1
«Alice muoviti!» grida mia madre dal salotto.
«Sto arrivando, giuro!» esclamo infilandomi le scarpe coi tacchi.
«Fra poco entrano in chiesa… muoviti, maledizione!» urla ancora.
Mia sorella si sposa, sono così felice per lei! Ora avrò la stanza tutta per me e per chi inviterò a casa, sono davvero entusiasta! Certo, non dirò a Diego di raggiungermi, però posso chiedere a Chiara.
Entro in macchina e infilo le cuffie nelle orecchie, mamma mi sta facendo la predica e io non la sto minimamente ascoltando, ma questi sono futili dettagli.
Stavo pensando a come poter risistemare la camera. Potrei metterci la tv e qualche consolle per videogiochi, voglio anche rimettere lo stereo potente e i miei adorati libri al loro posto.
Ora nessuno mi ferma più, anche perché i miei tollerano la mia confusione e abitiamo in campagna, quindi posso proprio sbizzarrirmi.
Siamo arrivati in perfetto orario, sono stata brava, dai. Poi è colpa del vestito, non riuscivo proprio a infilarlo, sono ingrassata in pochi giorni, accidenti!
Sonia ha scelto per me un abito che mi stava a pennello, è bastato qualche grammo in più a renderlo quasi stretto. Sapevo che sarebbe successo, mi conosco, adoro mangiare. L’avevo avvertita che avremmo dovuto farlo confezionare in vista di eventuali imprevisti ma non ne aveva alcuna voglia, quindi mi ha schiaffato questo davanti e amen.
Sono la sua damigella, sarei dovuta restare con lei tutta la mattina, lo so, ma ho dormito troppo a causa dell’addio al nubilato di ieri sera. Spero solo di essere un minimo presentabile, che il correttore faccia il suo lavoro e che i miei occhi rimangano aperti almeno fino alla fine della cerimonia.
Che Dio me la mandi buona.
Raggiungo il mio posto e tutti mi osservano, imbarazzante.
L’organo inizia a intonare la celebre marcia nuziale. Angela, l’organista, è sempre stata la migliore, e al mio matrimonio, se mai mi sposerò, ovviamente, spero voglia essere lei a suonare.
Mia sorella entra lentamente, accompagnata dal nostro papino che la guarda emozionato, fiero e contento.
Lei sorride orgogliosa, guardandosi intorno ogni tanto.
Il suo futuro marito la osserva estasiato dall’altare, avvicinandosi solo quando lei lo ha quasi raggiunto.
Loro sono una coppia perfetta, dico sul serio. Si conoscono da dieci anni e stanno insieme da sette. Una di quelle storie solide, una di quelle dove c’è tanto amore: amore vero, amore puro, amore unico. Le ripetizioni ci vogliono quando bisogna evidenziare perfettamente un concetto.
Ora bisogna solo attendere, attendere quel “Sì, lo voglio”, quel “Vi dichiaro marito e moglie”, quel bacio e poi tutto il resto della festa nuziale che è anche la parte che preferisco: il ricevimento.
La cerimonia inizia e io sono al settimo cielo, forse anche all’ottavo. Che poi, perché si dice così? Cosa cambia tra i piani del cielo? Ma soprattutto: il cielo è a piani?
Vedere felice Sonia mi riempie il cuore di gioia. Sono davvero fiera di lei e delle sue scelte, abbiamo litigato spesso quando ero più piccola ma ora posso dire di aver instaurato con lei un rapporto a dir poco stupendo.
Spero siano felici e spero anche di diventare zia. Non vedo proprio l’ora di avere un nipotino a cui fare da babysitter nei miei giorni liberi, quando avrò un impiego si intende, e quando loro due dovranno riprendersi un po’ dalle nottate sfiancanti e dai giorni lavorativi infiniti.
Chissà cosa mi riserva il futuro, sono eccitata all’idea dell’ignoto. È da un po’ che invio al cosmo influssi positivi. Che poi la positività non è mai troppa e spero che il karma mi ripaghi come può. Chi lo sa!
2
La cerimonia è finita, stiamo andando al ristorante e le scarpe mi fanno male, per fortuna ho portato le ballerine e i sandali! Ora basta scegliere quale delle due paia abbinare al vestito.
Chiara mi raggiungerà al ristorante, almeno non starò da sola.
I cugini fanno come se io non esistessi, mi guardano male e trovano ogni difetto per farmi sentire ancora meno sicura di me, sono molto scontrosi e pensano solo al loro bene, da veri egoisti. Non andiamo molto d’accordo perché io sono una che pensa di più a far stare bene gli altri, non me stessa. Comunque si salva solo una ragazza, ma non è realmente mia cugina… È la figlia del compagno di mia zia e spero che prima o poi si sposino pure loro, ma se stanno bene così per me non c’è alcun problema.
Alla fine ho messo i sandali: è fine maggio, quindi ci sta avere i piedi scoperti.
Siamo arrivati al luogo del ricevimento, è pieno di gente, cavoli! Il bello dei matrimoni, oltre a mangiare senza fine, è che si suona il clacson durante il tragitto dalla chiesa al ristorante e oggi lo abbiamo fatto anche noi, proprio come nei film in cui gli sposi sono nella macchina capofila e le persone, nelle auto dietro, scampanellano disturbando tutto il quartiere. Credo comunque che in questo caso non sia un fastidio, dato che si festeggia qualcosa di bello.
Il ristorante è enorme, hanno prenotato una sala solo per noi ed è quella più grande, più illuminata, che affaccia sul giardino esterno. Giuro che sembra interminabile visto da questa vetrata. Da qui, la prima cosa che si nota fuori è il tavolo lungo e stretto coperto da una tovaglia bianca, probabilmente lì serviranno gli antipasti a buffet. Poi vedo una bellissima fontana a forma di angelo al centro del laghetto, sembrerebbe Cupido, e intorno delle panchine in cemento bianco. L’erba è verde, sembra quasi finta, e c’è un sentiero che circonda lo specchio d’acqua e prosegue oltre, verso una zona dove ci sono parecchi alberi, magari è un piccolo angolo che fa da sfondo per le foto degli album fotografici.
Sonia ha invitato anche le sue amiche e una di queste ha un fratello più o meno della mia età, è l’unico che si nota tra la folla, secondo me è dotato di una bellezza particolare. In chiesa non l’avevo visto perché, non essendo altissimo, era nascosto da alcune persone.
Il titolare del ristorante richiama la nostra attenzione e tutti lo ascoltano, dopo alcune frasi di circostanza indica la porta che dà sul giardino e noi ci dirigiamo fuori, così posso notare che come avevo immaginato, sul tavolo che ho visto dalla vetrata hanno sistemato alcuni stuzzichini per ingannare il tempo.
È stata Sonia a scegliere il luogo, suo marito ha solo acconsentito però devo dire che ha trovato una bella location. Mia sorella ha sempre ottenuto ciò che desidera, è determinata e questa cosa la porterà a farsi avanti nel mondo. Non è assolutamente cattiva o viziata, eh? Semplicemente se una cosa le piace lei se la prende, e questo atteggiamento l’aiuterà davvero molto anche in ambito lavorativo. Io parlo di lavoro senza avercelo, sono impressionante!
Mi avvicino al grande tavolo bianco, afferro un piattino e lo riempio con ciò che preferisco. Non posso mangiare troppo ora, se no poi rischio di essere troppo sazia per gustare come si deve il pranzo.
Chiara dovrebbe arrivare a breve, intanto però voglio avvicinarmi al ragazzo sconosciuto ma non ci voglio provare, voglio solo vedere un po’ che tipo è.
Senza farlo apposta, lui mi capita davanti e subito noto gli orecchini a forma di piuma. Questa cosa ricorda lo stile nativo americano e penso di adorarlo già da ora.
«Piaciuta la cerimonia?» mi domanda il giovane.
«Molto, e a te?» Sorrido e lo guardo negli occhi.
«Abbastanza, ma non so perché Anastasia mi abbia portato con lei…» Alza le spalle e inforca una fettina di prosciutto. «Voglio dire… Non conosco Sonia e nessun altro qua, non poteva lasciarmi a casa mia?» sospira e mangiucchia. Certo, l’educazione e il bon ton non fanno parte di lui, ma mi piace la sua sicurezza anche nel fare queste piccole cose che, a giudicare da come lo osservano gli altri, sembrano maleducate e fuori luogo.
«Siete soli?» mi azzardo a chiedere, mentre punzecchio un’oliva e a me le olive non piacciono neppure.
«Sì, troppo soli…» Si volta, iniziando a guardarsi intorno.
«Come ti chiami?» Lo affianco.
«Yari, tu invece?» Mi guarda di sottecchi.
«Alice. Piacere di conoscerti.» Sorrido.
«Piacere mio!» Mi fa l’occhiolino e si allontana.
Mi affascina e non ci siamo parlati chissà quanto, ma ha un qualcosa che lo fa sembrare adulto, un uomo vissuto, un po’ misterioso ed egocentrico.
Voglio conoscerlo, è proprio un bisogno che sento dentro e non mi accade spesso questa cosa. Anzi, se fosse per me potrei benissimo stare con quattro cani, due gatti e un coniglio, senza esseri umani vicino. Ma con lui è diverso, ho questa voglia di scoprirlo, lui mi attira, sembra una bella persona. Però io non vado molto d’accordo con le prime impressioni, non ci azzecco mai purtroppo, e sono sicura che anche questa volta sarà così.
Rientro nella grande sala, mi avvicino a un posto a sedere qualsiasi, senza effettivamente accomodarmi al tavolo e inizio a giocare a Pokémon GO. Quando è uscito questo gioco ho iniziato a esplorare la mia città e non credo di aver mai camminato così tanto in vita mia. Non è così male come passatempo, anche perché ti fa fare amicizia con altre persone e ti fa vivere più fuori casa che dentro, è un miracolo che io esca, dico davvero. Inizio quindi a marciare verso posti ignoti osservando il telefono, di sicuro vado a sbattere contro qualcuno perché ho sempre la fortuna dalla mia parte per quanto riguarda le figuracce!
«Perché stai così attaccata al cellulare?» mi domanda una voce a pochi passi da me, mi fermo e alzo lo sguardo.
«Sto cercando Pokemon» ridacchio. «Non farci caso, sono fissata con questo coso, ti giuro» aggiungo, sorridendo come una cretina. Ecco, ora mi prende per malata mentale!
Inaspettatamente tira fuori il suo smartphone, si mette a scorrere qualcosa sul display e clicca su un’icona.
«Dai, andiamo a cercarli!» ride e mi affianca. «Ma non dovrebbe fare qualche suono? Non dovrebbe vibrare?» domanda iniziando a camminare. «Voglio dire… non serve mica tenerlo in mano, o sì?» conclude infine.
«A me piace giocare con questo in mano.» Sorrido di nuovo. «Mi fa sentire una vera allenatrice, con un vero pokédex e quindi mi diverto di più.» Faccio spallucce e lo supero.
«Quanti anni hai?» chiede raggiungendomi.
È veloce anche se ha le gambe corte, sorrido tra me e me.
«Quanti me ne dai?» Mi blocco e lo guardo.
«Una quindicina, non di più» dice scrutandomi.
«Ne ho diciannove» rido di gusto, facendo voltare alcuni invitati.
«Ma stai scherzando?» Spalanca gli occhi e io scuoto la testa. «Pazzesco! Li porti proprio bene» mi sorride. «E a me quanti ne dai?» Sistema il telefono in tasca.
«Venti, anche di più» ridacchio.
«Grande! Hai proprio azzeccato, complimenti» commenta e io gli faccio l’occhiolino.
Il proprietario del ristorante ci invita ad accomodarci, faccio un cenno a Yari e corro in sala, prendendo posto al tavolo degli invitati della sposa. Anche gli altri ospiti si siedono ai propri posti e così inizia il tanto atteso, da me si intende, pranzo nuziale. Spero di non mettere su troppi chili, spero anche di non distruggere l’abito, lo voglio sfruttare per qualche altra festa. Fa proprio una bella figura: è perfetto per entrare nel cuore della gente grazie al suo colore, uno splendido azzurro. La gonna in tulle, poi, è a dir poco magica e mi fa sentire la principessa di una favola a lieto fine.
Filippo si siede cinque sedie più in là, non sembra voler parlare con nessuno dato che si è concentrato subito sul cellulare. Ovviamente sua sorella lo rimprovera.
Non so se mi faccia pena o meno. Non gli ho chiesto nient’altro dopo quel «troppo soli» e forse ho sbagliato, avrei dovuto chiedergli qualcosa, vero? No, certo che no. Ho fatto bene a non sbilanciarmi troppo, non devo sembrare invadente anche se è nella mia natura e, continuando a chiacchierare, avrei potuto fare brutta figura. Magari mi avrebbe risposto talmente male che non ci saremmo mai più parlati per il resto della giornata, magari non ci saremmo neanche più guardati per un secondo e non posso di certo permettermi una sconfitta del genere.
Il cellulare mi vibra in tasca, sicuramente non è per Pokémon GO, sarà un messaggio e sarebbe anche ora che Chiara mi dicesse qualcosa.
Da Kiki:
Praticamente sono davanti all’entrata del ristorante e non so da che parte andare…
E se poi non mi fanno entrare?
Scuoto la testa divertita, avviso mamma e mi dirigo fuori dalla sala, supero...