Darei la vita
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Darei la vita

  1. 432 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Darei la vita

Informazioni su questo libro

"Dietro a un grande uomo c'è sempre una grande donna": è una frase celebre attribuita a Virginia Woolf, e spesso di queste donne si conosce a malapena il nome. Mogli o amanti che hanno avuto un ruolo importante nella vita di pittori, scrittori, compositori, scultori, psicologi, scienziati di cui a volte hanno condiviso, nell'ombra, anche i talenti. Vite intense, appassionate, a volte drammatiche, altre frustranti, raramente illuminate di riflesso dalla fama dei compagni. Alcune delle loro esistenze, che vanno da inizio Ottocento all'ultimo quarto del Novecento, sono riportate alla luce in questo libro, che ricostruisce attraverso le loro straordinarie vicende d'amore una sorta di "controstoria" dell'arte, della letteratura e della scienza dell'epoca. Meriti immensi mai riconosciuti per qualcuna, come Mileva Mari?, compagna di Albert Einstein, che presto abbandonò le sue aspirazioni scientifiche per appoggiare quelle del padre della relatività. Infedeltà da sopportare per alcune, o da infliggere per altre - come Oona O'Neill, che abbandona J.D. Salinger per sposare diciottenne Charlie Chaplin. Alcune, più o meno consapevolmente, rinchiuse nel loro ruolo di fonte di ispirazione - è il caso di Alice Liddell, la piccola amica di Lewis Carroll -, altre impegnate a sostenere e spronare il genio del compagno, come Gala, la musa di Salvador Dalí. C'è chi muore per amore, chi finisce internata per la sua vitalità in contrasto con i tempi; poche, come Lou von Salomé, riescono ad affermarsi e uscire dall'ombra dei grandi uomini cui si accompagnano. Per tutte il destino comune di vivere ad altissima tensione: affascinanti e ambigue, passionali e generose, coraggiose e determinate. E degne di essere ricordate.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2017
Print ISBN
9788817092319

Vivrò come mi piace

Lou von Salomé

San Pietroburgo, 1861 – Gottinga, 1937

[Rainer Maria] Rilke la corteggia come nessuno ha fatto finora, la segue ovunque, se non la trova a teatro va a cercarla in giro. Le scrive: «Con un mazzo di rose ho percorso tutta la città e il Giardino inglese perché volevo donarvi i fiori. Ma invece di lasciarli davanti alla vostra porta li ho tenuti con me tremando d’impazienza all’idea di incontrarvi da qualche parte».
Nonostante il fastidio per tanta assiduità, Lou cede alla sua corte poetica, fatta soprattutto dei versi che lui le dedica. Inoltre ha capito che Rainer non è un uomo possessivo come i tanti che l’hanno amata prima di lui. Scriverà in seguito: «Sono stata la tua donna per degli anni perché tu sei stato la prima realtà in cui l’uomo e il corpo sono indistinguibili l’uno dall’altro… è così che siamo diventati marito e moglie prima di essere amici…».
Louise nasce a San Pietroburgo il 12 febbraio 1861 dal generale Gustav von Salomé, ispettore generale dell’esercito russo, e Louise Wilm che ha già cinque figli maschi. Abituata a prendersi cura di un mondo maschile, vorrebbe avere ancora un bambino e non una femmina che porterebbe scompiglio nel suo mondo preciso e meticoloso, ma viene delusa.
Lou vive nell’ala est del grande edificio dello stato maggiore, di fronte al Palazzo d’Inverno. Un appartamento splendido e lussuoso con lunghi corridoi in parquet e una grande sala da ballo dal soffitto alto, le pareti coperte di stoffa bianca e oro e un pianoforte a coda.
Immagine 1 Vivrò come mi piace - Lou von Salomé
Gustav è felicissimo di avere finalmente una femmina e con lei è molto affettuoso e indulgente. Ogni volta che Louise rimprovera la figlia, prende le parti della bambina con grande disappunto della moglie. Quando Lou chiede al padre di non farle imparare il russo a scuola visto che a casa si parla tedesco e francese, lui la accontenta. Con Gustav passeggia per i viali di San Pietroburgo, fiera quando lui le offre il braccio. La gente si ferma a salutarlo con deferenza e la bambina si riempie di orgoglio. L’amore per il padre è immenso e sta attenta a non ferirlo mai, né con le parole né facendo qualcosa che a lui non piace. Diverso il comportamento con la madre alla quale un giorno, mentre la donna nuota in piscina, augura di annegare.
Due fratelli di Lou sono morti in tenera età e con gli altri lei vuole avere un rapporto alla pari, partecipare ai loro giochi, anche i più pericolosi. Alexandre, il maggiore, ha una risata contagiosa, le dà spesso consigli e Lou sa che la proteggerà sempre. Robert è un ragazzo sensibile, delicato e un bravissimo ballerino. Eugène ha uno spiccato senso dell’umorismo e molta fantasia. In casa ci sono servitori di diverse nazionalità, ma la preferita di Lou è la sua njanka, la governante russa che la ama come se fosse figlia sua. Protetta dal padre, Lou conosce solo la serenità e il benessere durante l’infanzia. È una bambina solitaria e riservata e anche se ha il permesso di assistere ai ricevimenti di famiglia lo fa malvolentieri.
Viene iscritta in una scuola privata inglese e poi in un ginnasio protestante dove non impara niente e smette anche di credere nell’esistenza di Dio. Educata in una famiglia molto religiosa pensa che Dio dovrebbe assomigliare a suo padre visto che è buono, indulgente, comprensivo, ma si convince del contrario quando un giorno vede cacciare da un servo due vecchietti che bussano alla porta chiedendo del pane. Si domanda dove si trovi Dio in quel momento, perché non aiuta chi soffre?
Da quando può uscire sola di casa le piace girovagare per la città e parlare con la gente, soprattutto operai e contadini che trova molto più interessanti degli amici dei suoi genitori, ovvero diplomatici, politici e ufficiali. Disprezza la società in cui è nata e non dà alcuna importanza all’abbigliamento, con grande disappunto della madre. È una bella ragazza dalle gambe lunghe, i capelli biondi, la fronte alta e gli occhi blu. Ha un fisico androgino, perennemente adolescenziale anche quando cresce.
Il 24 aprile 1877 lo zar Alessandro II dichiara guerra all’Impero ottomano e l’anno dopo i russi arrivano alle porte di Costantinopoli. La pace viene sancita dal trattato di Santo Stefano, ratificato dal Congresso di Berlino.
Il generale von Salomé non sta bene e viene curato amorevolmente dalla moglie, ma Lou è terrorizzata all’idea di perderlo. Un altro pensiero la preoccupa: la sua religione è quella della Chiesa luterana, che suo padre ha contribuito a fondare con il permesso dello zar, e lei dovrebbe essere cresimata dal teologo Hermann Dalton. Il problema è che non crede a una parola di ciò che dice il sacerdote, tanto che alla fine decide di lasciare la Chiesa e non farsi cresimare.
Proprio allora incontra il pastore olandese della comunità evangelica di San Pietroburgo, Hendrik Gillot, un uomo affascinante, un oratore brillante. Lei apprezza le sue idee liberali che lo fanno criticare dai teologi più ortodossi. La piccola chiesa di Gillot si trova sulla prospettiva Nevskij e lui viene nominato anche tutore dei bambini dello zar. Sposato e con due figli adolescenti, è molto sensibile al fascino femminile. Predica in tedesco o in olandese e la sua chiesa è sempre gremita di fedeli, per lo più donne. Lou vuole incontrarlo a tutti i costi e gli scrive una lettera per chiedergli un appuntamento. Quando viene fatta accomodare nello studio di Gillot, sente il cuore battere furiosamente nel petto. Appena la vede lui spalanca le braccia: «Siete venuta da me!», e lei ci si rifugia in lacrime.
«Ho perso la fede» afferma Lou. «L’ortodossia imperante mi spaventa. Il pastore Dalton è un ipocrita e io mi muovo a tentoni. Ho bisogno di seguire le vostre prediche se i miei genitori mi daranno il permesso.»
Evita di riferirgli che non ha davvero intenzione di chiedere il permesso ai suoi e va a trovare con continuità e segretamente il pastore che le fa studiare la storia delle religioni, comparare il cristianesimo con il buddhismo, l’induismo e l’islamismo. Parlano anche di filosofia, di logica e metafisica. Lou riempie quaderni interi con le sue considerazioni e riflessioni ed è entusiasta degli stimoli mentali che riceve dall’uomo.
Quando il padre muore, nel 1879, lei si stupisce di non cadere a pezzi. Il dolore è immenso, ma la relazione con Gillot le dà la forza che pensava di non possedere e anche il coraggio di confessare tutto alla madre in un’occasione pubblica.
«Quindi, se hai lasciato la chiesa luterana, la colpa è di quest’uomo dalla pessima reputazione che stai frequentando?»
«No. È stata una mia decisione. Solo in seguito ho conosciuto il pastore Gillot.»
«Vai nella tua stanza e restaci!»
La donna fa convocare Gillot e lo accusa di essere responsabile di un crimine gravissimo, quello di aver traviato la figlia. «Voi siete sposato e avete dei figli coetanei di Lou!»
«Mi prendo tutte le responsabilità, ma forse lei non si è accorta che Lou è un genio. Una donna con immense potenzialità e vorrei continuare a educarla…»
Dalla sua camera Lou ascolta le argomentazioni di Gillot e si rende conto che la madre sta cedendo. Infine, riceve il permesso di continuare a frequentare il pastore per i suoi studi. Lui, però, le chiede troppo, la sottopone a una rigida disciplina di apprendimento che, unita all’esaltazione che la ragazza prova per l’uomo, le fanno avere degli svenimenti. Uno di questi avviene mentre si trova sulle ginocchia di Gillot che le rivela di essersi innamorato di lei e vorrebbe sposarla.
«Sto facendo dei passi per chiedere il divorzio a mia moglie. Poi potremo sposarci.»
Lei inorridisce, si spaventa. Non lo riconosce più, la sua proposta le sembra indecente. Si rende conto di essere andata troppo oltre. Fra loro c’è grande intimità, ma non hanno mai superato un certo limite. Decide di abbandonarlo perché l’idea che ha di lui rimanga pura e integra.
I giorni seguenti sono tristi per entrambi. Gillot si vergogna di essersi così clamorosamente sbagliato, di aver scambiato l’adorazione di una ragazzina per l’ardore di una donna. A Lou mancano i suoi insegnamenti, la sua guida, ma sa che non può più vederlo. Poiché rimanendo a San Pietroburgo rischia di incontrarlo, decide di continuare i suoi studi all’estero e sceglie Zurigo, uno dei principali centri di studi superiori che ammettono le donne. La madre si oppone con tutte le forze a questa scelta e sono lunghe settimane di conflitti. Infine cede, ma è il governo russo a opporsi e rifiutare il passaporto a Lou perché non è cresimata. Così lei è costretta a rivolgersi a Gillot che la accompagna insieme alla madre in Olanda per la cresima.
Nel settembre 1880 Louise conduce la figlia a Zurigo. «Spero che alla fine degli studi trovi un bravo ragazzo per sposarti.»
«Mai. Ritengo che il matrimonio sia un’abitudine obsoleta, ridicola, per impedire alle donne di essere libere. E poi se avessi voluto sposarmi avrei scelto Gillot. Me l’aveva chiesto.»
«Ma se è sposato!»
«Avrebbe divorziato…»
«Il divorzio non è contemplato in un matrimonio cristiano.»
«Non sai quante donne a San Pietroburgo vorrebbero sposarlo!»
Le liti fra le due donne sono continue e Lou non vede l’ora di rimanere sola per potersi dedicare alle sue passioni: la teologia, la filosofia e la storia dell’arte. Viene apprezzata da tutti i professori, colpiti dalla sua volontà, dall’energia, dalla severità con cui si impegna negli studi. Veste con un austero abito nero abbottonato fino al collo, senza fronzoli, la pettinatura è severa, gli occhi infossati e la bocca sensuale.
Il professor Biedermann scrive a Louise von Salomé: «Vostra figlia è una donna poco comune: ha una purezza e un’integrità di carattere infantili e, nello stesso tempo, uno spirito d’indipendenza e volontà che non appartengono al bambino e neppure alla donna. È un diamante. Esito a usare questa parola perché ha l’aria di essere un complimento e io non faccio complimenti a chi rispetto e meno ancora a una ragazza al cui successo sono sinceramente interessato».
Molti la criticano per la sua estrema indipendenza e perché non è interessata al mondo femminile e ai sentimenti che provoca nel prossimo. Affermano che è troppo cerebrale, troppo mascolina. Lo studio eccessivo causa a Lou svenimenti sempre più frequenti. È pallida, ha il viso tirato e a un certo punto comincia a sputare sangue. Dopo un anno di permanenza a Zurigo la madre si rende conto che è ammalata in modo grave. La accompagna in varie stazioni balneari, le impone di riposare e di mangiare, ma Lou non migliora.
Alla fine la soluzione è un cambiamento radicale di clima e Louise porta la figlia in Italia. Un amico dà a Lou una lettera di presentazione per Malwida von Meysenbug, che si è unita al movimento femminista e a quello sociale e rivoluzionario del 1848 nonostante il divieto dei genitori. È una tedesca idealista, generosa, vissuta molti anni in Inghilterra insegnando. Ha sempre combattuto per la libertà, scrivendo articoli, tenendo conferenze e discorsi pubblici e cercando di migliorare la vita dei più disagiati.
Uno dei suoi più cari amici è Richard Wagner che ha aiutato nei momenti di difficoltà e di cui ha seguito da vicino la carriera. Un altro amico è il filosofo Friedrich Nietzsche e, quando la donna apprende del suo malandato stato di salute, lo invita in Italia. Lui arriva con l’amico Paul Rée e Malwida ospita entrambi insieme a Wagner nell’inverno del 1876 in una bella villa a Sorrento.
In seguito Malwida si trasferisce a Roma, in via della Polveriera, dove il suo salotto è frequentato dalla migliore società. Accoglie Lou come una figlia, anche lei è stata malata e sa che alla ragazza serve riposo e tranquillità. Le scrive: «È molto tempo che non provo una calda tenerezza per una ragazza. La prima volta che vi ho vista ho avuto l’impressione di veder rinascere la mia giovinezza».
Nel marzo 1882, Paul Rée va a trovare Malwida a Roma dopo aver perso tutto il suo denaro a Monte Carlo, tanto che la donna deve pagargli la corsa in carrozza. Quando entra nel salotto, Lou chiede a Malwida chi sia il suo amico e la donna lo descrive come il figlio ebreo di un uomo d’affari tedesco. Paul è un avventuriero di trentadue anni, ama la filosofia, ma per accontentare il padre ha seguito gli studi giuridici. È stato ferito nella guerra franco-prussiana e ha dovuto interrompere la carriera di avvocato, così è tornato al primo amore e ha studiato filosofia a Halle, pubblicando un piccolo libro di aforismi che lo ha fatto notare da Nietzsche del quale poi è diventato amico.
«È un uomo molto generoso, delicato e buono. Anche se non sembra, ha un magnifico senso dell’umorismo, ma è anche estremamente malinconico.»
Quando entra nel salotto di Malwida, Paul viene attratto dalla ragazza alta e austera con il viso pallidissimo e lo sguardo intelligente. Dopo essere stati presentati, Lou e Paul passano il resto della serata a parlare fra loro e quando lei lascia la casa per raggiungere la madre nella pensione in cui abitano, Paul si propone di accompagnarla. Riprendono la conversazione e, invece di andare verso l’albergo, attraversano piazza di San Pietro in Vincoli, costeggiano il Colosseo discorrendo di filosofia e letteratura, ma anche di Nietzsche che Paul ammira infinitamente. Arrivati a destinazione si danno appuntamento per la sera successiva.
Le passeggiate si moltiplicano, Lou preferisce sentir parlare Paul di filosofia, psicologia e teologia piuttosto che rimanere seduta nel salotto di Malwida a fare la bella statuina e lui trova stimolante la presenza di una ragazza tanto profonda e comprensiva. I loro incontri rimangono segreti perché né Malwida né la madre di Lou li approverebbero.
Quando Lou si rende conto che i sentimenti di Rée nei suoi confronti stanno cambiando, che l’uomo si sta innamorando di lei, mette in chiaro le sue idee. «Sappiate che io ho chiuso con l’amore. C’è stato un uomo quando ero molto giovane: è stato il mio unico e grande amore. Lui e Dio.»
«Allora dobbiamo smettere di vederci. Io non saprei nascondere quello che provo.»
Deluso, Paul racconta tutto a Malwida che scrive a Lou: «Immaginate la mia dolorosa sorpresa quando Rée è venuto da me scombussolato dicendo che deve lasciare Roma nel vostro interesse e nel suo. Gli ho parlato severamente e gli ho chiesto di non rovinare una bella e innocente amicizia. Sono riuscita a calmarlo. Quando ve ne ho parlato la prima volta, e ancora non sapevo delle vostre passeggiate notturne, mi siete sembrata così poco imbarazzata che mi sono rasserenata. Poi avete confessato queste uscite con inquietudine come se voleste conservare un segreto. Sapevo che la reputazione di molte ragazze è stata rovinata da indiscrezioni del genere e ho pensato a vostra madre e a me. Già mi è capitato di subire problemi a causa della condotta di una ragazza in cui credevo. Rée conosce questa storia e mi dispiace che non ci abbia pensato. È tornato a trovarmi molto agitato e mi ha detto di nuovo che vuole partire, mi ha anche chiesto di dire che sua madre è malata. Ho rifiutato, naturalmente, e gli ho detto che se vuole davvero fuggire deve farlo».
La lettera prosegue con rimproveri e ammonimenti che danno fastidio a Lou. Non trova nulla di male in ciò che ha fatto, non vuole sposare Paul né qualcun altro, e il fatto che lui voglia fuggire da lei le sembra un comportamento da codardo. Possibile che gli uomini non riescano a concepire l’amicizia con una donna?
«Mi piacerebbe dividere un appartamento con due amici» annuncia a Paul che alla fine ha deciso di rimanere. Forse lui interpreta male il desiderio di Lou, ma comincia a pensare a chi potrebbe essere il terzo con cui vivere e propone il suo amico Friedrich Nietzsche, un professore universitario che darebbe rispettabilità al progetto se volesse prenderne parte.
«Avete molto in comune. Entrambi siete alla ricerca di una fede nuova, entrambi rifiutate l’idea di un universo senza Dio. Sarebbe divertente sentirvi discutere. Per realizzare il vostro sogno di un ménage à trois lui sarebbe ideale.»
«E allora fatelo venire prima che sia troppo tardi. Mia madre sta organizzando il mio ritorno in Russia.»
Nato a Röcken, in Germania, nel 1844, Friedrich è figlio di Carl Ludwig Nietzsche, un pastore protestante, e Franziska Oehler, figlia di un pastore luterano. Muoiono presto il padre e un fratello e Friedrich si lega profondamente alla sorella Elisabeth. Studiosissimo, ottiene giovane la cattedra di Lingua e Letteratura greca dell’Università di Basilea come filologo classico. A venticinque anni chiede l’annullamento della cittadinanza prussiana e diventa apolide. A trentaquattro anni lascia l’insegnamento per la salute cagionevole e vive in diverse città. È quasi cieco, ha mal di testa continui, abita in camere ammobiliate e pensioni infime. Paul Rée lo incontra a Sorrento, ospite nella villa di Malwida, e lo rivede a Genova.
L’idea di vivere con due uomini è venuta in sogno a Lou che lo racconta a Malwida: «Vedo uno studio-biblioteca, pieno di libri e di fiori: vicino allo studio si aprono tre stanze da letto, dove dormiamo io, Rée e Nietzsche. È il sogno della Trinità: una contraffazione della Trinità cristiana. Tra i tre amici non devono esserci rapporti erotici: soltanto letture e discussioni».
Malwida le risponde: «L’esperienza di una lunga vita e la conoscenza della natura umana mi dice che inevitabilmente, nel migliore dei casi, un cuo...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Darei la vita
  4. Tra amore e follia. Camille Claudel
  5. Una donna di qualche importanza. Constance Lloyd
  6. Un genio sprecato. Mileva Marić
  7. Il piacere di essere un enigma. Elena D´jakonova
  8. Il mio Paese delle Meraviglie. Alice Liddell
  9. Più che i figli, l’amore. Elvira Bonturi
  10. L’unica donna per cui morire. Fanny Van de Grift
  11. Un amore disperato. Jeanne Hébuterne
  12. Non mangio ballerine a colazione!. Natacha Rambova
  13. Vivrò come mi piace. Lou von Salomé
  14. Tanti figli e un grande amore. Oona O’Neill
  15. Ventimila lettere d’amore. Juliette Drouet
  16. Ho retto la staffa ai cavalieri della luce. Alma Schindler
  17. Il matrimonio bianco. Effie Gray
  18. Sono tua, che tu mi voglia ancora o no. Zelda Sayre
  19. Lui, il mio padrone. Dora Maar
  20. Come mi ero ingannata!. Giuseppina Strepponi
  21. Niente ha potuto trattenerla. Gerda Pohorylle
  22. Indice