mano tesa.
«Adesso lascia Kiki» disse con un filo di voce.
Successe tutto in un attimo: Florian fece un balzo in avanti e gli strappò la chiave di mano, spingendogli addosso Kiki.
Jack e Kiki caddero a terra in un groviglio di braccia e gambe, mentre Smeraldino, Gambacorta e il Capitano Maggie partivano all’inseguimento del mozzo, che già saliva i bianchi gradini di corsa.
Dopo essersi rialzata, Kiki mise in piedi anche Jack.
«Sei uno sciocco, non avevo bisogno del tuo aiuto» lo rimproverò. «Potevo benissimo salvarmi da sola. Adesso la tua chiave è perduta e aveva tutta l’aria di essere importante.»
Jack le sorrise. «La tua vita vale mille chiavi magiche.»
A quelle parole Kiki rimase un attimo interdetta, poi gli buttò le braccia al collo e lo strinse forte.
«Sei proprio uno sciocco» gli piagnucolò in un orecchio.
Jack si lasciò stringere, un po’ impacciato. Non sapeva bene dove mettere le mani. «Mi devo abituare, sai. Dalle mie parti non è che ci abbracciamo così spesso.»
Il pavimento sotto i loro piedi tremò di nuovo, questa volta molto più a lungo, poi cominciò a dondolare, come il ponte di una nave in mezzo a una tempesta.
Kiki afferrò Jack per una mano e imboccò le scale di corsa, sforzandosi di mantenere l’equilibrio. I pirati erano già lontani.
«Lo vedo, quel maledetto!» gridava il Capitano Maggie alla testa della ciurma, facendo gli scalini a tre e a tre.
Anche Kiki correva, tirandosi dietro Jack. «Avanti, impegnati» lo esortò. «Sei proprio un mollaccione!»
«La strada… sembra più lunga di prima» riuscì a dire Jack con quel poco di fiato che gli rimaneva.
A furia di tremiti e dondolii, il pavimento e il soffitto si confondevano in un candido vortice di marmo. Jack provò a chiudere gli occhi e le sue gambe presero ad andare da sole, alzandosi e abbassandosi in maniera meccanica. La fatica gli faceva sentire, chissà come mai, la testa leggera.
A un tratto Kiki gli strinse forte la mano e Jack spalancò gli occhi. «Ci siamo quasi.»
Gli altri pirati erano già arrivati all’uscita e sopra di loro finalmente si intravedeva il cielo.
Jack notò con ammirazione che l’amica continuava a non sembrare affatto stanca. Era davvero la ragazzina più forte che avesse mai incontrato.
«Ancora uno sforzo» si disse a denti stretti, ordinando alle proprie gambe di non cedere.
Poco dopo raggiunsero l’ultimo scalino e uscirono dal Santuario della Tartaruga, ritrovandosi sul carapace. Jack crollò a terra per riprendere fiato e sentì la rabbia crescere sempre più, fino a farsi travolgente, come non gli era mai accaduto prima. Doveva recuperare la chiave a tutti i costi; chissà quali erano le intenzioni dello straniero di cui aveva parlato Florian…
«Dov’è quel maledetto? Dov’è?» gridava frattanto il Capitano M. scrutando intorno a sé.
Jack finalmente riuscì a mettere a fuoco il panorama. La Gatta Tricolore aveva levato l’ancora e puntava verso di loro, con la ciurma che si sbracciava dal ponte e chiamava il Capitano Maggie a gran voce, sollevata di vederla sana e salva.
Sotto i suoi piedi, il guscio della tartaruga stava perdendo il colore bianco e tornava a essere d’oro. La Tartaruga, infatti, procedeva lentamente in mezzo al mare di foglie, pronta a inabissarsi.
«Non può esser sparito» gemette Kiki.
Jack aveva il cuore che gli martellava nel petto. Il mozzo sembrava davvero essersi volatilizzato, e con lui anche la chiave passe-partout per aprire ogni serratura che gli aveva affidato il Padre di Tutte le Cose.
La Tartaruga cominciò ad affondare, e presto le foglie dorate lambirono i bordi del carapace.
«Si può nuotare nell’Oceano di Foglie?» chiese Jack.
Kiki ridacchiò. «Certo che no, si può nuotare solo nell’acqua. Nell’Oceano di Foglie si affonda come sassi se non ci si tiene a una fune. Lo puoi attraversare solo su una nave o una scialuppa.»
«Be’, allora siamo nei guai» constatò Jack, guardando preoccupato il livello delle foglie che continuava a innalzarsi.
«Dannazione, la nave non riesce ad avvicinarsi a noi per via del fondale troppo basso. Se non troviamo una soluzione saremo ben presto tutti sul fondo dell’Oceano di Foglie» imprecò il Capitano sporgendosi dal carapace, con le foglie dorate che le lambivano le caviglie. Scosse la folta chioma scura, e le perline colorate tintinnarono come campanelli al vento.
Jack mise una mano sul suo borsello e si affrettò a chiedere: «Kiki, hai mai tirato con un arco?»
Lei scosse la testa.
«Ma hai una buona mira, giusto?»
«Ci puoi giurare!»
Senza perdere tempo Jack prese il Libro delle cose utili per quando ti trovi in difficoltà e scrisse sotto a “due scudi a prova di vapore di drago”:
un arco
delle frecce
delle funi
Qualche attimo dopo Jack si ritrovò un lungo arco tra le mani e dietro la schiena una faretra tenuta con una cinghia a tracolla. Ai suoi piedi giacevano diverse funi arrotolate.
Kiki lo guardò stupefatta. «Questa sì che è una magia» sussurrò, e lui non poté darle torto.
«Avanti, Kiki, dobbiamo legare queste corde alle frecce.»
Jack raccolse una delle funi, che erano sottili ma avevano l’aria molto resistente, meritandosi quattro o cinque dolorose pacche del Capitano.
«Ottima idea, ragazzo, davvero ottima!»
Il Capitano M. non chiese dove avesse trovato un arco con una faretra piena di frecce, e Jack pensò che forse Florian aveva ragione nel sostenere che non si poneva abbastanza domande sul suo conto. Passò a Kiki l’arco di legno e lei lo provò a vuoto un paio di volte tendendo e rilasciando la corda mentre lo puntava verso La Gatta Tricolore.
«Sono pronta» disse infine.
Jack le passò la freccia con la fune annodata e lei la incoccò nell’arco con un gesto disinvolto, come se lo avesse già fatto mille volte. Per essere una principiante, aveva un’eleganza e una scioltezza di movimenti notevoli.
Kiki trattenne il fiato, e scoccò la prima freccia… che finì dritta nel mare di foglie, a pochi metri dalla nave. Allora fece schioccare la lingua, infastidita. Detestava perdere. Ma dalla Gatta Tricolore si levò una confusione di grida: era la ciurma che la incitava a non arrendersi e a provare di nuovo.
Il livello delle foglie si alzava sempre di più, e sebbene il gruppo si fosse raccolto nel punto più alto del carapace della Grande Tartaruga, Jack aveva già le foglie alle ginocchia.
Passò a Kiki la freccia che Smeraldino e Guercio avevano appena recuperato riavvolgendo la fune. Kiki si concentrò di nuovo, prendendo bene la mira. All’ultimo momento, poco prima di scoccare la freccia, alzò di poco l’arco e il colpo partì. Tutti rimasero con il fiato sospeso seguendo la freccia, che andò a conficcarsi nell’albero maestro.
«Sapevamo che ci saresti riuscita!» esultarono Smeraldino e Gambacorta.
Kiki si voltò per sorridere a Jack, ma a un tratto la sua espressione si mutò in una smorfia rabbiosa. «ECCOLO LÌ, IL MALEDETTO!» gridò, spingendo Jack da parte.
Jack si voltò e guardò il punto che Kiki gli indicava: Florian, in fondo alla spiaggia, stava trascinando una piccola scialuppa verso la riva.
«Passami subito un’altra freccia, ma senza corda» ordinò Kiki. Jack si affrettò a obbedire, sfilando un dardo dalla faretra che aveva sulla schiena, e mentre Kiki incoccava l’arco si chiese dove il mozzo avesse rimediato quell’imbarcazione.
Nel frattempo il ...