Parte seconda
CIBO SANO IN CORPORE SANO
MAI PIÙ COLPI DI TESTA
In questa rapida carrellata che percorre tutte le parti principali del nostro organismo abbiamo deciso di partire dall’alto, ma anche dai disturbi più banali e più comuni: chi di noi non ha mai sofferto, almeno una volta nella vita, di una qualche forma di mal di testa? In questo primo capitolo si parla dunque di cefalea ed emicrania, due tipologie di dolore al capo che, anche se non particolarmente pericolose in sé e per sé, a volte finiscono per rivelarsi davvero fastidiose, se non addirittura insopportabili, influendo sulla qualità stessa della nostra vita.
Sia la cefalea sia l’emicrania sono, a tutti gli effetti, due tipi di condizione dolorosa, di cui spesso si confondono i sintomi dimenticandone le differenze. Di seguito cercheremo di mettere l’accento su questa distinzione, chiarendo la tipologia del disturbo e le sue cause.
Con il termine generico di cefalea ci si riferisce a tutti i dolori localizzati alla testa. L’origine del problema è varia, ma provate a tracciare una linea immaginaria che unisca l’occhio all’orecchio: l’area al di sopra di questa linea può andare soggetta ad attacchi di cefalea. Più precisamente, invece, un mal di testa può manifestarsi come dolore che si irradia al di sotto di questa linea che unisce occhi e orecchie: a volte può colpire la mascella, altre anche nuca e collo.
In base alla zona colpita, si distinguono diverse e varie tipologie di cefalea, ma in generale vengono ricondotte a due sottogruppi: le cefalee primarie – ovvero quelle non associabili ad altre malattie, ma attribuibili per lo più a stress e fattori ambientali – e le cefalee secondarie, causate al contrario da malattie di diversa natura ed entità , per esempio da un trauma cranico dovuto a un incidente stradale o a una semplice caduta accidentale.
I sintomi si manifestano con un dolore alla testa più o meno intenso, associato raramente a capogiri – il famoso cerchio alla testa – e vomito. Qualora il dolore dovesse diventare frequente, e cioè presentarsi in maniera ricorrente per mesi, si parla di cefalea cronica.
La predisposizione genetica ha un’incidenza rispetto al manifestarsi di questa problematica, ma a nostro avviso il vero fattore scatenante è proprio quello ambientale. Oggi si è sempre più attenti all’interazione fra ambiente e salute, una preoccupazione che nasce dalla continua e reiterata esposizione del nostro organismo a sostanze ritenute pericolose per l’uomo, oltre che per gli ecosistemi, e questo soprattutto a causa dell’inquinamento dell’aria, non solo atmosferica ma anche di ambienti interni.
Il continuo cambiamento dello stile di vita ha portato l’uomo a trascorrere la quasi totalità della giornata chiuso in luoghi come uffici, case, scuole, negozi o mezzi di trasporto, dove la qualità dell’aria diventa pesante e irrespirabile. Inoltre, ogni giorno siamo circondati da nubi di aria inquinata, che inaliamo e immettiamo nel nostro corpo con tanto di sostanze tossiche annesse. E quando il nostro organismo è saturo di queste sostanze, ecco che le espelle presentandoci il conto: un bel (si fa per dire!) mal di testa.
A soffrire di emicrania vera e propria sono più spesso le donne, soprattutto se in età fertile e quindi probabilmente per motivi ormonali, ma in generale l’emicrania colpisce oltre il 12 per cento della popolazione. Si tratta della forma di mal di testa più comune ed è un tipo di cefalea primaria. Anche in questo caso per i soggetti predisposti, o forse sarebbe meglio dire suscettibili, la causa principale è spesso ascrivibile a una base genetica individuale; vale a dire che, se si verificano casi di forti e frequenti emicranie in famiglia, si tratta probabilmente di uno spiacevole tratto ereditario.
Chi soffre di emicrania lamenta un dolore acuto alla testa, a volte pulsante e violento, altre sordo e continuo. Inizialmente colpisce la parte anteriore, o solamente un lato, della testa, fino a estendersi alle tempie e coinvolgere via via tutto il corpo con altri sintomi tipici: stanchezza, nausea, vomito, vertigini, debolezza muscolare o ipersensibilità alla luce e ai rumori. Una situazione davvero invalidante, insomma. L’attacco può inoltre aumentare di intensità , e durare da poche ore a svariati giorni, peggiorando al minimo movimento muscolare.
Il dolore è dovuto a un meccanismo di vasodilatazione seguito immediatamente dal fenomeno di vasocostrizione, vale a dire un continuo alternarsi di movimenti dei vasi sanguigni nella nostra testa che comporta uno stress circolatorio e provoca quindi, come diretta conseguenza, il dolore. C’è proprio da mettersi, e letteralmente parlando in questo caso, le mani nei capelli!
Una crisi è spesso anticipata da segnali che permettono di identificare il mal di testa incipiente come emicrania: si tratta di disturbi della vista, avvertiti come un flash di luce o lampi luminosi, ed è questa la ragione per cui si parla di emicrania «con aura».
La vera causa dell’emicrania rimane tuttora sconosciuta. Diversi sono però gli elementi scatenanti della crisi, che ne facilitano l’insorgere e lo sviluppo specie nei soggetti particolarmente sensibili. Tra i più comuni vanno citati i fattori ormonali, il che spiegherebbe perché le donne sono maggiormente colpite da emicrania rispetto agli uomini, soprattutto nella fase che precede il ciclo mestruale.
Come per le cefalee, inoltre, anche per le crisi di emicrania l’ambiente in cui siamo immersi incide non poco: ambienti chiusi dall’aria viziata o, peggio, avvolti da nubi di fumo di sigaretta non giovano certo alla nostra testa. Ma parliamo anche di ambiente emotivo, non soltanto fisico: spesso ci sentiamo sopraffatti da stress, paure o ansie, tutte emozioni intense cui gli studiosi attribuiscono un ruolo non secondario rispetto all’insorgere di una possibile emicrania. Anche uno stato psicologico negativo può dunque aggravare la situazione, rendendo il dolore alla testa la conseguenza di un disturbo psicosomatico.
Se è vero che alcuni cibi, se consumati in eccesso, possono facilitare l’insorgenza di emicranie, è pur vero che prestando la dovuta attenzione a ciò che si mangia – e a quanto se ne mangia – è possibile sia alleviare il dolore alla testa sia ridurre la frequenza degli attacchi.
Nella pratica quotidiana mi capita spesso di vedere persone che si rivolgono a me per intraprendere una dieta dimagrante, e che al momento dell’anamnesi riferiscono di mal di testa, a volte così atroci da invalidare la loro quotidianità . Non è senza stupore che noto come, durante i controlli settimanali del peso, il soggetto riporti la scomparsa pressoché totale delle crisi di cefalea o emicrania. Spesso i pazienti mi ringraziano, ma sono costretto ad ammettere che il merito non è mio. E allora, come mai questo benedetto mal di testa scompare quando si cambia regime alimentare?
La risposta è in realtà molto semplice: una cattiva alimentazione, e soprattutto il cibo in eccesso, ci intossica e sovraccarica il fegato, scatenando immediatamente il mal di testa. Il fegato è infatti il laboratorio chimico del corpo umano, responsabile di decifrare, smistare ed eliminare tutte le sostanze tossiche che entrano in circolo ogni giorno.
Sarà quindi molto utile, in prima battuta, assumere un regime alimentare sobrio e porre molta attenzione nell’escludere i cibi pericolosi per la testa. E non esagerare con le dosi, anche: persino un cibo semplice e nobile, per esempio un normalissimo riso all’olio, se ingerito in dosi eccessive finirà con l’affaticare il fegato.
Gli alimenti sotto accusa sono tanti, molti già noti più o meno a tutti. È ovvio che la relazione di alimenti con possibili attacchi di cefalea o emicranie è del tutto soggettiva.
In cima alla lista nera c’è sicuramente il vino, questo per via della presenza di solfiti. Si tratta di un prodotto naturale che nasce dalla fermentazione del succo d’uva, croce e delizia dei vinai di un tempo. L’odore acre dell’anidride solforosa e dell’acido tartarico nelle vecchie cantine era come un concerto di Mozart, talvolta delicato, talvolta aspro, talvolta violento; appena percettibile, creava quell’odore inconfondibile delle cantine di una volta.
I solfiti sono importanti nel processo di vinificazione perché combattono i processi di fermentazione indesiderati; ma poiché quasi sempre i solfiti endogeni non sono sufficienti ne vengono spesso aggiunti di artificiali, e in dosi maggiori nel vino bianco a causa della sua delicatezza. Più il vino è scadente, poi, più il rischio di fermentazione è alto, e quindi maggiore sarà l’aggiunta di solfiti esterni.
In genere l’assunzione alimentare di solfiti non causa problemi. L’organismo umano ne produce anche in modo spontaneo: l’anidride solforosa viene prodotta durante il metabolismo degli aminoacidi solforati, ovvero contenenti zolfo (per esempio metionina e cisteina), per poi essere immediatamente inattivata dal nostro sistema di detossificazione endogeno. Qualora il soggetto sia però ipersensibile, o la dose di solfiti introdotta nell’organismo sia eccessiva, ecco che può sopraggiungere il tipico attacco di mal di testa, talvolta anche accompagnato da reazioni allergiche associate come asma, eczemi o orticaria.
Ma l’aggiunta di solfiti e anidride solforosa, che hanno principalmente azione antimicrobica, non riguarda soltanto il processo di vinificazione; vengono impiegati come additivi anche in tanti altri prodotti alimentari, per garantirne la conservazione. L’anidride solforosa, per esempio, viene aggiunta a carne, pesce e frutta per impedire il deterioramento enzimatico che porta il tipico colore brunastro, rendendo quindi questi alimenti più appetibili all’occhio dell’acquirente.
Visti l’ampio impiego di queste sostanze e la loro tossicità e potenziale attività allergenica, i produttori alimentari sono tenuti a registrarne sull’etichetta la presenza con la dicitura «contiene solfiti» per concentrazioni maggiori a 10 mg/kg.
Ma attenzione: non è detto che, qualora manchi la suddetta dicitura, il prodotto non sia stato trattato con solfiti e anidride solforosa.
Pensiamo alla frutta secca, per esempio. Sappiamo tutti quanta rilevanza possa avere nella nostra alimentazione: i suoi acidi salva cuore ci aiutano ad abbassare la colesterolemia, mentre il suo contenuto di sali minerali equivale a una vera e propria carica di energia, necessaria soprattutto se siamo grandi sportivi.
Ne consegue che la frutta secca è utile per mantenere in buona salute l’organismo. Quando così non è, la colpa è quasi sempre attribuibile all’uomo. Dato che il 90 per cento della frutta secca che consumiamo proviene da Paesi lontani, essa viene trattata con antiossidanti artificiali, cioè anidride solforosa, per rallentarne il processo di irrancidimento durante il lungo viaggio. Non solo. Spesso le mandorle vengono acquistate già sgusciate e pelate, il che significa che la pellicina marrone – il rivestimento esterno ricco dei principi nutritivi di questo frutto! – viene eliminata tramite bollitura; si ottengono così assurde mandorle bianche, in cui i grassi nobili insaturi sono stati trasformati in pesanti grassi saturi, paragonabili a quelli delle margarine.
Inoltre, anche se ancora pochi lo sanno, spesso la frutta secca rimane invenduta nei magazzini umidi anche per anni, e in questo clima possono svilupparsi sostanze pericolose: le aflatossine. Meglio optare quindi, se possibile, per frutta secca italiana, non degusciata e non tostata, in quanto assolutamente deprivata di sostanze nutritive: è così che madre natura ce la offre.
La lista degli alimenti da evitare per chi soffre di mal di testa non finisce qui.
Gli insaccati – per lo più i salumi trattati con nitrati e polifosfati –, i formaggi fermentati e i dadi da brodo sono da tenere lontani. Questi ultimi sono inoltre ricchi di glutammato, sostanza aggiunta anche ad altri prodotti e soprattutto ai cibi in scatola, per renderne più intenso il sapore. Vi sarà probabilmente capitato di sentirlo nominare ribattezzato come quinto gusto o umami; si tratta di un esaltatore di sapidità , ma va anche detto che, se c’è bisogno di migliorarne il gusto, forse significa che le materie prime di quel determinato alimento sono scadenti a priori.
Diversi studi puntano il dito anche contro il cioccolato, alimento amato da tutti noi non solo perché soddisfa la gola, ma anche per le infinite qualità che il seme di cacao porta con sé. Per capire il suo valore basti pensare che questo seme era talmente prezioso nelle civiltà precolombiane che veniva usato come moneta di scambio e che, una volta piantato, è capace di dare origine a una nuova forma di vita. È quello che accade, per capirci, quando facciamo germinare il grano: questi germi contengono più vitamine e molecole salutari di qualsiasi altro alimento. Ma allora, perché dovrebbe essere accusato di provocare mal di testa? Non esistono in effetti studi certi che associno con grande evidenza scientifica il cioccolato all’emicrania; ammettiamo tuttavia che, trattandosi di un alimento allergizzante, non è escluso che possa provocare, come reazione allergica, anche un mal di testa.
Quali sono invece i cibi da prediligere? Innanzitutto quelli che aiutano il fegato a produrre più bile – i cosiddetti cibi coleretici –, così da permetterne la buona funzionalità , visto il lavoro importante che questo organo svolge nei confronti delle tossine: cicoria, cardi, carciofi, asparagi, cavoli e tutte le altre verdure dal gusto amarognolo.
È bene inserire poi nella propria alimentazione tutti i cibi rinfrescanti come insalata, yogurt, latticelli, succhi di frutta freschi, e in particolar modo i centrifugati di verdura e frutta come ananas, papaya, sedano e carote; le loro proprietà diuretiche e depurative ci aiuteranno a espellere rapidamente e il più possibile le sostanze incriminate citate in precedenza.
Un ultimo consiglio come toccasana per il mal di testa? Il caffè con succo di limone! Se non si soffre di acidità da gastrite o ulcera duodenale, naturalmente. Anche se un consumo eccessivo di caffè durante la giornata può scatenare mal di testa pare che l’aggiunta di limone, grazie alla sua azione disintossicante, possa aiutare a far passare il dolore alla testa. Se i vecchi rimedi della nonna funzionano, c’è sempre un motivo!
Per la cefalea può essere utile l’olio essenziale di menta (Mentha × piperita), applicato sulla fronte o sulle tempie d...