CAPITOLO DODICI
Il giorno dell’inaugurazione di Casa Viola è arrivato e corrisponde proprio alla vigilia di Natale, come previsto: sono tesa al limite del possibile. Non voglio incontrare Luca e nemmeno Gabriel.
Mi manca.
Mi sono resa conto che mi manca la sua presenza costante. Mi manca il suo tono di voce quando mi impartisce ordini e mi mancano perfino le sue e-mail da sterminatore di dipendenti. Però devo andare avanti, come è andato avanti lui. Se è Alice che vuole, così sia.
Mentre penso, però, mi si attorciglia lo stomaco. Non posso credere che si sia innamorato di Alice! Non dopo l’intesa che ho avvertito tra noi, ma non posso biasimarlo, né dargli la colpa per nessun motivo.
Mi guardo allo specchio, pronta per uscire.
«Ho cambiato idea. Io non vengo!» urlo a Tina e Stefano che mi aspettano in soggiorno.
«Ha di nuovo cambiato idea?» chiede Stefano esasperato.
«Tranquillo, diamole due minuti, la ricambierà » risponde Tina serafica.
Penso a Casa Viola e all’inaugurazione di stasera: è il mio lavoro e ho tutto il diritto di godermi lo spettacolo. E poi non voglio trascorrere la vigilia di Natale da sola a rimuginare sulla mia vita!
«Ok, ok. Vengo» annuncio.
«Visto?» risponde trionfante Tina. Sento Stefano sbuffare.
«Viola, andiamo!» urla nervoso.
«Arrivo!» Mi sistemo i capelli per la centesima volta e vado nella camera che abbiamo allestito per Vittoria. Era lo studio di Tina, in origine, ma ora contiene la culla della mia bambina e la poltrona rossa, su cui è seduta mia madre.
«Grazie per essere venuta, stasera! Non sapevo a chi altro chiedere» bisbiglio per non svegliare la piccola.
«Puoi chiamarmi quando vuoi, tesoro, lo sai! È un piacere poter stare con l’amorino di nonna!» cinguetta lei. Le sorrido e le do un bacio sulla guancia. Poi mi affretto verso l’uscita prima che Stefano decida di partire senza di me.
Mentre siamo in auto, l’ansia sale e comincio a torturare un lembo del cappotto.
«E se Luca mi fa una delle sue scenate umilianti davanti a tutti?» chiedo agitata.
«Ah, ma non lo sai?» chiede Tina, sporgendosi dal sedile posteriore e infilando la testa tra Stefano che guida e me.
«Sapere cosa?»
Sono stata a casa in queste settimane, isolata dal mondo intero e, a parte quell’infelice salto in ufficio, questa è l’unica volta che esco.
«Luca sta per trasferirsi in Toscana!» risponde Stefano.
«In Toscana? Perché? E perché mai non mi hai detto niente Tina?» chiedo e lei mi risponde con un’alzata di spalle.
«Gabriel gli ha offerto di andare a lavorare allo Studio Fontana con una super buona uscita e lui… Lo conosci no? Ha accettato al volo» dice Tina.
«Secondo me Massari l’ha fatto per toglierselo dai piedi e avere campo libero con te» aggiunge sghignazzando maliziosamente.
«Sì, come no» rispondo seccata, mentre l’immagine di Alice troppo vicina a Gabriel mi brucia ancora dentro.
«Non trarre conclusioni affrettate» dice Stefano.
«E tu, com’è che sei diventato così saggio?» gli chiedo, guardandolo e noto che è molto elegante nel suo completo blu scuro.
«Sai com’è Viola, si cresce. Si matura. Si va avanti. E si ottengono risultati» risponde ostentando saggezza.
«Non dirmelo! Ti sei messo con Christian?!» chiedo, divertita: sono proprio fuori dal mondo se non so neppure che uno dei miei migliori amici ha finalmente conquistato il suo amore. Stefano annuisce soddisfatto.
«Evvai!» esulto. «C’è altro che dovrei sapere?» chiedo mentre Stefano parcheggia. Siamo arrivati e il mio cuore comincia a galoppare come un puledro scalmanato.
«Tu, per esempio» dico a Tina mentre usciamo dalla macchina, «ti sei mica fidanzata anche tu, in mia assenza?»
«No» risponde lei, «ma in compenso, mentre eri da tua madre, ho fatto un nuovo giro nel PDG, il Pub degli Gnocchi. Ora che sei single devi accompagnarmi assolutamente!!» saltella sul posto colta da questa idea. Il PDG, il famoso Pub Degli Gnocchi: non sarebbe un’idea tanto malvagia, ma la scarto perché per quest’anno ho già dato con gli uomini. Troppo.
«Oh come sei noiosa! N-o-i-o-s-a!» esclama.
Stiamo per entrare, ma esito.
«Fifona, entriamo?» chiede Stefano.
«Non voglio entrare» dico, con un tono di voce atterrito. Non voglio vedere Gabriel che se la spassa con Alice, non li voglio vedere ballare insieme, felici e spensierati, a godersi questo successo che avrebbe dovuto essere anche mio.
«Ehi, Viola, guarda che forse Luca non c’è… potrebbe essere già partito, sai?» mi consola Tina.
«Luca?» chiedo confusa, cercando di non piangere, «non mi importa di Luca» rispondo sconsolata.
«Ah…» sussurra Tina guardando Stefano e comprendendo quello che voglio dire.
«Viola…» Stefano mi appoggia le mani sulle spalle, «tu non sei una che scappa!»
«No» rispondo, scuotendomi dal torpore nel quale sono caduta, «no. Io non sono una che scappa.».
Affronterò qualsiasi cosa la vita mi metterà sulla strada e lo farò a testa alta.
Io-non-scappo.
«Ok. Sono pronta, andiamo!» dico rivolta ai miei amici che si posizionano uno da un lato e l’altra dall’altro e ci incamminiamo verso l’ingresso, dove il brusio delle gente che parla mista alla musica natalizia ci fa capire che la festa è iniziata.
Entriamo in Casa Viola e… accidenti, resto sorpresa di fronte a questo spettacolo.
Casa Viola è bellissima.
È il mio lavoro ad accogliermi in tutta la sua eleganza e raffinatezza. Mi sento orgogliosa e guardo il lampadario viola che mi ha fatto tanto penare. È tutto perfetto, proprio come l’ho sempre immaginato.
Lascio il cappotto e i miei amici, e mi aggiro per la casa, incapace di credere come io stessa abbia partecipato a creare questo splendore. La musica in filo diffusione è soft e raffinata, la gente presente è tantissima e sono tutti eleganti e distinti: questa è un’ottima vetrina per i futuri acquirenti delle prossime Casa Viola.
Tocco i tessuti, gli arredi e mi siedo sul divano.
C’è anche un enorme albero di Natale al lato, alto fino al soffitto e alla cui base ci sono decine e decine di scatole incartate e infiocchettate! Non ho mai visto nulla di così bello…
Scorgo Gabriel, intento a parlare con degli ospiti e furtiva mi sposto, prima che il suo sguardo si posi su di me. È elegantissimo, in un completo grigio scuro, la camicia bianca e senza cravatta. Ha un fiore, viola, che sbuca dal taschino della giacca: come sempre, Gabriel è un amante dei dettagli in tutto e per tutto. E il mio obiettivo di questa sera è evitarlo.
Stasera voglio godermi la mia libera uscita e il risultato del mio lavoro, di cui sono molto orgogliosa. Chissà dove sarà Alice, la cerco per evitare di incappare anche in lei.
La intravedo che chiacchiera con uno dei nostri fornitori e ride. Si gira appena e mi vede, non si scompone, ovviamente, ma mi fa un saluto con la mano e mi strizza l’occhio...