Don Camillo e don Chichì
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Don Camillo e don Chichì

Le opere di Giovannino Guareschi #4

  1. 304 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Don Camillo e don Chichì

Le opere di Giovannino Guareschi #4

Informazioni su questo libro

Nel corso degli anni Sessanta un vivace fermento rivoluzionario attraversa il "Mondo piccolo" di Guareschi. Sono gli anni della contestazione, e tutto viene messo in discussione. Ora don Camillo, per volere del vescovo, deve condividere la canonica con un pretino progressista: don Chichì. A Peppone le cose non vanno meglio: gli estremisti del Partito (i cosiddetti maoisti) gli creano non pochi problemi. E poi ci sono i capelloni e le ragazze in minigonna: in particolare Michele, detto Veleno (figlio di Peppone) e Cat, diminutivo da Caterpillar (nipote di don Camillo). Appartengono a due bande rivali. Litigano col parroco e col sindaco, litigano con gli "schieramenti" opposti, e naturalmente litigano anche fra di loro...

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2018
Print ISBN
9788817251877
Quegli insoliti due
Sono invecchiati, quei due. Don Camillo, addirittura, pare non rendersi conto di vivere nel 1966, ma si riferisce a un calendario fermo al 1666. Glielo rinfaccia un pretino saccente, spedito dalla Curia per insegnargli a fare il parroco tenendo conto dei «tempi nuovi» cui deve adeguarsi anche la Chiesa, pure abituata a viaggiare sui ritmi dell’eterno. Voce del verbo aggiornarsi.
Peppone appare decisamente appesantito dalla trippa (don Camillo si burla di lui definendolo «sacco di lardo»), impollastrato, imborghesito, perfino un po’ rintronato, forse guastato irrimediabilmente dal benessere. Le sue manacce non sparano più pugni che pesano un quintale e hanno smesso di pestare martellate sapienti su una sbarra di ferro incandescente artigliata dalle lunghe tenaglie e inchiodata sull’incudine. L’officina del fabbro si è trasformata in un moderno emporio di motociclette, automobili e ammiccanti elettrodomestici.
Loro stessi sembrano rassegnati. Non si riconoscono più. Si sentono a disagio nel bailamme degli anni Sessanta che producono cambiamenti vorticosi. Tagliati fuori. Pare non riescano a raccapezzarsi. Don Camillo si abbandona a un’amara confessione in faccia al tradizionale avversario:
«“Compagno” disse con voce pacatain questo mondo dove ognuno se ne infischia di tutti gli altri, in questo mondo dominato dall’egoismo e dall’indifferenza, noi continuiamo a combattere una guerra che è finita da un sacco di tempo. Non ti l’idea che noi siamo due fantasmi? Non ti rendi conto che, fra non molto, dopo aver tanto combattuto, ognuno per la sua bandiera, verremo cacciati via a calci io dai miei e tu dai tuoi e ci ritroveremo miserabili e strapelati a dover dormire sotto un ponte?”.
«“E cosa significa questo?” rispose Peppone.Continueremo a litigare sotto il ponte.”
«Don Camillo pensò che in uno sporco e pidocchiosissimo mondo in cui non è possibile avere un vero amico è una gran consolazione poter trovare almeno un vero nemico».
Il guaio è che di motivi per litigare i due ne hanno sempre meno. Se si accapigliano ancora è per una specie di rappresentazione, per rispettare il copione, più che in forza di un’intima convinzione. Don Camillo, ogni tanto, non resiste alla tentazione di giocare tiri birboni al compagno sindaco (debitamente ricambiato). Ma così, tanto per non perdere l’allenamento. Pare non ci provi più gusto.
Peppone, in certe occasioni, continua a dire, nei confronti dei preti, «cose da far venire i capelli ricci a un calvo». Talora manda all’inferno don Camillo insieme a tutte le tonache nere dell’universo. Ma lo fa per abitudine, per una specie di riflesso condizionato. Il più delle volte è costretto, suo malgrado, a trovarsi d’accordo con don Camillo, che è prete, sì, ma «prete non clericale». Addirittura deve ricorrere a lui se vuole rimettere un po’ in sesto la testa zazzeruta del figlio Michele.
Da parte sua, don Camillo interviene perché il fondoschiena lardoso di Peppone continui a occupare la poltrona di sindaco. Non c’è più religione...
Insomma, i due, date le circostanze, recitano alla stracca la parte di antagonisti più che altro per soddisfare la platea, ma si ritrovano a essere soprattutto amici, anche se non devono darlo troppo a vedere. Hanno antipatie, insofferenze comuni. E, più che dormire sotto i ponti, nella baraonda generale, stanno solidamente accampati su un isolotto che si chiama buonsenso.
*
Il fatto è che entrambi tengono guai in famiglia. Gatte rognose e irsute da pelare. Macigni indigesti da trangugiare. Figuracce da evitare.
A don Camillo è capitata in casa una nipote squinternata, sbarazzina, insolente, disinibita, sfrontata, di un’astuzia diabolica, in grado di sfoderare un campionario sterminato di sciocchezze. Coi suoi comportamenti spregiudicati e le amicizie pericolose che intrattiene con squadracce di teppisti getta lo scompiglio in tutta la parrocchia. Lo zio prete tenta di domarla ricorrendo ai soliti collaudatissimi argomenti maneschi, anche se dato il soggetto delega alla bisogna la nerboruta moglie del campanaro. Ma, nonostante la complicità del tagliere del pane impugnato dalla ruvida sagrestana, il tentativo di trasformare la spudorata ragazza in compunta «Figlia di Maria» abortisce regolarmente.
Per gli amici della ghenga di «metallari», invece, non tiene scrupoli. E interviene direttamente, senza interposta persona. Anche se quelli della banda sono in parecchi, e tutti tremendi all’aspetto, per sbaragliarli basta e avanza lui da solo.
Comunque la terribile Cat non si lascia intimidire e la spunta quasi sempre riuscendo abitualmente a ingannare il reverendo, che pure non è tipo da lasciarsi menare per il naso.
Peppone, da parte sua, oltre a dover fronteggiare una agguerr...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Occhiello
  3. Frontespizio
  4. Quegli insoliti due di Alessandro Pronzato
  5. Elenco in ordine cronologico delle opere di Giovannino Guareschi
  6. Tesi. Elenco in ordine cronologico delle tesi conosciute