NOVE
DISORDINE E CAOS
LUNEDÌ 13 NOVEMBRE
10:15. Studi di Buon Pomeriggio! Sono appena arrivata. E già so che non posso farcela. È materialmente impossibile che arrivi in fondo a una giornata di lavoro avendo dentro di me:
1. un bebè sempre più grosso che reclama patate ripiene, formaggio, cetriolini e, ultima novità , vodka;
2. un cuore completamente confuso e spezzato. Ma perché Mark ha scritto quella lettera? E dire che il ritorno in macchina da Grafton Underwood era stato così tenero tra noi! Ma perché? Che cos’è successo? Perché non risponde ai miei messaggi? Forse è convinto che io sia una troietta che non vale niente e Daniel gli ricorda il lato di me che non gli piace.
Con il telefono nascosto sotto la scrivania, ho chiamato Tom su FaceTime.
«Non sei una troietta che non vale niente» mi ha detto. «Sei un Assistente Produttore fighissima e praticamente sei una suora. Sai che c’è? Tu hai bisogno di giocare a Perlomeno. Hai presente? Quella cosa che mi hai insegnato quando Jerome il Rettile mi torturava? Perlomeno? Perlomeno ho questo, o quello, o quell’altro. Così va meglio?»
«Sì, sì!» Mi sono subito sentita meglio, più luminosa. «Grazie, Tom.»
Ho spento FaceTime.
FaceTime si è riconnesso: Tom.
«Bridge, solo una cosina. Mai e poi mai collegarti su FaceTime da quell’angolazione.»
Tom è sparito, poi è riapparso su FaceTime: «Sono una persona orribile?».
«Bridget, datti una mossa» mi ha ripreso Richard Finch, e passando davanti alla mia scrivania ha buttato un occhio alle mie tette.
Ho scritto in fretta a Tom: «No, sei una bella persona». Poi ho cominciato a battere furiosamente sulla tastiera con lo sguardo fisso sul monitor: agli occhi del mondo era come se stessi lavorando alla scaletta del giorno.
PERLOMENO
Sto per avere un bambino.
Forse con Mark andrà tutto a posto, potrebbe essere una cosa da niente.
Daniel è ancora in gioco, perciò almeno un padre rimane.
Daniel potrebbe cambiare.
Ho una casa mia.
Ho un’auto mia.
Ho un papà adorabile.
La mamma potrebbe cambiare e cominciare a essere felice del bambino invece di farsi ossessionare dalla visita della Regina.
Sono circondata da amici, Single e Felicemente Sposati, che sono come una famiglia allargata e piena di calore, stile Terzo Mondo.
Ho un ottimo lavoro e finora nessuno in ufficio, a parte Miranda, sa che sono incinta.
«Cazzo se sono enormi» bisbiglia a voce discretamente alta qualcuno dietro di me.
«Wow, amico. Tutta roba autentica.»
«Ehi, Jordan, guarda un po’. Da questa angolazione, viste contro il logo, un tempo le punte titillavano la B di Buon Pomeriggio! e invece adesso coprono completamente la P.»
«Sì. Pazzesche, amico.»
«Cioè, cazzo, ma sono gigantes…»
«Già . Cioè, dico, incredibili, amico.»
Mi sono girata di scatto. Era Richard Finch che bisbigliava a uno di quelli con lo chignon.
«Ma di che cosa state parlando?»
«Di niente.»
«Richard! Lo so che parlavate delle mie tette.»
«Ma non è vero!»
«E invece sì!»
«No, non è vero!»
«Questo è sessismo. Sono molestie belle e buone.»
«Stavo solo sottolineando un fenomeno naturale» ha risposto Richard. «Se tu vedessi un autobus a due piani grande il doppio del normale, avresti tutti i diritti di commentare la cosa, dico bene?»
«Io non sono un autobus, sono un essere umano. E comunque, adesso scusami ma devo andare in bagno.»
Improvvisamente Richard Finch ha avuto uno di quei rari momenti in cui nella testa gli si è affacciato un pensiero.
«Non sarai mica INCINTA?» ha urlato.
È seguito un silenzio fragoroso. Mi sono voltata e ho visto che tutti mi fissavano. Peri Campos era appena entrata nella stanza.
Era troppo. In segno di protesta il bambino ha espulso lo sformato di patate al formaggio e il cappuccino, e io di riflesso ho vomitato nel cestino. Davanti a tutti.
20:00. Casa mia. Ecco le persone licenziate con la «potatura» di Peri Campos.
June della reception (a Buon Pomeriggio! da diciassette anni).
Herry l’autista (a Buon Pomeriggio! da diciotto anni).
Julian l’assistente di studio. È vero, continuava a dimenticare di dirci che eravamo in onda, e non era in grado di indicare se la telecamera dovesse andare a destra o a sinistra, però va detto che studiava la differenza da vent’anni.
Mentre uscivamo dalla riunione, Peri Campos mi ha chiamato da parte.
«Le risorse umane sono abituate alle dipendenti che rimangono incinte quando il loro posto di lavoro è a rischio. Anche se le dipendenti il cui posto è a rischio di solito sono troppo vecchie per rimanere incinte. A ogni modo, non credere di cavartela con qualche stronzata.»
Poi si è girata di nuovo verso gli altri. «Ehi, voi! Un’ultima cosa. A partire da domani si comincia un’ora prima.»
Ma figurati! Lo sanno tutti che nel mondo dei media si comincia tardi perché siamo tutti tipi creativi e bohémien. Venerdì ho fissato l’ecografia alle otto, il primo buco, perciò potrei essere al lavoro per le undici.
Oh, va be’, dai, andrà benissimo. Sarò qui per le nove e mezzo. Sarò in anticipo!
MERCOLEDÌ 15 NOVEMBRE
Numero di SMS mandati a Mark: 7. Numero di risposte da Mark: 0.
Ho appena chiamato l’ufficio di Mark, ho parlato con il suo assistente laureato a Oxbridge, Freddo.
«Ehm… sì» mi ha detto con la sua roboante voce da tenore. «Ehm… Non sarà in ufficio per un paio di settimane. Al momento è irraggiungibile.»
«È andato in qualche posto spaventoso?»
«È solo, ehm, cioè, irraggiungibile. Okay.»
Strano. Oh, un messaggio.
DANIEL CIALTRONE NON RISPONDERE
L’eco di domani è confermata, Jones?
Vedremo come procede il viaggio del nostro trenino?
A quanto pare siamo di nuovo solo io e Daniel. Perlomeno lui si è ricordato. Forse è cambiato.
GIOVEDÌ 16 NOVEMBRE
8:00. Ospedale. Sala d’attesa. Daniel non c’è.
8:10. Daniel continua a non esserci. Oddio oddio oddio! Devo essere al lavoro tra cinquantacinque minuti. Peri Campos mi ucciderà e mi mangerà per cena.
8:20. La segretaria ha appena detto: «Signorina, se non entra subito perderà il suo appuntamento».
Stavo raccogliendo le mie cose quando Daniel si è precipitato dentro. Ce l’aveva scritto in faccia che era di cattivo umore (be’, non letteralmente scritto, è ovvio, sarebbe stato un po’ eccessivo).
«Un traffico impossibile, tutta questa stramaledetta città è paralizzata. Ma perché cazzo hai preso un appuntamento così presto, Jones? Su, avanti, facciamola finita. E comunque, dov’è Darcy?»
«Non è venuto.»
Non mi sembrava una buona idea dirgli che Mark si era chiamato fuori; è un po’ come quando al lavoro cerchi di convincere tutti di un’idea e se una persona si tira indietro, anche gli altri rinunciano. No, non glielo dirò.
«Niente Darce?»
«Mark non viene» ho sbottato. «Mi ha scritto una lettera. Non ci sta più.»
Negli occhi di Daniel si è acceso un fugace lampo di trionfo. «È l’ego. Con la signora Darcy è sempre questione di ego.»
«In che senso?»
«Niente, niente, è tutta colpa di quel corso preparto.»
«Potevi chiedere scusa» gli ho detto.
«Scusa per cosa, Jones? È stato spassoso. Si sono divertiti tutti un mondo, tranne la signora Darcy. Non deve affrontare la faccenda come se si trattasse di un’esecuzione.»
Il brutto è stato che la dottoressa Rawlings era via per un altro arrivo (presumibilmente qualcosa che aveva a che fare con un altro bambino, non con un pacco postale). Mi sono trovata inaspettatamente gelosa di quell’altro neonato e della dottoressa Rawlings, quasi si trattasse di tradimento. E...