IL SESSO NELLE MUTANDE 1
La scopata numero… numero? Che cazzo di numero è? Fammi riprendere, vediamo, deve essere la scopata numero 7 di questa settimana. La scopata numero 7 si alza dal letto lentamente, cercando di non fare rumore. Sara? O forse Lara. Lara si alza dal letto piano piano, il materasso ha una piccola scossa e si solleva impercettibilmente. La numero 7. Meglio numerarle. Un nome vale l’altro. E che cazzo! Con tutte le fighe che mi porto a letto. Calcolando poi che non durano quasi mai più di una notte.
I numeri.
Meglio i numeri.
Con i numeri si fa prima.
Mavì mi fa diventare scemo con questa cosa che devo tenermi appuntato i nomi delle ragazze, il giorno, l’orario, le posizioni. Non sono una banca dati, non sono un fottutissimo computer, un registratore di cassa con su scritto battete qui per ricevere il vostro scontrino con i dati anagrafici e il relativo punteggio. Sai che palle. Ma perché le donne devono avere un nome è molto meglio se sono un numero. Figa numero 1, figa numero 2, figa numero 3… figa numero 23, figa numero 303, figa numero 1253… e così via. Potrebbero essere siglate proprio là, e nell’estasi del momento uno non può che andare per associazione d’idee, quindi: bella scopata 1253, oppure, brutta scopata 303, scopata mediocre 33, scopata in fattanza 22… e così via.
«Mmm… bellezza dove vai?» lamento ancora intorpidito dalla notte precedente con annessa scopata di quattro ore.
«Ti ho svegliato? Mi dispiace…» fa lei.
«No problem» rispondo «vieni qui» e batto due volte una mano sul materasso.
«Devo andare al lavoro, è tardi.»
«Ma non si va al lavoro di domenica» mugolo e batto di nuovo la mano sul materasso, forse non ha capito che deve ubbidire.
«È lunedì Riccardo, lunedì, non domenica.»
«Dài Sara, fregatene del lavoro, ti pago io le ore che perdi, fai la brava, vieni qui.»
«Sara?» il suo tono si fa acido «chi è Sara?»
«Scusa… mi sono appena svegliato.»
«Sei un bello stronzo tu, non ti ricordi neanche come cazzo mi chiamo?»
«Non sono un dannato ufficio dell’anagrafe.»
«Ma se abbiamo scopato per ore stanotte!»
«Senti, non farla tanto lunga, è stato un lapsus, solo un piccolo errore.»
«Un piccolo errore? Io direi che non te ne frega assolutamente un cazzo di me.»
«Ma perché voi donne dovete sempre essere così?»
«Così come?»
«Così rompicoglioni.»
Ho la vaga sensazione d’aver avuto un brutto risveglio.
La non classificata alza il tono della voce, e questo le fa perdere immediatamente un sacco di punti.
«Sei solo un grandissimo stronzo. Ieri sera eri… timido, impacciato, romantico, invece sei solo uno squallido esemplare d’uccello che ama infilarsi nelle mutande altrui!» La figa numero 7, senza identità, inizia a urlare, non sopporto quando fanno così, non resisto alle figacce isteriche, non le reggo le fighe non sportive che s’attaccano alla minima stronzata per mettersi a rompere le palle… ma quello che davvero non sopporto è di avere una per casa che si mette a urlare, come si fa a urlare la mattina prima di colazione?
«Sei come tutti gli altri, sei solo un figlio di puttana» dice e gli occhi, che palle, le si velano di pianto.
«Primo: io sono come sono. Secondo: cosa ti aspettavi di trovare, il principe azzurro? Terzo: non farla tanto lunga per una semplice chiavata. Sono stato abbastanza chiaro o devo ripetermi? Pensi d’aver capito bene?» elenco tutte le ragioni del mio essere un giovane uomo, libero da stereotipi, da cascami del post-femminismo e, soprattutto, libero da fighe noiose che non hanno ben capito come gira il mondo.
«Vaffanculo, vaffanculo tu, vaffanculo questa notte, vaffanculo la scopata, vaffanculo i tuoi punti di vista, e vaffanculo pure tua madre!» la stronza numero 7 afferra la borsa e fa per uscire.
«Vai, vai, ce n’è pieno il mondo di stronze come te, e se vuoi proprio saperlo ti muovi come una grassa vacca su un piccolo cavallo a dondolo.»
«’Fanculo!» urla sulla porta e se la sbatte dietro.
«’Fanculo tu cogliona!» grido.
Una poveretta con la borsa di Prada taroccata.
Stronza.
IL SESSO NELLE MUTANDE 2
MATILDE: bocchini 6½: troppa poca lingua; seghe 3: sembra che stia sgozzando un pollo; bacio 7: giusta salivazione, né secco né bagnato; preliminari 6: è appena sufficiente, si fa toccare dappertutto ma le sue piccole manine fanno il solletico; scopata 5: è un po’ troppo freddina; culo ancora vergine: ricordarsi d’incularla. Fisico 7: ha il culetto un po’ sfatto. Pianta del piede leggermente a papera quando cammina scalza, malleolo pronunciato, calcagno ruvido, qualche callosità, solco plantare piatto. Numero di scarpe: 37½. Profumo della pelle: animalesco, selvatico come quello degli africani.
GIUDIZIO COMPLESSIVO: 6
NOTE PERSONALI: la ragazza si applica ma non abbastanza, segue gli insegnamenti che le vengono impartiti di volta in volta ma non fa pratica a casa come l’è stato più volte richiesto. Con un po’ d’impegno potrebbe migliorare, ma non c’è tempo da perdere. Perfetta per una giornata di pioggia davanti al televisore, con un dvd noioso e americano iper-commercializzato, per farsi fare un bel bocchino di quelli lunghi dove dopo ci mette venti minuti a rimettersi in sesto la mascella.
Buona solo per una sveltina.
A RH negativo.
MELISSA: bocchini 8; seghe 6½: poche femmine riescono a eguagliare un valido solitario che mi viene così bene; bacio 6: troppo frettolosa; preliminari 8½: una vera maestra che lascia solchi nella schiena con le unghie (mai scoparla prima di andare in spiaggia); scopata 8½: gran maiala; culo 9: usa i muscoli anali alla perfezione, non stringe troppo ma non rimane passiva. Fisico 7½: gran tette e gran culo, cosce un po’ tonde. Piedi piccoli ma affusolati e che profumano anche dopo che ha portato le Puma, caviglie sottili, unghie curate a gel-french, malleolo accennato, calcagno morbido come il resto della cute plantare, solco plantare meravigliosamente incavo. Numero di scarpe: 36. Profumo della pelle: da bagnoschiuma. Molto pulita.
GIUDIZIO COMPLESSIVO: 8
NOTE PERSONALI: la ragazza non ha bisogno di ripetizioni, è molto attenta ed esperta, è una gran porca, si fa perfino inculare senza vasellina, da fottere almeno cinque volte al mese. Perfetta da portare nella casa al mare per passare tutto un weekend a letto.
B RH positivo.
NICOLETTA: bocchini 8: succhia e risucchia come se fosse un bel ghiacciolo; seghe 5: è un po’ troppo veloce, come se non volesse stancarsi il polso; bacio 7: unico difetto morde troppo spesso il labbro inferiore; preliminari 7½: non si stanca mai di leccare-infilare-succhiare-mordicchiare-accarezzare; scopata 7: in ascesa; culo 6½: può migliorare. Fisico 8: ancora acerba ma si farà, due tettine piccole e sode, culetto tondo e all’insù, bella michetta. Piedi un po’ cicciotti e caviglie non troppo sottili (difetto da non trascurare), malleolo a collinetta, cute plantare morbida, nessuna callosità, solco plantare ben definito. Numero di scarpe: 37. Profumo della pelle: ph normale, niente di speciale.
GIUDIZIO COMPLESSIVO: 7
NOTE PERSONALI: la ragazza denota una spiccata predisposizione a prenderlo ovunque e al maneggiamento dell’arnese. Dimostra attenzione e predisposizione al miglioramento, a ogni esame risulta in crescita. Perfetta per un’ interminabile domenica invernale sulla stola di ghepardo davanti al camino.
AB RH negativo.
OLGA: bocchini 3: purtroppo è un disastro perché ha due canotti non siliconati al posto delle labbra; seghe 5; bacio 8: gran labbra e lingua morbida come il velluto; preliminari 6: fa tutto quello che le dico; scopata 4: è di legno; culo 2: e non stiamo a ricordare come era ridotto quando l’ho tirato fuori. Fisico 10: alta, snella con curve al posto giusto, caviglie sottili e piedi lunghi con unghie squadrate perfette. Malleolo nella media, cute plantare ruvida (dovrebbe usare una crema appropriata), solco plantare profondo. Numero di scarpe: 38½. Profumo della pelle: oleoso, unto tipo ristorante cinese take-away.
GIUDIZIO COMPLESSIVO: 4
NOTE PERSONALI: la ragazza cerca d’impegnarsi ma non è per niente portata a stare dentro un letto, proprio non gliela fa. Peccato perché ha un corpo che parla da solo e un viso angelico, ma la fregatura con le più fighe è sempre la stessa. Da riscopare il meno possibile, solo in casi eccezionali, epidemie, effetto serra, attacco nucleare.
AB RH positivo.
PENELOPE: bocchini 9: è un fenomeno, devo pensare all’Inter che perde 2 a 0 contro il Milan se no vengo subito; seghe 8: l’unica che s’avvicina veramente ai miei solitari; preliminari 5: lo vuole alla svelta; scopata 8: spettacolare movimento pelvico e un controllo dei muscoli vaginali portentoso (pensare all’ultimo film di Kitano per estraniarmi e non fare la figura del pirla); culo: fuori punteggio, un’esperienza mistica. Fisico 6: tette enormi e culo grosso, però ha i capelli biondi molto lunghi e morbidi. Piedini graziosi, unghie curatissime, caviglia sottile. Malleolo perfettamente disegnato e all’infuori, cute plantare morbida come la pelle di un bambino, solco plantare lungo e infossato alla perfezione (piedi degni dei miei più prolungati massaggi). Numero di scarpe: 36. Profumo della pelle: memorabile, sa di buono, come se fosse appena uscita da un bagno in mare.
GIUDIZIO COMPLESSIVO: 9
NOTE PERSONALI: la ragazza ha ottime capacità ma è distratta nei preliminari, nondimeno è senza dubbio una delle migliori fighe che mi sia chiavato. Perfetta sempre! Chiamarla di continuo perché sempre assediata da adolescenti in pieno testosterone galoppante. Adora farsi tirare i capelli, le sculacciate e sentirsi apostrofare: «Sei una vacca, sei la mia troia». Gode urlando e il letto dopo che c’è passata lei è da buttare via. Fama di nota puttana ma è pure simpatica. Scoparla appena se ne ha l’opportunità. E non dimenticarsi di succhiarle quel suo strepitoso alluce lungo e affusolato.
A RH negativo.
Sfogliando l’agenda mi soffermo sul numero di Penelope. Mi soffermerei sempre su di lei, a dire la verità, e non solo con l’indice. Solo a pensarci mi viene il cazzo duro. Che scopate. Che gran donna, cazzo. In tutti i sensi. Con lei sono stato troppo dolce, ho sbagliato tutto fin dall’inizio, avrei dovuto essere uno stronzo come tutti gli altri sfigati che si scopa regolarmente nei cessi delle discoteche. E io invece messaggini notturni, cene a Parigi, weekend nella casa al mare, aperitivi al Continuum Christo. Che coglione. E pensare che ho pure mollato Agata per lei.
Picchietto l’indice sui fogli dell’agenda, sui vari nomi, tamburello i polpastrelli sui ricordi, sui loro seni, ritmo i loro culi, dirigo le loro schiene inarcate verso il mio bacino. Tutti questi piaceri. Tutte queste notti. Pomeriggi. Mattine. Tutti i loro sapori. Tutti i loro respiri imprigionati per sempre in queste note scarne. Poche righe, molti nomi. Numeri di telefono. Votazioni. Alcuni ballottaggi a seconda di come tirava il vento sulla bandiera della mia asta. Quante secrezioni ho assaggiato. Quante ubriachezze mi hanno dissetato. Diverse. Nessuna uguale all’altra. Variazioni a tema, piccole alterazioni su una scala che va dal dolciastro all’aspro passando per l’agrodolce. Sono piatti che vengono serviti caldi, tortini che nascondono la farcitura all’interno dell’impasto, si devono aprire lentamente e quello che vi è dentro cola lentamente fuori, ungendoti le dita, e quando te li porti alla bocca le tue labbra non possono far altro che aprirsi lasciando spazio alla tua lingua che indugia di fronte a quella invitante perfezione. Fino a quando non se n’è esausti. E l’inganno è che non se n’è mai sazi.
Sono stanco di ricordi. Ne ho così tanti. M’indeboliscono, a volte. Ma lui ancora non c’è. Non c’è quel ricordo della notte perfetta. Della mattina perfetta. Del pomeriggio perfetto. Il ricordo perfetto. La scopata perfetta. Alcuni amici dicono che non esista, che sia una leggenda, come in quel film, com’è che si chiamava… L’onda perfetta. Ed è proprio così che me l’immagino, come un’onda che s’ingrossa, pronta a travolgermi e io pronto a cavalcarla dopo così tanto allenamento tra i piccoli flutti. Un’onda gigantesca di cui non si scorge né la fine né tanto meno l’inizio. Ma per un’onda così ci vuole una tavola speciale. Una donna speciale.
Probabilmente è solo una leggenda.
Probabilmente non esiste l’onda perfetta.
Un sapore unico.
Un brivido lungo la giugulare.
E ti cavalcherò, onda!
IL SESSO NELLE MUTANDE 3
Ho trentun anni. Legalmente e tecnicamente, avendo pagato tutte le rette tramite bollettino postale, sono ancora iscritto fuori corso alla prestigiosa Università di Lettere e Filosofia degli Studi di Metropolis. L’Alma Mater Studiorum. Dunque sono uno studente. Ma nella vita vera sono il proprietario di uno dei locali più cool della città. Sono alto 1,78. Peso 73 kg. Gruppo sanguigno 0 RH negativo. Occhi marroni. Capelli castani lunghi e mossi. Segni particolari: un neo vicino al labbro superiore, proprio lì, a destra. Il mio joint misura 12 cm a riposo e s’aggira su una media di 21 centimetri in tiro. Ha un diametro di 4 cm ma il punto di forza è la cappella: turgida, morbida, bella gonfia. L’asta è perfettamente dritta e va leggermente all’insù, perfetta per scovare il punto G di ogni femmina che passa dalle nostre parti. Ammettiamolo: ho un gran bel manico. Senza offesa, ma nello spogliatoio maschile della squadra di calcetto è il cazzo più grosso e più bello. Io e il mio cazzo ce la intendiamo come due vecchi amici al bar. Tra di noi ci diciamo tutto, e quasi sempre la pensiamo allo stesso modo. Forse qualche volta, diciamo molte volte, qualche ragazza, diciamo più di qualche ragazza, mi ha detto la profetica frase: «Sei proprio una testa di cazzo!» e Dio solo sa quanto è vero! La cosa più straordinaria è guardarmi allo specchio: il mio fisico asciutto e scolpito dalla palestra, i bicipiti, i femorali, i glutei, i tricipiti, gli addominali, i miei polpacci, i miei straordinari polpacci siliconati, non devo neanche più allenarmi da quando coi soldi di papino mi sono rifatto i polpacci, cazzo, sembrano le tette della Parietti prima del cedimento strutturale. Ho dei polpacci strepitosi! E poi lui, il capolavoro della natura: Alex, la verga con cui infilzo ogni passera che mi svolazza intorno nel raggio di un chilometro.
Per il resto: guido una Ferrari cabrio a due posti secchi, carrozzeria nera metallizzata, interni in capretto chiaro, vivo in un attico di 90 mq intestato a me con 30 mq di terrazza arredo minimalista-etno-chic. E suono anche il pianoforte. Ottimo argomento per iniziare una conversazione. Mi gioco sempre la carta del dolce musicista sensibile che non capisce la frenesia della società contemporanea. Suono perché una volta una ragazza che volevo farmi frequentava il conservatorio. Il problema era che oltre a suonare faceva volontariato, credeva fortemente nei valori della famiglia, del matrimonio e nel dovere morale, religioso, cattolico e puritano di dover preservare la sua dolce vagina intatta fino al matrimonio. Una vergine! Ci ho messo tre anni. Ma ho imparato a suonare il piano. Mai più mi sono sacrificato alla causa con una simile dedizione. Era diventata una questione di principio: o lei e la sua verginità o io e il mio amico Alex. Abbiamo vinto noi! Me la sono scopata per tutto un pomeriggio, con lei che cinguett...