Tripli interismi
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Tripli interismi

Scudetti e dispetti

  1. 190 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Tripli interismi

Scudetti e dispetti

Informazioni su questo libro

Mio figlio ed io siamo andati a prenderla nella cassapanca dove l'avevamo chiusa il 5 maggio 2002: e l'abbiamo tirata fuori, più bella che mai. La nostra bandiera a scacchi neroazzurra — con cui mamma, donna di poca fede, voleva farsi una gonna — è tornata a sventolare sul balcone. Niente trionfalismi: solo una piccola celebrazione privata. Neppure questo Tripli interismi vuol essere trionfalistico. Ma è il libro della riscossa, il sigillo di un sogno. L'avevo detto e scritto: dopo Interismi (2002) e Altri interismi (2003), sarei tornato sull'argomento solo se avessimo vinto lo scudetto sul campo (l'altro, sia chiaro, è gradito: ma chi festeggia il risarcimento del danno?). Lo scudetto nel 2007 è arrivato, grazie allo stupefacente Ibra e al sorprendente Mancini, a Zanetti e a Cambiasso, a Maicon e a tutti gli altri. Il quindicesimo della serie. Il primo dopo molti — troppi — anni. Magnifi co, in quanto lungamente atteso. E strameritato: lo hanno ammesso perfi no gli avversari. Se l'Inter è una forma di allenamento alla vita, siamo allenatissimi. Nessuno potrà accusarci d'essere quelli che gli inglesi chiamano fairweather friends, "gli amici del tempo bello". Per amore, anche in quella stagione 2006/2007, abbiamo preso pioggia, bufere e temporali (a Roma, a San Siro, a Valencia), mantenendo sempre il sorriso e l'ironia — perché il calcio è un gioco, mica una guerra.Ora possiamo goderci il successo con la coscienza tranquilla. A proposito di coscienza: Tripli interismi non festeggia solo il ritorno dello scudetto, ma anche la bella Coppa del Mondo in Germania, marcata da due dei nostri, Materazzi e Grosso; accompagnata, purtroppo, da un brutto scandalo, il peggiore nella storia del calcio italiano. Anche di questo ci occuperemo, nel libro. Senza esagerare, perché occorre esser generosi nella vittoria. Ma senza dimenticare.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2010
Print ISBN
9788817018203
eBook ISBN
9788858602218
1

Solo chi ha sofferto
sa sorridere
“I problemi della vittoria sono più piacevoli
di quelli della disfatta,
ma non sono meno ardui.”
WINSTON CHURCHILL,
Discorso alla Camera dei Comuni, 1942
Mio figlio ed io siamo andati a prenderla dentro la cassapanca, dove l’avevamo chiusa cinque anni fa, il 5 maggio 2002: e l’abbiamo tirata fuori, più bella che mai. La nostra bandiera a scacchi neroazzurra – con cui mamma, donna di poca fede, voleva farsi una gonna – adesso sta appesa al balcone. Niente trionfalismi: solo una piccola celebrazione privata.
Neppure questo libro vuol essere trionfalistico. Ma l’avevo detto e scritto: dopo Interismi (2002) e Altri interismi (2003), sarei tornato sull’argomento solo se avessimo vinto lo scudetto sul campo (l’altro, sia chiaro, è gradito: ma, per il patto col destino, non conta). Ora lo scudetto è arrivato. Il quindicesimo. Magnifico, in quanto lungamente atteso. E strameritato: l’ammettono perfino gli avversari, compresi gli juventini che capiscono di calcio (qualcuno ce n’è), felici d’esser rimasti a distanza di sicurezza dallo schiacciasassi neroazzurro. I rossoneri hanno voluto osare, e sappiamo com’è andata.
Sono orgoglioso di Interismi e Altri interismi. Senza quei due libri, Tripli interismi non l’avrei scritto. Mi sarebbe sembrato di salire sul carro del vincitore (sport molto italiano). Invece quel carro ho dovuto spingerlo, in questi cinque anni, insieme a voi. Adesso abbiamo il diritto di festeggiare. Se l’Inter è una forma di allenamento alla vita, siamo allenatissimi: salteremo di gioia senza stancarci.
Nessuno potrà accusarci d’essere quelli che gli inglesi chiamano fairweather friends, “gli amici del tempo bello”. Per amore, abbiamo preso pioggia, fango, bufere e temporali (a Roma, a San Siro, a Villarreal), mantenendo il sorriso e l’ironia – perché il calcio è un gioco, mica una guerra. Ora che è tornato il sole, nessuno potrà usare contro di noi la battuta di J.F. Kennedy: “La vittoria ha moltissimi padri, la sconfitta è orfana”. Le nostre sconfitte sono state accettate, sempre, da una famiglia unita. Ora possiamo goderci la vittoria con la coscienza tranquilla.
A proposito di coscienza: tra Altri interismi e Tripli interismi non ci sono solo quattro anni, ma una bella Coppa del Mondo – vinta anche grazie a da due dei nostri, Materazzi e Grosso – e un brutto scandalo, il peggiore nella storia del calcio italiano. Nel 2003 avevo scritto che Harry Potter era neroazzurro e l’inquietante Voldemort bianconero; se l’Inter invece era Frodo Baggins del Signore degli Anelli, la Juve era Sauron il cattivo. Be’, mai avrei immaginato d’esserci andato così vicino. Anche di questo ci occuperemo, in questo libro. Senza esagerare, perché occorre essere generosi, nella vittoria. Mettiamola così: scendere in campo pensando “Tanto, poi, ci fregano...” non era facile, né per i giocatori né per noi tifosi. Ora l’Inter gioca concentrata, ma spensierata: e si vede.
La vittoria ha anche altri motivi, e grandi protagonisti, di cui parleremo: da Mancini a Moratti, da Matrix a Maicon, da Ibra l’Extraterrestre a Ronaldo il Coniglio Mannaro (che ci ha fatto il piacere di andare da un’altra parte). Molto merito va all’ambiente che – finalmente – s’è venuto a creare. Credo che, per la prima volta, il ricambio (in italiano moderno: turn-over) abbia funzionato. In passato altre squadre l’hanno adottato, ma a che prezzo: cali di rendimento, mugugni e ipocrisie. Nell’Inter 2006/7 sembra essere stato accettato da tutti. In rosa ci sono due portieri (Julio Cesar e Toldo), tre terzini (Maicon, Grosso, Maxwell), quattro centrali di difesa (Materazzi, Cordoba, Burdisso, Samuel), cinque centrali di centrocampo (Vieira, Cambiasso, Stankovic, Zanetti, Dacourt) e cinque punte (Ibra, Adriano, Cruz, Crespo, Recoba) che giocherebbero titolari dovunque. Hanno però capito la situazione, e si sono comportati intelligentemente (un avverbio che uso con cautela, quando si parla di calcio). Chissà che il merito non sia anche del mitico Peppino Prisco: i suoi perfidi commenti, ancora una volta, illumineranno le mie “interviste impossibili”.
Che altro aggiungere? Nulla. Cinque anni dopo, il cerchio si chiude. Come si chiude questa trilogia neroazzurra: non ci sarà un altro Interismi. L’Inter è un amore difficile, non un prodotto in serie.
Un abbraccio, dunque, e complimenti a tutti: ce l’abbiamo fatta. Speriamo che l’Inter – e il calcio – usino la testa, e siano sempre all’altezza del nostro cuore.
2

Ritratti di famiglia
“La nobiltà dello spirito,
rispetto a quella tradizionale,
ha il vantaggio che uno se la può
conferire da solo.”
ROBERT MUSIL, Frammenti postumi in prosa
IBRA, L’INCOSCIENZA AL POTERE
Quando Ibra riceve la palla, tutti – compagni e avversari, tifosi dell’Inter e sostenitori dell’altra squadra – pensano: “Vediamo cosa cavolo fa”. In quel momento sospeso, in quel dubbio legittimo, sta la magia del calcio. La gente va allo stadio, guarda le partite in tv e legge i giornali, perché cerca cose emozionanti e speciali. Il calcio esiste e resiste, nonostante tutto, perché c’è in giro uno come Ibra. Uno che prende palla, e non sai mai cosa cavolo farà.
Altri calciatori sanno giocare di tacco: ieri Mancini e oggi Totti, per fare due nomi. Ma nessuno ha fatto del tacco un colpo normale, che ha cambiato la trigonometria del calcio. I giocatori mediocri hanno un angolo di 90 gradi, perché usano un piede solo; quelli bravi, giocano a 180 gradi; Ibra opera a 360 gradi. Può passare, lanciare, tirare o sgusciare dappertutto; d’interno e d’esterno, di sinistro e di destro, davanti e didietro, di punta e di tacco. Marcare Zlatan è come pescare con le mani: vince quasi sempre il pesce.
Uno lo guarda e si chiede: perché fa così? Risposta: perché è calcisticamente...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Tripli Interismi
  4. Dedica
  5. 1. Solo chi ha sofferto sa sorridere
  6. La lunga marcia neroazzurra (2008)
  7. Indice dei Nomi
  8. Indice