Bourne Affair
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Bourne Affair

  1. 434 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Bourne Affair

Informazioni su questo libro

Boris Karpov, l'ex generale della temuta FSB russa, è stato ucciso. Eppure, anche dalla tomba, continua a tessere le sue trame. Infatti, oltre a una moltitudine di piani segreti, l'amico di Jason Bourne si è lasciato alle spalle un'eredità tanto misteriosa quanto temibile: frammenti di un virus informatico che consentirebbe di sottrarre agli Stati Uniti i codici di lancio delle testate nucleari. Ma chi tira le fila del complotto, ora che Karpov è morto? Nessuno si fida di nessuno, neppure di Jason che, venuto a conoscenza di quelle macchinazioni, diventa il sospettato numero uno dell'NSA. Da un'isoletta del Mediterraneo dove si è ritirato, Bourne è così costretto a muoversi in fretta se vuole evitare l'apocalisse. Braccato a ogni angolo e affiancato solo da una vecchia conoscenza - l'affascinante e pericolosa Mala, salvata anni prima dalle mani di un folle - Bourne dovrà scendere a patti con il sadico stregone somalo Keyre, trafficante d'armi, di uomini e di segreti. Tra politici corrotti e lotte di potere, agenti doppiogiochisti e oscuri personaggi legati alla mafia russa, un'adrenalinica corsa contro il tempo nella quale esiste una sola regola: non credere a niente e a nessuno.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2018
Print ISBN
9788817101981
eBook ISBN
9788858693506

TERZA PARTE

Dima

30

Fu un giorno infausto quello in cui Françoise fu costretta, senza preavviso, a cercare suo fratello. Passò venti minuti, infruttuosi ma necessari, a sorvegliare l’area dentro e intorno al porto, assicurandosi che fosse sicura. Era certa che ci avessero già pensato gli uomini di Gora, ma anni sul campo le avevano inculcato nella mente alcune procedure, radicate così nel profondo da applicarle anche quando non sembrava necessario. Quella vita le aveva dimostrato che spesso la logica aveva poco a che fare con l’essere catturati e uccisi, o sottoposti a un interrogatorio «articolato».
E fu così che, quarantacinque minuti dopo l’alba della mattina successiva alla drammatica rivelazione di Morgana, Françoise si ritrovò ad avvicinarsi alla barca del fratello, ancorata serenamente nello stesso punto in cui si trovava quando Gora l’aveva convocata qualche giorno prima.
Il vento pizzicava le funi delle barche come le corde di un contrabbasso, facendole sbattere contro gli alberi. In cielo le nuvole si spostavano rapide. La luce del nuovo giorno le scaldava la nuca. Porti come quello di Kalmar davano un senso di allegria e pace: le barche che ondeggiavano dolcemente nei posti riservati, le persone che lavoravano serene in banchina... Nessuno si affrettava, nessuno correva, nessuno gridava. Spesso, come in quel momento, posti simili erano quasi deserti. Eppure il porto rimaneva vivo, e si muoveva al ritmo della marea.
Due uomini di Gora piantonavano la passerella di metallo. Uno era nuovo, non la conosceva, quindi le sbarrò la strada; ma l’altro, Sigi, era con suo fratello da molto e le fece cenno di salire. Trovò Gora sottocoperta, nella cucina di bordo, con una vestaglia di seta. Stava friggendo delle uova, con fette di un bacon che si trovava solo in America. L’aroma del caffè le invase le narici, facendole venire l’acquolina in bocca.
Una ragazza bionda era seduta al tavolo da carteggio, nuda a parte un lenzuolo arrotolato intorno ai fianchi. Si girò, sorpresa dall’improvviso arrivo di Françoise, ma non tentò nemmeno di coprirsi.
«Chi è lei?» domandò in inglese, ma con un accento svedese.
«Vestiti» le disse Gora, girando le fette di bacon nella padella. «E vattene.»
La bionda arricciò le labbra. «E la colazione che mi avevi promesso?»
Gora lanciò una manciata di banconote sul tavolo. «Forza. Vattene, ho detto.»
Quando la donna cercò di afferrare i soldi, lui li fece cadere a terra.
Françoise avanzò di un passo. «Gora, non c’è bisogno di...»
«Sta’ ferma» le disse in russo.
La bionda, tremante, si accovacciò per raccogliere le banconote.
Fratello e sorella si fronteggiarono con circospezione. Non dissero una parola finché la donna – che si era vestita in tutta fretta, saltellando su una gamba sola mentre cercava disperatamente di mettersi l’altra scarpa dal tacco alto – non attraversò la cabina per andarsene. Lanciò a Gora un’occhiata piena di odio e gelosia, per poi uscire tutta stizzita e salire sul ponte, dove Sigi la prese in consegna.
«Colazione?» chiese Gora a quel punto, come se la donna non fosse mai esistita. «Cento per cento americana.»
«Lo vedo.»
«Andiamo, sorellina, versati un po’ di caffè.» La guardò con attenzione. «Sembra che tu ne abbia bisogno.»
Sollevò le strisce di bacon dall’unto della padella, poggiandole delicatamente su un foglio di carta assorbente; in certe cose era meticoloso. Dopo che Françoise ebbe preso il primo sorso di caffè dalla tazza che ora teneva in mano, le disse: «Immagino sia importante».
«Urgente, più che altro.»
Le sopracciglia di Gora si sollevarono come due corvi che si alzano in volo da un ramo. Con una spatola trasferì le uova al tegamino, due alla volta, sui piatti, e distribuì il bacon in porzioni identiche. Poi andò al tavolo, già apparecchiato per due. Niente toast: li detestava.
Si sedettero nello stesso istante, uno di fronte all’altra, e cominciarono a mangiare con gli stessi movimenti veloci, come fossero gemelli.
A metà del pasto, Gora alzò lo sguardo. «Dimmi.»
Françoise raccontò tutto: ciò che Morgana le aveva riferito sui messaggi dall’Unità 309 e di Larry London o, come lo conoscevano loro due, Nikolay Ivanovich Rozin. «Adesso sa che Niki è una spia russa, e che sta lavorando per la sua patria: è terrorizzata. Ho dovuto convincerla a non lasciare subito il Paese.» Françoise cercò, senza riuscirci, d’interpretare lo sguardo inespressivo di Gora. «Come possono essere così disattenti gli specnaz
«Gli specnaz, e in particolare l’Unità 309, non hanno idea di chi sia la ragazza che ci hai portato.»
«Morgana è un genio informatico» sbottò Françoise. «Ti salverà...»
«Forse» ribatté Gora masticando un pezzo di bacon. «O forse no.» L’unto gli ricopriva le labbra piene, ed era sporco anche sul mento. Prese l’ultima striscia di bacon. «Il punto è che ci siamo accollati un peso.»
Françoise reagì all’istante. «Oh, no: non le torcerai nemmeno un capello.»
«Alyoshka, ho per caso detto di volerle fare del male?»
«Hai detto che è un peso.»
Gora scosse la testa. «No, Alyoshka. Ho detto che ci siamo accollati un peso: sono state queste le mie parole esatte.» Guardò il piatto della sorella. «Mangi ancora?»
Françoise fece un gesto irritato. «Fa’ pure.»
Prendendole il piatto, Gora lo mise sopra al suo, poi affondò i rebbi della forchetta nell’uovo al tegamino. Il tuorlo si aprì, allargandosi in ogni direzione, e lui lo raccolse con le due fette di bacon di Françoise. Si riempì la bocca e masticò con fare assorto per quello che sembrò un tempo infinito. La disgustava quando si comportava così. Si chiedeva come potessero condividere parte del DNA. In ogni caso, aspettò che andasse avanti da sé; inutile sollecitarlo.
«E tu?» chiese Gora alla fine.
Françoise scosse la testa. «Non ti seguo.»
«Sa che Niki è una spia russa. L’hai presentata tu a Niki. Tu e Niki siete amici. Sospetta...?»
«Assolutamente no.»
«Come fai a esserne sicura?»
«Se sospettasse di me avrebbe prenotato un posto sul primo volo. Invece è venuta a parlarmi. Pensa che Niki abbia ingannato anche me. Siamo amiche, si fida.»
«Meglio che tu abbia ragione.» Spinse da parte entrambi i piatti e le rivolse quell’occhiata fredda e scrutatrice che Françoise odiava. «Non ti è mai venuto in mente che ti stia ingannando a sua volta?»
«Che cosa? No. Neanche per un secondo. La conosco fin troppo bene.»
«Nessuno conosce davvero gli altri, mai. Non è la prima lezione che impariamo sul campo?»
Françoise non disse niente. Incrociò le braccia sul petto.
«Aspetta un attimo.» Gora si colpì la fronte con il palmo della mano. «Come ho fatto a essere così stupido? Come ho fatto a non prevederlo?»
«A prevedere cosa?»
«Tu e questa donna, questa Morgana Roy...» Si alzò da tavola e si avvicinò a sua sorella con fare aggressivo. «Voi siete amiche. Ci tieni a lei.»
«Non essere ridicolo.» Le si era formato un nodo allo stomaco.
Gli occhi di suo fratello luccicavano minacciosi. «Ora conosco il tuo segreto, Alyoshka. Quello che non mi avresti mai confessato. Hai commesso l’errore che persino i novellini sono addestrati a evitare, prima di entrare in servizio operativo.»
«Stai farneticando, Gora.» Françoise sentì il panico invaderla dalla bocca dello stomaco.
«Ti sei affezionata al tuo bersaglio.»
Lei scosse la testa. Una risposta chiaramente troppo debole.
«Hai cominciato a vederla come una persona, e vuoi che stia bene.» Gora fece schioccare la lingua contro il palato. «Come sei diventata debole, sorellina.» Sollevò l’indice. «Dovremo fare qualcosa al riguardo. Altrimenti...»
La morsa del panico le strinse la gola, e per poco non vomitò. «Altrimenti cosa?» riuscì a dire.
«Altrimenti... non mi sarai più di alcuna utilità.»
Françoise sentì il silenzio fra loro, opprimente come una camicia di forza. Si ritrovò in un posto che non le piaceva, senza via d’uscita.
Gora si picchiettò le labbra con un dito, come se tenesse il ritmo di una canzone. «Ecco cosa faremo.» Il suo sorriso le fece gelare il sangue nelle vene. «Lo farai fare alla tua amica
«Fare cosa?»
«Non essere stupida, Alyoshka. Devi fare in modo che sia lei a liberarsi del peso.»
«Chi? Niki?» Françoise era sbalordita. «È il capo degli specnaz adesso, Cristo santo. Tu sei pazzo.»
Gora sogghignò. «Pazzo come un orso russo. La sua nomina da parte di Konstantin è parte del gioco di potere con il fratello. Lo so io, lo sai tu, lo sa tutto il mondo. Così come sappiamo tutti che è troppo pericoloso per il capo degli specnaz stare sul campo.» Si strinse nelle spalle. «Konstantin ha infranto le regole. Quando la sua pedina verrà eliminata dalla scacchiera dovrà prendersela solo con se stesso. Indeboliamo Konstantin, restiamo immuni da colpe e liberiamo il campo affinché tu prenda il vecchio posto di Niki, così da far tuoi i suoi contatti.» Ridacchiò. «Cioè, nostri
«Mmmh. E come dovrei fare, esattamente? Dubito che Morgana abbia mai impugnato una pistola.»
«Tanto meglio» sentenziò suo fratello. «Niki non sospetterà di lei finché non premerà il grilletto, e allora sarà troppo tardi.»
«Non hai risposto alla mia domanda.»
Gora sparecchiò i piatti, impilandoli nel piccolo acquaio in acciaio inossidabile. «Semplice: la metterai con le spalle al muro, in una situazione in cui non avrà altra scelta.»
Proprio come me. Françoise era disperata.
Tutti sanno che, sul campo, anche i piani migliori possono fallire a causa dell’elemento umano: per quanto ci si provi, è imprevedibile. Tutti sanno che nessun piano è perfetto, che può andare sempre tutto storto. Eppure i piani vengono comunque ideati, perché sul campo si lanciano i dadi e si corre il rischio. Non c’è altro modo.
Di conseguenza, e in modo molto opportuno, tutti dimenticano ciò che sanno.
Una delle imprevedibili svolte dettate dall’elemento umano si era verificata la notte precedente: Morgana aveva detto a Françoise ciò che aveva scoperto su Larry London. Poi si erano salutate ed erano tornate alle rispettive camere d’albergo. Solo che Morgana non riusciva a dormire. Dopo aver spento la luce ed essersi girata e rigirata in un agitato mare d’ansia, aveva riacceso l’abat-jour e si era messa a leggere. Nemmeno quello l’aveva aiutata. Così si era alzata, vestita, ed era andata alla finestra, a guardare la strada proprio come faceva da bambina, quando aveva la febbre alta e non riusciva a dormire. Osservare il vento soffiare fra i salici e il gioco della luce lunare sui rami l’aveva rilassata più di un impacco freddo sulla fronte. Il paesaggio della cittadina – i lampioni, le poche auto che passavano, le luci che lampeggiavano in misteriose conversazioni lungo la banchina del porto – sortiva su di lei quell’effetto. Era rimasta alla finestra, mentre la sua mente cominciava a rilassarsi, la notte volgeva al termine e la luce si riaffacciava sul mondo.
Fu così che, poco più tardi, vide Françoise uscire a passo svelto dall’albergo, attraversare la strada e dirigersi verso il porto. Curiosa di scoprire dove stesse andando l’amica a quell’ora improbabile, uscì dalla camera, scese le scale di corsa e si affrettò a seguirla.
Si nascose dietro l’angolo di un edificio quando Françoise si girò per guardarsi alle spalle. Poi la sua amica si mise a studiare la zona, per oltre venti minuti. Perché tanta fretta, se ora perdeva tutto quel tempo a osservare il paesaggio? Esitò, travolta dai sensi di colpa. Che cosa stava facendo? Inseguire un’amica, la donna che aveva smosso mari e monti per salvarla dalle grinfie dell’NSA... Eppure, le gambe ripresero a muoversi da sole, come avessero vita propria. Tanto va la gatta al lardo... Ma la curiosità era troppo forte per tirarsi indietro.
Alla fine Françoise si diresse verso una delle banchine in legno. Le barche ondeggiavano dolcemente, le cime sbattevano al vento, e in lontananza si sentiva il tintinnare metallico di una boa. Tutti suoni dolci. Morgana, ancora nascosta, osservò Françoise fermarsi di fronte a una barca a vela ancorata. Si chiamava Carbon Neutral. Due uomini tarchiati e minacciosi, dai lineamenti dell’Europa dell’...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Bourne Affair
  4. Prologo. Costa della Somalia, Corno d’Africa
  5. PRIMA PARTE. Meme
  6. SECONDA PARTE. Keyre
  7. TERZA PARTE. Dima