
- 413 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Manuale del perfetto interista
Informazioni su questo libro
L'amore per una squadra è una cosa totalmente illogica. Cambiano i giocatori, cambiano gli allenatori, cambiano i presidenti. Restano due colori, ricordi intensi, serate sospese davanti a un televisore, lunghi pomeriggi allo stadio, ritorni a casa silenziosi, gioie fulminanti. E cento anni di Inter da festeggiare, in questa edizione speciale. Tornano Interismi, Altri interismi e Tripli interismi!, con una nuova introduzione, ''La lunga marcia neroazzurra'', e un'appendice, ''100 piccoli interismi''. Insomma, un secolo di eroismi, follie, curiosità; e scivoloni, miraggi, tentazioni di mollare tutto. Ma non abbiamo mollato.
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Informazioni
Print ISBN
9788817018838eBook ISBN
9788858601730Altri
interismi
Un nuovo viaggio nel favoloso labirinto neroazzurro
(2003)
Ancora per Antonio,
che non ha intenzione di mollare
che non ha intenzione di mollare
0
INTERpellanza
Il labirinto
– Non te la prendere: la fortuna è dietro l’angolo.
– Sì, ma ci sta da parecchio. Vorrei sapere quale
angolo, e quando lo volterà.
– Sì, ma ci sta da parecchio. Vorrei sapere quale
angolo, e quando lo volterà.
(WILLIAM POWELL e PAT FLAHERTY,
L’impareggiabile Godfrey)
L’impareggiabile Godfrey)
Caro Massimo Moratti,
l’anno scorso, dopo aver regalato lo scudetto alla Juventus, ogni interista di buon senso – può sembrare incredibile, ma ce ne sono – ha pensato: cosa può esserci di più doloroso? Ora lo sappiamo: consegnare un altro scudetto alla Juve e la Champions League al Milan, dopo essere usciti in semifinale senza perdere. Solo un regista sadico poteva inventare qualcosa del genere. Eppure, ci è toccato.
Cosa dice, Presidente: dobbiamo abbatterci? Io dico di no. Ora comincia un’altra stagione: e non può sempre grandinare. Di una cosa, oltretutto, possiamo star sicuri. Non sarà una stagione noiosa, come non lo è stata quella appena conclusa. Questo, infatti, dobbiamo ammetterlo. L’Inter sa essere crudele, ma non fa mai mancare le emozioni (Vieri ce l’abbiamo solo noi; per prevedere Recoba occorre un cartomante; e Cuper, prima d’essere un allenatore, è un enigma avvolto in un mistero).
Non si preoccupi, caro Moratti: ormai l’abbiamo capito. Scegliere l’Inter è come entrare in un labirinto. Un favoloso dedalo neroazzurro, pieno di sorprese a ogni svolta. Al centro c’è l’obiettivo, il premio, la gioia che attendiamo. Il problema è: come arrivarci?
Non m’illudo, con Altri interismi, di suggerire la risposta. Il tifoso con le soluzioni in tasca è una delle figure più patetiche del calcio (non l’unica, per la verità). Anzi, le confesso: non pensavo nemmeno di pubblicarlo, questo libro. Pensavo di aprire e chiudere con Interismi, pubblicato nell’estate 2002 per consolarmi e provare a consolare (sedici edizioni, che avrei scambiato volentieri col quattordicesimo scudetto). Quelle cento pagine erano un modo per dimostrare che noi interisti siamo speciali; e riusciamo a sorridere quando altri saprebbero solo deprimersi.
Sa perché ho deciso di proseguire nel racconto? Perché credo che la stagione appena conclusa vada ricordata: se non altro, per non ripeterne gli errori. E penso che alcune cose vadano dette, in vista della stagione che comincia. Anzi: alcune le voglio dire subito, senza pretesa di diventare il portavoce dei tifosi – che hanno la loro voce, più forte della mia.
Prima considerazione: l’Inter deve schierare giocatori forti che siano uomini intelligenti. Non è più tempo di geni inaffidabili: anche perché Morfeo, con tutto il rispetto, non è Maradona. L’impressione – non solo mia – è che occorrano ragazzi in grado di tener su la squadra, in campo e fuori dal campo. Non sappiamo cosa farcene di gente che si squaglia come un ghiacciolo alla prima difficoltà. Abbiamo visto partite, quest’anno, in cui la squadra è sembrata franare psicologicamente (Juve-Inter, Barcellona-Inter, Inter-Roma: ma ce ne sono altre). È questo che ci spaventa. Vincere si deve, dice lei. Perdere si può, diciamo noi. Ma c’è modo e modo.
Pensi ai giocatori più amati, Presidente, quelli cui nessuno vuole rinunciare. Il capitano Zanetti, Toldo e Cordoba, Emre e Vieri, Cristiano Zanetti e Di Biagio, il cui problema non è in testa ma nelle gambe (a fine stagione, rispetto a lui, Gattuso sembrava Bambi; com’è possibile, Alfano?). Questi ce la mettono tutta, e si vede. Quando sbagliano, li perdoniamo. Ma poiché sanno che li perdoneremmo, sono tranquilli, e sbagliano poco.
Lo stesso vale per Hector Cuper. Alcune delle sue decisioni, francamente, non si capiscono (nessuno mi leva dalla testa che, se contro il Milan avesse giocato Oba Oba Martins invece di Ameba Ameba Recoba, saremmo andati a Manchester). Ma è un bene che Fratello Ettore sia rimasto per il terzo anno. L’uomo ha carisma, carattere, capelli interessanti e una dolente serietà. Diamogli gli esterni che chiede, e vediamo cosa succede.
Aver creato questo gruppo è un successo, caro Moratti. Non dia retta a quelli che la chiamano perdente (sono gli stessi che le scodinzoleranno davanti, appena l’Inter rivince qualcosa). Ricordi invece che, ogni anno, i perdenti sono dozzine: ma non tutti arrivano tra i primi quattro in Europa. Ora vada avanti, senza sbandare. Perché se butta all’aria tutto, si ricomincia da capo.
L’Inter è una bambina fin troppo intelligente. Ha bisogno solo di regole e di serenità, e le cose non sono incompatibili. È triste guardare giocatori che perdono il controllo e scalciano come puledri sull’orlo di una crisi di nervi. È intollerabile vedere campioni che, quando vengono sostituiti, escono dal campo insultando l’allenatore. Crespo è un ragazzo simpatico e un ottimo giocatore: se siamo andati avanti in Champions League è soprattutto merito suo. Ma se Trezeguet avesse detto a Lippi quel che lui ha detto a Cuper di fronte a mezzo mondo, si ritrovava in un autosalone a vendere le Stilo.
Io non so – come dicono molti – se lei debba essere più severo. Ci conosciamo poco, e posso solo dire che, dietro quelle occhiaie da poeta simbolista, lei mi sembra una persona perbene: che è più di quanto si possa dire di alcuni suoi colleghi. Per questo noi interisti la stimiamo. Abbiamo l’impressione che lei sia uno splendido papà, per l’Inter. Ma, come in molte famiglie, una baby-sitter di polso forse le farebbe comodo.
Di tutto questo ragioneremo, nel libro. Per il resto, parleremo di calcio. Che era, e resta, una cosa meravigliosa.
Questo è quanto, caro Moratti. Buona lettura. E comunque vada, grazie.

P. S. Mio figlio ha guardato insieme a me la finale di Champions League in TV, ma non intende cambiare la maglia di Emre con quella di Pirlo. Vede, Presidente? I bambini non mollano mai. Perché dovremmo farlo noi?
1
INTERregno
Un’estate neroazzurra
“Il cuore è davvero un muscoletto
molto elastico.”
molto elastico.”
(WOODY ALLEN, Hannah e le sue sorelle)
Roba da matti. Devo augurarmi che Del Piero segni, che Buffon pari e Zambrotta metta in mezzo cross decenti. Non ho scritto “posso”, non ho scritto “voglio”. Ho scritto: devo. Questo interista convalescente, alla vigilia dei mondiali di Giappone e Corea, deve dimenticare quel che è successo in campionato il 5 maggio 20021. In sostanza: scordare il nero, e concentrarsi sull’azzurro. È dura, per un neroazzurro.
Qualcuno dirà: ma è sempre stato così! I Mondiali sono il momento in cui le passioni (e le antipatie) di club tacciono, e tutti sostengono la nazionale. Facile a dirsi: quest’anno le passioni sono state roventi. Non siamo solo noi interisti, a essere rimasti ustionati. Penso ai laziali, i quali devono augurarsi che Montella e Totti ripetano in Giappone quanto hanno combinato nel derby. Penso ai romanisti che devono tifare Nesta. Penso ai milanisti che si preoccupano amorevolmente della coscia di Bobo, e agli interisti che, per ricambiare, si interessano al ginocchio di Pippo.
Vedete? Sono ritornato all’Inter. Perché siamo noi i più vulnerabili, in questo momento. Dal fischio finale dell’Olimpico al fischio d’inizio a Sapporo saranno passate 692 ore: poche, visto quel che è successo. Siamo in una fase post-traumatica nella quale abbiamo bisogno soprattutto di buone parole. Riusciremo a tifare contro Javi Zanetti? Sapremo ignorare la ricomparsa di Trezeguet? Oppure il nostro masochismo diventerà planetario, e ci augureremo che Del Piero si mangi due gol, come nella finale con la Francia agli Europei del 2000?
Non accadrà. Almeno, non a me. So che riuscirò a passare dall’attuale fase catatonica a un tiepido interesse, per arrivare al solito entusiasmo infantile. Ce l’ho fatta perfino durante i mondiali d’Argentina (1978), dove l’Italia – secondo me – ha giocato il suo miglior calcio di sempre. Mi sono accorto con orrore di tifare per gli juventini. Sbucavano dappertutto. La maglia azzurra era una copertura: sapevo che erano loro.
Non vedo perché non debba riuscirci questa volta, a tifare gli azzurri. Basteranno tre amici su un divano, birra e patatine, bandiera a portata di mano, le solite domande inopportune dall’altra stanza (quanto stanno? chi ha segnato? qual è l’Italia?). Lentamente comincerò a pensare che quei ragazzi sognano e imprecano nella mia lingua, che somigliano alla gente per strada, e le reputazioni delle nazioni si costruiscono anche così, dando calci a un pallone su un prato dall’altra parte del mondo.
Non ho dubbi, tiferò Italia. Ma la nazionale è un’avventura. L’Inter, un matrimonio.
(Giugno 2002)
* * *
L’Inter è la mia squadra. Sì, sono uno di quelli: un malinconico, un testardo, un esteta, un poeta, un pazzo scatenato che tiene a una squadra i cui attaccanti segnano QUATTORDICI gol ai Mondiali (Ronaldo 8, Vieri 4, Recoba 1, Emre 1), ma riesce a perdere lo scudetto contro una squadra i cui uomini segnano un gol (Del Piero), per di più non strettamente necessario. Non era facile, ammettetelo: però noi ci siamo riusciti.
Perché voglio parlarvi di Inter? Perché il 5 maggio siamo caduti rovinosamente (altro che Napoleone: nessuno esce di scena come noi), eppure abbiamo fatto notizia per tutta l’estate. Dei Mondiali, s’è detto. Ma potremmo aggiungere che gli azzurri, matti masochisti e danneggiati, avevano qualcosa di neroazzurro, in Giapporea. E il calciomercato, cos’è stato? Nesta e Cannavaro! Vengono all’Inter o non ci vengono? Le notizie sportive del mese di luglio? Ronaldo Recoba e Vieri che si autoriducono lo stipendio; e quest’ultimo che critica Trapattoni. La pettinatura più pazzesca? Ronaldo. La fidanzata in carriera? Quella di Vieri, che esordirà in TV a “Controcampo” (forza Elisabetta, non farti intimidire: ricorda che sei sarda).
Potrei andare avanti, ma ci siamo capiti. L’interismo è dilagante. “We are the news!”, come dicono in Bocconi e nelle radio private. Non so se vinceremo questo benedetto scudetto, ma di sicuro potremmo schierare tre attacchi, e sarebbero tra i più forti della serie A. Tutti i titolari dell’Inter sono titolari nelle rispettive nazionali (con l’eccezione di Toldo, che dovrebbe esserlo). Di sicuro abbiamo il presidente filosoficamente più interessante del campionato e l’allenatore più misterioso dei Due Mondi (solo Zeman sapeva produrre silenzi altrettanto loquaci). Vedrete se, lasciato il calcio, il grande Hector non diventerà un monaco, un immobiliarista o un attore di film polizieschi.
Non so come andrà questo nostro campionato, ma mi sento di escludere che sarà un campionato normale: non ne ho ancora visto uno, da quando seguo l’Inter (1963/1964: Coppa dei Campioni, scudetto scippato dal Bologna2). Sono sicuro che faremo una serie di cose stupende, alcune cose abominevoli, altre incomprensibili e daremo ampio motivo di discussione a fidanzate juventine, amici milanisti e taxisti romanisti. È un problema? Certo che no. Il calcio è bello perché è una versione teletrasmessa della commedia umana, con i commenti sui giornali il giorno prima e il giorno dopo. Nessuno si annoierà tifando per (o contro) l’Inter. Non saremo il sale della terra, ma siamo il pepe del campionato.
Chi saranno i nostri rivali? Vedo bene il Milan, per cui non ho mai nascosto la mia simpatia milanese: i rossoneri, con Pantera Seedorf, possono puntare a un dignitoso quarto posto. Il Chievo? Ha già dato, e poi quest’anno non potrà più fare i dispetti al Verona Hellas. La Lazio, non saprei. È la squadra più stramba in circolazione: potrebbe ammutinarsi nello spogliatoio oppure trasformare Mancini in una divinità, portando incenso e mirra alla panchina (oro, no. La società lo requisirebbe per il bilancio). La Roma? Con Cafu e Capello farà altre buone cose; ma qualcuno trovi l’antidoto al narcotico che i coreani hanno dato a Totti. Il Parma? Mi butto: un’altra Coppa Italia con venti gol di Adriano e quattro autogol di Gresko (grazie, fratel...
Indice dei contenuti
- Cover
- L’autore
- BUR
- Frontespizio
- 1908-2008 LA LUNGA MARCIA NEROAZZURRA
- Interismi Il piacere di essere neroazzurri: (2002)
- Altri interismi Un nuovo viaggio nel favoloso labirinto neroazzurro: (2003)
- Tripli interismi! Lieto fine di un romanzo neroazzurro (2007)
- Appendice a cura di Massimo Birattari
- Indice