CAPITOLO SETTE
#cenadacirco #coppiachescoppia #meglioscappare
Desiderate assistere alla più spettacolare performance circense mai realizzata? Signori, cena a casa Bordetti ore 20,00. Presenza di Clown… assicurata! Spettacolo sconsigliato ai minori.
Avevo introdotto in tal modo il mio nuovo stato, quella sera, sul profilo social da cui in molti, nel giro di qualche minuto avevano cominciato a chiedersi come sarebbe andata a finire. Insomma, erano aperte le scommesse.
Si parlava, infatti, della cena di famiglia organizzata da zia Rosa in occasione del mio annuncio ufficiale.
Se avessi saputo prima come sarebbe andata a finire, avrei deciso di vendere i biglietti per lo spettacolo ad amici e conoscenti. Probabilmente sarei diventata ricca!
Alla serata-da-circo che mi si prospettava mancavano giusto i giocolieri e gli elefanti. I buffoni erano fin troppi.
Rosa aveva preparato una tavola da mille e una notte, imbandita come in poche occasioni importanti per la famiglia e gliene fui davvero molto grata. Così come per l’idea di organizzare la festa per le nozze nella tenuta Bordetti, che era piaciuta davvero molto a Jamie.
O meglio… gli era piaciuta, fino a quella sera.
A tavola venne servita una cena molto gustosa: spaghetti con frutti di mare accompagnati da un antipasto di verdure e gamberoni in salsa tonnata, salmone affumicato e verdure grigliate, vino bianco frizzante a volontà, un favoloso tiramisù fatto in casa dalla zia e a cena conclusa, un buon caffè espresso da degustare in salone, dopo il dolce e prima del whisky.
Sedevamo a tavola in otto: i miei genitori, Luisa e Leonardo, zia Rosa e zio Litio, io e Jamie, Barbara (chissà perché era stata invitata!) e Colin, il mio collega e amico, mio e di Jamie, nonché miglior confidente di famiglia.
I presupposti per una cena molto ben riuscita c’erano tutti, se non fosse stato per i commenti acidi che mia madre aveva cominciato a lanciare a mio padre e se quest’ultimo non avesse deciso di giocare a ping-pong, cogliendo al balzo l’occasione di restituire la pallina, a ogni battuta al vetriolo della sua ex signora.
Quella sera erano tutti molto eleganti. Abiti lunghi per le donne e completi scuri per gli uomini. Sembravano persino essersi messi tutti d’accordo.
Io indossavo un abito in cachemire chiaro che arrivava alle ginocchia, collant semitrasparenti e tacco dodici. I capelli raccolti in un elegante chignon mi facevano sentire a mio agio e il make-up leggero su un viso che era arrossito in vari momenti, nel corso della cena.
Jamie era bellissimo come sempre. Indossava una camicia bianca e un completo scuro. Gentile e sorridente, come sempre, con tutti, era riuscito a districarsi molto bene in una situazione familiare tanto scomoda quanto spiacevole. Conosceva ogni aneddoto riguardante i Bordetti e ciò che piaceva fare agli uomini della famiglia.
Aveva saputo per caso che Barbara era stata la prima amante di zio Litio e che, per quanto a lui piacesse cambiare donna quasi ogni mese, alla fine la prima era rimasta quella fissa, così come il suo posto di lavoro in agenzia.
Barbara. Ragazza prorompente come una pin-up degli anni ‘60, bionda e sbarazzina, trent’anni appena compiuti, maggiorata e alta almeno un metro e settanta di tutto rispetto, aveva dovuto subire ogni tipo di umiliazione da parte dello zio che più di una volta l’aveva messa in un angolo, come un oggetto usato per il quale aveva perso interesse.
Un comportamento palesemente riprovevole, al quale nessuno, per fortuna, aveva deciso di rimembrare. Erano fatti loro, dopotutto.
Non capivo il motivo per il quale Litio si ostinasse a umiliare tanto zia Rosa e a portare sempre in casa Barbara, quasi fosse un componente della famiglia.
E quest’ultima, invitata ufficialmente in qualità di segretaria tuttofare della Bordetti, per la quale aveva speso molto della sua vita (professionale e, in via ufficiosa, personale), aveva dovuto tacere davanti a ogni mania e capriccio di Litio e accettare quel suo modo di trattarla con sufficienza. Dimostrando che, qualunque cosa fosse accaduta, lei ci sarebbe sempre stata, nonostante le ripicche subite, gli svariati tradimenti e gli sfoghi di una ex moglie perennemente sul piede di guerra con tutte le donne che le si affacciavano in casa, senza batter ciglio.
Era come se Litio potesse contare sull’affetto incondizionato di due mogli, la ex e la fissa, mai legalizzata di cui tutti conoscevano il ruolo sia in agenzia che nel suo letto, quando capitava e ne aveva voglia.
Rosa doveva aver sopportato tanto e continuava a resistere senza scomporsi, anche se avevo sempre pensato che, di certo, soffriva molto per quella situazione senza soluzione e senza scadenza.
Litio era diventato davvero imperdonabile. Così come mio padre Leonardo.
Mia madre Luisa aveva avuto modo di scrutare le espressioni di suo marito nel corso di tutta la cena, poiché se l’era trovato seduto accanto, così come me e Jamie innanzi a loro, e poco oltre Barbara a cui, invece, era stato riservato il posto di fronte a Colin, mentre i padroni di casa si erano accomodati alle due estremità del lungo tavolo rettangolare in noce che faceva bella mostra di sé in sala da pranzo.
Zia Rosa doveva aver organizzato i posti a sedere con estrema minuzia e pensai fosse stata davvero molto paziente e diplomatica, soprattutto quando aveva saputo dell’arrivo di Barbara che era stata invitata da Litio.
«Allora, Nora, avete proprio deciso di sposarvi il 21 dicembre prossimo?» chiese, d’improvviso Barbara, spostando su di noi uno sguardo divertito e, al contempo, impietoso.
«Sì. Ci stiamo organizzando affinché sia tutto pronto. Sto già cercando l’abito» le risposi con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
Barbara non si scompose, sollevò il suo calice di vino per un sorso e chiese ancora: «Ma siete sicuri del grande passo? Vi conoscete solo da sei mesi… voglio dire, di solito si aspetta un po’ prima di prendere una decisione del genere».
“Brutta cretina siliconata dal culo a fisarmonica, tanta è la cellulite che ti porti dietro, cosa cerchi di fare?”, pensai, cercando di restare impassibile alle sue palesi provocazioni.
Che la sua vita fosse infelice era chiaro, ma questo non significava che avesse dovuto esserlo anche quella degli altri!
«Sì, siamo certi di quel che facciamo. Prendiamo casa, ci sposiamo e pensiamo subito a mettere in cantiere il nostro primo erede» rispose Jamie con un tono pacato, sorridente e tranquillo.
Gli strinsi la mano sotto la tovaglia e il suo sguardo comprensivo, per la situazione che mi ritrovavo in famiglia, mi rincuorò.
Barbara, finalmente, tacque, ma a rincarare la dose ci pensò mia madre, contro ogni mia aspettativa.
Luisa indossava un tailleur grigio a righe chiare. I suoi capelli di un biondo troppo chiaro sembravano non riuscire a toglierle qualche anno di dosso: il viso segnato dagli eventi e dalla stanchezza per le notti insonni, a causa delle quali, si trascinava due ampi borsoni sotto gli occhi, parlava per lei.
Mia madre aveva gli occhi scuri della nonna e la carnagione chiara. Non compresi mai la scelta di tingere di biondo i capelli che, al naturale, erano castani e le donavano molto. La scelta di presentarsi alla cena con una nuova pettinatura doveva averla presa nel momento in cui aveva deciso di partire per le Hawaii prima di chiedere al suo avvocato di fare a mio padre un culo grosso quanto quello di un ippopotamo in gravidanza, nel tentativo di spillargli più soldi possibili e qualche immobile.
«Sono giovani, Barbara… cosa vuoi che ti rispondano, dopotutto?»
Non riuscii a credere al commento di mia madre e quasi mi andò di traverso il boccone di salmone che mi ero appena portata alla bocca e che sembrò condire quel momento alla perfezione tanto era piccante con le sue verdure miste come contorno.
«Lascia che tua figlia decida della sua vita come meglio crede!» ribatté prontamente mio padre, prima di infilarsi un pezzo di pane in bocca.
Mio padre Leonardo aveva tutti i capelli grigi, ormai, ma restava davvero un bell’uomo. Occhi blu e carnagione chiara. Attraente e sempre in gran forma. Amava praticare attività sportiva all’aperto, aveva un personal trainer che si occupava del suo fisico e un nutrizionista che gli stava curando i problemi con il colesterolo alto.
Era un uomo davvero meraviglioso. Non mi aveva sorpreso l’idea che fosse anche corteggiato da altre donne, che forse lo era sempre stato, da giovane ancora di più, e che qualcuna avesse provato, in svariate occasioni, magari riuscendoci, a portarlo via alla mamma.
«Tua figlia deve capire cosa è meglio fare per sé, senza avere fretta» ribatté di nuovo mia madre. «Si conoscono solo da sei mesi, per la miseria!» esclamò poi appoggiando il tovagliolo in tessuto chiaro sul tavolo, accanto al suo piatto con un gesto alquanto stizzito.
«Ma deve vivere la sua vita, fare i suoi errori, pagarne le conseguenze, divertirsi e scopare a dovere!»
Oh Cielo!
Ho sentito bene? Mio padre ha detto a tavola, la sera dell’annuncio del mio matrimonio, davanti a tutti… la parola «scopare»?
Sgranai gli occhi pensando di essermi sbagliata ma, quando volsi lo sguardo sulle facce dei presenti, pensai di aver capito bene e una vampata di calore salì a rincoglionirmi prima ancora di arrivare al mio terzo bicchiere di vino.
Stavamo davvero arrivando alla frutta!
«Sono certa che tua figlia abbia modo di divertirsi a dovere come tutte le ragazze della sua età e che di certo non si fa mancare qualche scopatina qua e là, ma questo non significa che debba rovinarsi la vita!» mia madre Luisa pareva inarrestabile e in quell’occasione sembrò persino essersi preparata alla sua prima vera battaglia.
A parlare per lei doveva essere di certo la rabbia maturata nel tempo nei confronti del marito.
Capii che non era stato il momento migliore per annunciare un matrimonio e men che meno per riunirli allegramente attorno a una tavola imbandita.
Ma cosa diamine mi era saltato in mente? Come avevo potuto pensare che sarebbe davvero filato tutto liscio come l’olio?
Per caso incontrai lo sguardo allibito e in parte divertito di Colin che sembrava godersi la scena più di qualunque altro ospite e pensare: “Per fortuna che sono gay e ho una vita molto più tranquilla di questi quattro matti!”.
Ciò che pensava, glielo si leggeva in faccia...