Dopo essere stato un’assoluta nullità fino al 1919, Hitler finì per dominare il quadro politico del XX secolo. Alla sua rapidissima ascesa contribuirono diversi fattori, ma una parte significativa del suo successo può essere attribuita all’intimidazione fisica dei suoi oppositori – e dell’intero popolo tedesco – da parte delle SA (Sturmabteilung) e delle SS (Schutzstaffel).
Grazie alle esperienze di Hitler (il più a destra nella foto), molte delle politiche naziste furono una reazione alla Prima guerra mondiale e al perdurante malcontento diffuso in Germania.
Pur essendo nato in Austria, durante la Prima guerra mondiale Hitler prestò servizio in un reggimento di fanteria bavarese. Non venne mai promosso oltre il grado di caporale, ma ricevette comunque la Croce di ferro e diverse decorazioni reggimentali. L’esperienza bellica trasformò Hitler in uno dei ferventi patrioti tedeschi che, nel 1918, guardavano con esasperazione quella che consideravano come una prematura resa della Germania.
Il trattato di Versailles (vedi p. 20), che aveva messo fine alla guerra, aveva imposto alla Germania una serie di pesanti condizioni, come la riduzione delle forze armate (ribattezzate Reichswehr, «difesa del Reich») a centomila effettivi. Di conseguenza, l’esercito tedesco era ansioso di compensare alla sua carenza di uomini attraverso la formazione di una «Reichswehr nera», ossia un esercito segreto; innanzitutto, però, avrebbe dovuto individuare i suoi possibili sostenitori. Come membro dell’intelligence della Reichswehr, Hitler si vide così assegnare il compito di infiltrarsi in piccoli gruppi di destra per valutare la loro affidabilità politica.
Adolf Hitler (1889-1945)
Hitler nacque in Austria il 20 aprile 1889. Il suo sogno di diventare un artista si infranse quando la sua domanda d’ingresso all’Accademia di belle arti di Vienna venne respinta; da quel momento, diventò un emarginato.
Dopo cinque anni trascorsi vivendo alla giornata nella capitale austriaca, nel 1913 una piccola eredità gli consentì di trasferirsi a Monaco, dove continuò comunque a condurre un’esistenza senza scopo. Le cose, però, cambiarono con lo scoppio della Prima guerra mondiale, nel 1914. Pur essendo stato dichiarato inabile a entrare nell’esercito austriaco, riuscì ad arruolarsi nelle file del 16° reggimento fanteria di riserva bavarese e prestò quindi servizio nelle trincee del fronte occidentale, dove ebbe modo di apprezzare la disciplina e il cameratismo e ottenne diverse decorazioni per il suo coraggio. Il 15 ottobre rimase temporaneamente accecato dall’iprite, un episodio che non bastò comunque a scuotere la sua fede nelle virtù eroiche della guerra.
Al termine del conflitto, Hitler fece il suo ingresso nel Partito tedesco dei lavoratori, a cui dopo poco cambiò il nome in NSDAP (Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, o Partito nazista), diventandone successivamente il capo. A causa del suo stile politico provocatorio si era creato molti nemici, ragione per cui portava sempre con sé una pistola. In seguito a un fallito tentativo di assumere il controllo del governo in Baviera (noto come il «putsch di Monaco» o il «putsch della Birreria»), Hitler venne arrestato e imprigionato nel castello di Landsberg; fu lì che iniziò a dettare il Mein Kampf (La mia battaglia), un libro in cui presentava, assieme alla propria autobiografia, anche la sua ideologia politica. Hitler condannava quei politici che avevano messo fine alla guerra quando la Germania non aveva ancora subito una sconfitta decisiva sul campo di battaglia; ripudiava il trattato di Versailles; auspicava una vendetta nei confronti della Francia; attaccava il marxismo; chiedeva uno spazio vitale (o Lebensraum) per la Germania a est, a spese degli slavi; e proclamava un credo razzista secondo il quale i cosiddetti «ariani» erano considerati una razza di geni mentre gli ebrei erano considerati dei parassiti.
Nel 1930, il Partito nazista ottenne il 18 per cento dei voti e 107 seggi al Reichstag, il Parlamento federale tedesco. Hitler prese la cittadinanza tedesca nel 1932 e l’anno seguente diventò cancelliere, dopo aver ottenuto il 44 per cento dei suffragi. Quindi, assunse i poteri dittatoriali su quello che chiamò il «Terzo Reich»; il Primo Reich (regno o impero) era stato il Sacro romano impero, durato dall’800 al 1806, e il Secondo l’Impero tedesco, dal 1871 al 1918.
Contravvenendo al trattato di Versailles, Hitler iniziò allora a riarmare la Germania. Dopo aver inviato le sue truppe nella regione demilitarizzata della Renania, firmò dei trattati con l’Italia fascista e il Giappone imperiale; quindi, annesse l’Austria nel 1938 e chiese la restituzione dei Sudeti, un’area della Cecoslovacchia abitata da popolazioni tedesche. Gran Bretagna e Francia gli concessero questi territori nell’accordo di Monaco del 1938, ma per Hitler non era ancora abbastanza e l’anno seguente prese il resto della Cecoslovacchia.
Dopo aver firmato un patto di non aggressione con l’Unione Sovietica, Hitler invase la Polonia. Francia e Gran Bretagna risposero dichiarando guerra alla Germania nazista, e l’esercito tedesco invase quindi gran parte dell’Europa occidentale; la Gran Bretagna rimase però libera. Nel 1941, Hitler invase la Russia e quando il Giappone attaccò Pearl Harbor dichiarò guerra agli Stati Uniti.
L’avanzata della Germania venne infine arrestata dai russi a est e dai britannici in Nord Africa. Dopo che una forza angloamericana aveva stabilito una testa di ponte in Italia, gli Alleati occidentali sbarcarono in Normandia nel giugno del 1944. La Germania si ritrovò assediata da tutti i lati, e Hitler si suicidò il 30 aprile 1945, mentre i soldati sovietici stavano già combattendo sulle strade di Berlino.
Gli esordi politici
Il Partito tedesco dei lavoratori (DAP), fondato da poco, era ancora molto piccolo, ma le sue attività erano giunte all’attenzione delle autorità e Hitler venne quindi mandato a controllare. Anche se non fu molto colpito dall’organizzazione del partito, rimase entusiasta di fronte alle sue visioni ultranazionaliste e antisemite, che condivideva pienamente. All’epoca circolava un falso documentale, noto come i Protocolli dei savi di Sion, che tra i circoli razzisti veniva ritenuto autentico e preso molto sul serio. Creato in Russia nel 1903 e pubblicato in Germania nel 1920, lasciava intendere che l’intera storia recente, inclusa la Prima guerra mondiale, fosse stata il frutto di una cospirazione di ebrei che aspiravano a governare il mondo.
Dopo aver impressionato i membri del partito con le sue abilità oratorie, Hitler venne convinto a iscriversi. Nel settembre del 1919 diventò il capo della sua sezione propaganda e ne cambiò subito il nome in «Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori» (NSDAP), dove i termini «nazionale» e «socialista» erano un cinico specchietto per le allodole studiato in modo da attirare nuovi membri sia da destra sia da sinistra. Nel 1921, gli iscritti al NSDAP (più comunemente noto come il «Partito nazista») erano saliti a circa tremila, con una dozzina di sedi oltre quella centrale di Monaco.
Dopo il fallimento del putsch di Monaco, nel 1923, Hitler venne portato via a bordo di un’auto gialla, probabilmente quella che compare nella foto (il veicolo che era solito usare nelle sue campagne politiche).
Hitler stava rapidamente diventando il leader naturale del NSDAP, minando così lo status del suo fondatore Anton Drexler. Spinto all’azione, quest’ultimo cercò di sbarazzarsi di Hitler proponendo un trasferimento a Berlino, dove avrebbe fuso il NSDAP con il Partito socialista tedesco, ma in questo modo finì involontariamente per fare il gioco del suo rivale. Dopo aver chiesto un voto degli iscritti, Hitler rassegnò le proprie dimissioni; con il suo carisma di propagandista, godeva di un notevole seguito all’interno del partito, e dichiarò che sarebbe rientrato solo se avesse potuto prendere il posto di presidente. A quel punto, con il partito in subbuglio, Drexler non poté far altro che accettare; Hitler lo tenne come suo braccio destro in tutte le posizioni chiave. Nel 1923, Drexler lasciò il partito che aveva fondato.
La Prima guerra mondiale (1914-18)
Il 28 giugno 1914 i nazionalisti serbi cercarono di liberare le popolazioni slave meridionali dell’Impero austro-ungarico assassinando l’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo. Per rappresaglia, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia, in difesa della quale – come nazione slava – si schierò la Russia zarista. Il Kaiser tedesco, Guglielmo II (1859-1941), spinse gli austro-ungheresi ad attaccare, ammonendo al contempo la Russia a non mobilitarsi; inoltre ribadì che, in una guerra tra Germania e Russia, la Francia avrebbe dovuto restare neutrale. Sia la Russia sia la Francia ignorarono però queste richieste, così che la Germania dichiarò guerra alla Francia. I tedeschi attaccarono quindi i francesi passando attraverso il Belgio, la cui neutralità era garantita dalla Gran Bretagna. L’Italia e il Giappone si schierarono con la Russia e gli Alleati occidentali, mentre l’Impero ottomano si unì alle Potenze centrali.
Da destra: Paul von Hindenburg, il Kaiser Guglielmo II e il generale Erich Ludendorff studiano le mappe del fronte di battaglia al quartier generale tedesco di Stenay, in Francia, nel 1917.
Dopo che grazie allo sviluppo delle mitragliatrici venne arrestata ...