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I FONDAMENTI
Questo gesto significa “bene” per gli occidentali, “uno” per gli italiani, “cinque” per i giapponesi e “va’ a quel paese” per i greci
Tutti conosciamo qualcuno che, entrato in una stanza piena di persone, riesce in pochi minuti a inquadrare con esattezza le relazioni che intercorrono tra i presenti e i rispettivi stati d’animo. La capacità di capire atteggiamenti e pensieri di un individuo in base al comportamento rappresenta la prima forma di comunicazione umana, risalente ai tempi in cui non esisteva il linguaggio orale.
Prima che venisse inventata la radio, gran parte delle comunicazioni avveniva per iscritto, tramite libri, lettere e quotidiani: ciò significava che pessimi politici e cattivi oratori, come Abraham Lincoln, riuscivano a ottenere consensi se imparavano a scrivere bene. L’era della radio ha invece aperto le porte a chi possedeva buone doti di eloquenza come Winston Churchill, ottimo oratore, che avrebbe però incontrato qualche difficoltà nell’epoca attuale in cui tanto peso ha l’immagine.
Oggi i politici sanno che la loro carriera si basa sull’immagine e sull’apparenza, e i personaggi di maggior spicco si avvalgono di esperti di linguaggio corporeo per imparare a “essere” sinceri, interessati e onesti, soprattutto quando non lo sono.
Sembra quasi incredibile che il linguaggio corporeo nella sua millenaria evoluzione sia stato studiato approfonditamente solo a partire dagli anni Sessanta e che gran parte dell’opinione pubblica ne sia venuta a conoscenza solo dopo l’uscita, nel 1978, del nostro libro, Leggere il linguaggio del corpo. Ancora oggi, tuttavia, molti ritengono che il linguaggio orale sia la forma principale di comunicazione: dal punto di vista evolutivo è invece un’acquisizione recente e viene usato per lo più per convogliare fatti e dati. Il linguaggio orale si è probabilmente sviluppato in un arco di tempo compreso tra due milioni e cinquecentomila anni fa, in cui il nostro cervello ha triplicato le proprie dimensioni. In precedenza il linguaggio del corpo e i versi rappresentavano gli strumenti principali per trasmettere stati d’animo e sentimenti, il che peraltro accade tuttora; il punto è che, concentrandoci sulle parole che i nostri interlocutori pronunciano, ci scordiamo del linguaggio corporeo e dell’importanza che riveste nella vita quotidiana.
Il linguaggio orale, tuttavia, ci ricorda la rilevanza che esso ha nella comunicazione. Basti pensare a espressioni d’uso comune quali:
Togliti questo peso dallo stomaco. Fai buon viso a cattiva sorte. Devi portare questo fardello sulle spalle. Affrontalo a testa alta. Devi darti una mossa con quel lavoro. Sei un leccapiedi. È tutto nelle tue mani. Mi fa rizzare i capelli in testa.
In origine...
Gli attori del cinema muto, come Charlie Chaplin, furono i pionieri del linguaggio corporeo, dato che rappresentava l’unico mezzo per comunicare attraverso lo schermo. La bravura di un attore veniva giudicata in base alla capacità di usare gesti e segnali corporei per trasmettere sentimenti al pubblico. Quando si diffusero i film sonori e gli aspetti non verbali della recitazione passarono in secondo piano, numerose star del cinema muto caddero nell’oblio: rimase in auge solo chi possedeva buone capacità verbali e non verbali.
Quando si parla di studio del linguaggio corporeo, l’opera più autorevole del diciannovesimo secolo resta forse L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali di Charles Darwin, pubblicata nel 1872, anche se si tratta di un testo destinato per lo più al mondo accademico. Esso ha tuttavia ispirato le moderne ricerche sulle espressioni facciali e sul linguaggio del corpo; negli anni molte idee e osservazioni di Darwin sono state confermate dagli studi scientifici, in cui si è analizzato e documentato più di un milione di segnali e indizi non verbali. Albert Mehrabian, uno dei primi studiosi a occuparsi di linguaggio corporeo negli anni Cinquanta, ha scoperto che l’impatto complessivo di un messaggio è per il 7% verbale (soltanto le parole), per il 38% vocale (compresi tono di voce, inflessione e altri suoni) e per il 55% non verbale.
Il punto è come lo dici, non che cosa dici.
L’antropologo Ray Birdwhistell, primo studioso della comunicazione non verbale o “cinesica”, ha valutato tale forma di comunicazione tra esseri umani, stimando che la persona media pronuncia parole in totale per dieci, undici minuti al giorno e che una frase media richiede circa 2,5 secondi per essere detta. Ha inoltre stimato che l’uomo è in grado di fare e di riconoscere approssimativamente 250.000 espressioni facciali. Analogamente a Mehrabian, Birdwhistell ha rilevato che la componente verbale della comunicazione a quattr’occhi è inferiore al 35% e che più del 65% è invece di natura non verbale. Dalla nostra analisi di migliaia di trattative di vendita e di negoziazioni effettuate negli anni Settanta e Ottanta è emerso che il linguaggio corporeo contribuisce per il 60-80% all’impatto dell’incontro e che le persone si formano un’opinione iniziale dell’interlocutore (nella misura del 60-80%) in meno di quattro minuti. Gli studi condotti dimostrano anche che, quando si negozia al telefono, chi porta di solito l’argomentazione più forte vince, il che non vale però per le trattative a quattr’occhi, perché in tal caso le decisioni finali vengono prese più in base a quello che vediamo che a quello che sentiamo.
Perché non conta ciò che si dice
A dispetto di quello che riteniamo politicamente corretto credere, quando incontriamo qualcuno per la prima volta lo giudichiamo rapidamente sotto il profilo della cordialità, della dominanza e come potenziale partner sessuale. Gli occhi, in tal caso, non sono certo la prima cosa che osserviamo.
Oggi gran parte dei ricercatori concorda sul fatto che le parole vengano usate soprattutto per trasmettere informazioni e che il linguaggio corporeo sia invece utilizzato per negoziare nei rapporti interpersonali, talora in sostituzione della comunicazione verbale. Una donna può, per esempio, lanciare a un uomo un’“occhiata che uccide” e inviargli un chiaro messaggio anche senza parlare.
Indipendentemente dalla cultura, parole e movimenti sono correlati in modo tanto prevedibile che, secondo Birdwhistell, un individuo esperto riesce in genere a descrivere i movimenti che una persona fa solo ascoltandone la voce. L’antropologo sapeva persino individuare la lingua usata da un soggetto osservandone i gesti.
Molti hanno difficoltà ad accettare il fatto che l’uomo sia, dal punto di vista biologico, un animale. Siamo una specie di primati – Homo sapiens –, scimmie prive di pelo che hanno imparato a camminare su due zampe e che possiedono un cervello evoluto, sofisticato. Come tutte ...