Il viaggio è una questione secondaria: a me interessano i viaggiatori. Non sono né un antropologo, né un accompagnatore turistico. Sono soltanto un osservatore che, nel corso degli anni, si è convinto di questo: viaggiando, abbassiamo le difese e ci mostriamo per quello che siamo. Il viaggio diventa una lente d’ingrandimento. Ciò che si scopre puntando quella lente su noi italiani non è del tutto rassicurante. Affascinante, sempre.
Eravamo turisti: siamo diventati viaggiatori. Imperfetti, ma viaggiatori. Fino a qualche anno fa sbagliavamo in gruppo; ora ci piace farlo da soli. L’epoca ansiosa è finita: anche quando partiamo con un viaggio organizzato, siamo diventati abbastanza esperti (e rimasti sufficientemente anarchici) da assumere iniziative personali, che vanno dal geniale al pazzesco. Il numero dei viaggi individuali è cresciuto enormemente. Per accorgersene, non occorrono statistiche. Basta tendere l’orecchio in qualunque capitale europea e ascoltare connazionali che urlano dentro un cellulare, mettendo in piazza (Piccadilly, place Vendôme, Alexanderplatz) i dubbi più incredibili e i segreti più intimi.
Altre caratteristiche di questa «nazione in movimento», invece, non sono cambiate. Siamo curiosi, generosi, tolleranti ed entusiasti (fin troppo). Ma talvolta siamo anche pressapochisti, superficiali, rumorosi e ossessionati dagli acquisti. In tutto questo somigliamo un po’ agli americani. Anche loro portano per il mondo un cocktail esplosivo di cordialità e pretese, smania di shopping e ansia di risparmio, ingenuità e rumorosità, buon cuore e scetticismo, sorrisi giusti e vestiti sbagliati. A proposito di americani: Mark Twain si imbarcò su un bastimento diretto in Europa e descrisse le abitudini dei connazionali in un libro chiamato Gli innocenti all’estero. Se qualcuno volesse tentare l’esperimento con noi italiani, gli cedo un titolo: Gli incoscienti all’estero. Non c’è bisogno di un bastimento; va bene anche un traghetto per la Grecia.
Cosa ci salva? La solita simpatia, con cui cercheremo di ottenere indulgenza anche nel giorno del giudizio universale (nell’attesa, ci alleniamo con guide turistiche, albergatori e agenti di polizia). E una certa onestà intellettuale, unita a una vaga autoironia: se ci vediamo allo specchio nei nostri panni turistici, ci riconosciamo e sorridiamo.
Quando, sette anni fa, ho pubblicato Italiani con valigia, l’ho fatto con questo spirito: per divertimento. Speravo piacesse, ma non immaginavo che venisse ristampato tante volte. Invece è accaduto. Questo mi ha convinto della necessità di un aggiornamento. Gli italiani del Duemila fanno cose che quelli del 1993 non si sognavano neppure.
A questo punto mi sono venuti in soccorso i pezzi usciti su «Qui Touring», a partire dal 1994. Devo confessare che, scrivendoli, pensavo che un giorno avrei voluto raccoglierli. E questo ho fatto: aggiungendo, ordinando, ripulendo. Sono certo che alcuni lettori – in particolare i soci del Touring Club Italiano – ritroveranno motivi e spunti. Ma questa non è una raccolta di articoli. Era quello, se vogliamo, un libro a puntate.
Il Manuale dell’imperfetto viaggiatore è infatti uno sguardo sistematico, divertito (e, spero, divertente) sui nuovi «italiani con valigia». Si parla di tutto: alberghi e aeroplani, vigilie e ritorni, odori e rumori, mance e pietanze, navi e campeggi, abiti e scarpe (che noi italiani amiamo mettere in valigia in abbondanza. Soprattutto quelle che scivolano, si bagnano, si sfilano e non servono a niente). Se, come credo, vi riconoscerete nelle descrizioni che seguono, vi raccomando di essere indulgenti; con voi stessi, e con l’autore. Se ho saputo descrivere la commedia umana che circonda i nostri viaggi, infatti, il motivo è uno solo: tra gli attori ci sono anch’io, e di solito mi diverto come un matto.
Crema, marzo 2000
Ho sempre provato una certa attrazione verso opuscoli, pieghevoli, programmi e cataloghi. Il materiale di promozione turistica mi affascina. Ogni tanto – confesso – entro in un’agenzia di viaggi e dico: «Me ne dia un chilo». Quando la persona dietro al banco domanda «Dove vuole andare?», rispondo: «A casa, a divertirmi un po’».
Come non divertirsi, infatti, durante queste immersioni in un mondo a colori, dove il sole è sempre alto nel cielo, il cibo invitante e il mare trasparente? Il «turismo su catalogo», oltretutto, è gratuito e adatto a ogni stagione. L’importante è avere pazienza e, occasionalmente, senso dell’umorismo – necessario, ad esempio, per apprendere lo speciale «vocabolario turistico internazionale». Esserne padroni aiuterà a evitare sorprese. Alcune definizioni sono capolavori di understatement; altre contengono geniali omissioni; altre ancora sono gioielli di diplomazia. Qualche esempio:
Viaggio con volo riservato
Sarete imbarcati su un charter.
Trasferimento collettivo dall’aeroporto
Niente taxi, tutti in pullman.
Albergo d’epoca pieno di charme
Albergo vecchio e cadente.
Modernissimo hotel
Hotel agghiacciante, tutto vetro e cemento.
In posizione tranquilla, non lontano dal mare
Il mare è nascosto da un condominio.
Situato comodamente nei pressi dell’aeroporto
Gli aerei decolleranno sulla vostra testa.
È previsto un breve giro della città
Non sognatevi di scendere dal pullman.
La gioiosa confusione delle strade
Attenti ai borseggiatori.
Una facile ascensione
Un’ora di marcia in salita.
Un tuffo dalla celebre scogliera
Non c’è spiaggia.
È incluso un pasto tipico
È pagato, perciò non lamentatevi.
Si potranno acquistare prodotti locali
Verrete rinchiusi in un negozio d’artigianato.
L’ultimo giorno è a disposizione
Arrangiatevi.
Noi italiani – diffidenti per natura, come certe gazzelle africane – siamo piuttosto bravi a individuare per tempo queste piccole trappole (se poi ci cadiamo dentro, è una forma di masochismo). Mentre i turisti tedeschi vogliono essere certi di trovare «le tre S» (sabbia, sole, sesso), e gli inglesi corrono a controllare il prezzo degli alcolici, gli italiani – smaliziati – leggono con attenzione ogni riga, per vedere dov’è il trucco. Bisogna dire che la maggior parte dei tour operators, sapendo d’avere a che fare con gentaglia come noi, sono attenti a quello che promettono. I turisti italiani infatti, quando sono scontenti, non vanno dall’avvocato, come fanno i colleghi americani, ma piantano grane spaventose sul posto. Per questo, siamo temuti in tutto il mondo. So per certo che le autorità cinesi preferiscono dichiarare guerra a Taiwan piuttosto che affrontare un gruppo di signore milanesi che, arrivate a Xi’an, non sono riuscite a vedere «l’esercito di terracotta».
Sfogliando il materiale illustrativo si imparano altre cose interessanti. Innanzitutto, nei luoghi di vacanza non piove mai e il cielo è terso: avete mai visto una fotografia di Edimburgo piena di ombrelli, o un’immagine di Bangkok soffocata dai gas di scarico? Si scopre poi che alcune spiacevoli eventualità – un piccolo terremoto in Perú, una guerricciola nel Caucaso – vengono discretamente sottaciute e che gli indigeni sorridono sempre, come se avessero vinto la lotteria. A questo proposito, vi propongo un gioco. Visitiamo insieme una località esotica. Leggete la descrizione del catalogo, e cercate di indovinare dove vi ho portato. Vi fornisco cinque indizi.
1. «Un lungo volo e poi... il silenzio! Terre leggendarie e misteriose, dal sapore esotico, dai profumi intensi e dai colori sgargianti. Il luogo evoca un carattere magico per il visitatore. L’interno è di una bellezza impressionante. La vegetazione è lussureggiante. La calura del sole è piacevolmente mitigata dalla brezza marina, la pioggia è pressoché inesistente. La natura ha donato a questi suggestivi luoghi arenili sabbiosi, acque color giada, fantastiche lagune con fondali luccicanti di corallo e madreperla. Un universo blu in grado di esaudire ogni “voglia di mare”. È tra i luoghi più romantici del mondo! Si consiglia di portare una quantità sufficiente di pellicole.»
Non avete capito? Proseguiamo.
2. «Chi sceglie questo luogo lo fa per rilassarsi, per cercare un ideale punto di incontro con la natura, per conquistare un angolo di mondo esclusivo e un po’ speciale. Il fascino delle sue bianchissime e lunghissime spiagge, delle sue meravigliose fanciulle, del suo cordialissimo popolo giustificano questo interesse. Intercalate il soggiorno balneare con bellissime escursioni. Lagune incantate, cascate e corsi d’acqua interamente ricoperti dalla vegetazione tropicale che potrete discendere con zattere. Passeri e altri volatili impertinenti sapranno conquistare un piccolo spazio sulla vostra tavola. La seduzione della natura!»
Non è chiaro? Andiamo avanti.
3. «Un Paese dai mille contrasti: climatici, etnici e culturali dove l’antico e il moderno si intrecciano. Il vicino villaggio di pescatori è sinonimo di mille piaceri. Gli alberghi si susseguono lungo il litorale, senza minacciare l’aspetto estetico del paesaggio. Un bar panoramico prepara ottimi cocktail tropicali. La cucina è caratterizzata dal famoso pesce volante, che balza fuori non solo dalle onde dell’oceano ma anche da moltissimi piatti locali. Personale altamente qualificato. Tra gli habitué alcuni tra i più noti nomi dello spettacolo. Un piccolo paradiso!»
Ancora niente? Leggete qui.
4. «Per le coppie in viaggio di nozze alcuni alberghi offrono agli sposi simpatici omaggi: un cesto di fiori e frutta in camera, una bottiglia di vino spumante o vino locale, un souvenir tipico, una T-shirt, un pareo, una cena speciale a lume di candela. Nei negoz...