Capitolo 35
La Crocifissione
Poco fa ero seduta sul divano a guardare il telegiornale. Mia figlia Megan era seduta sull’altro divano, avvolta nelle coperte e poggiata su un paio di cuscini, con la schiena verso di me.
Mi ha detto: «Una tazza di tè sarebbe perfetta in questo momento».
Mi sono messa a ridere: «È un modo per chiedermi di andare a prepararti una tazza di tè?».
Megan si è messa a ridere senza staccare gli occhi dal computer. «Sì, grazie. Sto facendo un lavoro impegnativo, mamma.» Si è voltata verso di me e mi ha detto: «Per favore, mamma. Una tazza di tè mi farebbe davvero bene».
Le ho risposto: «D’accordo, a quanto pare dovrò andare a preparartelo».
Megan si è messa a ridere e ha detto: «Sapevo che l’avresti fatto».
Mi sono alzata dal divano e sono andata in cucina. Appena ho preso il latte dal frigorifero, il bollitore ha iniziato a fischiare. Mentre andavo verso il lavandino della cucina, mi sono fermata e ho guardato fuori dalla porticina che separa la cucina dal soggiorno. Sono rimasta lì per un attimo a contemplare gli angeli intorno a Megan in soggiorno.
Mia figlia lavorava al computer. Stava correggendo il mio libro. Intorno a lei c’erano tre bellissimi angeli. Di tanto in tanto l’angelo maestro a destra del divano faceva un passo avanti e controllava che Megan facesse il lavoro correttamente.
Ho pensato tra me e me, dimenticando che l’angelo maestro mi avrebbe sentita: immagino che stia controllando che Megan faccia bene la correzione.
L’angelo maestro mi ha guardata, ma è rimasto in silenzio. Mi ha sorriso facendo un cenno col capo per dire di sì.
Ho detto ai tre bellissimi angeli maestri che stavano aiutando mia figlia: «Grazie per il vostro aiuto».
L’angelo maestro aveva in mano un libro. Si è voltato verso un altro angelo maestro che era in piedi vicino al camino, a un’estremità del divano. Il secondo angelo maestro aveva in mano un bloc notes e una penna.
Ho sentito le parole che l’angelo con il libro, quello che mi aveva sorriso poco prima, ha detto all’angelo vicino al camino: «Adesso puoi eliminare quella nota. Megan l’ha fatto perfettamente».
Ho guardato l’angelo con il bloc notes e la penna e ho visto che faceva un segno di spunta sul foglio. Gli angeli maestri fanno gli stessi gesti dei maestri umani.
L’altro angelo maestro che era nella stanza aveva in mano un mucchio di libri di tutte le dimensioni. Era vicino alla sedia di pelle accanto alla finestra.
Il terzo angelo mi ha guardato e mi ha detto: «Lorna, il bollitore».
È stato in quel momento che mi sono resa conto che il bollitore stava praticamente per esplodere e si era formata una nuvola di vapore che aleggiava in tutta la cucina. Mi sono precipitata a spegnere il fornello e ho aperto la finestra per far uscire un po’ di vapore. Ho anche acceso la ventola. Alcuni degli angeli che si trovavano in cucina hanno iniziato a fare vento con le mani per aiutare a far uscire il vapore. In poco tempo non ce n’era più.
Ho tolto il coperchio dal bollitore per vedere quanta acqua fosse rimasta. Non ce n’era molta, perché era quasi tutta evaporata. L’ho riempito di nuovo. Ho fatto una tazza di tè e l’ho portata a Megan, appoggiandola sul tavolino accanto a lei.
Sono molto affezionata a quel tavolino perché mia madre lo comprò molti anni fa in un negozio che adorava a Mullingar. Me lo regalò senza una ragione particolare e quando me lo diede mi disse: «Non ti regalo mai niente, Lorna. Voglio regalarti questo tavolino».
Le dissi: «No, non sprecare soldi. Compra qualcosa per te».
Ma mia madre insistette e lo accettai. Adesso che è in Paradiso, penso a lei tutti i giorni, soprattutto quando poso la mia tazza di tè su quel tavolino. È fatto di legno ed è a forma di trifoglio. Lo adoro.
Dico sempre: «Ciao, mamma».
A volte sento anche la sua risposta: «Ciao, Lorna».
Ha una voce dolce e gentile. È sempre dietro di me. Non mi giro mai perché gli angeli mi dicono che non devo farlo, ma è bellissimo sentire la sua voce.
I defunti sono sempre accanto a noi, soprattutto quando pensiamo a loro o quando qualcosa ci ricorda di loro o dei momenti passati insieme. Ora sono in Cielo, ma allo stesso tempo sono con noi. Ringrazio sempre Dio perché permette alle anime dei nostri cari di essere con noi quando ne abbiamo bisogno.
Anche se credi di non sentire la loro presenza, quando ci pensi, la loro anima ti parla. È proprio per questo motivo che hai pensato a loro. Molte persone mi dicono che non avvertono la presenza dei loro cari o non hanno mai ricevuto un segno da parte loro.
In quei casi io chiedo: «Quanto spesso ci pensi?».
A volte la risposta è: «Tutti i giorni».
Alcuni mi dicono che si accorgono di pensare ai loro cari all’improvviso senza una ragione apparente. Forse per qualcosa che hanno visto o per una parola che hanno sentito che li ricollega a loro. Oppure un’espressione o una fotografia ritrovata in un cassetto o caduta da un libro. Può capitare che un giorno aiutiamo un amico o un vicino di casa a fare un po’ di giardinaggio. Magari non abbiamo mai avuto il pollice verde, ma quel giorno decidiamo di dargli una mano. Mentre costruiamo un’aiuola ci potrebbe capitare di pensare a una persona defunta perché amava occuparsi del giardino o perché una volta ci ha regalato delle rose o una pianta. All’improvviso ci rendiamo conto di quanto quella persona amava regalarci le piante e i fiori.
Se queste cose capitano anche a te, vuol dire che sei consapevole della presenza dei tuoi cari nella tua vita. In quei momenti, saluta l’anima del defunto, fai il suo nome, parlaci e se vuoi puoi persino arrabbiarti con lui. Condividi tutte le tue preoccupazioni e le cose belle che ti sono successe, la felicità e la gioia. Non dimenticare di chiedergli il suo supporto e anche di ringraziare il tuo angelo custode per aver permesso all’anima del defunto di essere con te quando ne avevi bisogno. Ricorda che è stato Dio a dare il permesso all’anima di quella persona di starti accanto e il tuo angelo custode ubbidisce sempre a Dio.
Ho posato la tazza di tè per Megan sul tavolino che mi ha regalato mia madre.
Le ho chiesto: «Come va?».
Mi ha risposto: «Bene». Si è fermata per un istante e mi ha guardata dicendo: «Grazie, mamma».
Mentre afferrava la tazza di tè dal tavolino le ho risposto: «Non c’è di che».
Sono tornata sul divano. Non ho detto nulla agli angeli maestri. Ho solo sorseggiato il mio tè.
Qualche minuto dopo mi sono alzata. Mentre tornavo in cucina, ho detto a Megan: «Spero che la tazza di tè ti abbia fatto bene».
«Sì, grazie ancora, mamma.»
Le ho detto: «Vado di sopra, torno giù più tardi».
Ho ringraziato i tre angeli maestri che lavoravano insieme a Megan e ho aperto la porta di legno. Sapevo che Megan si stava impegnando moltissimo a fare la correzione.
I tre angeli maestri mi hanno risposto all’unisono: «È un piacere, Lorna. Tua figlia ha chiesto l’aiuto di un angelo maestro, ma il suo angelo custode ci ha chiamati tutti e tre».
Quelle parole mi hanno fatto ridere, mentre andavo verso la cucina e poi su per le scale. Arrivata a metà della scalinata, mi sono abbassata e ho osservato la cucina, attraverso la balaustra e oltre la porta del soggiorno, solo per dare un’altra occhiata agli angeli maestri che aiutavano Megan. Li ho ringraziati di nuovo e ho continuato a salire.
Sono tornata giù un paio di ore dopo e Megan era ancora alle prese con il libro. Le ho detto: «Spero che abbia chiesto a un angelo maestro di aiutarti a fare la correzione».
Si è voltata verso di me e mi ha guardato con un’aria perplessa, come se avessi appena fatto un’osservazione sciocca. «Mamma, ma certo. Ti sei raccomandata un sacco di volte con me di non esitare a chiedere aiuto agli angeli maestri. Mi hai detto che il mio angelo custode avrebbe fatto in modo che fossero al mio fianco. Ne ho chiesto solo uno, ma ho l’impressione che ce ne siano di più. Mamma, ogni volta che sorridi in quel modo so che mi stai nascondendo qualcosa! Di che si tratta?» Megan ha spalancato gli occhi e ha aggiunto: «Riesci a vedere l’angelo maestro che lavora con me?».
Ho fatto spallucce e mi sono messa a ridere. Non riuscivo a trattenermi vedendo la curiosità nei suoi occhi mentre mi faceva quelle domande.
Le ho risposto: «Sì, Megan, ci sono tre angeli maestri con te. Li vedo in questo momento».
Megan mi ha sommersa di domande. Dove sono? Che cosa fanno? Che simboli hanno sulle mani o sui vestiti?
Abbiamo parlato per circa mezz’ora e poi le ho detto: «Facciamo una pausa. Adesso mi alzo e preparo qualcosa da mangiare».
Parecchie volte, quando Megan è impegnata con la correzione dei miei libri, ho visto gli angeli maestri fare diverse cose. Una volta era sera ed eravamo entrambe sedute sul divano. Uno degli angeli maestri le ha dato un colpetto sulla spalla e le ha sussurrato all’orecchio: «Megan, concentrati. Non pensare al cellulare. Dopo hai un sacco di tempo per parlare con i tuoi amici».
In quel momento, Megan ha messo via il cellulare. È sempre bello vedere qualcuno ascoltare il proprio angelo custode o un altro angelo invitato da lui.
Ricordo di un’altra volta che Megan faceva la correzione di un mio libro ed era seduta sul divano accanto a me. Era un po’ arrabbiata. Se non ricordo male, alcune delle frasi su cui stava lavorando erano state formulate al contrario e non stavano in piedi. Aveva perso la pazienza. Mi ha detto: «Mamma, sto impazzendo. Mentre dettavi al computer hai detto tutte le frasi di questo paragrafo al contrario. In questo capitolo l’hai fatto tantissime volte».
Riuscivo a leggere sul suo viso tutta la sua irritazione. Mi dispiaceva moltissimo. Sapevo che non potevo cambiare quello che era scritto in quelle pagine. In silenzio, me la sono presa con gli angeli e ho detto: «Perché non mi avete fatto notare che stavo dicendo le cose al contrario?».
Il mio angelo custode mi ha risposto: «A volte lo fai, Lorna».
Vedevo la frustrazione di Megan e quando mi ha visto sorridere è esplosa. Era sul punto di piangere. Aveva gli occhi gonfi di lacrime. Mi sono avvicinata e l’ho abbracciata. Non sembrava si fosse calmata. Le ho detto: «Hai bisogno di una pausa. Forse hai fatto già abbastanza per questa sera».
Con gli occhi ancora pieni di lacrime, ha detto: «No, voglio finire. Mamma, perché trovi tutto questo divertente? Non lo è affatto!».
Ho guardato il suo angelo custode, che mi ha detto: «Sì, Lorna. Diglielo».
In quel momento, il suo angelo custode non la stava imitando, ma aveva i capelli dritti perché stava riproducendo lo stato d’animo di Megan, che era stressata. Ho tentato di trattenermi dal ridere mentre le dicevo: «Mi dispiace tanto, Megan. Non riesco a evitare che accada. Mentre dettavo al computer non mi sono accorta di dire le frasi al contrario».
L’ho abbracciata di nuovo. Megan mi ha detto: «Mamma, ho visto quel tuo sorriso sulla faccia. Per favore, dimmi cosa c’è di divertente».
«D’accordo» ho detto. «Mi faceva ridere il modo in cui il tuo angelo custode esprimeva la tua frustrazione, Megan.»
E lei: «Be’, allora riferisci al mio angelo custode che non è divertente! Ho un sacco di lavoro da fare».
«Diglielo tu stessa» ho risposto.
«Mamma, non è divertente.»
E io: «Lo è, eccome».
Megan mi ha fulminato con lo sguardo. «Che cosa c’è di divertente?».
Ho risposto: «Sto osservando il tuo angelo custode».
Ho descritto a Megan quello che stava facendo ed è scoppiata a ridere.
Le ho detto: «È proprio quello che avrei voglia di fare in questo momento».
L’angelo custode di Megan stava rappresentando il suo stato d’animo tirandosi i capelli sulla testa e facendoli rimanere dritti. Si sbracciava come un forsennato in tutte le direzioni. Mentre l’angelo custode di Megan faceva questa scenetta, dai suoi capelli venivano fuori raggi di luce di diversi colori che volavano in tutte le direzioni. Fluttuavano intorno alla stanza e poi esplodevano nell’aria come gocce di vernice. I capelli dell’angelo custode erano dritti come se avesse preso la scossa. Quella rappresentazione della frustrazione di Megan mi ha fatto sbellicare dalle risate.
Ho detto al mio angelo custode: «E adesso come faccio a tirarla su di morale?».
Poi ho detto a Megan: «Immagino te mentre fai tutto questo».
Più dettagli aggiungevo alla descrizione dell’imitazione del suo angelo custode, più Megan rideva. In un attimo la sua irritazione è svanita completamente. La risata ha fatto effetto e Megan ha portato a termine il lavoro che aveva programmato di fare quella sera. Ora, ogni volta che corregge i miei libri, pensa a come il suo angelo custode rappresenta la sua frustrazione. So che la fa sorridere.
Gli angeli sono sempre con noi ad aiutarci, ma non possono fare il lavoro al posto ...