Virals
eBook - ePub

Virals

  1. 385 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Ha il pallino della scienza e il gusto dell'avventura: Tory Brennan è la degna nipote di Tempe, la famosa antropologa forense. Quando arriva a Morris Island, nel South Carolina, la sua vita è sconvolta: ha da poco perso la madre in un incidente stradale e si è trasferita dal padre che non ha mai conosciuto, un biologo marino drogato di lavoro. Non è facile adattarsi al nuovo ambiente, ma Tory si fa presto nuove amicizie. Nel giro di pochissimo inizia a perlustrare l'isola in lungo e in largo in compagnia di un gruppetto di coetanei appassionati, come lei, di esplorazioni. La curiosità li spinge a fare scoperte inquietanti: resti umani che probabilmente appartengono a una ragazza scomparsa molti anni prima, e un laboratorio clandestino che conduce strani esperimenti sugli animali. Decisi a intervenire in aiuto delle vittime innocenti degli scienziati, i ragazzi liberano uno dei cani usati come cavia. Ma non sanno che così facendo si stanno infettando con un virus dagli stupefacenti effetti collaterali.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2013
Print ISBN
9788817060141
eBook ISBN
9788858657621
PARTE TERZA
INCUBAZIONE

32

La sveglia suonò per dieci minuti prima che aprissi gli occhi.
Biiip! Biiip! Biiip!
Kit picchiò alla porta della mia camera, per ricordarmi che perdere due giorni di scuola di fila non era accettabile.
«Sono alzata!» mentii.
Rimasi immobile sotto le coperte, ancora sfinita dopo l’avventura della notte precedente, architettando scuse per restarmene a letto. Le articolazioni mi facevano male. La testa pesava una tonnellata. Sperai di non ammalarmi.
Altri due colpi alla porta.
«Tory! Muoviti!»
Uffa.
Un piede sul tappeto. Due. Movimenti lenti, tipo zombie. Gli occhi si rifiutavano di stare aperti. Portai faticosamente a termine la routine mattutina, poi dovetti correre per non perdere il traghetto.
I ragazzi non avevano un aspetto migliore del mio. Ben e Shelton, imbronciati e scorbutici, non erano in vena di fare conversazione. Hi ronfava, crollando di tanto in tanto sulla spalla di Ben, che lo allontanava.
A scuola, il tempo scorreva al rallentatore. Di solito seguivo volentieri le lezioni, ma quel giorno avrei voluto un tasto per l’avanzamento veloce. Dovevo parlare a Jason dell’impronta digitale.
Durante l’ora di biologia? No. La mia richiesta era insolita, ai limiti dell’illegalità. Non era il caso di parlarne in gruppo. Inoltre, dovevo fare un po’ di lavoro preparatorio.
Mi incontrai con Shelton e Hi in biblioteca, nella pausa pranzo. Ben non aveva maneggiato il lettore di microfilm, quindi la sua assenza era giustificata.
«Ci servono le nostre impronte per una verifica» dissi.
Presi un tampone per timbri, girai il dito indice nell’inchiostro e lo premetti su una scheda su cui scribacchiai le mie iniziali. Shelton e Hi mi imitarono.
«Rammentami perché lo stiamo facendo…» disse il primo.
«Per essere certi che l’impronta misteriosa non appartenga a uno di noi» risposi. «Non vorremo mica dare la caccia a noi stessi, giusto?»
«Hai idea di come analizzare le impronte?» domandò Hi.
«Mi sono documentata. Ne esistono di tre tipi: cappio, spirale e arco.» Usando la lente d’ingrandimento, esaminai le schede. «Voi avete entrambi dei cappi. Shelton, le tue linee vanno da sinistra verso il centro del polpastrello, poi tornano a sinistra.»
«Le mie no.» Hi stava sbirciando la sua scheda da sopra la mia spalla.
«Le tue vanno nella direzione opposta, ma è sempre un cappio.»
«Fratelli separati da piccoli?» chiese Hi.
Shelton sbuffò.
«No, solo cittadini comuni» dissi. «Due terzi della popolazione hanno il cappio.»
«Io voglio la spirale» protestò Hi. «Suona più fico.»
«Le spirali presentano un cerchio completo al centro di ogni impronta.» Sollevai il mio cartoncino. «Eccone una. Meno di un terzo della popolazione possiede questo tipo di impronta.»
«Perciò l’ultimo disegno dev’essere piuttosto raro» notò Hi.
«Già. L’arco caratterizza meno del cinque per cento della popolazione.»
«E il vincitore della notte scorsa è…» La voce di Shelton sembrava un rullo di tamburo.
Piazzai l’impronta misteriosa sotto la lente.
«Un tizio con un arco!» esultò Hi.
«Il che ci esclude» dissi.
Hi dispose le quattro schede una accanto all’altra. «Ed è enorme! Troppo grande per essere una delle nostre dita.»
«Un’impronta così perfetta dev’essere recente» osservai. «Shelton, sei certo di aver rimesso a posto di persona la bobina del microfilm? Non l’hai lasciata su un carrello, vero?»
«Sicuro al centodieci per cento.»
«Allora l’impronta è stata lasciata dal nostro persecutore.»
Scattai una foto con il cellulare, poi controllai l’ora. Venti minuti alla fine della pausa. Era tempo di cercare Jason.
Ma di Jason nessuna traccia.
Guardai ovunque: nei corridoi, nel prato, in palestra, nella caffetteria. Tutto inutile. Gli studenti non dovrebbero lasciare il campus durante le ore di lezione, ma gli addetti alla sorveglianza spesso girano la testa dall’altra parte. Soprattutto se si tratta di ragazzi ben imparentati.
Immaginando che Jason se la fosse filata al Poogan’s Porch per mangiarsi delle polpette di granchio, decisi di avvicinarlo dopo l’ultima ora. Avevamo trigonometria insieme.
Il pomeriggio si trascinò avanti con la lentezza di un corteo funebre. Durante trigonometria, l’omino del sonno mi passò a trovare. Due volte rischiai di sbattere la faccia sul banco. Contavo i secondi che mancavano al suono della campanella.
Driiin!
Saltai su come se fossi caricata a molla.
«Jason!» Mi affrettai a raggiungerlo nell’atrio. «Aspetta!»
«Sì, signora!» Un ampio sorriso. «Sempre al suo servizio.»
«Hai un attimo di tempo?»
«L’allenamento inizia tra dieci minuti. Fino ad allora sono tutto tuo.»
La squadra di lacrosse della Bolton difendeva il titolo di campione dello Stato e stava disputando i play-off anche in quella stagione. Jason era il miglior marcatore della squadra.
Bersaglio acquisito. Via.
Ma con orrore mi accorsi di non sapere come formulare la richiesta.
Lui aspettava con un’espressione divertita. Le parole mi frullavano nella testa quando apparve Ben.
«Ti può aiutare?» chiese, ignorando Jason.
«L’ho beccato solo adesso» risposi.
«Presumo stiate parlando di me. Tu sei Ben, giusto?»
«Già.» Nessun sorriso. Nessuna domanda.
Jason inarcò le sopracciglia, stupito.
Che succede? Cercai di riscaldare l’atmosfera gelida.
«Voi due vi conoscete?»
Nessuna risposta. Gli occhi di Jason rimasero incollati a quelli di Ben. Il clima era sempre più imbarazzante.
Ma i giovani rampolli della nobiltà di Charleston crescono imparando le buone maniere. L’educazione di Jason ebbe la meglio. «È un piacere conoscerti» disse, benché non lo intendesse affatto.
Terminati i convenevoli, riportò la sua attenzione su di me. Ben non esisteva più.
«Ho un problema» dissi in fretta. «Speravo che tuo padre potesse darmi una mano.»
Dopo il diploma alla Citadel, l’accademia militare di Charleston, con gran costernazione della sua famiglia il padre di Jason aveva voltato le spalle alla tradizione ed era entrato nella polizia. Aveva lavorato anni come poliziotto di quartiere, poi era diventato detective, e in seguito era stato assegnato alla squadra omicidi. Attualmente è a capo dell’unità crimini violenti.
«Il mio vecchio?» La voce di Jason denotava una certa sorpresa. «Hai sparato a qualcuno?»
«Niente del genere.» Mi lanciai nella storia che avevo inventato. «Mi hanno rubato il laptop. Colpa mia, sono stata una stupida. L’ho lasciato sui gradini dell’ingresso mentre correvo in giro a recuperare la posta. Quando sono tornata, era sparito.»
«Qualche sospetto?»
«No, però il ladro ha lasciato una traccia.» Tirai fuori la scheda con l’impronta digitale. «L’ho presa da una lattina che ho trovato dove stava il Mac.»
Una spiegazione un po’ zoppicante. Andai avanti.
«Mi chiedevo se tuo padre non potesse farla controllare.»
«L’hai prelevata tu? Sul serio?» Jason pareva divertito. «Chi sei, Jack Bauer di 24?»
Mi strinsi nelle spalle. «Un dono di famiglia.»
«La maggior parte della gente impara a pescare o cose del genere.» Restò un attimo pensoso. «Hai denunciato il furto?»
«Qui sta il punto.» Questa parte era la più insidiosa. «Speravo di controllare l’impronta prima. Il ladro potrebbe essere un vicino di casa.»
«Imbarazzante.»
«Già. Preferirei riavere indietro il computer senza che qualcuno venga arrestato. Siamo molto legati su Morris Island.»
«Sarà dura.» Jason corrugò la fronte. «Mio padre può inoltrare la richiesta, ma il modulo deve riportare il numero del caso. Seguendo la prassi corretta, ci vorranno settimane.»
«E fuori dall’orario di lavoro?»
Jason scosse il capo. «Quelli del laboratorio fanno dei favori solo in caso di emergenza, e si aspettano qualcosa in cambio. Non credo di poterti aiutare.»
Ben roteò gli occhi. Jason gli scoccò uno sguardo che non riuscii a interpretare.
Mi sono persa qualcosa tra questi due?
«Grazie comunque» dissi. «Credo che…»
«Aspetta!» Jason schioccò le dita. «So chi può darti una mano.» Prima che potessi replicare, urlò: «Chance! Vieni qui un secondo!».
Mi salì di colpo la pressione.
«No, no» farfugliai. «Non disturbare Chance. Non è una faccenda importante!»
«Tranquilla» disse Jason. «È l’uomo che fa al caso nostro.»
Chance ci raggiunse. Hannah era aggrappata al suo braccio come un uccello esotico.
«Stai di nuovo molestando Tory?» Mi strizzò l’occhio, quindi si girò verso Ben. «Non credo che ci conosciamo.»
«Lui è Ben» lo presentò Jason. «Un tipo in gamba. Parla un po’ troppo, però.»
Ben lo guardò in cagnesco.
Intervenni per allentare la tensione. «Questo è il mio amico Ben Blue.»
«Chance…» Jason mi interruppe. «Ci serve qualcuno con una certa influenza. Tu sei la persona giust...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. BUR
  3. Frontespizio
  4. Dedica
  5. Prologo
  6. Parte I: ISOLE
  7. Parte II: CONTAGIO
  8. Parte III: INCUBAZIONE
  9. Parte IV: INTUITO
  10. Epilogo