
eBook - ePub
Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio
- 704 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio
Informazioni su questo libro
I Discorsi non sono un trattato sistematico, ma un insieme di osservazioni che, in forma di libero commento ai primi dieci libri delle Storie di Livio, investono i grandi problemi connessi alla dinamica della vita storica e politica. Sono inoltre un'opera scritta con impareggiabile vigore di stile e segnata da una straordinaria capacità di analisi. Una lettura – qui presentata dall'approfondita introduzione di Gennaro Sasso e arricchita dall'esaustivo apparato di note di Giorgio Inglese – indispensabile a chi voglia penetrare nella sua autentica complessità il pensiero politico di Machiavelli, troppo spesso irrigidito in formule spregiudicate e semplicistiche.
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio di Giorgio Inglese,Niccolò Machiavelli,Gennaro Sasso in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Print ISBN
9788817124751eBook ISBN
9788858631997DISCORSI DI
NICCOLÒ MACHIAVELLI
CITTADINO E SEGRETARIO FIORENTINO
SOPRA LA PRIMA DECA DI TITO LIVIO
A ZANOBI BUONDELMONTI E A
COSIMO RUCELLAI
N.B. Le note al testo si trovano alla fine di ogni libro.
NICCOLÒ MACHIAVELLI
A ZANOBI BUONDELMONTI E COSIMO RUCELLAI SALUTE*
1 Io vi mando uno presente, il quale, se non corrisponde agli obblighi che io ho con voi, è tale, sanza dubbio, quale ha potuto Niccolò Machiavelli mandarvi maggiore. 2 Perché in quello io ho espresso quanto io so e quanto io ho imparato, per una lunga pratica e continua lezione, delle cose del mondo. 3 E non potendo né voi né altri desiderare da me più, non vi potete dolere se io non vi ho donato più. 4 Bene vi può increscere della povertà dello ingegno mio, quando siano queste mie narrazioni povere; e della fallacia del giudicio, quando io in molte parte discorrendo m’inganni. 5 Il che essendo, non so quale di noi si abbia ad essere meno obligato all’altro: o io a voi che mi avete forzato a scrivere quello ch’io mai per me medesimo non arei scritto, o voi a me, quando scrivendo non vi abbi sodisfatto. 6 Pigliate adunque questo in quello modo che si pigliano tutte le cose degli amici; dove si considera più sempre l’intenzione di chi manda che le qualità della cosa che è mandata. 7 E crediate che in questo io ho una sola satisfazione, quando io penso che, sebbene io mi fussi ingannato in molte sue circunstanzie, in questa sola so ch’io non ho preso errore, di avere eletti voi, ai quali sopra ogni altri questi mia Discorsi indirizzi: sì perché, faccendo questo, mi pare aver mostro qualche gratitudine de’ beneficii ricevuti; sì perché e’ mi pare essere uscito fuora dell’uso comune di coloro che scrivono, i quali sogliono sempre le loro opere a qualche principe indirizzare; e accecati dall’ambizione e dall’avarizia laudano quello di tutte le virtuose qualitadi, quando da ogni vituperevole parte doverrebbono biasimarlo. 8 Onde io, per non incorrere in questo errore, ho eletti non quelli che sono principi, ma quelli che per le infinite buone parti loro meriterebbono di essere; non quelli che potrebbono di gradi, di onori e di ricchezze riempiermi, ma quelli che non potendo vorrebbono farlo. 9 Perché gli uomini, volendo giudicare dirittamente, hanno a stimare quelli che sono, non quelli che possono essere liberali; e così quelli che sanno, non quelli che, sanza sapere, possono governare uno regno. 10 E gli scrittori laudano più Ierone Siracusano quando egli era privato, che Perse Macedone quando egli era re: perché a Ierone ad essere principe non mancava altro che il principato; quell’altro non aveva parte alcuna di re, altro che il regno. 11 Godetevi pertanto quel bene o quel male che voi medesimi avete voluto; e se voi starete in questo errore che queste mie opinioni vi siano grate, non mancherò di seguire il resto della istoria, secondo che nel principio vi promissi. Valete.
LIBRO PRIMO
Proemio A*
1 Ancora che per la invida natura degli uomini sia sempre suto non altrimenti periculoso trovare modi e ordini nuovi che si fussi cercare acque e terre incognite, per essere quelli più pronti a biasimare che a laudare le azioni d’altri, nondimanco, spinto da quel naturale desiderio che fu sempre in me di operare sanza alcuno rispetto quelle cose che io creda rechino comune benefizio a ciascuno, ho deliberato entrare per una via la quale, non essendo suta ancora da alcuno trita, se la mi arrecherà fastidio e difficultà, mi potrebbe ancora arrecare premio, mediante quelli che umanamente di queste mia fatiche il fine considerassino. 2 E se lo ingegno povero, la poca esperienza delle presenti cose e la debole notizia delle antique faranno questo mio conato defettivo e di non molta utilità, daranno almeno la via ad alcuno che con più virtù, più discorso e iudizio, potrà a questa mia intenzione satisfare; il che, se non mi arrecherà laude, non mi doverebbe partorire biasimo.
3 Considerando adunque quanto onore si attribuisca a la antiquità, e come molte volte, lasciando andare infiniti altri esempli, un frammento di una antiqua statua sia suto comperato gran prezzo, per averlo appresso di sé, onorarne la sua casa e poterlo fare imitare a coloro che di quella arte si dilettone, e quegli dipoi con ogni industria si sforzono in tutte le loro opere rappresentarlo; e veggendo da l’altro canto le virtuosissime operazioni che le storie ci mostrono, che sono state operate da e regni e republiche antique, da e re, capitani, cittadini, latori di leggi e altri che si sono per la loro patria affaticati, essere più tosto ammirate che imitate (anzi, intanto da ciascuno in ogni minima cosa fuggite, che di quella antiqua virtù non ci è rimasto alcuno segno), non posso fare che insieme non me ne maravigli e dolga. 4 E tanto più quanto io veggo nelle differenzie che intra i cittadini civilmente nascano, o nelle malattie nelle quali l’uomini incorrono, essersi sempre ricorso a quelli iudizii o a quelli remedii che dagli antiqui sono stati iudicati o ordinati. 5 Perché le legge civile non sono altro che sentenze date dagli antiqui iureconsulti, le quali, ridutte in ordine, a’ nostri presenti iureconsulti, iudicare insegnano; né ancora la medicina è altro che esperienze fatte dagli antiqui medici, sopra le quali fondano e medici presenti e loro iudizii. 6 Nondimanco, nello ordinare le republiche, nel mantenere li stati, nel governare e regni, nello ordinare la milizia e amministrare la guerra, nel iudicare e sudditi, nello accrescere l’imperio, non si truova principe né republica né capitano che a gli esempli delli antiqui ricorra. 7 Il che credo che nasca non tanto da la debolezza nella quale la presente religione ha condotto el mondo, o da quel male ha fatto a molte province e città cristiane uno ambizioso ozio, quanto da non avere vera cognizione delle storie, per non trarne, leggendole, quel senso né gustare di loro quel sapore che le hanno in sé. 8 Donde nasce che infiniti che le leggono, pigliono piacere di udire quella varietà degli accidenti che in esse si contengono, sanza pensare altrimenti di imitarle, giudicando la imitazione non solo difficile ma impossibile; come se il cielo, il sole, li elementi, l’uomini fussino variati di moti, d’ordine e di potenza da quello che gli erono antiquamente. 9 Volendo pertanto trarre l’uomini di questo errore, ho giudicato necessario scrivere, sopra tutti quelli libri di Tito Livio che da la malignità de’ tempi non ci sono stati intercetti, quello che io, secondo la cognizione delle antique e moderne cose, iudicherò essere necessario per maggiore intelligenzia d’esso; acciò che coloro che leggeranno queste mia declarazioni possino più facilmente trarne quella utilità per la quale si debbe cercare la cognizione delle storie. 10 E benché questa impresa sia difficile, nondimanco, aiutato da coloro che mi hanno a entrare sotto questo peso confortato, credo portarlo in modo che a un altro restarà breve cammino a condurlo a loco destinato.
Proemio B*
1 Considerando io quanto onore s’attribuisca alla antichità, e come molte volte (lasciando andare molt’altri esempli) un frammento d’una antica statua sia stato comperato gran prezzo per averlo appresso di sé, onorarne la sua casa, poterlo fare imitare da coloro che di quella arte si dilettano; e come quelli poi con ogni industria si sforzano in tutte le loro opere rappresentarlo; e veggendo da l’altro canto le virtuosissime operazioni che le istorie ci mostrano che sono state operate da’ Regni e Repubbliche antiche, da’ re, capitani, cittadini, datori di leggi e altri che si sono per la loro patria affaticati, esser più tosto con maraviglia lodate che imitate (anzi, in tanto da ciascuno in ogni parte fuggite, che di quella antica virtù non ci è rimaso alcun segno); non posso fare che insieme non me ne maravigli e dolga. 2 E tanto più, quanto io veggo nelle differenze che intra i cittadini civilmente nascono, o nelle malattie nelle quali gli uomini incorrono, essersi sempre ricorso a quelli rimedii o a quelli giudizii, che da gli antichi sono stati giudicati o ordinati. 3 Perché le leggi civili non sono altro che sentenze date da gli antichi iureconsulti, le quali ridotte in ordine a’ presenti nostri iureconsulti giudicare insegnano; né ancora la medicina è altro che sperienza fatta da gli antichi medici, sopra la quale fondano i medici presenti i loro giudizii. 4 Nondimeno, nell’ordinare le Repubbliche, nel mantenere gli stati, nel gove...
Indice dei contenuti
- Discorsi Sopra la Prima Deca di Tito Livio
- Introduzione di Gennaro Sasso
- I tempi di Machiavelli
- Premessa al testo
- Avvertenza
- Discorsi Sopra la Prima Deca di Tito Livio
- Sommario