Interismi
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Interismi

  1. 133 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

"Se avessimo vinto lo scudetto — scriveva Beppe Severgnini dopo il 5 maggio 2002 — non mi sarei unito alle celebrazioni con un libro. Avrei festeggiato privatamente con qualche amico, moglie, fi glio e cagnolina dalmata (unica presenza bianconera in famiglia). Ma abbiamo perso, e dobbiamo consolarci." E questo piccolo libro si è rivelato davvero una gran consolazione per moltissimi tifosi neroazzurri. In otto anni è diventato un classico, citato e imitato. L'autoironia è servita a metabolizzare la sconfi tta e preparare la riscossa — che è arrivata, prima con gli scudetti in serie e poi col magico Triplete, coronato nella notte del Bernabeu dalla vittoria nella Champions League 2010. Interismi è la risposta di una squadra fascinosa — e dei suoi tifosi speciali — agli scherzi del destino sportivo. Leggendolo, capiremo perché l'Inter è una forma di allenamento alla vita, un esercizio di gestione dell'ansia, un preliminare lungo anni. Il libro mescola entusiasmi e memorie agrodolci, opinioni fulminanti e citazioni classiche seguite da discussioni omeriche (se l'Inter è Ettore e la Juve è Achille, il Milan è Patroclo o Ulisse?). Insieme ai giudizi sulle squadre rivali e ai ritratti dei giocatori neroazzurri, ci sono le "interviste impossibili" a Peppino Prisco (che nel 2002 s'era temporaneamente giocato il paradiso coi commenti su Lazio-Inter). "Siamo una squadra di fi losofi — sostiene l'autore — convinti che Gresko e Poborsky siano la rappresentazione della condizione umana: sono il fato, l'inconveniente, la possibilità, il caso che si diverte." Una squadra che ha tifosi così — voi capite — vince anche quando perde. Per questo è ammirata dagli avversari, ai quali consigliamo di leggere questo libro. Interismi. Il 5 maggio e il coraggio di guardare avanti. Dimostra infatti come la passione sportiva non debba nutrirsi d'odio e aggressività. Bastano affetto, entusiasmo, ironia. E la capacità di non mollare mai.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2011
eBook ISBN
9788858614983
INTERISMI
Per Antonio,
piccolo interista di casa,
affinché ricordi
(ma tanto ricorda lo stesso)
Una specie di introduzione
“Iam victi vicimus”
“Già vinti abbiamo vinto.”
PLAUTO, Casina
Detesto gli instant-book e amo l’Inter. Ma ho scoperto di amare l’Inter più di quanto detesti gli instant-book.
Se avessimo vinto il campionato, non mi sarei unito alle celebrazioni con un volume: né piccolo né grande. Avrei festeggiato privatamente con qualche amico, moglie, figlio e cagnolina dalmata (unica presenza bianconera in famiglia). Ma abbiamo perso, e dobbiamo consolarci. Ci provo con questo piccolo libro. Un libro sul piacere d’essere neroazzurri. Un po’ sconcertante, come molti piaceri: ma non per questo meno intenso.
L’Inter è una squadra fascinosa, che seguo fin da quando ero bambino – sono del 1956, e appartengo alla generazione marchiata a fuoco da Herrera & C. Non avevo mai scritto dell’Inter, fino a due anni fa. Era una sorta di pudore – uno dei pochi consentiti in un mestiere impudico come quello del giornalista – e intendevo conservarlo. Ma nell’estate del 2000 il “Corriere della Sera” mi ha chiesto di raccontare, in una pagina, una grande sfida. Non ho avuto esitazioni: Inter-Juve.
Quello è stato il mio “outing” in materia sportiva. Da lì è cominciato tutto. Sono diventato un interista pubblico e militante, parziale e irragionevole quanto basta. Ho aperto una rubrica su “Sportweek”, il settimanale della “Gazzetta dello Sport”. E ho cominciato a studiare l’interismo, un’interessante piega dell’animo umano.
Nelle prossime pagine troverete molto di quello che ho rimuginato in materia, più qualche inedito (come la terza “intervista impossibile” a Peppino Prisco, dopo la catastrofica Lazio-Inter). Prima di ogni pezzo c’è un’indicazione di quand’è stato scritto. Prima di una vittoria complicata (quando sarebbe stata semplicissima) o dopo una sconfitta rocambolesca. Prima di un pareggio pazzesco o dopo una discussione omerica con un milanista, secondo cui l’altra squadra di Milano non è rappresentata da Patroclo (opposto a Ettore interista e Achille juventino), bensì da Ulisse. Gliel’ho concesso. Anche il Milan, come Ulisse, ha conosciuto naufragi, imbarazzo e retrocessioni.
Noi, no. Noi abbiamo conosciuto però il dolore sportivo. Sentimento nobile, al quale quest’anno avremmo rinunciato volentieri. Solo Al Gore, negli ultimi tempi, ha subito una delusione tanto cocente: e noi non possiamo nemmeno prendercela con la Corte Suprema. Dorando Petri, in confronto all’Inter, era un dilettante: nessuno è mai caduto sul traguardo in maniera tanto rovinosa. La Juventus a Perugia due anni fa? Là almeno potevano prendersela con la pioggia, con l’arbitro Collina, con uno scudetto destinato a Roma dopo molti anni. Noi con chi ce la prendiamo? Il 5 maggio, all’Olimpico, c’era il sole e un pubblico festante. Eppure.
Eppure saltano fuori un Gresko e un Poborsky, che sono la rappresentazione della condizione umana: sono il fato, l’inconveniente, la possibilità, il caso che si diverte. Il nostro caso è cecoslovacco (ve l’ho detto che siamo strani). Ma nonostante questo (o proprio per questo), ce ne siamo fatti una ragione. Non è vero che amiamo perdere: preferiamo vincere, che diamine. Ma sappiamo perdere, e abbiamo il senso estetico dell’ironia. Un harakiri fatto bene, in fondo, è meglio di un harakiri fatto male.
L’Inter, signori, è una forma di allenamento alla vita. È un esercizio di gestione dell’ansia, e un corso di dolcissima malinconia. È un preliminare lungo anni. È il gioco, da grandi, di quelli che da bambini tenevano ai sudisti e agli indiani. È – come ho scritto, e leggerete – un modo di ricordare che a un bel primo tempo può seguire un brutto secondo tempo (con la Lazio, agghiacciante). Ma ci sarà comunque un secondo tempo, e poi un’altra partita, e dopo l’ultima partita un nuovo campionato. Non possiamo perderli tutti. Oppure sì, se ci mettiamo d’impegno. Ma non accadrà, non siamo così prevedibili, nemmeno nel masochismo. Verrà il nostro momento, e sarà magnifico.
Forza ragazzi: non avrete vinto lo scudetto, ma avete tifosi come noi.
Milano, maggio 2002
Inter-Juve
“L’uomo saggio impara molte cose
dai suoi nemici.”
ARISTOFANE, Gli uccelli
Tempo fa ho scritto che il mondo si divide in due. Ci sono quelli che amano i gatti, Londra e l’Inter. E quelli cui piacciono i cani, Parigi e la Juventus.
Da allora continuo a ricevere proteste. Si lamentano milanisti slavofili, laziali innamorati dell’Argentina, romanisti con un’amica in Germania. Non posso negarne l’esist...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Collana
  3. Frontespizio
  4. INTERISMI
  5. Indice