1. Gesù e la composizione del suo staff
Il più antico staff della storia fu messo insieme, duemila anni fa, da un maestro della legge mosaica originario della Galilea, che con la sua buona novella avrebbe cambiato per sempre la storia dell’umanità.
Prima di cominciare la sua missione, infatti, Gesù di Nazareth sceglie dodici uomini che gli stiano accanto e lo supportino durante il suo ministero. Con loro organizza un pellegrinaggio lungo tre anni, attraversando un territorio che a nord, dalla Fenicia, scende a sud fino alla Giudea, passando per la Galilea e la Samaria. Un territorio che oggi comprende la parte meridionale del Libano, Israele e la Palestina.
Come è giusto, la dottrina e la tradizione vedono negli apostoli soprattutto coloro i quali, dopo la crocifissione del maestro, vanno per il mondo a diffondere i suoi insegnamenti. Eppure, non c’è dubbio che gli apostoli, prima di essere gli inviati (dal greco apóstoloi) del Cristo risorto, sono, in quel periodo di intensa e irripetibile vita in comune, i suoi assistenti e i suoi amici più cari. Sono, insomma, il suo staff. Senza di loro, sarebbe stato impossibile predicare per tre anni in un territorio così vasto. Senza di loro, tutto ciò che conosciamo di quell’esperienza straordinaria, andrebbe riscritto. Non sarebbero diventati gli eroici inviati del Cristo, senza essere stati prima i fidati collaboratori di Gesù.
Gesù nasce sotto Erode Ascalonita, detto il Grande, un rex socius et amicus populi romani. Quello di Erode è un regno «cliente» di Roma, una specie di protettorato all’apparenza autonomo, ma in realtà sottoposto alla forte influenza politica e militare dell’imperatore. Pochi anni dopo la morte di Erode, il regno viene prima diviso da Augusto tra i figli del re defunto, per poi diventare, nel 6 d.C., una provincia romana governata di fatto da un prefetto. Tra il 26 e il 36, il prefetto o procurator è il sannita Ponzio Pilato.
Intorno ai trent’anni, Gesù viaggia verso il fiume Giordano per farsi battezzare dal cugino Giovanni, di sei mesi più giovane di lui. Giovanni è figlio della cugina della madre di Gesù, Elisabetta, e di Zaccaria, sacerdote del tempio di Gerusalemme. Anche se proviene dalle fila della classe dirigente del Paese, Giovanni ha deciso di ritirarsi nel deserto come un nazireo, una specie di asceta, diventando presto un predicatore di enorme successo. Di lui scrive lo storico Giuseppe Flavio, segnalando la sua vasta influenza sul popolo e il nervosismo che tale influenza genera in Erode Antipa, figlio di Erode il Grande. Flavio racconta anche che Giovanni è circondato da tanti discepoli e collaboratori, alcuni dei quali condividono con lui il nazireato.
Gesù raggiunge suo cugino sulle rive del fiume Giordano e si fa battezzare in mezzo a una folla di ebrei affascinati dal carisma di Giovanni. È l’atto di esordio del ministero di Gesù. Dopo il battesimo, infatti, Gesù trascorre quaranta giorni e quaranta notti nel deserto per sconfiggere il Diavolo, che lo induce in tentazione nelle maniere più fantasiose. Sconfitto Satana, si trasferisce a Cafarnao, cittadina sul lago di Tiberiade, tornata alla luce grazie alle ricerche archeologiche del secolo scorso. Qui Gesù comincia a predicare la buona novella. Non prima di aver scelto, come detto, i suoi più stretti collaboratori.
Si può dire, in effetti, che in tutte le confessioni riconducibili alla religione cristiana questo è l’atto della chiamata e della vocazione. Mentre pescano (cioè mentre lavorano), i fratelli Andrea e Pietro sono i primi a essere scelti da Gesù. Il maestro rivolge loro una semplice frase – «Venite dietro a me. Vi farò pescatori di uomini» – e a loro basta per cominciare a seguirlo. Allo stesso modo Matteo, un esattore delle tasse. Chiamato mentre è «seduto al banco delle imposte», gli è sufficiente un «Seguimi» per superare l’iniziale stupore ed entrare nella cerchia del nazareno. La simbologia religiosa, sempre ricca di suggestioni e rimandi, fonda proprio nella chiamata-vocazione degli apostoli uno dei pilastri teologici del cristianesimo. Noi, più prosaicamente, cogliamo un altro aspetto, piuttosto interessante.
Gesù, in altre parole, si sta organizzando. Per capire in base a quale criterio componga il suo gruppo di assistenti e consiglieri tocca muoversi tra le formule creatrici della dottrina da una parte e immaginarci, dall’altra, il racconto di quel tempo passato a macinare chilometri. Dopo aver trascorso qualche giorno con Giovanni Battista e dopo aver vissuto assieme ai suoi apostoli, giunto a Cafarnao, Gesù passeggia sulla riva del lago di Tiberiade, il mare di Galilea, e riflette sulla fatica del suo prossimo pellegrinaggio. Sa di avere bisogno di uomini capaci di reggere lo sforzo fisico e l’impegno intellettuale e spirituale necessari in quella durissima opera di predicazione. Sa che il suo rivoluzionario ministero sarà visto con sospetto dai sacerdoti del tempio di Gerusalemme, come pure dai militari e dai politici romani.
Gli servono uomini che conoscano a fondo le dinamiche interne a un ceto religioso che vive continui conflitti. Alcune nomine di nuovi sommi sacerdoti scatenano, all’epoca, dissidi e contrasti a Gerusalemme. Gesù sa già che verrà trattato con crescente diffidenza. Per questo ha bisogno di qualcuno che lo ragguagli intorno agli equilibri politici nelle varie città che toccherà il suo pellegrinaggio. Città che mantengono un atteggiamento ostile verso l’occupante romano, anche se con sfumature differenti.
Ha poi bisogno di qualcuno che sappia gestire le folle che via via si formeranno intorno a lui. Ha bisogno di arginare la pressione delle tante richieste di guarigione e di esorcismo che cresceranno di giorno in giorno, quando comincerà a diffondersi la voce delle sue miracolose doti di guaritore e di esorcista. Ha bisogno di protezione da chi attenterà alla sua vita. Ha bisogno di chi sappia predisporre gli scomodi spostamenti. Ha bisogno di chi prepari il suo arrivo nella città e provveda ogni volta al vitto e all’alloggio, per sé e per il suo staff.
Gesù, d’altronde, non è l’unico rabbi ad andare in giro insieme a collaboratori fidati. Suo cugino Giovanni, come accennato, si circonda di ottimi consiglieri. Non pochi studiosi sostengono che alcuni apostoli di Gesù provengano dalla cerchia del Battista. Andrea è stato suo discepolo e, probabilmente, anche il fratello Pietro. Altri, come Giacomo il Maggiore e suo fratello Giovanni, Filippo e Bartolomeo, potrebbero aver vissuto accanto al Battista. Parrebbe esserci un certo laico e pragmatico scambio di discepoli e collaboratori in giro per il Paese. Non privo di dissapori e tensioni tra i diversi gruppi di assistenti, come attestano, per esempio, alcune pagine del vangelo di Giovanni.
In verità, l’intera Palestina pullula di predicatori ben organizzati, divisi dal credo religioso, eppure uniti nella critica verso il giogo di Roma. È una terra, la Palestina, attraversata da mille inquietudini: religiose e politiche, intellettuali e militari. La successione a Erode il Grande e la successiva trasformazione del regno vassallo in provincia romana non sono state semplici pratiche burocratiche da gestire. L’insoddisfazione è grande tra gli ebrei, nonostante la liberalità dei conquistatori.
Movimenti indipendentisti puntano a riacquisire con la forza la piena autonomia della Giudea. Gesù stesso è considerato da molti un leader politico. Per i romani, i militanti di questi movimenti sono poco meno che terroristi. Tra i più organizzati ci sono gli zeloti, ferventi difensori della legge ebraica, i quali fanno derivare dall’osservanza ortodossa della religione il traguardo, necessitato e ineludibile, dell’indipendenza da Roma. Il loro capo Giuda il Galileo (che viene appunto dalla Galilea, proprio come Gesù, e da non confondere con l’Iscariota) capeggia due rivolte, entrambe represse.
Ci sono anche leader non violenti, che somigliano più a Gesù che a Giuda il Galileo. Sono i falsi profeti contro i quali il nazareno mette in guardia chi lo segue. Dositeo, per esempio, originario della Samaria, che sostiene di essere il Messia annunciato da Mosè. Il gruppo che lo segue è composto di trenta collaboratori, tra cui una donna. È un aspetto che non deve stupire più di tanto. Dopotutto, anche nel seguito di Gesù hanno ruoli importanti sua madre, Maria Maddalena e Maria di Cleofa: le tre Marie. Dositeo, da par suo, alleva e forma, tra i suoi seguaci, quel Simon Mago che gli succederà e aumenterà il numero dei proseliti. Raggiunta Roma, Simon Mago arriverà addirittura a contestare l’autorità di Pietro e di Paolo.
Gesù non è da meno dei predicatori concorrenti. Anche se non conosciamo la corretta e completa successione del reclutamento degli apostoli, la dottrina e la tradizione li elencano in un preciso ordine decrescente d’importanza. Importanza rispetto a cosa? Curioso che la successione dell’elenco dei Dodici non sia stata costruita tenendo conto della rilevanza acquisita dagli apostoli dopo la morte di Gesù. Sebbene i vangeli, come sappiamo, siano tutti stati scritti dopo la sua crocefissione e in date diverse.
Nei vangeli canonici l’elenco sembra piuttosto essere subordinato alla funzione, più o meno rilevante, che essi guadagnano nei tre anni di collaborazione col nazareno. Un elenco mai stato soggetto a revisioni o ripensamenti nel corso di duemila anni di cristianesimo, che vede prima i fratelli Pietro e Andrea, quindi i fratelli Giacomo il Maggiore e Giovanni, poi Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, i fratelli Giacomo il Minore e Giuda Taddeo, Simone Zelota e, infine, Giuda Iscariota.
2. L’organizzazione dei Dodici
Secondo calcoli che misurano la distanza in linea retta tra le località della odierna Palestina, Gesù percorre più di seimila chilometri nei tre anni del suo ministero. Le strade, però, non si prolungano mai più di tanto in linea retta, eccezion fatta forse per le autostrade che sono però un’invenzione piuttosto recente. Dei sentieri e dei tragitti di duemila anni fa abbiamo poche informazioni, ma di certo erano vie di comunicazione tutt’altro che lineari e, per lo più, scomode e pericolose. Gesù macina, quindi, molti più chilometri dei seimila che possiamo oggi sommariamente calcolare. Li percorre a piedi o in groppa ad animali, come l’asino montando il quale entrerà a Gerusalemme pochi giorni prima di essere crocefisso. Più raramente, per raggiungere località distese lungo il mar di Galilea, arriva in barca con i suoi apostoli.
I vangeli riferiscono in maniera sempre ben circostanziata degli spostamenti che Gesù compie insieme ai suoi discepoli. La Palestina è una terra divisa tra deserti e montagne, coste e altipiani, tant’è che nel vangelo di Giovanni leggiamo che dopo il famoso miracolo alle nozze di Cana, città sulle colline della Galilea a tredici chilometri a nord di Nazareth, Gesù «scende» a Cafarnao con madre e discepoli al seguito. Di lì a poco, ancora Giovanni ci spiega che Gesù «sale» a Gerusalemme. «Sale» perché Gerusalemme si trova a 754 metri sopra il livello del mare.
Questo continuo saliscendi aumenta la lunghezza e la durezza dei viaggi e richiede una pianificazione dettagliata di ogni spostamento. Molto spesso i viaggi durano più giorni ed è indispensabile prevedere soste intermedie per riposare e ristorarsi. Le condizioni meteorologiche della Palestina rappresentano, poi, un problema ulteriore: in un’area geografica pure non molto vasta, si può passare dal caldo torrido della valle del Giordano alla neve che d’inverno cade su Gerusalemme.
Non bastassero le strade dissestate e il clima complicato, a peggiorare ancora di più le cose ci sono le malattie, che si trasmettono con estrema rapidità. Condizioni ambientali così incerte mettono a rischio anche i fisici più robusti. Così li descrive Endō Shūsaku nella sua Vita di Gesù: «In questi luoghi il caldo del giorno e il freddo della notte sono così intensi che fin dai tempi antichi, durante la stagione del vento orientale molta gente muore di broncopolmonite. Anche la dissenteria è comune e la malaria è diffusa specialmente attorno al lago di Galilea e al fiume Giordano… Durante l’estate, inoltre, molti soffrono agli occhi a causa della polvere e dei forti raggi ultravioletti». Insomma, nulla è di soccorso a Gesù e ai Dodici. Il buon esito della missione sta tutto nella loro capacità di pianificare e gestire le difficoltà e gli imprevisti.
Il primo compito dei collaboratori è organizzare gli spostamenti. Dai vangeli sappiamo che Gesù non viaggia solo, ma è raro che la sua comitiva sia costituita da tutti i Dodici. Se Gesù pianifica di raggiungere una certa città, qualcuno dei suoi si muove prima, per organizzare il viaggio e l’accoglienza. Tocca poi appurare se il maestro potrà parlare in sinagoga o se, di fronte a un rifiuto dei sacerdoti, si dovrà cercare un luogo all’aperto abbastanza ampio da raccogliere i tanti che verranno ad ascoltarlo. Si dovrà disporre, insomma, un’accorta agenda degli incontri previsti. Viaggiare, infine, costa: Gesù e i suoi vivono delle offerte di chi sostiene la predicazione del rabbi e lo supporta nella sua attività evangelizzatrice.
Ci sono poi gli aspetti più religiosi e segnatamente politici del ministero. Gesù è un maestro della legge ebraica e come tale percorre in lungo e in largo il protettorato romano della Giudea. Una volta stabilito che Gesù non è uno dei tanti attivisti politici che, fingendosi predicatori, sobillano il popolo contro l’invasore («Il mio regno non è di questo mondo»), i romani lo lasciano in pace. Di diverso avviso è il ceto religioso ebraico. Spesso emissari dei sacerdoti di Gerusalemme partecipano ai raduni di Gesù, per cogliere elementi di blasfemia allo scopo di istruire un processo contro di lui.
Tanto è complessa l’organizzazione della sua missione, che i Dodici non bastano: «La messe è molta ma gli operai sono pochi» si lamenta il maestro. Così Gesù designa altri settantadue discepoli e li invia «a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove sta per recarsi». Sono i discepoli che vanno «come agnelli in mezzo ai lupi» per annunciare l’arrivo del maestro, ma anche per capire, con un certo senso pratico, dove potrebbe essere accolto bene e dove meno. I settantadue vengono scelti da Gesù tra la gran folla di fedeli che s’ingrossa con l’andare della predicazione. Una folla, beninteso, che non ha un rapporto diretto con lui, bensì con i suoi apostoli.
Nei vangeli, tuttavia, si parla quasi soltanto dei “Dodici”. Un numero che diventa un marchio di fabbrica. È lo staff di Gesù di Nazareth. Spesso ci si rivolge a loro chiamandoli, appunto, i Dodici: i gestori e gli organizzatori del movimento cristiano. A loro devono riferire i seguaci di Gesù per ogni questione inerente il ministero e la predicazione; con loro parla la classe dirigente romana ed ebraica quando necessita delle più varie informazioni. Gesù ne sceglie dodici, e non undici o tredici, perché dodici sono le tribù di Israele: i dodici gruppi etnici in cui si dividono gli israeliti, ognuno dei quali discende da uno dei dodici figli di Giacobbe. Il metodo con il quale li sceglie segnala la sua profonda comprensione della crucialità di quella scelta. Vediamo più da vicino come si svolsero i fatti, sulla base di quanto narrano i vangeli, naturalmente.
Tanto per cominciare, Gesù, da leader autorevole qual è, compone in autonomia il suo staff. Scrive Marco: «Chiamò presso di sé quelli che volle ed essi si avvicinarono a lui. Quindi ne costituì dodici perché stessero con lui e potesse mandarli a predicare, e perché avessero il potere di guarire le infermità e di scacciare i demoni». A prendere alla lettera l’evangelista, è probabile che Gesù selezioni più candidati per l’incarico di apostolo, prima di individuare i Dodici che lo avrebbero accompagnato fino al sacrificio sulla croce. Il primo compito dei suoi collaboratori consiste nello stare con lui, fare squadra e mettersi a disposizione delle esigenze del ministero. Seguirà poi l’incarico della missione evangelizzatrice e le facoltà taumaturgiche ed esorcistiche.
Gesù sceglie i membri del suo staff pescando nei vari distretti della Palestina. Non tutti, infatti, sono galilei come lui. Li seleziona poi da vari strati sociali dell’epoca e dai diversi orientamenti culturali del tempo: dai farisei ai discepoli del Battista, dal movimento degli zeloti ai pubblicani, fino alla gente più comune. Ha interesse che gli uomini più vicini a lui siano rappresentativi della realtà sociale e culturale di tutta la Palestina. Uomini che siano riconosciuti dalla popolazione come propri simili.
I Dodici rappresentano il vertice ufficiale del seguito del nazareno. Ma esiste una gerarchia anche all’interno dello staff stesso. Gesù non lascia nulla al caso, ogni apostolo ha un ruolo preciso. Intorno a lui si costituisce un primo cerchio di riferimento, composto dai più importanti quattro collaboratori e consiglieri. A seguire, ci sono due successivi sottogruppi interni allo staff.
La gerarchia dei tre cerchi concentrici è determinata dalla misura della loro distanza dal centro. Del terzo cerchio, quello più lontano da Gesù, fanno parte Giacomo il Minore, Giuda Taddeo, Simone Zelota e Giuda Iscariota. Del secondo, quello mediano, sono membri Filippo, Bartolomeo, Matteo e Tommaso. Del primo fanno parte Pietro, Andrea, Giacomo il Maggiore e Giovanni.
Una lettura attenta dei soli vangeli canonici è sufficiente a dedurre i principali compiti e gli incarichi conferiti agli apostoli. In fondo, anche per chi non crede nella santità di Gesù, è difficile dubitare che ciò che si legge nei vangeli sia stato scritto per caso. Talvolta la funzione di un apostolo è descritta con dovizia di particolari, in altri casi la si può evincere da alcuni dettagli apparentemente secondari. Cominciamo dal cerchio più lontano.
3. Il terzo cerchio
Giuda Iscariota è sempre indicato alla fine dell’elenco degli apostoli. Pesa su di lui l’orrendo tradimento del maestro, che pure è l’evento fondamentale affinché si compia la missione trascendente del Cristo. Dopo la morte di Gesù, Giuda si pente e, lacerato dal rimorso, si suicida. Gli Atti degli Apostoli riportano che, spezzato il ramo a cui Giuda si impicca, il suo corpo, precipitando a terra, si squarta a metà e le sue viscere si spargono ovunque. Dopo la sua morte truculenta, gli undici rimasti eleggono dodicesimo apostolo Mattia, che faceva parte del gruppo dei settantadue cui abbiamo già fatto cenno.
Giuda è originario di Keriot, cittadina a sud della Giudea. È il tesoriere del gruppo, addetto quindi a gestire le donazioni e a eseguire i pagamenti. Nel vang...