
- 528 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Il marchio della peste
Informazioni su questo libro
La peste nera si è abbattuta su Londra, con il suo carico di morte e paura. Uno sconosciuto speziale sembra aver trovato una cura efficace e il negozio di Christopher Blackthorn viene incaricato di preparare il rimedio. Ma oltre alla peste, misteri e trame oscure si annidano nei vicoli della città e qualcuno attenta alla vita dello speziale. Ancora una volta tocca a Christopher e al fido amico Tom il compito di cercare la verità, rischiando tutto nel tentativo di dipanare il groviglio di una torbida congiura.
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Informazioni
Print ISBN
9788817096799eBook ISBN
9788858691564CAPITOLO
1
«È una pessima idea» disse Tom.
Fissò di sguincio il congegno posato sul bancone, come se guardandolo direttamente avesse potuto perdere la vista.
«Ma se non sai ancora nemmeno a cosa serve» dissi io.
Si morse un labbro. «E sono sicuro che non lo voglio sapere.»
Il marchingegno sembrava alquanto… be’, alquanto strano. Era alto circa tredici centimetri, con una testa a cupola che poggiava su un cilindro dritto e stretto, avvolto nella carta. La parte superiore del congegno era sorretta da tre supporti di legno che spuntavano dalla base. Un pezzetto di miccia sporgeva dall’estremità.
«Sembra un fungo» disse Tom. «Con una coda.» Si scansò dal bancone. «Una coda infiammabile.»
Non potei fare a meno di sentirmi lievemente ferito. Strano o meno, quel congegno era la cosa più importante che io avessi mai costruito. Tutti gli altri attrezzi del laboratorio (i vasi di ceramica, i recipienti sagomati di vetro, i cucchiai, le tazze, le pentole e i calderoni) erano ammassati sui banchi da lavoro laterali, immobili e senza vita. Nella stanza aleggiava soltanto il tenue odore degli ingredienti e delle misture. Perfino l’enorme forno a forma di cipolla nell’angolo era silenzioso. Perché l’invenzione che avrebbe salvato la mia bottega era questa.
La alzai con orgoglio. «L’Affumica-case Blackthorn! Il migliore dispositivo per… ehm… per affumicare le case. Be’, magari la descrizione va un po’ migliorata.»
«Il tuo cervello va un po’ migliorato» borbottò Tom.
Adesso sì che stava esagerando. «Le mie invenzioni fanno esattamente ciò che devono fare.»
«Lo so» disse Tom. «È quello il problema.»
«Ma… guarda qua.» Posai l’Affumica-case e gli mostrai il mio progetto, abbozzato su un pezzo di pergamena.
«È come un fuoco d’artificio» dissi. Il che, a pensarci bene, non era probabilmente il modo migliore per cominciare.
L’Affumica-case Blackthorn
Invenzione di Christopher Rowe, apprendista speziale

«Si accende la miccia che sta sotto. La polvere da sparo nella parte più bassa fa saltare il coperchio in aria. Poi la seconda miccia lo fa esplodere.» Ci passai sopra una mano come se stessi vendendo tessuti pregiati al mercato coperto. «Riempie di fumo ogni tipo di stanza, mettendo al sicuro la vostra famiglia! Progettato per scacciare la peste!»
«Ah» disse Tom. Credo che il mio teatrino non lo avesse affatto impressionato. «Perché è pieno di farina?»
«Quella è la parte migliore. Guarda.»
Andai in un lato del laboratorio, dove avevo messo da parte i due sacchi di farina che mi erano rimasti. Ne raccolsi una manciata e poi presi la candela che bruciava sul bancone. Quando ne soffiai un po’ sulla fiamma, scoppiò in un gran lampo di luce.
«Visto?» dissi. «Esplode. Ecco cos’ha fatto saltare in aria il mulino di Campden l’estate scorsa. C’era troppa farina nell’aria.»
Tom si sfregò le tempie. «Hai preso spunto per la tua invenzione dal mulino saltato in aria?»
«Be’… è meno pericoloso della polvere da sparo, no?» Tom non sembrava convinto che fosse proprio un vantaggio. «Ad ogni modo, quando la farina esplode incenerisce la segatura e le erbe, riempiendo la stanza di fumo. Quel fumo è il rimedio migliore che conosciamo per evitare di contrarre la peste. Possiamo anche accettare ordini personalizzati, mettere il tipo di legno che il cliente preferisce.»
«Non basta accendere un falò?» chiese Tom.
«Mica si possono accendere dei falò in giro per la casa?»
«Sì, in effetti questo sembra molto più sicuro.»
«Lo è» insistetti. «Bisogna solo tenerlo lontano dalle tende. E dalle lampade a olio. E dagli animali domestici. E… guarda, ti faccio vedere.»
Tom indietreggiò. «Aspetta. Non vorrai mica accenderlo?»
«E cos’altro dovrei farci?»
«Pensavo mi stessi soltanto prendendo in giro.»
Un piccione sale e pepe volò giù dallo scaffale degli ingredienti, fermandosi vicino a me. Tubò.
«Esatto, Bridget» disse Tom. «Mettigli in testa un po’ di buon senso.»
Bridget provò a tirare la miccia col becco ma cadde all’indietro e, spaurita, sparì al piano di sopra sbattendo le ali.
«Vedi?» disse Tom nascondendosi dietro al bancone. «Anche il tuo piccione pensa che sei pazzo.»
«Quando nuoterò nell’oro, ti pentirai di non avermi ascoltato» risposi.
Da dietro al bancone arrivò la risposta di Tom. «Correrò questo rischio.»
Accesi la miccia. La guardai crepitare e scintillare, poi mi nascosi vicino a Tom. Non che fossi preoccupato, sia chiaro. Però mi sembrava… più prudente.
La miccia raggiunse il fondo. Per un istante non successe nulla.
Poi la polvere da sparo prese fuoco. Ci fu un sibilo, e dal fondo volarono scintille. Il cilindro fu sparato in aria.
Tirai Tom per la manica. «Funziona! Funziona!»
Poi iniziò a bruciare la seconda carica. Una sottile fiammata fuoriuscì dal fondo. Lentamente, il cilindro si inclinò di lato; poi sfrecciò attraverso la porta che dava sulla bottega.
«Era previsto che succedesse?» chiese Tom.
«Be’…» dissi io, ma la risposta corretta era no.
Dalla bottega giunse un lampo. Poi… BUM! L’esplosione me l’aspettavo. La voce che seguì invece no.
«AAHHHH!» sentimmo urlare.
CAPITOLO
2
Ci precipitammo nella bottega e, una volta lì, mi sentii in un certo senso combattuto.
Da una parte, la mia invenzione aveva funzionato! L’Affumica-case aveva riempito la stanza di una densa foschia dall’odore dolciastro. D’altra parte, però, c’era un’enorme bruciatura nera sul muro, tra la porta d’ingresso e la finestra. E (sempre da quella parte) Harry, il porcospino impagliato sul davanzale, aveva preso fuoco.
Agitando le braccia e tossendo, Tom si precipitò verso la porta e la spalancò. Afferrò il porcospino per la coda (l’unica parte che non era ancora in fiamme) e lo scaraventò in strada. Harry finì a zampe all’aria in un arco di fuoco, rimbalzando due volte sul selciato prima di fermarsi del tutto, e finire di bruciare lentamente al centro del vicolo.
Tom si voltò e mi fulminò con lo sguardo. Arrossii. «Senti, aspetta un secondo…» iniziai a dire. Poi mi resi conto che la bottega era deserta. «Non abbiamo appena sentito qualcuno urlare?»
Tom sgranò gli occhi. «Hai fatto esplodere un cliente!»
«C’è mancato poco, a dire il vero» cinguettò qualcuno.
Il cocuzzolo di una testa maschile spuntò da sotto il tavolo da esposizione accanto al camino. Vidi un familiare ciuffo di capelli bianchi e due occhi leggermente velati. Mi balzò il cuore in gola.
«Mastro Isaac!» esclamai.
«È bello vedere che voi ragazzi vi tenete impegnati.» Isaac strisciò fuori da sotto il tavolo e si rimise in piedi con la lentezza scricchiolante degli anziani.
Mi lanciai in avanti, fermandomi a pochi centimetri da lui. «State bene?»
«Di certo sto meglio del porcospino.» Isaac si spolverò i calzoni. «Posso chiedervi il motivo di tutto questo? Forse la bestiola vi aveva fatto arrabbiare?»
«Si tratta della mia invenzione. Dovrebbe fermare la peste.»
Annuì. «In effetti, immagino che ridurre in cenere qualcuno dovrebbe risparmiarlo dal morbo.»
Avvampai. «Mi dispiace tanto.»
«Nessun danno, per fortuna.» Notò una bruciatura sul farsetto, all’altezza della spalla. «Be’, un danno minimo, diciamo. Oh, non ti preoccupare.»
Per quanto fossi imbarazzato, ero felicissimo di rivederlo. Isaac Chandler, il libraio, era stato uno dei pochi amici di Mastro Benedict, e alla fine anche mio, perché aveva aiutato Tom e me a fermare il Culto dell’Arcangelo, responsabile dell’uccisione di una decina di persone, incluso il mio maestro, durante la primavera. Isaac possedeva una bottega infilata tra i magazzini a nord del Tamigi. Ma soprattutto, sotto quella bottega, in una caverna sotterranea, possedeva una biblioteca alchemica segreta, piena di opere antiche che coprivano secoli e secoli di arcane conoscenze. Ci ero stato due volte: la prima, per recuperare la chiave che mi avrebbe aiutato a decifrare uno dei segreti di Mastro Benedict; e l’ultima invece quattro settimane dopo, per nascondere quello stesso segreto che il mio maestro mi aveva mandato a cercare: la ricetta di un’arma esplosiva, terribile, chiamata il Fuoco dell’Arcangelo.
Mi sarebbe piaciuto andarci più spesso. La bottega di Isaac, accogliente e confortevole, era presto diventata uno dei miei luoghi preferiti. In quel momento, comunque, ero soltanto felice che Isaac fosse lì. Era stato fuori città per due mesi.
«Siete tornato a Londra definitivamente?» chiesi.
«Sì e no.» Isaac tirò fuori una grande borsa di cuoio a tracolla da sotto il tavolo. «Posso sedermi? Il viaggio di ritorno mi ha stancato.»
«Ma certo.» Presi la borsa e feci per condurlo alla comoda sedia davanti al camino.
Lui accennò al laboratorio. «Credo che sia meglio un posto più appartato.»
Sorpreso, lo accompagnai nel retrobottega. Tom rimase dov’era e prese una spazzola, lanciandomi uno sguardo rassegnato mentre iniziava a pulire il muro per togliere il segno di bruciato.
Isaac si trascinò verso uno sgabello vicino a uno dei banconi laterali e mi fece segno di avvicinarmi. Obbedii, appoggiando la borsa tra noi due. Ora che eravamo usciti dalla foschia della bottega riuscivo a vedere Isaac molto meglio. Non sembrava star bene.
Avvertii una fitta allo stomaco. «C’è qualcosa che non va?»
«Non ho la peste, se è questo che intendi» rispose. «Tuttavia sembra che io sia invecchiato parecchio.»
Si lasciò cadere sullo sgabello; aveva gli occhi infossati e la faccia impolverata dal viaggio. Gli portai un boccale di birra stantia dall’unico barile che mi era rimasto nella dispensa, assieme all’ultimo panino dolce che Tom aveva infornato quella mattina. Isaac...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- CAPITOLO 1
- CAPITOLO 2
- CAPITOLO 3
- CAPITOLO 4
- CAPITOLO 5
- CAPITOLO 6
- CAPITOLO 7
- CAPITOLO 8
- CAPITOLO 9
- CAPITOLO 10
- CAPITOLO 11
- CAPITOLO 12
- CAPITOLO 13
- CAPITOLO 14
- CAPITOLO 15
- CAPITOLO 16
- CAPITOLO 17
- CAPITOLO 18
- CAPITOLO 19
- CAPITOLO 20
- CAPITOLO 21
- CAPITOLO 22
- CAPITOLO 23
- CAPITOLO 24
- CAPITOLO 25
- CAPITOLO 26
- CAPITOLO 27
- CAPITOLO 28
- CAPITOLO 29
- CAPITOLO 30
- CAPITOLO 31
- CAPITOLO 32
- CAPITOLO 33
- CAPITOLO 34
- CAPITOLO 35
- CAPITOLO 36
- CAPITOLO 37
- CAPITOLO 38
- CAPITOLO 39
- CAPITOLO 40
- CAPITOLO 41
- CAPITOLO 42
- CAPITOLO 43
- CAPITOLO 44
- CAPITOLO 45
- CAPITOLO 46
- CAPITOLO 47
- CAPITOLO 48
- CAPITOLO 49
- CAPITOLO 50
- Alcune note di rilevanza storica
- Ringraziamenti