Molly's Game (versione italiana)
eBook - ePub

Molly's Game (versione italiana)

  1. 336 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Molly's Game (versione italiana)

Informazioni su questo libro

La giovane Molly arriva a Los Angeles quasi per caso, dopo che un problema alla schiena la costringe ad abbandonare la sua passione per lo sci. Non ha soldi né conoscenze, eppure ha già ben chiaro di voler conquistare il mondo. Il mondo che vuole conquistare però è quello lussuoso e inaccessibile delle star di Hollywood e lì riuscire a diventare qualcuno è praticamente impossibile, a meno che non si abbia fortuna, grinta e un talento vero nel gestire i capricci dei ricchi. "'Faremo una partita di poker al Viper martedì sera. Tu ci aiuterai a organizzarla. Segnati questi nomi e invitali.' Sgranai gli occhi. Fissai il mio bloc-notes giallo. Avevo appena annotato i nomi e i numeri di telefono di alcuni degli uomini più famosi, più potenti e più ricchi del pianeta." Così Molly si ritrova a gestire il giro di bische clandestine più esclusivo al mondo, e sembra che nulla possa fermarla. Tra i suoi clienti: divi del cinema, magnati, mafiosi, politici e finanzieri tanto potenti da poter influenzare i mercati e il corso della storia. Molly racconta senza censure questo universo parallelo fatto di fascino, soldi e segretezza, fino a quando non incontra l'avversario più pericoloso: il governo degli Stati Uniti.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2018
Print ISBN
9788817098212
eBook ISBN
9788858692646

Parte seconda

Hollywooding

Los Angeles, 2005-2006

Hollywooding (verbo)
Recitare in modo esagerato durante una mano di poker allo scopo di ingannare gli avversari.

7

Aprii gli occhi nella mattina fresca e buia, prima del sole e della sveglia, crogiolandomi tra le lenzuola e riandando con il pensiero ai fatti della notte precedente. Al mondo nuovo e sconosciuto in cui mi ero imbattuta.
Quando avevo finito di riordinare al Viper erano quasi le due del mattino. Avevo chiuso le porte a chiave ed ero corsa verso la macchina, con la borsetta infilata sotto il braccio. Avevo guidato fino a casa cantando a squarciagola.
Al mio arrivo, Blair era ancora fuori. Avevo fatto una doccia calda per cercare di calmarmi, ma quando mi ero infilata a letto ero ancora su di giri. Avevo cominciato a elencare mentalmente tutto ciò che avrei potuto fare con le mie mance. Pagare l’affitto del mese seguente. Comprare qualche vestito nuovo, saldare il conto della carta di credito. Forse sarei addirittura riuscita a risparmiare qualcosa.
Alla fine mi ero addormentata.
Quando mi alzai, come prima cosa controllai il cassetto dei calzini. La mazzetta di banconote era ancora dove l’avevo lasciata.
Andai in cucina a preparare il caffè. Secondo l’orologio erano solo le sei, ma la notizia era troppo favolosa per tenermela dentro. Dovevo dirlo a Blair. Dovevo dirlo a qualcuno, altrimenti sarei esplosa. La mia coinquilina era rincasata tardi, perciò sapevo che avrei fatto meglio ad avere del caffè a portata di mano.
«Perché sei così contenta?» mugugnò lei, accettando la tazza con gli occhi socchiusi.
Stavo per raccontarle la mia storia pazzesca e incredibile quando la caffeina entrò in circolo, dandomi una visione più lucida della realtà. Anche se Blair era la mia migliore amica e ci dicevamo tutto, non potevo metterla al corrente di questo. Era il mio segreto, non il suo. Se se lo fosse lasciato sfuggire, se lo avesse riferito a qualcuno e la voce fosse arrivata alle orecchie di uno dei giocatori, avrei perso la loro fiducia.
Decisi seduta stante di non dire a nessuno della partita, nemmeno alla mia famiglia. Non avrei fatto niente per mettere a repentaglio il mio posto in quella sala.
«Per nessuna ragione in particolare» risposi infine, cercando di moderare il mio entusiasmo. «È solo una splendida giornata e non voglio che tu te la perda.»
«Non ce la faccio a darti retta in questo momento. Chiudi la porta.» Gemette e si rotolò sul letto.
«Scusa.» Uscii in corridoio.
Quel mattino arrivai in ufficio presto, perché volevo dimostrare che il poker non avrebbe influito sul mio rendimento. Passai un’ora a pulire e riordinare la scrivania di Reardon e ad archiviare fascicoli.
Quando mi fui rimessa in pari con il lavoro, controllai il telefono. Sette nuovi messaggi! Ebbi un tuffo al cuore. Di solito era Reardon, furioso per qualche motivo. Ma non quel giorno. La casella della posta in arrivo era stata intasata dai giocatori, che mi chiedevano quando si sarebbe tenuta la prossima partita o scrivevano di essersi divertiti un mondo. Volevano anche assicurarsi un posto per la settimana seguente. Ero così felice che iniziai a ballare.
Reardon si fece vivo solo alle dieci.
«Ciao!» lo salutai allegramente, porgendogli il caffè e la posta.
«Qualcuno sembra proprio al settimo cielo» osservò strizzandomi l’occhio.
Mi rilassai un pochino; grazie a Dio era di buon umore.
«Quanto hai fatto?»
«Tremila» sussurrai, ancora incredula.
Rise. «Ti avevo detto che sarebbe stato un salto di qualità per te, scema.»
Sorrisi.
«Gli ospiti hanno gradito molto» aggiunse. «Non vogliono saperne di lasciarmi in pace, cazzo. Mi hanno chiamato per tutta la mattina.»
Mi sforzai di dissimulare l’euforia.
«Organizzeremo una partita ogni martedì.»
Il mio volto si illuminò e non riuscii a trattenere il gran sorriso che si allargava sempre di più.
«Fa’ in modo che non interferisca con il tuo lavoro» ammonì.
Poi mi guardò i piedi.
«E comprati delle scarpe nuove, quelle fanno schifo, cazzo.»
Per la seconda partita, Reardon decise che i giocatori avrebbero dovuto portare diecimila dollari per il buy-in iniziale e un assegno per le ulteriori perdite in cui sarebbero potuti incorrere. Nel corso della settimana, mentre rispondeva alle chiamate delle persone che avevano sentito parlare dell’evento e volevano partecipare, ascoltai attentamente. Poi creai un foglio elettronico inserendovi tutti gli ospiti effettivi e quelli potenziali.
Volevo capire come diventare insostituibile. Avevo ancora molto da imparare – anzi, tutto – riguardo al gioco, ma lavorando nei ristoranti e osservando mio padre avevo assorbito qualche nozione sul comportamento umano. Sapevo che gli uomini volevano sentirsi coccolati e a loro agio, soprattutto quelli della classe sociale e della posizione dei giocatori. Dal vassoio di formaggi del supermercato passai a una sua versione più chic, acquistata in una gastronomia a Beverly Hills. Avevo memorizzato il drink e gli snack preferiti di ciascun pokerista, oltre ai loro piatti preferiti sul menu del ristorante stellato da cui ci servivamo di solito. Quei piccoli dettagli avrebbero sicuramente fatto la differenza.
Quando Reardon mi consegnò la lista definitiva dei giocatori da invitare alla seconda partita, c’erano nove nomi, perlopiù identici a quelli della prima serata, e decisi di scoprire il più possibile sul conto di ciascuno di loro.
1.Bob Safai, il magnate del settore immobiliare. Sicuro di sé, poteva essere affascinante o spaventoso a seconda che vincesse o perdesse. La settimana precedente se l’era presa con i dealer e con gli avversari. Era stato molto gentile con me, ma avevo la sensazione che fosse meglio averlo dalla propria parte.
2.Todd Phillips, lo sceneggiatore e regista il cui ultimo film, Una notte da leoni, aveva ormai lasciato il segno nel mondo della commedia al maschile.
3.Phillip Whitford, l’aristocratico, era bello, educato, ricco di famiglia e probabilmente il miglior giocatore del tavolo. Era stato lui a suggerirmi di non parlare ai pokeristi quando erano di mano e mi aveva rivolto sorrisi calorosi e incoraggianti. Potevo considerarlo un alleato.
4.Tobey Maguire era sposato con Jen Meyer, figlia dell’amministratore delegato della Universal. Nonostante la statura modesta era un grandissimo attore e, secondo i ragazzi, il secondo miglior giocatore della partita.
5.Leonardo DiCaprio, forse la star cinematografica più riconoscibile al mondo. Non solo era bellissimo, ma aveva anche talento da vendere. Al tavolo da gioco, però, adottava una strategia curiosa; era quasi come se non cercasse di vincere o di perdere. Passava quasi sempre e ascoltava musica con un enorme paio di cuffie.
6.Houston Curtis era quello di troppo. Cresciuto senza soldi né privilegi, era un produttore di reality popolari, come i video di Best of Backyard Wrestling. Era diventato famoso, diceva, perché aveva imparato a giocare a carte da bambino ed era arrivato a Hollywood senza un centesimo. Sembrava ottimo amico di Tobey.
7.Bruce Parker era sulla cinquantina. L’avevo sentito dichiarare che aveva iniziato spacciando erba. Alla fine aveva sfruttato il suo fiuto per gli affari per scalare la gerarchia di una delle più vecchie e affermate aziende di articoli da golf. Si mormorava che guadagnasse miliardi con le vendite e che avesse contribuito a far quotare la società in borsa.
8.Reardon, di cui sapevo già più di quanto avessi mai voluto sapere.
9.Mark Wideman, che non avevo ancora conosciuto, era amico di Phillips e sarebbe stato il nuovo giocatore intorno al tavolo quella settimana.
Questa volta scrivere il messaggio al gruppo fu più facile. Sapevo chi erano e cosa aspettarmi. Premetti Invia e, come la volta precedente, risposero subito con una serie di «ci sto» e «chi c’è?».
Aspettavo con ansia il martedì seguente, e non sarebbe mai arrivato troppo presto.

8

Nel fine settimana andai da Barneys con la mia Grand Cherokee scassata. Non senza vergogna porsi le chiavi al parcheggiatore, sapendo benissimo che la mia auto non aveva nulla a che vedere con le lucide ed eleganti Mercedes, Bmw, Ferrari e Bentley.
Una volta dentro, dimenticai le mie insicurezze e mi diressi senza esitazioni al reparto calzature. Guardai gli espositori immacolati. Per la prima volta in vita mia potevo permettermi di comprare qualunque cosa avessi scelto. Ero come una bambina in un negozio di caramelle.
«Come posso aiutarla?» chiese un commesso impeccabile, lanciando un’occhiata di disapprovazione alle mie infradito consumate.
«Sto solo guardando» risposi ignorando il suo snobismo.
«Posso mostrarle qualche modello?»
«Certo» accettai allegramente.
Dopo aver provato dieci paia, optai per una classica décolleté Louboutin nera.
«È così bravo anche a trovare i vestiti?» domandai.
«Mi segua» disse cordialmente mentre tiravo fuori i mille dollari in contanti per le scarpe. Ora che stavo spendendo dei soldi, era diventato più gentile.
«Mi permetta di presentarle la mia collega al quarto piano.»
Si chiamava Caroline. Camminandole accanto, mi sentii come doveva essersi sentita la mia macchina nel parcheggio, con tutte quelle versioni più lussuose di ciò che poteva essere un’automobile. Ero ben consapevole della mia sciatteria. Il Barneys era zeppo di donne assolutamente disinvolte che parevano non aver mai avuto una giornata storta in vita loro. Io indossavo calzoncini di jeans, infradito e una felpa, e avevo i capelli raccolti in una coda di cavallo arruffata sotto un berretto dei Denver Broncos, ma la cosa peggiore era la mia borsetta, una palese imitazione di Prada che avevo comprato da un venditore ambulante nella Downtown.
«Come posso aiutarla?»
«Cerco un vestito che mi faccia sembrare un’altra.» Risi. Caroline mi imitò.
«Per il lavoro? Un appuntamento? Un’audizione?»
«Visti i prezzi, spero per tutti e tre.»
«Vado a prendere qualche modello, si accomodi.» Indicò un grande camerino sfarzoso.
«Intanto si tolga il cappello, si faccia lo chignon e si metta le scarpe nuove.»
Obbedii.
Tornò da me con dei vestiti magnifici.
«Li provi» disse.
Mi infilai un Dolce & Gabbana attillato. Fu come un trucco da prestigiatore: mi sollevò le tette, mi strizzò la vita e mi sottolineò il sedere.
Uscii dal camerino.
«Da dove è saltato fuori questo corpo?» domandò Caroline soddisfatta, guidandomi verso uno specchio a tre ante. Il vestito creava un’illusione ottica che mi faceva sembrare non solo elegante, ma anche sexy.
Come potevo dire di no, nonostante il prezzo? L’abito mi aveva trasformata quanto il make-up di Valerie.
«Questo è un modello sexy, ora proviamone uno classico e poi potremo lasciarci alle spalle la vecchia Molly.»
Sorrisi felice.
Provai un Valentino blu che mi fasciava nei punti giusti senza essere troppo provocante.
Completammo il tutto con un filo di perle di Chanel.
«Senza...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Molly’s Game
  4. Nota dell’autrice
  5. Prologo
  6. PARTE PRIMA. La fortuna del principiante
  7. PARTE SECONDA. Hollywooding
  8. PARTE TERZA. Il gioco d’attacco
  9. PARTE QUARTA. Il cooler
  10. PARTE QUINTA. A chip and a chair
  11. PARTE SESTA. Il mazzo freddo
  12. Epilogo
  13. Ringraziamenti
  14. Indice