CAPITOLO NOVE
Oggi è sabato e non c’è scuola. La cosa mi consola perché l’idea che Matilde andasse a prendere mia figlia, dopo quello che mi ha detto ieri, mi inquieta un po’. Prima di lunedì devo passare da mia suocera e chiarire con lei questa situazione.
Nel frattempo, il The Perfect Pastry prevede che oggi svolgiamo la nostra normale attività fingendo che Colonna, la troupe e il cameraman non siamo presenti, in modo da unire i video girati oggi a quelli di ieri e formare un unicum che rappresenti la prima giornata. O almeno così mi dicono.
Bea e io arriviamo per prime in pasticceria e ci dedichiamo a una seconda colazione ricca con i nostri dolcetti preferiti. Chiacchieriamo e ridiamo e Bea mi parla ininterrottamente di Colonna, del fatto che è il suo principe adorato, che è bellissimo, sostanzialmente perfetto. Non le dico che la perfezione ha i suoi risvolti, che non sempre tutto quello che è bello è vero. Ha solo sei anni, e la sua ingenuità è così dolce che per un momento penso che possa essere contagiosa. Mi ha anche detto di aver composto una canzone per lui e che gliela canterà appena arriva. Non vedo l’ora, penso tra me e me.
Bianca e Alice arrivano poco dopo e si mettono subito all’opera: oggi abbiamo due ordinazioni, una torta per un battesimo e una per il compleanno di un bimbo. Colonna e la troupe arrivano contemporaneamente e si mettono subito all’opera: Francesco comincia a seguirci, incollato a ogni nostro movimento, in particolare a Bianca; i Manetti Bros chiacchierano tra loro e annotano freneticamente appunti su due quadernetti identici; Colonna… be’, Colonna è Colonna. Ci guarda dall’alto in basso, scuotendo la testa con disapprovazione e sbuffando infastidito. Bianca risente molto di quest’atteggiamento, e purtroppo sbaglia di continuo. Sembra che Colonna se ne accorga, e quindi le sta attaccato, aumentando il suo disagio e i suoi errori. Alice resta concentrata, ma quando Colonna le fa notare che la sua crema pasticcera sa troppo di uova, va completamente nel pallone e comincia a far danni come Bianca.
«Che sta facendo?» gli chiedo a un certo punto piantandomi davanti a lui, prendendolo per un gomito e allontanandolo da Bianca.
Francesco ci segue e gli occhi dei Manetti Bros scintillano di gioia. Se vogliono che prenda a schiaffi il loro idolo per aumentare gli ascolti, sono anche disposta a farlo.
«Che sta facendo lei…» chiede senza il minimo tono interrogativo, scontroso, scostando il braccio dalla mia presa.
«La allontano dalle mie ragazze. Le sta mandando nel panico» ribatto incrociando le braccia. Osservo Bea che sta disegnando in un angolo e le sorrido quando incrocio il suo sguardo.
«Vanno nel panico da sole, non hanno la minima organizzazione. Qui regna l’anarchia più totale, non si sa chi comanda e ognuno fa quello che vuole» e incrocia le braccia anche lui in un chiaro segno di sfida. «La biondina…» continua.
«Bianca» lo correggo subito, ma lui mi ignora.
«Sta infornando il pan di Spagna e non si è neppure accorta che la brunetta scontrosa…»
«Alice» lo correggo digrignando i denti e sentendo che sto per perdere il controllo.
«… le ha passato per sbaglio il sale invece che lo zucchero» conclude.
Sgrano gli occhi e apro la bocca, scioccata da quest’informazione che ci farà perdere tempo sulla tabella di marcia e ci metterà decisamente nei guai.
«E lei se ne è accorto e non ha detto nulla per impedirlo? Non l’ha avvisata?» sbraito. Bianca e Alice mi guardano senza capire. Sospiro frustrata.
«Hai messo il sale nell’impasto del pan di Spagna» dico a Bianca.
Lei sgrana gli occhi e scuote la testa: «No, non è possibile» poi assaggia l’impasto e fa una smorfia disgustata.
«È colpa mia, ti ho passato il sale per sbaglio» Alice è sinceramente dispiaciuta.
«Non importa, ragazze. Ricominciamo!» le incito battendo le mani e guardando malissimo un Colonna decisamente troppo compiaciuto.
«Si sta divertendo un mondo, vero, Colonna?»
Non aspetto la sua risposta, anche perché è proprio evidente il suo divertimento, e vado ad aiutare le mie dipendenti. In men che non si dica, si crea un caos infinito. Nonostante tutto, Colonna ha ragione: qui regna l’anarchia più totale e io non sono in grado di gestire queste ragazze. Forse, dovrei fare un passo indietro, penso nervosamente, sbattendo una ciotola nel lavello.
«Tutto bene?» chiede Colonna, visibilmente a suo agio con questo caos.
«Benissimo» rispondo con livore.
«Avete bisogno di aiuto, lei e le sue dipendenti?»
Mi giro a guardarlo stringendo gli occhi. Lui lo sa benissimo, che abbiamo bisogno di aiuto, altrimenti non ci troveremmo qui, ora, con lui tra i piedi. Inspiro aria tre volte prima di rispondere, per evitare di versargli in testa l’impasto del pan di Spagna salato.
«Pensa di poterci aiutare sbuffandoci davanti e usando il suo fascino per distrarci?»
«Lei ritiene io abbia fascino?»
Alzo gli occhi al cielo.
«Lei ritiene di averlo?» cerco di farlo irritare, e ci riesco, considerata la sua espressione.
«Le ha mai detto nessuno che il suo modo di rispondere a una domanda con un’altra domanda è terribilmente irritante?»
«Le ha mai detto nessuno che lei è terribilmente irritante?» rilancio con un sorriso soddisfatto.
Colonna sta per rispondere, quando sentiamo la vocina di Bea, che gli tira una mano per attirare la sua attenzione: «Principe?».
Colonna distoglie la sua ira da me e si volta verso Bea con un sorriso. Non so come faccia a cambiare espressione così facilmente, ma devo dargliene atto, con mia figlia di comporta come un vero gentiluomo.
«Sì, tesoro?»
«Posso cantarti una canzone?» chiede Bea timidamente.
I Manetti Bros annuiscono vigorosamente e Francesco inquadra la mia bambina, abbassandosi alla sua altezza. Lei fa finta di nulla e, francamente, non so come faccia, visto che quella telecamera mi infastidisce parecchio con la sua lucina verde continuamente puntata in faccia.
«Ma certo, piccola» si abbassa anche lui e le prende le manine. E Bea comincia a cantare.
«C’era una volta un principe! Lui è bifolco e ottuso ed è il mio principeeeee» canticchia a gran voce.
Oh, cavolo.
«Il mio principeee! Bifolco e ottuso, ed è il mio principeeee» continua lei, ripentendo poi le parole «bifolco» e «ottuso» almeno altre venti volte con un tono di voce sempre più alto. Soffoco una risata, ma quando Colonna si gira a guardarmi sono il ritratto dell’innocenza. Francesco sta, invece, visibilmente ridendo, se non fraintendo gli scossoni della videocamera che sobbalza sulla sua spalla. I Manetti Bros sono impietriti e Bianca e Alice fingono di essere prese dalla torta.
Colonna sorride a Bea: «Tesoro, chi ti ha insegnato queste belle parole?».
«La mia mamma!» risponde lei, sinceramente felice di aver cantato una canzone e di aver fatto mostra di conoscere delle parole nuove. Se solo sapesse, piccola mia! Soffoco una risata con una mano sulle labbra.
«E tu sai cosa significano le parole che hai usato, Beatrice?» chiede ancora Colonna.
Oh-oh.
«Sì! Sono dei complimenti! La mia mamma dice sempre che tu sei bifolco e ottuso quando guardiamo il tuo programma!» ridacchia felice, e Colonna le passa una mano sui capelli. Poi si alza e mi fulmina con i suoi occhi verdissimi.
«La tua mamma, invece, è saccente e fastidiosa» dice guardandomi.
Apro la bocca per ribattere, ma Bea mi precede: «Sono complimenti?», chiede innocente.
«Oh, sì. Certo, tesoro» risponde lui con un malefico sorriso.
«Bifolco e ottuso? Davvero, Carlotta?» chiede poi quando Bea di allontana correndo felice per completare il suo disegno.
«Saccente e fastidiosa? Davvero, Colonna?» chiedo, omettendo di proposito di anteporre il suo titolo prima del cognome.
Gli vedo storcere la bocca con fastidio, forse perché ho risposto alla sua domanda con una domanda, e io sorrido soddisfatta.
«Lei sarà una spina nel fianco, lo so già» borbotta allontanandosi. Ne sono certissima, penso con una certa soddisfazione.
La giornata finisce con una solo torta consegnata, perché alla fine le pressioni di Colonna mettono in seria difficoltà le ragazze, che sbagliano ogni cosa sulla seconda preparazione. Sinceramente, ho seri dubbi anche sulla prima.
Anche stasera Colonna torna a casa con noi, per la grande gioia di Bea e mio enorme fastidio. L’idea di dover cucinare per lui e davanti a...