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Entrare nel flusso di ogni attività
Come trasformare il lavoro e il tempo libero in uno spazio di crescita
| | Noi siamo quello che facciamo ripetutamente. L’eccellenza non è dunque un atto, ma un’abitudine. |
| | ARISTOTELE |
Entrare nel flusso dell’esperienza
Immagina di sciare su una delle tue piste preferite. Al tuo passaggio, la polvere di neve si solleva come sabbia bianca e immacolata. Le condizioni sono perfette.
Stai impiegando tutta la tua attenzione per sciare meglio che puoi. Sai esattamente quale movimento fare in ogni istante. Non c’è passato né futuro, solo il presente. Senti la neve, gli sci, il tuo corpo e la tua coscienza. Vi unite in una sola entità. Sei totalmente immerso nell’esperienza, non pensi ad altro e non c’è niente che ti distragga. Il tuo io si dissolve e diventi parte di quel che stai facendo.
È la stessa esperienza che Bruce Lee descrisse con il famoso: «Sii acqua, amico mio».
Tutti sappiamo che la nostra percezione del tempo si dilata quando ci dedichiamo a un’attività che ci piace. Cominciamo a cucinare, e prima che ce ne rendiamo conto sono passate delle ore. Un pomeriggio ci mettiamo a leggere un romanzo e dimentichiamo le preoccupazioni quotidiane, finché non ci accorgiamo che il sole sta tramontando e ci viene in mente che non abbiamo ancora cenato.
Facciamo surf e ci rendiamo conto di quante ore abbiamo passato a cavalcare le onde solo il giorno dopo, quando sentiamo le gambe indolenzite.
Può succedere anche l’opposto. Dobbiamo svolgere un certo lavoro, ma non ne abbiamo voglia: in questo caso ogni minuto diventa interminabile e continuiamo a guardare l’orologio.
Come disse Einstein: «Quando un uomo siede un’ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività».
La cosa curiosa è che qualcun altro potrebbe divertirsi a eseguire quello stesso compito, mentre noi non vediamo l’ora che finisca.
Per quale motivo ci piace svolgere una determinata attività, e ce la godiamo al punto da dimenticare tutte le preoccupazioni? Quali sono i momenti in cui una persona è più felice?
Il potere del flow
Sono le stesse domande che si è posto Mihaly Csikszentmihalyi, uno psicologo che ha studiato a fondo lo stato in cui entriamo quando siamo completamente immersi in un’attività. Lo ha ribattezzato flow, in inglese “flusso, corrente”, definendolo «un’esperienza di gioia vivissima, un sentimento di estasi apparentemente senza motivo».
Non esiste una ricetta magica per conquistare la felicità, per vivere il proprio ikigai, ma uno degli ingredienti fondamentali è proprio la capacità di immergersi nel flusso per riuscire così ad avere un’esperienza ottimale.
Pertanto, dobbiamo cercare di passare più tempo dedicandoci a compiti che ci facciano entrare nel flusso, invece di lasciarci trascinare da attività che ci danno un piacere immediato come mangiare troppo, abusare di alcol o droghe o rimpinzarci di cioccolatini mentre guardiamo la televisione.
Come afferma Csikszentmihalyi nel libro La corrente della vita: «La concentrazione è così intensa che non rimane più attenzione da dedicare a nient’altro [...]. Qualunque attività che dà esperienze di questo genere è così gratificante che la si pratica come fine a sé stante, preoccupandosi poco di quel che se ne ricaverà, persino quando è difficile o pericolosa».
La capacità di entrare nel flusso è tipica delle professioni creative che richiedono un alto livello di concentrazione, ma non solo. Anche atleti, giocatori di scacchi e ingegneri possono trascorrere molto tempo a svolgere attività che producono questo effetto.
Secondo gli studi di Csikszentmihalyi, un giocatore di scacchi che si immerge nel flow prova le stesse sensazioni di un matematico che cerca di risolvere un problema o di un chirurgo che sta operando. Lo psicologo ha analizzato i dati di soggetti che vivevano in luoghi diversi del mondo, con culture differenti, e ha scoperto che l’esperienza del flusso è uguale per ogni persona, a prescindere dall’età e dalla cultura.
A New York o a Okinawa, tutti descriviamo il flow nel medesimo modo.
Ma cosa avviene nella nostra coscienza quando ci troviamo in tale stato?
Nel flusso, siamo concentrati su un compito ben preciso e non ci facciamo distrarre da niente. La nostra coscienza è “in ordine”. Il contrario di quando tentiamo di fare qualcosa e la nostra mente è distratta da mille pensieri.
Se ti capita spesso di perdere la concentrazione non appena cominci un lavoro che ritieni importante, esistono varie tecniche per massimizzare le probabilità di entrare nel flow.
Sette condizioni per il flow
Secondo il ricercatore Owen Schaffer, per entrare nel flusso di un’attività devono verificarsi queste condizioni:
1. Sapere cosa fare.
2. Sapere come farlo.
3. Sapere quanto bene lo stiamo facendo.
4. Sapere dove andare (per esempio se stiamo navigando in un sito).
5. Affrontare sfide ambiziose.
6. Usare le nostre migliori risorse personali.
7. Essere liberi da distrazioni.
Tecnica 1 per entrare nel flusso: scegliere una sfida difficile ma non troppo
In base al quinto punto dell’elenco di Schaffer, dovremmo svolgere un’attività che abbiamo la possibilità di portare a termine, ma che al tempo stesso sia leggermente al di sopra delle nostre capacità.
Ogni compito, sport o lavoro prevede una serie di regole, e per seguirle servono certe abilità. Se le regole sono semplici e la missione facile rispetto a quel che sappiamo fare, molto probabilmente finiremo per annoiarci. Le attività troppo facili portano all’apatia e alla noia.
Viceversa, se cominciamo un’attività troppo difficile, non saremo in grado di completarla e di sicuro la abbandoneremo alla prima occasione, oltretutto sentendoci frustrati.
L’ideale è trovare una via di mezzo, un compito adatto alle nostre competenze ma leggermente al di sopra di quel che sappiamo fare, in modo che costituisca una sfida. A questo si riferiva Hemingway quando affermava: «A volte scrivo meglio di quanto non sia capace».
Quando svolgiamo un’attività di tal genere, siamo invogliati ad arrivare fino in fondo, perché ci piace la sensazione di superare noi stessi.
La pensava così anche Bertrand Russell, che diceva: «Per mantenere la concentrazione a lungo, è essenziale avere davanti una sfida difficile».
Se fai il grafico, scegli un nuovo software per il tuo prossimo progetto. Se fai il programmatore, usa un nuovo linguaggio di programmazione. Se pratichi la danza, prova a introdurre un nuovo movimento che anni fa ti sembrava impossibile.
Aggiungi un extra, qualcosa che ti faccia uscire dalla tua comfort zone!
Anche un’attività semplice come leggere richiede il rispetto di certe regole. Per andare avanti nella lettura, serve tutta una serie di abilità e nozioni. Se apriamo un saggio di meccanica quantistica rivolto ai fisici, e non sappiamo nulla di fisica, finiamo per chiuderlo dopo pochi minuti, perché non ci capiamo niente. All’opposto, se scegliamo un libro che dice solo cose che sappiamo già, ci annoiamo subito.
Se invece il testo è adeguato alle nostre conoscenze e abilità, ma aggiunge elementi nuovi rispetto a ciò che sappiamo, ci immergiamo nella lettura e il tempo passa in fretta.
Leggere è l’attività umana che più di ogni altra permette a moltissime persone di entrare nel flusso tutti i giorni.
| Facile | Leggermente difficile | Al di sopra delle nostre capacità |
| Noia | Flow | Ansia |
Tecnica 2 per entrare nel flusso: porsi obiettivi chiari e concreti
I videogiochi (senza esagerare), i giochi da tavolo e gli sport sono attività ideali per entrare nel flow, perché di solito hanno un obiettivo molto chiaro: superare te stesso o battere il tuo rivale, seguendo una serie di regole ben definite.
Purtroppo però, nella maggior parte delle situazioni della vita, gli obiettivi non sono così chiari.
Secondo una ricerca della Boston Consulting, la lamentela più frequente tra i dipendenti delle multinazionali è: «Il mio capo non dice chiaramente qual è il compito del nostro ufficio, non so proprio quali siano i miei obiettivi sul lavoro».
Spesso, soprattutto nelle grandi aziende, i dirigenti sono ossessionati dall’idea di pianificare, si perdono nei dettagli, creano strategie solo per prendere tempo e non hanno chiaro l’obiettivo finale. È come salpare per l’oceano con una mappa ma senza sapere dove si vuole andare.
Come dice sempre Joichi Ito, direttore del MIT Media Lab: «Avere una bussola che punta verso una meta precisa è molto più importante che avere una mappa».
Sia nelle aziende sia nelle professioni creative, e anche a scuola e all’università, è fondamentale riflettere sulla missione che dobbiamo compiere, prima di metterci a lavorare, studiare o “creare qualcosa” senza aver ben chiaro cosa vogliamo ottenere. Poniamoci domande del tipo:
•Qual è l’obiettivo della sessione di studio di questo pomeriggio?
•Quante pagine hai intenzione di scrivere oggi per l’articolo che verrà pubblicato il mese prossimo?
•Che compito ha il tuo ufficio?
•A che velocità imposterai il metronomo domani per riuscire a eseguire quella sonata in tempo Allegro entro la fine della settimana?
Avere obiettivi chiari è importante per entrare nel flusso ma, una volta cominciata l’azione, bisogna riuscire a metterli da parte.
Iniziato il viaggio, l’obiettivo deve rimanere chiaro, ma non dobbiamo esserne ossessionati.
Durante una finale, un atleta non può mettersi a pensare a quanto sarebbe bello vincere la medaglia d’oro: deve essere presente nel momento, entrare nel flow. Se si distrae un attimo per pensare a quando mostrerà tutto fiero la medaglia ai suoi genitori, è molto probabile che commetta un errore all’ultimo momento e perda la gara.
Un caso tipico è il “blocco dello scrittore”. Immaginiamo, per esempio, che un autore abbia a disposizione tre mesi per completare un romanzo. Sa benissimo qual è il suo obiettivo, ma il problema è proprio che continua a pensarci.
Ogni mattina si sveglia e pensa: «Devo scrivere il romanzo». A quel punto si mette a leggere il giornale e poi a riordinare casa. A metà pomeriggio, in preda alla frustrazione, fa nuovi propositi per il giorno d...