
- 648 pagine
- Italian
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Indagine sul calcio
Informazioni su questo libro
L'Italia di Pertini e Craxi, ma soprattutto di Paolo Rossi e Bearzot. L'Italia di Berlusconi e D'Alema, di Totti e di Lippi. Che cosa è successo nel calcio e nel Paese negli ultimi vent'anni? Oggi come allora chi copre invece di scoprire? Partite truccate, arbitri venduti, calciatori drogati, morti sospette, inchieste insabbiate, affari sporchi ma anche leggende, grandi e modesti giocatori, storie di personaggi memorabili e dimenticati. Un romanzo di fatti e di sport ancora tutto da raccontare. Il diario di un tifoso deluso, che ama il calcio ma ne detesta la generazione.
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Informazioni
Print ISBN
9788817010634eBook ISBN
9788858655610In Germania, über alles
Siamo partiti dal Camerun e dai Mondiali vinti in Spagna, nel 1982. La fiducia nella squadra di Bearzot da parte degli addetti ai lavori e dell’opinione pubblica era, prima e anche durante il primo turno della manifestazione, pressoché nulla. C’era invece fermento italiano in politica, con la novità del primo presidente del Consiglio laico nella storia repubblicana, Spadolini, e nell’economia, che confidava come ricordato in un rilancio del «made in Italy». Non si rammentano grandi sermoni del premier, di auspicio per la Nazionale di Paolo Rossi, essendo l’ex direttore de «Il Corriere della Sera» disinteressato e financo leggermente disgustato dal pallone, naturalmente giusto fino al «trionfo» di Madrid. Dodici anni dopo, a metà del periodo oggetto di questa «indagine», sembrava che fosse cambiato l’evo. Per i Mondiali di Sacchi e Baggio, negli USA, il presidente del Milan, appena attinto a Palazzo Chigi, confeziona infatti un discorsetto di auguri al Senato, il 18 maggio 1994, in cui la fiducia al suo primo governo si innerva su quella in una buona figura ai Mondiali. Non sappiamo al momento se Prodi prenderà da Spadolini o da Berlusconi. A naso, una via di mezzo, ma decisamente più verso Berlusconi…
Comunque, prevalgono gli elementi differenti tra le vigilie di Spagna e di Germania, tra il Camerun dubbio di allora e il Ghana temuto (ma senza esagerare) di ora. Li stiamo per analizzare. Eppure qualche cosa di simile c’è. Mettiamolo a fuoco.
Per esempio, l’aspetto politico stravantaggioso (visto alla moviola) di un’eventuale vittoria italiana, allora come oggi. Oggi è magari ipotesi da scongiuri scaramantici ma, tecnotatticamente, tutt’altro che remota: par di fiutarlo in giro il sentore nazionale, «ci vorrebbe un bel rilancio del Paese, che c’è di meglio di un Mondiale vinto in mondo/universo/visione per dare un segnale forte che ci siamo ancora anche noi?», o qualcosa del genere. Supposizioni? Forse. Semplici, per di più. Ma intanto, sul «made in Italy», a distanza di ventiquattro anni, l’analogia è stringente.
Da «Il Messaggero» del 24 marzo 2006 in prima pagina: Export, si risveglia il made in Italy. Ancora più specificamente, da «La Gazzetta dello sport» del giorno prima, sotto il titolo La ripresa economica? Ci pensa Lippi, l’occhiello «Uno studio curioso», il catenaccio «Lo sostengono i banchieri olandesi: la vittoria del Mondiale può rilanciare i nostri affari», deduciamo questo articolo a firma di Antonello Capone.
Chiunque sarà il ministro dell’Economia del prossimo governo, dovrà raccomandarsi a Lippi e a Del Piero, Gilardino, Toni, sperare nel recupero pieno di Totti. «Perché dalla conquista del Mondiale dipende il rilancio dell’economia italiana.» Lo sostengono fior fiore di banchieri del Paese storicamente più intraprendente del settore, l’Olanda. E così gli specialisti del colosso Abn Amro si sono riuniti per divertirsi giocando a «Soccernomics» con le simulazioni tecniche ed economiche legate al grande evento ed hanno anche lanciato la teoria «scientificamente provata» in base alla quale «la vittoria nel Mondiale può far decollare come null’altro l’economia di un Paese, soprattutto se si tratta di Italia e Germania, le due realtà più deboli dell’Europa che non possono fare affidamento su mercato del lavoro flessibile, deficit di bilancio accettabile che non sfori i parametri europei». E così a tutti gli italiani converà tifare azzurro anche per la salute del portafogli. «I banchieri olandesi hanno ragione: vincere la Coppa vuol dire offrire al mondo un’immagine positiva a tutto tondo del sistema Paese: il pallone in rete non cambia la realtà , ma questa viene percepita dall’esterno con un senso di ottimismo particolare, che porta a concludere che conviene fare affari con i vincitori e comprarne i prodotti. Per esempio, farebbe entrare con più facilità nel grande mercato del futuro, quello cinese»: è l’osservazione di Antonio Marchesi, profondo studioso internazionale di economia dello sport. «Ancora adesso ci ricordano come i fratelli di Paolorossi. La Coppa del 1982 è stata a lungo un fiore all’occhiello, un biglietto da visita che è servito per vendere meglio e di più, per lanciare il made in Italy. Ma oggi il calcio è un fenomeno di ben più larga portata e influenza…», prosegue Marchesi. L’euforia porterebbe gli italiani a spendere di più? «Farebbero le vacanze con spirito diverso. Però l’effetto positivo di un Mondiale si ha soprattutto nelle esportazioni». Azzurri, pensateci voi.
Più chiaro di così… Un’altra associazione di idee possibile, anche se per lo più «ambientale», generica, impressionistica, è quella che lega i due teatri in esame, la Spagna di inizio anni Ottanta e questa Germania. Nelle due epoche, sono entrambi Paesi in cammino verso situazioni che si prospettano migliori, o comunque cangianti. La transizione al socialismo di Felipe Gonzales di allora, benedetta dal pallone, di cui si è parlato nelle prime pagine, ha in senso lato qualcosa a che vedere con la transizione politica e culturale verso un’altra Germania di oggi, sotto il segno dell’angelo Cancelliere, l’Angela Merkel della «Grosse Koalitionen». E segni di risveglio economico erano evidenti in quella Spagna, come mandano lampi riconoscibili in questa Germania. Dall’inizio dell’anno il «made in Germany» in generale ha preso a correre, più nei Länder che sui campi da gioco, dal momento che la Nazionale di casa non sembra irresistibile.
ANSA – Berlino, 1 gen. – Boom economico sì, vittoria mondiale no. È questo in sintesi il pensiero dei tedeschi che credono fermamente che la spinta del Mondiale di calcio porterà il Paese verso una crescita economica, ma non credono, invece, nella vittoria finale della squadra guidata da Jürgen Klinsmann.
Presentando uno studio condotto dalla camera del commercio tedesca (DIHK) e pubblicato dal quotidiano «Bild Am Sonntag», il presidente Ludwig Georg ha annunciato che «la Coppa del mondo porterà la creazione di 60 mila posti di lavoro con una crescita pari allo 0,3 per cento nella media per il prossimo anno». E secondo il settimanale «Der Spiegel» i Mondiali saranno per l’economia tedesca un’iniezione da 3 miliardi di euro, e gli effetti positivi si faranno sentire anche nei prossimi anni. Meno evidenti, ma ugualmente significative, dovrebbero essere le conseguenze sul mercato del lavoro. I Mondiali dovrebbero creare direttamente da 40 a 60 mila posti di lavoro: dallo studio emerge che per tre posti di lavoro creati proprio in occasione della Coppa del mondo, uno rimarrà permanente anche alla fine della rassegna iridata. La piccola economia dovrebbe incassare 2,2 miliardi di euro, sebbene le agenzie di viaggio tedesche prevedano una perdita nel loro settore del 23%, visto che i tedeschi preferiranno per l’occasione restare in patria a godersi il grande evento piuttosto che viaggiare all’estero.
È vero che a tifare per la Germania c’è pur sempre Benedetto XVI, il Papa tedesco, che ha già annunciato di voler vedere le partite in TV, forse dalla sua residenza di Castelgandolfo. Ma insomma… All’epoca, in Spagna, la Polonia di Boniek e di Giovanni Paolo II arrivò terza. Magari è un segno pontificale. Altra nota in comune: allora come oggi, per gli albergatori è abbastanza grama, almeno nelle aspettative. Ricorderete il discorso fatto per Italia 90, il turismo calcistico non porta denari stratosferici. E lo sa benissimo in primis chi li organizza. Solo che dire «è una grande occasione per il Paese» diventa vox populi, e nessuno distingue, salvo fare amaramente i conti dopo. Sempre da un lancio d’agenzia da Berlino, ma già del 14 marzo, apprendiamo che «le speranze degli albergatori tedeschi di avere il tutto esaurito per i prossimi Mondiali di calcio rischiano di andare deluse». Almeno a sentire il grido d’allarme di quelli di Berlino, raccolto dal quotidiano tedesco «Berliner Zeitung». Infatti, per il periodo a cavallo tra giugno e luglio non verranno organizzati convegni e seminari per timore del caos che potrebbe essere provocato dalla presenza dei tifosi, ma anche della distrazione offerta dalle partite in TV.
E molti turisti rimandano ad altri periodi la visita della città senza che le stanze lasciate libere siano riempite dai tifosi: una portavoce di FIFA Accomodation Services ha rivelato che persino la sera della finale del 9 luglio si riescono ancora a trovare camere, e ha spiegato che le aspettative degli albergatori di riuscire ad affittare il 90% dei posti letto per i Mondiali «sono eccessive». Senza contare che, per rifarsi, molti hotel di lusso hanno aumentato i prezzi (anche del triplo) per tutta la durata della rassegna calcistica. In Spagna fu lo stesso. E in Italia pure. Ma tutte le volte pare una storia nuova. Come non nuove sono le scommesse (ahi, ahi… nel 1982), che però in confronto ad allora oggi sono diventate un business molto maggiore. Secondo un noto bookmaker britannico, William Hill, dell’omonima agenzia, in Germania il giro d’affari potrebbe aggirarsi intorno ai 100 milioni di sterline, il doppio del 2002, e indipendentemente dalle fortune dell’Inghilterra.
E il solito Blatter è corso subito ai ripari, come spesso facendo involontariamente da evidenziatore al degrado etico in cui versa l’impero rotondolatrico: il 30 marzo, in una conferenza stampa tenuta ad Amburgo sui problemi della sicurezza, «ha vietato le scommesse ai partecipanti ai Mondiali di calcio in Germania e anche agli eventuali congiunti al seguito. I convocati di ognuna delle 32 nazionali che prenderanno parte al Mondiale, ma anche i loro familiari, dovranno firmare un documento con il quale si impegneranno a non effettuare scommesse sulle partite della manifestazione». Perché tanta preoccupazione, e una specie della nostra «autocertificazione antimafia»? Semplice: a causa degli ultimi scandali sulle scommesse, che hanno colpito il mondo del calcio, e la Germania in particolare, dove un arbitro è stato condannato a due anni e cinque mesi per truffa proprio a causa di scommesse su partite da lui dirette. Alleluia.
È interessante notare che anche qui, nel regno del bet, vale il principio che vale ormai ovunque dall’ultima generazione del BC, business calcio: il calcio porta soldi direttamente e con quasi (non agli albergatori, né ad altri esercizi commerciali, ecc.) ogni tipo di indotto, e se vinci è meglio, ma non è determinante. E le analogie fuori campo tra il 1982 e il 2006, a nostro avviso, finiscono qui. In campo, come rapidamente vedremo, esse toccano per lo più i valori di sempre, Brasile e Argentina, Francia e Germania. Come allora, appunto, esclusa l’Italia, sorpresa nell’uovo di Pasqua («la pizza di fango del Camerun…», di comica memoria).
Colpiscono di più, invece, le differenze: in sequenza, nello scenario attuale c’è un serio problema di ordine pubblico, poi la questione dei biglietti, quindi quella del sesso a pagamento, infine i risvolti tecnologici, dei new media attraverso cui vedere questi Mondiali alemanni. Tutte voci assenti in Spagna, che rendono ancora più problematico il «teatro» tedesco. In Spagna non c’era ancora stata la tragedia dell’Heysel, e da questo punto di vista, pur se i tifosi estremi non avevano mai scherzato neppure prima, certo allora non si respiravano il clima di violenza previsto e quasi «normalizzato» dalle circostanze di ora.
Un esercito di problemi
Un Mondiale all’insegna della paura: mai come in questa edizione si temono gravissimi incidenti nel corso del mese della manifestazione. Gruppi neonazisti, hooligans, Skinheads, pericolo islamico: le forze politiche tedesche e quelle di polizia sono in stato di massima allerta, e cercano di prevenire (sarà parzialmente sospeso il rispetto del trattato di Schengen che liberalizza le frontiere continentali), ma anche di organizzare immediate repressioni e sanzioni (processi in 24 ore, carcerazioni ed espulsioni dal territorio). Ma secondo qualcuno non basta, e c’è quindi anche chi invoca l’intervento dell’esercito per il primo Mondiale militarizzato. Uno dei pericoli maggiori, amplificato dal fatto che si giochi in Germania, è rappresentato dai gruppi neonazisti.
Secondo «Repubblica», nel mese di marzo, a 100 giorni dall’inizio della competizione, elementi neonazisti provenienti da vari Paesi europei si sarebbero riuniti in segreto, a Braunau am Inn – la cittadina austriaca al confine con la Germania dove nacque Adolf Hitler –, per mettere a punto piani diretti a provocare scontri e incidenti nelle città tedesche teatro delle partite. Fra gli altri, a programmare manifestazioni di piazza c’è la NPD (Nationaldemokratische Partei Deutschlands), uno dei tre partiti neonazisti presenti ufficialmente sulla scena politica tedesca (con Republikaner e DVU).
Fonte di grande preoccupazione sono anche i collegamenti esistenti tra gli ambienti hooligans tedeschi e polacchi, anch’essi per la gran parte di estrema destra e particolarmente violenti.
Una sorta di «esercitazione» sul tema si era tenuta lo scorso novembre, in un bosco presso Francoforte sull’Oder (nell’est, al confine con la Polonia), dove si erano dati appuntamento gruppi di hooligans tedeschi e polacchi, protagonisti poi di una colossale rissa.
Alla luce di tali pericoli, i servizi di sicurezza tedeschi auspicano un sempre più stretto contatto tra le forze dell’ordine dei due Paesi. La conferma di questi collegamenti tra estremisti di diversa provenienza arriva anche dall’Inghilterra. Secondo il «Sunday Times», gruppi neonazisti dell’est Europa si stanno organizzando per unire le loro forze contro i giocatori di colore della nazionale inglese: «Skinheads di Serbia-Montenegro, Croazia e Repubblica Ceca hanno promosso recentemente degli incontri per coordinare gli insulti razzisti negli stadi durante la prossima Coppa del mondo in Germania». A conferma della notizia, il giornale inglese ha pubblicato due interviste a esponenti importanti di questi gruppi di ultras parapolitici: Radi Jiricna, organizzatore del movimento ceco Brigate Fasciste, e Dragan Banovic, leader del gruppo Serbi Fascisti. Jiricna ha sottolineato come la Germania sia la casa spirituale dei neonazisti e dei gruppi razzisti: «Ci stiamo preparando a combattere tutti insieme, perseguiteremo i giocatori di colore perché stanno prendendo il posto dei giocatori bianchi». Sulla stessa linea anche il leader serbo: «La Germania sarà un grande campo di battaglia, è una grande chance per noi per divulgare i nostri messaggi. L’obiettivo numero uno saranno i giocatori di colore della nazionale inglese, li colpiremo con qualcosa di più di semplici banane». Secondo questi gruppi, le misure di sicurezza adottate per il prossimo Mondiale non saranno sufficienti a impedire loro l’accesso negli stadi. E anche se questo dovesse avvenire, si dichiarano già pronti a combattere al di fuori degli impianti delle partite, con la stessa intensità .
Ma non c’è solo il pericolo nazi. L’allarme arriva anche dal terrorismo islamico. Per il presidente del sindacato di polizia, Konrad Freiberg, «particolare attenzione» va data agli incontri che prevedono Iran o Stati Uniti. «Noi siamo nel mirino del terrorismo e dobbiamo anche aspettarci degli attentati. La questione non è dove, ma quando e dove. Il pericolo arriva in primo luogo dagli islamici sospettati di terrorismo che vivono in Germania». Fin qui, tutto purtroppo largamente prevedibile. Ma certo, far intervenire l’esercito è un’altra cosa. Franz Beckenbauer, presidente del Comitato organizzatore, quando giocava chiamato appunto il Kaiser, si è già detto favorevole. Ma la questione dell’eventuale impiego delle Forze armate a irrobustimento del dispositivo di sicurezza resta in Germania ancora controverso. Mentre il ministro dell’Interno, Wolfgang Schaeuble (CDU), è infatti favorevole, il suo collega della difesa, Franz-Josef Jung (sempre CDU), si è pronunciato finora contro.
Il presidente della Federcalcio tedesca, Theo Zwanziger, si è schierato contro la mobilitazione dei soldati della Bundeswehr: «L’immagine dei carri armati attorno agli stadi non è nel mio spirito. Ci siamo ripromessi di portare avanti una manifestazione gioiosa, in grado di promuovere l’immagine della Germania nel mondo. Vogliamo che la gente manifesti la propria gioia, e con i carri armati per strada non è possibile». La Bundeswehr, comunque, ha annunciato che mobiliterà circa 2 mila soldati durante la Coppa del Mondo.
Esercito o no, le sanzioni per chi sgarra saranno durissime: il ministro della giustizia tedesco, Brigitte Zypries (SPD), ha proposto procedure accelerate e processi per direttissima nei riguardi degli eventuali hooligans che dovessero essere arrestati: «I Länder sono invitati a fare in modo che la giustizia utilizzi le procedure accelerate». Il diritto penale tedesco offre una tale possibilità .
Il quotidiano inglese «Sun» rivela che la polizia tedesca arresterà qualsiasi fan inglese che verrà beccato a fare saluti nazisti, o il passo dell’oca, in occasione delle partite della Nazionale. «Noi puniremo duramente chi terrà comportamenti offensivi o provocherà problemi» ha detto Gerhard Hauptmannl, capo della polizia locale, aggiungendo che la polizia ha il potere di tenere in cella per due settimane senza accuse chiunque venga considerato un problema per l’ordine pubblico. E tra i pericoli, ci sarebbe ancora da disquisire sulla infezione aviaria…
Questo intorno e dentro gli stadi. Sul campo, linea dura di Blatter e della FIFA nei confronti dei giocatori anche solo leggermente compromessi con gesti e simbologie di questo tipo. Per intenderci, un Di Canio con il suo saluto romano in Germania verrebbe immediatamente «ritirato». E a dire il vero, Blatter già da molti mesi aveva invitato tutti, club italiani compresi, a comportarsi con maggiore rigore nei confronti di chi sgarra per questa scivolosissima china. Come si sa, da noi invece si scherza con il fuoco e con le svastiche…
E naturalmente c’è anche chi con la memoria di un passato infausto ci fa affari. In Olanda, ad esempio, è in commercio un oggetto reclamizzato come «il prodotto più carino ed economico per i Mondiali». Si tratta di una fedele riproduzione in plastica dell’elmetto utilizzato dai soldati dell’esercito tedesco nella Seconda guerra mondiale. Si trova in vendita su Internet al prezzo di 4 euro e 95 centesimi, ed è completamente arancione. È pensato per i soli tifosi dell’Olanda, paese invaso dall’esercito del Terzo Reich, nel maggio del 1940, e rimasto sotto il giogo nazista fino al maggio del 1945. La compagnia che ha realizzato questo prodotto ha venduto a gennaio più di 15 mila elmetti in meno di due settimane. Gli autori parlano di un oggetto divertente, nato «per stimolare i giocatori olandesi e provocare i tedeschi. La Seconda guerra mondiale è finita 60 anni fa e la maggior parte dei tedeschi di oggi non ha nulla a che vedere con la generazione dei tempi di Hitler. Il casco è solamente un giocattolo e non ha alcun significato politico».
Non è dello stesso parere la Federcalcio olandese, che ha giudicato tutt’altro che divertente questa iniziativa commerciale. «Dicono di non voler ricordare la guerra» ha fatto osservare un portavoce federale al quotidiano olandese «Telegrafa», «ma ottengono l’effetto contrario. Una festa di calcio, ovviamente, non può andare in questa direzione.»
E se la direzione giusta è quella del gioco e dello spettacolo, pare che l’abito faccia ancora il monaco. Almeno per la polizia ospite: niente codini, infatti, via barbe incolte, piercing o tatuaggi. Durante i prossimi Mondiali i poliziotti tedeschi dovranno sfoggiare agli occhi del mondo un’immagine impeccabile. Lo prevede un decreto presentato dal ministero degli interni. Vietate in maniera tassativa «tutte le pettinature che possano essere interpretate come espressione di un atteggiamento particolare». Saranno permessi solo un anello e un braccialetto. Solo le donne saranno autorizzate a portare orecchini, che comunque non potranno superare la lunghezza di 5 millimetri. La fonte di questa «divisa» obbligatoria è l’ANSA, l’impressione è che complessivamente si vada indietro invece che avanti…
Senza tagliando, senza mutande
Quanto al «caso biglietti», si preannuncia un macroscopico pasticcio, quasi a voler dimostrare una volta per tutte che il calcio non è quasi più un problema di stadi, ma appunto di studi. TV. Partiamo da un tifoso italiano che volesse seguire la Nazionale in Germania, visto che stavolta il calore della vigilia si percepisce appieno molto più che in passato. E la dimostrazione di ciò è anche nell’enorme richiesta di biglietti per le partite del girone di qualificazione, che vedrà l’Italia contro il Ghana, g...
Indice dei contenuti
- Indagine sul calcio
- Copyright
- Intercettazioni. Istruzioni per l’uso
- Introduzione
- 1982-1986
- Dal Camerun al Ghana
- La notte brava e altre storie
- Tre strane partite
- Era Maradona
- La «cupola» del pallone
- 1986-1990
- Verso Italia ’90, con appetito
- Un anno davvero strano
- Il gioiello di Marcus
- Mondiali italiani: all’ultimo stadio
- 1990-1994
- Tra guerra e religione
- Cambio di stagione
- Lentini, l’affare del secolo
- In TV, tra Kissinger e Maradona
- 1994-1998
- Berlusconi, il Ronaldo della politica
- Il casino Bosman
- Uno scudetto al veleno
- Allonsanfan in salsa mondiale
- 1998-2002
- Il pallone nella nebbia
- La rimonta del Milan sul traguardo del Perugia
- O la borsa o la vita. O entrambe
- A Perugia piove. Sul bagnato
- Cristalli (rotti) di Boemia
- La politica nel pallone
- Estremo Oriente, Mondiali estremi
- 2002-2006
- Più studi (TV), meno stadi
- Il processo Guariniello in bianco e nero
- Il doping (e l’antidoping) nella lingua
- Urine e soldi, un prelievo comunque
- Le tre D: doping, denaro, diffidenza
- Ucci ucci, sento odore di Gaucci
- Calcio e violenza nel terzo millennio
- Dal G8 al G14
- In Germania, über alles
- Conclusioni
- Fonti
- Indice