Le volpi del deserto
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Le volpi del deserto

1941-1943: le armate italo-tedesche in Africa settentrionale

  1. 608 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Le volpi del deserto

1941-1943: le armate italo-tedesche in Africa settentrionale

Informazioni su questo libro

La storia delle leggendarie imprese in Africa settentrionale di Erwin Rommel e dei soldati italiani che seppero supplire con il loro valore alla tragica inferiorità di mezzi.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2013
Print ISBN
9788817258340
eBook ISBN
9788858645413
Argomento
Arte
Categoria
Arte generale

MARCIA VERSO IL NILO

Bagnarsi nel Mediterraneo era il sogno di ogni soldato d’Africa, dal fante al generale. Perciò il generale del Deutsche Afrikakorps, Nehring, ed il suo capo di Stato Maggiore, colonnello Bayerlein, nel pomeriggio del 22 giugno 1942 solennizzarono la vittoria tedesca a Tobruk con un bagno. Per poco la cosa non fini tragicamente; quando infatti il maresciallo Voller con il suo autoblindo si fermò dinanzi ad una piccola costruzione di pietra, in apparenza abbandonata, repentinamente ne sortirono due militari britannici, laceri e mezzo sfiniti dalla fame, entrambi però con la pistola in pugno. Essi erano evidentemente fuggiti da Tobruk, rifugiandosi poi nella casetta. Nè il generale, nè il colonnello, ne il maresciallo avevano con sé un’arma. Nehring, tuttavia, conservò il dominio dei propri nervi ed avviò una conversazione con i Tommy, superando così la fase più critica della situazione. Mentre perdurava il colloquio arrivò il carro-radio, che accompagnava sempre il generale, che in quell’occasione era rimasto indietro. L’incresciosa situazione doveva intendersi superata. Nehring e Bayerlein non avevano assolutamente voglia di rinunciare al bagno per condurre al campo di concentramento i prigionieri e così disarmarono i Tommy e li avviarono alla città, dando loro istruzioni perché si presentassero al campo di concentramento. Tuttavia i due Inglesi erano ancora ben decisi a non cadere così facilmente prigionieri: presero infatti la via del deserto. In tal modo la storia della guerra britannica si arricchì dell’episodio del sottotenente Baileys e del sergente Norton che riguadagnarono le linee britanniche dopo un’estenuante marcia, durata 38 giorni lungo la costa.
Ma ritorniamo alla spiaggia di Tobruk. Nehring e Bayerlein si erano appena gettati in acqua, quando un portaordini li richiamò al quartier generale: era pervenuto un radiogramma dal Feldmaresciallo, secondo il quale si sarebbero dovuti presentare a lui immediatamente. Ciò che li attendeva era la tanto discussa decisione di Rommel — molto apprezzata e molto deprecata in pari tempo — di proseguire la marcia verso Alessandria, subito dopo la vittoria di Tobruk, senza concedere tregua al nemico.
Al Feldmaresciallo, dopo la sconfitta britannica di Tobruk, la grande meta appariva infatti molto vicina, quasi a portata di mano. Tuttavia anche i reparti tedeschi ed italiani avevano dovuto pagare con gravi perdite la conquista di Tobruk e le precedenti vittorie; una tregua perciò s’imponeva, non solo sotto il profilo tattico, ma anche per altre considerazioni. Il problema dei rifornimenti infatti era tuttora una seria fonte di preoccupazioni: solo a condizione che Malta fosse stata in mano tedesca, Rommel avrebbe potuto liberamente portare, su qualsiasi obiettivo, la sua campagna di guerra; lasciare in mano inglese Malta significava invece sfidare la sorte ad ogni nuova offensiva verso est.
Il «Ic» dello Stato Maggiore di Rommel, tenente F. W. von Mellenthin, ha così esposto i termini del problema, nel suo libro «Panzer Battles»: «Una grave decisione doveva essere presa. Nei piani originari, sull’attuazione dei quali Hitler e Mussolini, alla fine di aprile, si erano accordati, era stato stabilito che dopo la presa di Tobruk l’armata corazzata si sarebbe dovuta arrestare alla frontiera egiziana fino a quando tutte le forze di mare e dell’aria disponibili non avessero demolito le opere difensive di Malta e questa successivamente non fosse stata conquistata da reparti di paracadutisti. Tale programma era fuori d’ogni dubbio giusto, poiché, con la caduta di Malta, la continuità dei rifornimenti per il Nord Africa era assicurata e l’offensiva verso il Delta del Nilo poteva essere iniziata senza preoccupazioni logistiche. Il 21 giugno, giorno della presa di Tobruk, il Feldmaresciallo Kesselring si precipitò in volo in Africa ed io fui presente al suo colloquio con Rommel, nel suo carro-comando. Rommel si battè per continuare la serie dei successi con altre offensive, senza attendere la presa di Malta. Kesselring fu invece dell’avviso che un’offensiva contro l’Egitto, considerata la vicinanza delle retrovie inglesi, non poteva avere successo se non con il completo appoggio della Luftwaffe che, in tal caso, non avrebbe potuto continuare l’opera di demolizione su Malta. Ciò avrebbe determinato come conseguenza il pericolo che le lunghe linee di rifornimento di Rommel venissero seriamente colpite. Kesselring insistette, per tali motivi, sul rispetto del piano originario e sollecitò un differimento dell’invasione dell’Egitto fino alla presa di Malta. Rommel contrappose i propri argomenti, con l’energia che gli era caratteristica. I due generali tedeschi non poterono trovare un punto d’intesa: lo Stato Maggiore italiano, la direzione dei traffici marittimi ed il Feldmaresciallo Kesselring continuarono ad imporsi. Rommel inviò allora un messaggio ad Hitler e sollecitò una decisione. Hitler telegrafò a Mussolini: «Duce, la Dea della Vittoria arride solitamente una volta sola nella vita...». Così venne finalmente presa la gravissima decisione di differire l’attacco su Malta al settembre e di lanciare tutte le forze disponibili nell’offensiva di Rommel. Era poi giusta tale decisione? ».
È interessante sentire come Rommel motivò la sua risoluzione. Il tenente generale Bayerlein mi ha riferito le argomentazioni del Feldmaresciallo in proposito. «Devo evitare con ogni mezzo disse Rommel «che gli Inglesi costituiscano un nuovo fronte e che su tale fronte facciano affluire reparti freschi dal vicino Oriente. L’8a Armata è attualmente oltremodo debole. La sua spina dorsale è costituita da due divisioni britanniche di fanteria. I reparti corazzati che, in tutta fretta, possono essere fatti affluire dall’entroterra egiziano non possono possedere una ragguardevole forza d’urto».
Ed ancora un argomento Rommel aveva dalla sua parte: quando avrebbero ultimato gli Italiani i loro preparativi per l’invasione di Malta? L’operazione non era stata forse ancora una volta differita perché i preparativi italiani non erano stati conclusi? Il Duce non voleva in nessun modo cedere ai Tedeschi l’azione di conquista di Malta anche se Hitler era pronto, pur dopo le gravi perdite conseguite alla conquista di Creta, ad affiancare gli Italiani nell’impresa. In tal modo la questione dell’invasione di Malta dipendeva per la parte essenziale dallo Stato Maggiore italiano.
Rommel del resto era molto sicuro del fatto suo. Egli era a conoscenza che gli Inglesi avevano trasferito parte della loro 10a Armata dalla Siria, per impiegarla sul fronte nord-africano; sapeva anche che c’era da aspettarsi l’impiego di reparti corazzati americani nel teatro di guerra africano e conosceva l’irresolutezza degli Inglesi circa l’opportunità di tenere Marsa Matruh. Da quali fonti gli pervenivano tali informazioni? Le sue fonti informative erano i messaggi cifrati dell’addetto militare americano al Cairo. Tali messaggi, destinati a Washington, potevano essere letti a Roma ed a Berlino grazie all’agente italiana Bianca Bergami. Bianca, figlia di un alto ufficiale della milizia fascista, aveva procurato il codice di tali messaggi, riproducendolo presso l’ambasciata americana a Roma.
Anche la compagnia del servizio d’intercettazioni tedesco sul fronte africano fornì a Rommel preziosi elementi sulla situazione del nemico, dal testo dei telegrammi in partenza dal Cairo dell’addetto militare americano. Talune gravi crisi della campagna di guerra, fino alla battaglia di El Alamein, furono superate mercè le prestazioni della compagnia intercettazioni, che trascriveva i radiomessaggi dei centri radio-campali nemici, individuava ogni emittente, ne seguiva gli spostamenti e infine trovava la chiave dei cifrari inglesi. Dunque Rommel sapeva molto, moltissimo, sui piani, sulle intenzioni, sull’armamento, sui concentramenti di truppe del suo avversario e sapeva utilizzare appieno tali notizie. Le innumerevoli fonti informative furono efficienti giusto fino alla fine del giugno 1942, fino al giorno cioè in cui Rommel iniziò la sua offensiva su Alessandria. Poi si esaurirono. Il codice venne improvvisamente mutato. Era il caso quindi di impiegare il «Condor», al Cairo; era venuto il momento che Almaszy aveva previsto, o meglio temuto, ed in vista del quale aveva fatto pressioni per far dislocare al Cairo Eppler e Sandstede. Ma le ali del «Condor» erano bruciate.
Ad effetto di tale situazione, Rommel non venne a conoscenza d’un fatto decisivo e cioè, quale estensione avesse, a sessanta miglia da Alessandria, la postazione difensiva che gli Inglesi avevano costituito ad El Alamein. Tale fronte si estendeva per sessanta chilometri tra El Alamein e le impraticabili propaggini del Kattara, a sud. Questo era l’ultimo baluardo prima del Nilo. Ciò che Rommel particolarmente ignorava era il fatto che gli Inglesi avevano impiegato, per la preparazione della linea difensiva, i prigionieri di guerra italiani, tra i quali gli altamente qualificati genieri. Gli Italiani, ammirevoli per simili opere, prepararono per gli Inglesi impenetrabili campi minati ed ottimi ricoveri, magnifiche postazioni per armi automatiche e perfette trincee.
Il 22 giugno mossero verso est i reparti corazzati di Rommel. Lo stesso Rommel superò, il 23 giugno, la barriera del confine egiziano, sulla quale era già passata la 90’ Divisione Leggera. Documenti inglesi caduti in mano tedesca e radiomessaggi cifrati inglesi avevano dimostrato che l’8a Armata di Auchinleck doveva trasferirsi nelle posizioni di Marsa Matruh. Rommel mandò avanti le sue divisioni con la massima celerità possibile. Il carburante si esaurì nei serbatoi, ma fortunatamente presso la stazione ferroviaria di Habata cadde in mano tedesca un ben fornito deposito inglese di carburante; le divisioni corazzate di Rommel vi si rifornirono e continuarono l’avanzata. Avanti, avanti verso il Nilo!
Furono giorni d’audacia. Spesso colonne tedesche ed inglesi marciavano fianco a fianco, ad una distanza non superiore ai cinquecento metri, nella stessa direzione, verso est.
Tutte le vecchie note unità in cui ci siamo imbattuti nel corso della narrazione, avanzavano in una marcia senza fine nel deserto.
Tra i reparti in marcia erano il sottotenente Servas ed i suoi uomini con i semoventi.
V’era anche il sottotenente Hans Schulze dell’eroico 15° Battaglione Fanti motociclisti. Il 24, quest’ufficiale attaccò e distrusse un carro armato ed una camionetta inglesi, che facevano parte di una colonna che procedeva velocemente per raggiungere le sue linee. Con la sua camionetta Schulze si spinse avanti, con i suoi uomini, per un chilometro, nella speranza di realizzare qualche utile «preda di guerra» ed in particolare di cambiare la forzata dieta a base di «Alter Mann» con un po’ di «Corned Beef», «Sliced Bacon» e «Mixed Pickles»; invece trovò solamente un gruppo di Inglesi gravemente feriti. I Tommy illesi erano intenti a prestare i primi soccorsi; tra essi non v’era alcun infermiere: tutti erano armati fino ai denti.
Gli Inglesi non levarono le armi contro i Tedeschi, nè lanciarono bombe a mano, poiché le condizioni dei feriti rappresentavano l’esclusivo oggetto della loro attenzione. Anche Schulze ed i suoi uomini furono colpiti dallo stato pietoso in cui versavano i feriti e saltarono dalle camionette, aprirono i propri pacchetti di medicazione ed aiutarono nell’opera di soccorso. Dopo pochi istanti sopraggiunse un nuovo convoglio di automezzi inglesi. Tra Schulze ed un sergente Tommy fu scambiata una breve e significativa occhiata; il sottotenente ordinò immediatamente ai suoi uomini di risalire sulle camionette e portò la mano al berretto. Il Tommy rispose al saluto. Uno dei soldati inglesi porse, con un gesto rapido, un pacchetto di sigarette al caporale Müller che lo prese, ringraziando. La camionetta tedesca s’allontanò; nessuno sparò loro dietro, nessuno si mosse a trattenerli, nessuno gridò: «Mani in alto». Tutti, Tommy e Tedeschi, troveranno ciò, in questo momento, semplicemente assurdo pensando, verosimilmente, come il caporale Müller: Mezz’ora dopo eravamo di nuovo uno contro l’altro, a scambiarci un fuoco mortale... Pazzesco... pazzesco!
Rommel si spinse, con tre gruppi da combattimento, nel settore di Marsa Matruh. Secondo la sua antica tattica, suo scopo era quello di bloccare la forze corazzate del nemico e chiudere quindi in una sacca la fanteria. L’annientamento delle forze corazzate britanniche era compito del DAK con la 15a e la 21a Divisione Corazzata che avanzavano a sud di Marsa Matruh. Il 3° Battaglione del 104° Reggimento Fanteria, al comando del capitano Reissmann, conquistò, nonostante il tremendo fuoco d’artiglieria inglese, un importante settore della linea difensiva inglese sulla pista che congiungeva Marsa Matruh all’Oasi Siwa. Dapprima la cosa parve prendere una cattiva piega, chè gli Inglesi lanciarono i loro carri al contrattacco. Il caporale Susenberger aveva giusto allora lanciato il suo radiomessaggio al reggimento, avvertendo che carri nemici muovevano all’attacco e chiedendo nel contempo rinforzi, quando cominciarono a fischiargli intorno le pallottole. Prima ancora di potersi togliere la cuffia, un Tommy gli comparve dinanzi, il mitra puntato: — Mani in alto! Fuori! — Susenberger fu l’unico del suo reparto ad essere catturato dai Tommy, che lo trascinarono nelle loro postazioni e, dopo l’interrogatorio preliminare, lo fecero salire su un camion che seguì l’intero convoglio di mezzi del caposaldo, in direzione di Marsa Matruh.
Nel frattempo s’era fatto buio. La colonna procedeva tranquillamente da circa un quarto d’ora quando, d’un tratto, cominciò un fuoco d’inferno: i Tommy erano capitati sotto il tiro dell’unità contraerea del colonnello Wolz. Tutti corsero ai ripari ed il caporale tedesco colse l’occasione per svignarsela, lanciandosi fra i cespugli. Alla vampa di una granata si gettò poi in una buca del terreno e vi trovò dentro un Tommy; Susenberger gli strappò di mano il mitra, puntandoglielo poi sulle costole. Rimasero così, Susenberger ed il Tommy, ai bagliori delle granate dell’artiglieria tedesca, fino a quando un tenente del gruppo della contraerea leggera li scoperse. Susenberger si presentò al capitano Reissmann con queste parole: — Caporale Susenberger rientra dalla prigionia con un prigioniero inglese.
L’audace battaglia di Rommel intorno a Marsa Matruh, il 26 ed il 27 giugno 1942.
L’audace battaglia di Rommel intorno a Marsa Matruh, il 26 ed il 27 giugno 1942.
Durante i giorni 26 e 27 giugno, le divisioni di Rommel si spinsero oltre Marsa Matruh. La 15a e la 21a Divisione Corazzata annientarono le forze corazzate inglesi concentratesi a sud. Seguì un violento combattimento con la 2a Divisione Neozelandese. Rommel aveva ritenuto che tale unità scelta, al comando del generale Freyberg, fosse a Marsa Matruh; tale errato convincimento perdura ancora oggi e figura anche nelle opere storico-militari tedesche sulla guerra d’Africa. In verità il generale Freyberg, ferito, con il capo fasciato, diresse l’attacco dei suoi Maori contro la 21a Divisione Corazzata. Alla testa della 5a Brigata era il generale Kippenberger, che incitava i Maori urlanti alla battaglia. Nel frattempo la 90a Divisione Leggera aveva effettuato una conversione verso nord ed il gruppo da combattimento Marck sbarrò la strada costiera verso est con il 1° Gruppo della 6a Unità contraerea. L’ultima opera difensiva prima di Alessandria era accerchiata. Nell’interno della sacca vi era il grosso della fanteria britannica, la 10’ Divisione Indiana, parte della 5a Divisione Indiana, la 50a Divisione Britannica ed un reparto di Sud-africani. Se Rommel fosse riuscito a far prigionieri tali reparti, la sua vittoria sarebbe stata completa, chè la spina dorsale dell’8a Armata sarebbe stata spezzata e quindi la via verso Alessandria sarebbe stata resa libera.
Tutto dipendeva quindi dal fatto di riuscire ad impedire l’uscita delle unità nemiche da Marsa Matruh e dalla sacca realizzata dal DAK a sud. Tuttavia appariva estremamente arduo costituire con poche e deboli divisioni, in pieno deserto, un solido anello d’accerchiamento intorno ad un forte avversario. Con massicci attacchi i reparti motorizzati di fanteria del generale Freyberg si lanciarono, ad ariete, attraverso le linee della 21a Divisione Corazzata; la RAF attaccò ininterrottamente in appoggio all’azione di sfondamento.
Si verificarono scene di inconcepibile crudezza: i Maori di Freyberg comparvero sulla linea del fuoco sospesi alle sponde degli autocarri, armati di coltelli da giungla e lanciando urla di guerra. Nel tremendo corpo a corpo che seguì vi furono da entrambe le parti gravissime perdite; di fatto la maggior parte dell’unità neozelandese riuscì ad evadere dall’accerchiamento tedesco.
Anche i reparti della 90’ Divisione Leggera, che costituivano l’anello d’accerchiamento intorno a Marsa Matruh, furono impegnati dagli energici tentativi di sfondamento del 10° Corpo Britannico. Lo stesso Rommel si trovò coinvolto con i suoi uomini in un combattimento ravvicinato: i suoi ufficiali si dovettero mettere alle mitragliatrici ed il gruppo Kiehl si confermò ancora una volta nel ruolo di guardia del corpo.
Anche gli uomini del 361° subirono sanguinose perdite. La 4a Compagnia del sottotenente Stähler incappò in una batteria anticarro britannica ed in una postazione di mortai; ripiegò, ma venne annientata egualmente. La maggior parte degli automezzi era in preda alle fiamme ed i feriti chiamavano disperatamente il sottufficiale infermiere Busch. Ciò che era rimasto della compagnia venne salvato da un’azione tipica dei legionari: il sergente Rosenzweig ed il caporale Schwarz si spinsero innanzi, senza attendere ordini, nella furia del combattimento, ognuno con una mitragliatrice appoggiata sul fianco, vomitando fuoco sulle posizioni britanniche. I Tommy si misero al riparo e la compagnia ebbe il tempo sufficiente per mettersi al coperto. Rosenzweig e Schwarz salvarono la compagnia, ma ne pagarono il prezzo con la vita.
Il gruppo da combattimento Holzer della 288a Unità Speciale, al comando del colonnello Menton, subì completamente l’urto del tentativo di sfondamento realizzato dalla 50a Divisione Britannica e da unità d’artiglieria sud-africane. Ufficiali di Stato Maggiore e persino contabili ed operatori delle radio campali si lanciarono nel combattimento con pistole, bombe a mano, baionette. Il gruppo del sottotenente Kiefer venne circondato, ma si attestò in cerchio e distrusse alcuni autocarri inglesi, sbarrando in tal modo una via di sganciamento attraverso un uadi. Gli uomini combatterono disperatamente contro i Sud-africani e gli Indiani che attaccavano a passo di corsa. Il caporalmaggiore Johannes Müller dell’8a Compagnia, il sergente Langer, il maresciallo maggiore Tauch ed il sottotenente Kiefer, coperti da un autocarro, lanciarono senza interruzione bombe a mano nel bel mezzo dell’orda degli attaccanti sud-africani; chi riusciva a passare correva sulle loro baionette inastate o incont...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. PREFAZIONE
  5. ARRIVANO I TEDESCHI
  6. IL GRUPPO DA COMBATTIMENTO HERFF ALL’ATTACCO DEL PASSO HALFAYA
  7. IL «BALZO DELLA TIGRE » E LA BATTAGLIA DI SOLLUM
  8. IL SERVIZIO SEGRETO DECIDE DI FAR PRIGIONIERO ROMMEL
  9. TRADIMENTO
  10. AUCHINLECK ATTACCA
  11. DOV’È GAMBARA?
  12. IL PASTORE DEL PURGATORIO
  13. MALTA
  14. NOZZE ALL’UADI EL FAREGH
  15. A BENGASI BRUCIANO SETTE MILIONI DI SIGARETTE
  16. BOMBE SU FORT LAMY
  17. PRELUDIO ALLA BATTAGLIA D’ESTATE DEL 1942
  18. LA CONTRAEREA SALVA IL DAK
  19. L’INFERNO DI BIR HACHEIM
  20. TOBRUK CADE
  21. L’AMMIRAGLIO CANARIS MUOVE ALL’AZIONE
  22. MISSIONE « CONDOR »
  23. MARCIA VERSO IL NILO
  24. ALAM HALFA - STALINGRADO DEL DESERTO
  25. COLPO DI MANO BRITANNICO A TOBRUK
  26. I « GIARDINI DEL DIAVOLO » DI EL ALAMEIN
  27. JOCHEN MARSEILLE
  28. MONTGOMERY ATTACCA
  29. ORDINE DEL FÜHRER: VITTORIA O MORTE
  30. L’ARMATA PERDUTA
  31. ARRIVA EISENHOWER
  32. LA CORSA AL TEMPO PER TUNISI
  33. CONFERENZA NEL QUARTIER GENERALE DEL FÜHRER: COSTITUZIONE DELLA QUINTA ARMATA CORAZZATA
  34. I BRANDENBURGER ALL’AZIONE DIETRO LE LINEE
  35. ATTACCO DI CARRI A PASSO FAID
  36. HEERESGRUPPE AFRIKA
  37. IL TRADIMENTO DI MEDENINE
  38. FINE DELL’AFRIKAKORPS