Ci scrive persona di cui abbiamo grande stima, facendoci osservare che la vignetta di prima pagina del numero scorso è vera soltanto in parte. Se è esatto che la Burocrazia è il cavallo che va dove lo guida il padrone (nel caso nostro leggi: Ministri politici) è altrettanto vero che la Burocrazia è, talvolta, il cavallo che, subdolo e astuto, porta il padrone fuori strada. L’obiezione è giusta. Ma giusta fino a un certo punto in quanto, quando si sale sul biroccio, bisogna prima di tutto saper guidare. E, prima ancora di saper guidare, bisogna sapere alla perfezione dov’è che si vuole andare. In altre parole meno garbate ma più efficaci: è necessario che a bordo di questo biroccio trascinato dal cavallo-burocrazia, non ci sia un asino. Non ci sia cioè un uomo impreparato. Ci vuole un tecnico.
Tizio da Ministro dei Trasporti passa all’Agricoltura. Caio dall’Istruzione Pubblica passa alla Marina da Guerra. Sempronio dalla Difesa al Commercio Estero. Nessuno vuol sentir parlare di tecnici, perché i tecnici riescono soltanto a formare dei governi d’affari, mentre occorrono dei governi politicamente qualificati. Ebbene: fra gli esponenti politici della DC non esistono persone che abbiano una conoscenza tecnica specifica? Non hanno una professione? Non sanno proprio fare altro che della politica? Non è possibile. Non è neppur pensabile che gli esponenti della DC siano tutti dei senza-mestiere come De Gasperi, al quale gli studi universitari sono serviti semplicemente per dargli l’occasione di fare il politicante anche da studente. O, forse, la competenza è diventata un reato?
(C. 13, 28-3-1954)
Anno X – N. 12 – 21 marzo 1954, p. 1
MA IL CAVALLO VA DOVE VUOLE IL PADRONE
«E sii sempre cosciente dei tuoi alti obblighi, e mantienti sulla strada giusta!»
SPERIAMO IN DIO
Coloro che ancora si ostinano a dire che De Gasperi ha salvato l’Italia, tirino le somme e troveranno un chiaro e convincente risultato.
La pacificazione non è arrivata e gli italiani sono più divisi che mai.
La ricostruzione morale non è stata neanche iniziata, ma la corruzione e il compromesso sono stati notevolmente potenziati sì da farne una macchina che stritola tutto.
Il pericolo comunista è doppiamente aumentato: perché i comunisti sono accresciuti di numero e hanno perfezionato l’apparato e perché la gente al pericolo comunista non ci crede neanche più. E ciò equivarrebbe al fatto di un fiume in piena che preme ancor più in alto contro l’argine ma nessuno sale sull’argine a guardare perché gli secca di vedere.
La massa dei cattolici, a causa di inframmettenze di carattere politico, si è frazionata, si è divisa in settori spesso avversi fra loro.
La nostra posizione nel campo internazionale è una delle più miserevoli.
Eccetera eccetera.
E questo è tutto esclusivo merito di De Gasperi, del trentino che è stato disgraziatamente prestato all’Italia e che doveva invece, per il bene dell’Europa, essere prestato alla Russia.
Orbene: che in tutti gli schieramenti politici (escluso beninteso il comunista) ci siano dei fermenti è indubbio.
Com’è altrettanto indubbio che da questa situazione agitata e provvisoria bisognerà saltar fuori, a un bel momento, se non si vogliono uccidere la democrazia e la libertà.
In altre parole: siamo arrivati a un bivio.
O si manda a riposo De Gasperi e annesso «gruppo» e ci si incammina per una strada di intesa nazionale e si ripristina l’unità morale degli italiani.
O si manda al governo De Gasperi e si continua a camminare per la strada che ci porterà immancabilmente alla estrema rovina.
Una via di mezzo non è possibile. (…)
Bisogna sperare molto nel buon Dio che non appartiene al «gruppo De Gasperi».
E che il buon Dio ci salvi dalla sciagura immane di vedere De Gasperi Presidente della Repubblica.
(C. 18, 2-5-1954)
Anno X – N. 19 – 9 maggio 1954, p. 7
ATTESA OPEROSA
«Cosa fanno?»
«Si allenano per essere pronti quando il capo diventerà Presidente della Repubblica.»
Anno X – N. 10 – 7 marzo 1954, p. 21
SECONDA “OPERAZIONE PELLA”
Spesso le piccolissime cose, i particolari minuti, son proprio quelli che possono rivelare — puntualizzare — una situazione complessa,
Ecco, sull’«Unità», una vignetta intitolata «I suoi gemelli».
Rappresenta il prof. Gedda che stringe amorosamente al seno un fascista in orbace con piccione littorio sul berretto e un monarchico con stemma sabaudo sul petto e corona in testa.
Sfruttando il fatto che il prof. Gedda è l’autore di un notissimo trattato sui gemelli, il disegnatore fa dire a Gedda: «Ecco i mia gemelli».
La vignetta pubblicata sull’«Unità» è però di seconda mano, in quanto — come viene spiegato — l’«Unità» l’ha ripresa da «Il Mondo».
Liberalazionisti del «Mondo» e comunisti de «L’Unità» attaccano cioè Gedda nel momento in cui la corrente degasperiana della DC sferra il suo primo massiccio attacco contro Gedda. Mentre a Imola il democristiano on. Gronchi invoca una decisa apertura a sinistra e un asse De Gasperi-Nenni.
Vento di CLN, tanto è vero che «Il Popolo» di stamane pubblica in prima pagina un servizio sulle elezioni comunali e provinciali e lo intitola trionfalmente:
«55 Comuni su 73 conquistati dalla DC. – Le destre polverizzate».
Per i democristiani della corrente degasperiana, il nemico numero uno non è più il comunismo, sono le destre.
Vento di CLN dunque, con ricostituzione del fronte unico e dell’antica omertà: «Divisi ma uniti».
E ora che De Gasperi ha iniziato la seconda “operazione Pella”, comunisti, socialisti, liberali, piselli, repubblicani affiancano tutti il vecchio socio.
La battaglia che il vecchio intrigante ha scatenato è grossa. Ancora più grossa dell’ “operazione Pella”. Perché adesso si tratta di liquidare Gedda e di ridurre tutta l’Azione Cattolica agli ordini diretti di De Gasperi.
Gedda che, oltre il resto, è il creatore di quei Comitati Civici senza i quali la DC mai sarebbe riuscita a superare i tempi difficili. È l’opposto di De Gasperi: è un fervente cattolico, è un eccellente italiano, non è un intrigante, è un uomo che ha sempre lavorato per l’unità spirituale del paese.
Naturalmente, al contrario di De Gasperi e dei suoi, Gedda antepone sempre gli interessi della Chiesa e della patria agli interessi del partito democristiano, al quale credo non appartiene neppure.
Finite le elezioni del ’48, se ricordate, il vecchio intrigante trentino cercò, attraverso Scelba, di vibrare un colpo mancino a Gedda chiedendo la soppressione dei Comitati Civici.
Non ci riuscì, ma non si scoraggiò e, al culmine dei suoi pensieri, ci fu sempre la liquidazione di Gedda.
E adesso il “cecchino di Castelgandolfo” ha deciso di scatenare l’offensiva finale.
La seconda “operazione Pella” è iniziata.
Le prime battute non sono state eccessivamente favorevoli per il vecchio intrigante: ma ciò, anziché scoraggiarlo, l’ha riempito di novello ardore.
Soccomberà Gedda come soccombere dovette Pella? (…)
(C. 20, 16-5-1954)
Anno X – N. 18 – 2 maggio 1954, p. 2
DIECI ANNI DI “COLLOQUIO”
Togliatti — rispondendo al discorso di Gronchi — spiegava essere vana follia sperar di staccare i socialisti dai comunisti. Anzi era ancora più esplicito: «È un errore voler differenziare fra socialisti e comunisti… e il giorno in cui la sinistra democristiana volesse collaborare con i socialisti, allora inevitabilmente collaborerà anche con noi comunisti».
Povero signor Togliatti, è inutile che si affanni a spiegare come stanno le cose. I nennofili borghesi non crederanno neanche a lui e continueranno a fare la corte a Nenni.
Anche questa volta, tutto ha funzionato puntualmente secondo i piani prestabiliti; nonostante l’autorevole avvertimento di Togliatti, il signor Gronchi la domenica seguente, parlando a Forte dei Marmi per il congresso versiliese della DC, ha ribadito la sua tesi: «La nuova politica presuppone come condizione necessaria la collaborazione più vasta delle classi lavoratrici. Dalla necessità di questa collaborazione nasce il problema politico che il dialogo attuale con il PSI cerca di avviare a soluzione».
Il signor Gronchi, a onor del vero, ha tenuto conto del legame esistente fra il PSI e il PCI: «Il patto d’unità di azione fra socialisti e comunisti è certamente un fatto che non può essere trascurato e negato, ma non esistono ragioni serie per considerarlo immutabile ed eterno».
Nello stesso tempo, Nenni nel suo discorso romano ha ribadito la sua tesi favorevole a una collaborazione con la sinistra democristiana. Non può esistere nessun serio ostacolo per l’attuazione di tale collaborazione: neanche per quanto riguarda la religione, in quanto i socialisti considerano la questione religiosa come un semplice «affare privato di coscienza».
Più cordiale e accomodante di così Nenni non poteva essere e un cattolico non fazioso potrà trovare la tesi di Nenni accettabilissima.
Il signor Gronchi ha tutta l’aria di essere un cattolico non fazioso, un cattolico di ampie vedute. Ben diverso dai faziosissimi cattolici che, ad esempio, su l’ultimo numero di «Bollettino del Clero romano» scrivono tra...