Qatar papers
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Il libro nero dell'Islam

  1. 288 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Il libro nero dell'Islam

Informazioni su questo libro

Uno dei cinque pilastri dell'Islam è la carità, l'obbligo per il fedele di «purificare» le proprie ricchezze destinandone una quota alle categorie più svantaggiate della società. Qatar Charity, organizzazione non governativa fondata a Doha nel 1992, nasce con lo scopo di assistere e migliorare le condizioni di vita dei soggetti più bisognosi, un compito che assolve non solo nei ristretti confini dell'Emirato ma anche tra le comunità islamiche di altre nazioni, destinando fondi per la costruzione di moschee, scuole, centri culturali e altri beni immobili. In un'indagine esclusiva che dall'Europa arriva all'Italia, due esperti di geopolitica mediorientale hanno seguito le ramificazioni finanziarie di Qatar Charity nel nostro continente, analizzando un'imponente mole di documenti riservati, comunicazioni interne, ricevute di versamenti. L'immagine che emerge è quella di un supporto capillare, benché molto discreto, ai movimenti islamisti europei, in particolare alle associazioni che fanno capo ai Fratelli musulmani. E tra i principali finanziatori dellaongfigurano persone molto vicine allo stesso emiro. Questo rapporto getta un'ombra grigia sui rapporti tra il Qatar e i Paesi europei, in un momento in cui l'Emirato, ai ferri corti con gli altri Stati arabi e accusato di fomentare il terrorismo internazionale, cerca di rilanciare la propria influenza effettuando cospicui investimenti nel vecchio continente (a cominciare dall'Italia), dall'industria al settore immobiliare fino al mondo dello sport. Ma come può l'Europa resistere alsoft powerdello Stato arabo, quando la sua ingerenza economica e politica ha raggiunto un livello senza precedenti?

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1

Qatar Charity, strumento del soft power di Doha

La nostra inchiesta comincia nel giugno 2018 al City Center Mall, nel cuore della West Bay, il quartiere finanziario di Doha. Nell’estate infernale del Golfo Persico, qatarioti e stranieri si precipitano nei centri commerciali in cerca di un po’ di fresco. Il nostro viaggio nell’emirato coincide con il mese sacro del Ramadan, periodo di digiuno e preghiera, ma anche di generosità per i musulmani che praticano l’elemosina legale.1 I manifesti pubblicitari sui quali campeggia il logo granata di Qatar Charity sbocciano sui muri del City Center Mall, e invitano il pubblico a fare donazioni per telefono o via Internet. Oltre a questo, la ONG ha posizionato un gazebo in mezzo ai negozi di marchi internazionali, di fronte alle scale mobili del centro commerciale.
Scambiamo qualche parola con Ahmad, che siede dietro il bancone.
«La gente effettua molte donazioni durante il Ramadan?» chiediamo.
«Sì, è normale. Fanno donazioni in contanti, con carta di credito o assegno. Alcuni scelgono un progetto in particolare, altri fanno donazioni più generiche. Si tratta di opere di beneficenza per offrire cibo alle persone, procurare loro acqua, aiutare gli orfani in ogni parte del mondo. Riguardano nazioni come il Bangladesh, il Pakistan, o Paesi africani come il Senegal, il Togo oppure la Nigeria.»
«Qatar Charity ha anche dei progetti in Europa?»
«Sì. Sono stati costruiti diversi centri islamici in Italia. Abbiamo un grande progetto a Mulhouse, in Francia; credo ci sia un centro islamico anche a Strasburgo, sul confine con la Germania. Ma, a causa dei nostri problemi con gli altri Paesi del Golfo, molti progetti sono stati interrotti.»2
Per saperne di più sollecitiamo un colloquio con la direzione di QC. Un responsabile addetto alla comunicazione con l’emirato, al quale abbiamo dovuto sottoporre la nostra richiesta, ci risponde dopo qualche giorno che, nonostante i ripetuti solleciti, il suo intervento presso l’ONG è rimasto lettera morta. A ogni modo, aggiunge, se la cosa può consolarci l’organizzazione «non rilascia interviste nemmeno alla TV nazionale del Qatar».
Decidiamo allora di recarci senza preavviso presso la sede di QC, situata a due passi dal vecchio aeroporto di Doha, in un edificio piuttosto antico posto accanto a una moschea. Ci sono due entrate che conducono agli uffici dell’ONG, una per il pubblico che desidera fare donazioni, l’altra per il personale e l’amministrazione. Noi ci dirigiamo verso quest’ultima.
Alla reception chiediamo di incontrare il responsabile della comunicazione, precisando che siamo giornalisti. Un impiegato, che dice di lavorare alla direzione dell’ONG, verifica le nostre credenziali e poi si allontana. Di ritorno dopo qualche minuto, ci annuncia che il portavoce non c’è, e che nessuno potrà riceverci. Allora decidiamo di rivolgere a lui alcune domande sulle attività di Qatar Charity.
«Il Ramadan è un periodo importante per noi» ci spiega. «Abbiamo appena lanciato una campagna a favore della Somalia. È un grande programma. Abbiamo bisogno di raccogliere fondi per 16 milioni di rial qatarioti [pari a circa 3 milioni di euro].»
«E quali sono i vostri obiettivi per l’Europa?»
«Portiamo avanti un progetto importante in Gran Bretagna. Abbiamo anche molti progetti in Francia, che sono condotti nell’ambito del programma Al-Ghaith.»
Cos’è questo misterioso «programma Al-Ghaith»? Non lo sapremo mai. Il nostro interlocutore ci lascia i suoi recapiti, invitandoci a richiedere – per suo tramite – un’intervista con uno dei responsabili di QC. A dispetto delle ripetute richieste, però, non riceveremo mai alcuna risposta, né per posta né per telefono.
Mentre stiamo per ripartire, una cartina in arabo affissa a una parete della reception attira la nostra attenzione. Riassume i progetti finanziati dall’ONG qatariota in tutto il mondo: ben 8148 moschee e 490 centri di memorizzazione del Corano, di cui 138 tra moschee e centri islamici nella sola Europa. Dati impressionanti che avvalorano le informazioni contenute nei documenti affidatici, e che mostrano come Qatar Charity sia impegnata in un’attiva campagna di proselitismo religioso su scala planetaria.
Le partecipazioni di Qatar Charity in Francia.
Le partecipazioni di Qatar Charity in Francia.

Un progetto di vasta portata

Una tabella che reca la data del 2014 sintetizza la maggior parte (113) dei progetti dell’ONG in Europa. Fino a tale data, Qatar Charity aveva versato quasi 72 milioni di euro per il finanziamento di moschee, centri islamici, scuole coraniche, istituti islamici superiori e associazioni di musulmani in quattordici Paesi del vecchio continente. In Francia l’investimento qatariota ammontava a circa 15 milioni di euro (con ulteriori sovvenzioni negli anni a venire).
Paese Progetti Costo Quota QC %
Italia 45 € 50.384.600 € 22.898.600 45%
Francia 15 € 101.527.512 € 14.465.000 14%
Spagna 12 € 12.611.468 € 6.998.511 55%
Germania 3 € 5.550.000 € 5.100.000 92%
Regno Unito 7 € 15.483.000 € 4.070.000 26%
Norvegia 4 € 4.547.500 € 2.800.000 62%
Paesi Bassi 2 € 3.380.000 € 1.350.000 40%
Ungheria 1 € 615.000 € 425.500 69%
Svizzera 5 € 31.800.000 € 3.660.000 12%
Irlanda 2 € 4.350.000 € 2.350.000 54%
Ucraina 7 € 4.760.000 € 1.860.000 39%
Belgio 3 € 15.400.000 € 2.547.000 17%
Polonia 6 € 7.550.000 € 2.000.000 26%
Lussemburgo 1 € 2.200.000 € 1.300.000 59%
TOTALE 113 € 260.159.080 € 71.824.611 28%
Fonte: Qatar Charity
In generale, il Paese europeo più interessato dagli investimenti religiosi di Doha è l’Italia, con ben 47 progetti (cui Qatar Charity, fino al 2014, ha destinato quasi 23 milioni di euro); seguono poi Francia (22 progetti), Spagna e Gran Bretagna (11), Germania, Polonia e Ucraina (6), Svizzera (5), Belgio (3) e Paesi Bassi (2).

Centri islamici finanziati da Qatar Charity in Europa, Canada e Australia

Paese Numero
di centri
Aperti In costruzione (al 2016) Rimanenti
Italia 47 4 13 30
Francia 22 5 2 15
Regno Unito 11 1 10
Spagna 11 4 2 5
Belgio 3 3
Svizzera 5 2 3
Germania 6 4 2
Ucraina 6 4 2
Svezia 2 2
Canada 8 4 2 2
Irlanda 2 1 1
Danimarca 2 1 1
Ungheria 2 1 1
Polonia 6 4 1 1
Australia 1 1
Paesi Bassi 2 2
Lussemburgo 1 1
Norvegia 3 3
TOTALE 140 41 20 79
Fonte: Qatar Charity
In qualche caso l’ONG qatariota finanzia alcuni progetti al cento per cento: è accaduto a Katowice (Polonia), a Kiev (Ucraina), a Berlino (Germania), a Saronno e Olbia (Italia), o ancora a Valencia e a Saragozza (Spagna). Nella maggior parte dei casi, invece, Qatar Charity fornisce finanziamenti parziali ma pur sempre di entità ragguardevole: è accaduto per esempio a Ravenna (88 per cento dei fondi), a Rotterdam (83 per cento), a Bienne (80 per cento), a Budapest (69 per cento), a Barcellona (64 per cento), a Nantes (58 per cento) e a Sheffield (40 per cento). Qualche volta, invece, QC fornisce contributi più modesti, che si aggiungono a quelli del Kuwait, che in molti casi è suo partner.
Le partecipazioni di Qatar Charity in Europa.
Le partecipazioni di Qatar Charity in Europa.
Ma le sorprese non finiscono qui. I documenti dimostrano che QC investe nei luoghi più impensabili. Come dimostra il primo ordine di trasferimento fondi riportato nella pagina accanto, l’ONG qatariota ha piantato la sua bandiera anche nell’estremo Nord: il 23 gennaio 2013 QC ha versato la somma di 1.456.000 rial qatarioti (298.181 euro) al presidente della Lega islamica di Norvegia (Det Islamske Forbundet) per l’acquisto di una chiesa a Larvik e la sua trasformazione in moschea.
Fonte: Qatar Charity
Ma a...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Qatar Papers
  4. Prefazione. La luna di miele tra Italia e Qatar
  5. Introduzione. La beneficenza mirata del Qatar
  6. 1. Qatar Charity, strumento del soft power di Doha
  7. 2. Una moschea-cattedrale per Mulhouse
  8. 3. Misteriosi investimenti immobiliari
  9. 4. L’ombra del Qatar sul liceo Averroès di Lille
  10. 5. A scuola dai Fratelli musulmani: l’Istituto europeo di scienze umane
  11. 6. La «moschea dei martiri» a Poitiers
  12. 7. Décines: una moschea all’ombra dello stadio
  13. 8. Da Le Havre a Marsiglia, un mosaico di progetti
  14. 9. La Svizzera, cassaforte dei Fratelli musulmani
  15. 10. La promessa di Roma
  16. 11. La Germania: diplomazia medica e moschee
  17. 12. I Balcani, terreno fertile per l’Islam del Golfo
  18. 13. Nectar Trust, la falsa identità di Qatar Charity a Londra
  19. 14. Proselitismo: a che scopo?
  20. Conclusione
  21. Allegati
  22. Note
  23. Copyright