Spin
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Spin

  1. 348 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

In questo nuovo romanzo il capitano Calli Chase è coinvolta in una lotta contro il tempo per sventare un terribile complotto che tiene in bilico il destino dell'umanità.

All'indomani del fallimentare lancio di un razzo della NASA, il capitano Calli Chase si ritrova faccia a faccia con la sua gemella scomparsa da tempo, e con l'inquietante interrogativo di chi sia davvero. Adesso che il programma top secret avviato anni prima ha incontrato un ostacolo inaspettato, solo Calli può reindirizzarne il corso e risolvere la situazione.

Aiutata da tecnologie all'avanguardia, l'investigatrice scienziata della NASA e pilota della Space Force dovrà a ogni costo scoprire l'anello mancante che lega il sabotaggio del razzo a quello che le sta accadendo. Una ricerca che qualcuno sembra intenzionato a fermare a ogni costo.

Dalla NASA alla fattoria della famiglia Chase, dalla Casa Bianca alle lontane orbite spaziali, Calli deve misurarsi con un avversario astuto e spietato. Come in una pericolosa partita a scacchi planetaria, una sola mossa sbagliata rischia di scatenare conseguenze catastrofiche che si estenderanno ben oltre i confini della Terra.

Il nuovo emozionante thriller dell'autrice bestseller Patricia Cornwell regala ai lettori una protagonista indimenticabile, degna erede di Kay Scarpetta, che terrà i lettori incollati alla pagina.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2021
Print ISBN
9788804739814

1

Mercoledì 4 dicembre, mattina. Alla luce dei fari la neve vortica come un tornado bianco e gli pneumatici affondano nell’immacolata coltre farinosa.
Da quando sono uscita dal Langley Research Center della NASA ho percorso a rilento meno di quattro chilometri ed è come se fossi l’ultima persona rimasta su questo pianeta. Hampton, in Virginia, il posto dove abito, sembra in oscuramento parziale, come nel pieno di una guerra: supero uffici e case vuoti e bui, i lampioni sono sagome indistinte troppo distanti tra loro per offrire un’illuminazione efficace, e io non vedo la maggior parte dei cartelli stradali fino a quando non me li ritrovo davanti.
Sulla destra ho il Dollar General Store, a sinistra un fitto bosco e, secondo il GPS, l’Anna’s Pizza & Italian Restaurant è davanti a me. Diversamente non saprei neppure dove sono: quando va bene ho una visibilità di pochi metri. A volte non riesco neppure a capire in quale corsia mi trovo, mentre raffiche violente scaraventano in aria i bidoni della spazzatura e strappano via le luci e le decorazioni di Natale.
Solo in questo tratto di North Armistead Avenue, un Babbo Natale è volato via da un tetto atterrando in mezzo alla strada con tanto di slitta mentre le figure a grandezza naturale di un presepe vengono trascinate qua e là sul cemento nel posteggio di una chiesa. Un Grinch gonfiabile ha spezzato l’ancoraggio e ha preso il volo, e proprio in questo momento una bandiera americana ancora attaccata al palo passa rotolando davanti al mio Silverado.
Spazzatura, foglie, rami, ghirlande e ogni genere di oggetti volano nell’aria e mi sembra di essere diretta verso Oz con visibilità quasi zero. Sarebbe stato più saggio rimanere al lavoro, e proprio io dovrei sapere meglio di tanti quanto sia importante il buon senso. Potrei recitare a memoria tutto ciò che può farti rimanere ferita o uccisa mentre guidi in una bufera di neve: privazione del sonno, preoccupazioni e un trauma psicologico anche di lieve entità.
Ma per nulla al mondo sarei rimasta a dormire nella piccola caserma della NASA o alla base dell’aeronautica dopo una notte in bianco in cui è esploso un razzo e abbiamo quasi perso un astronauta durante una passeggiata spaziale. Come se non bastasse, sono stata affrontata da un gruppo del Servizio segreto che mi ha scambiata per la mia gemella, solo per citare alcune delle urgenze più impellenti, e ne arriveranno altre di sicuro.
Ipotizzando che Neva Rong sia la mente dietro tutto questo, probabilmente non abbiamo ancora visto niente perché il programma della miliardaria del settore tecnologico per il dominio universale proseguirà a ogni costo. Giusto per dire che non mi aspetto un periodo natalizio tranquillo – magari non ci sarà più un periodo pacifico in generale – e che adesso ho un disperato bisogno di allontanarmi dal lavoro, anche solo per un po’.
Non vedo l’ora di liberarmi di scarponi, abbigliamento tattico e pistola e fare una doccia nel mio bagno. Voglio piazzarmi sulla solita sedia al bancone della cucina e guardare mamma mentre prepara le sue prelibatezze. È ora di fare una delle nostre chiacchierate in privato, senza che nessuno interferisca o ci ascolti, compreso papà. Le farò vuotare il sacco (come diciamo in famiglia).
Prima però devo esaminare la casa con uno dei miei analizzatori di spettro, passando di stanza in stanza, camminando in cerchio con in mano diverse antenne mobili, come un Ghostbuster. Mi accerterò che non ci siano trasmissioni illegali, dispositivi di sorveglianza, nulla che possa indicare la presenza invisibile di cyber-spie.
Quando io e mamma saremo sole nella nostra isola silenziosa, mi farò dire tutto su mia sorella, che è sparita. Otterrò le risposte sul possibile coinvolgimento di Carme nel pesante attacco informatico di questa mattina alla NASA, e saprò se è colpevole di altri crimini, ostruzione alla giustizia e omicidio compresi. Devo sapere da che parte sta e se sia venuta nella nostra fattoria di recente, qualche volta con la macchina di papà. Solo allora potrò stabilire se sia o meno una mela marcia.
Ammesso che la mia metà non sia stata uccisa o catturata…
«Concentrati. Concentrati. Concentrati!» urlo, spaventata perché la macchina sbanda sul ghiaccio nero e si mette di traverso, illuminando con i fari la neve che scende copiosa.
Mi impongo di stare attenta. Non ho mai visto questo angolo di mondo desolato come adesso, mentre guido verso casa durante uno shutdown governativo e un nor’easter, una bufera di neve proveniente da nordest. Con pochissime eccezioni di cui io faccio parte, tutti i dipendenti federali sono in congedo non retribuito. Il che va ad aggiungersi al governatore Dixon che dichiara lo stato di emergenza, evacuando le zone costiere e le altre aree a bassa altitudine, ordinando alla gente di starsene a casa.
Io però non sono la gente, dato che controllo le operazioni in corso e i disastri che avvengono nello spazio cosmico e a terra. Tengo d’occhio varie applicazioni del governo sul telefono – che è in un supporto sul cruscotto – attenta a non lasciarmi sfuggire quello che riesco a vedere. Ho la radio accesa, con P!nk che canta a squarciagola nell’abitacolo del mio pick-up governativo quando, all’improvviso, la musica tace.
Dagli altoparlanti esce lo squillo di una chiamata in arrivo, un numero con prefisso 703, la CIA, divisione crimini informatici, e l’adrenalina mi manda in allarme rosso.
«Capitano Chase» rispondo in vivavoce.
«Calli?» Sorpresa. «Sono Dick.» Non me lo aspettavo. «Come va con questo tempaccio? Tutto bene?» La voce familiare del generale Richard Melville riempie l’abitacolo.
«Per fortuna fa troppo freddo perché la neve attacchi. Ma il ghiaccio e il vento sono un osso duro» dico in tono non particolarmente cordiale e senza rispondere alla sua domanda.
Non sono dell’umore giusto per i convenevoli o per le sue richieste personali, che sono solo una diversione, per non dire insincere. Se devo andare avanti con la mia vita, ho bisogno di fatti nudi e crudi, della verità, almeno per una volta. Non mi ha detto praticamente nulla da quando mia sorella è fuggita dal tetto dell’hangar di Langley, dove si era nascosta nel radome.
È svanita quasi davanti ai miei occhi circa cinque ore fa e, a quanto sembra, non è saltata né caduta. Non ci sono prove che sia morta dato che non hanno trovato il suo corpo. Almeno questo Dick me lo ha detto quando eravamo insieme al secondo piano dell’edificio 2101. Guancia a guancia al Controllo Missione mi ha mostrato le foto sul suo telefono…
Il disegno insolito delle impronte nella neve…
Le tracce che portano al bordo del tetto…
Il terreno bianco intatto trenta metri più sotto…
«Hai saputo niente? Ci sono stati aggiornamenti da quando ci siamo visti?» chiedo senza tanti giri di parole, anche se non ho idea di chi altro ci possa essere in linea, perché Dick non si degna di dirmelo. «Carme si è messa in contatto? Un contatto dimostrabile? A prescindere da quello che ha o non ha fatto, sappiamo se sta bene? È al sicuro? E perché mai mi telefoni da un numero della CIA?»
«Ti faccio partecipare a una discussione in corso.» La sua voce profonda risuona nel mio abitacolo, come sempre tranquilla e pratica. «E mi dispiace, ma al momento non ho niente da aggiungere a proposito di tua sorella.»
«Be’, se non l’hanno trovata da nessuna parte, immagino ci si debba accontentare» provo a stuzzicarlo, ma non funzionerà, non succede mai.
A proposito di Dick, da quando ho memoria mia madre, insegnante alla NASA, ha sempre detto che è come cavare sangue da una rapa.
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«Ho altre informazioni importanti» mi dice mentre la bufera danza come impazzita intorno al pick-up: ho la sensazione di trovarmi in uno di quei fermacarte di vetro che si riempiono di neve quando li scuoti.
In sostanza Dick non mi sta chiamando per mia sorella, non ne vuole parlare e mi lascerà a soffrire, a macerarmi nel dubbio e a pormi domande: molto scorretto da parte sua e poco gentile, per non dire gelido come il tempo fuori. Vorrei dirgli cosa penso, ma non l’ho mai fatto e non comincerò proprio adesso.
Per quanto lo conosca bene, non è mai una buona idea mancare di rispetto a un generale a quattro stelle che è anche il comandante della US Space Force. Non se mi interessa quello che può essere rimasto del mio futuro.
«Abbiamo un quadro molto più chiaro degli eventi che oggi alle 02.00 hanno portato alla distruzione del razzo dei rifornimenti» dice. «Siamo giunti alla conclusione che è partito un comando illecito da uno dei nostri satelliti di comunicazione.»
«Le nostre tecnologie usate contro di noi: il mio incubo che si avvera» rispondo. «Immagino che non venga trattato come un incidente, come qualche tipo di malfunzionamento del satellite.»
«Certo che no, e per motivi di cui ti dirò in seguito» risponde Dick. «Chiunque ci sia dietro tutto questo, sapeva anche che, rilevando un comando anomalo quando il conto alla rovescia era vicino allo zero, non avevamo altra scelta se non premere l’interruttore di emergenza.»
«Il che mi porta a chiedermi se non volessero proprio questo: spingerci a distruggere il nostro razzo» rispondo, pensando che un’idea simile sarebbe proprio da Neva Rong. «Quale sarà la versione ufficiale?» Prima che Dick mi possa rispondere, si intromette un’altra voce familiare che mi augura il buongiorno.
«Guida con prudenza, a quanto pare a Hampton ve la vedete brutta» mi dice Connor Lacrosse con la sua voce pacata e priva di accento. «Quanto alla versione ufficiale, non ci saranno commenti da parte della NASA, della Space Force e della Casa Bianca.»
A quanto ricordo, io e Lacrosse non ci siamo mai incontrati e non so molto di lui. Tutti lo chiamano Conn, decisamente appropriato per uno che, a quanto pare, viene dal Connecticut e vive quasi sempre nella menzogna come tutte le spie. È della CIA, o almeno così si identifica, e siamo entrambi membri della Task Force del Servizio segreto per i crimini elettronici, un gruppo multigiurisdizionale.
«Se verrà fatta una dichiarazione, sarà comunque generica» mi informa mentre io alzo il riscaldamento e ripulisco con la manica la condensa sul parabrezza. «Come puoi immaginare, i media stanno facendo fuoco e fiamme. Abbondano le teorie del complotto, compresa quella di un satellite spia introdotto nel carico.» In sottofondo sento dei rumori e l’ululato di una sirena.
«In quale parte del mondo ti trovi in questo meraviglioso mercoledì mattina?» gli chiedo brutalmente.
«Sono bloccato qui, come tutti quelli che erano presenti quando il razzo si è ridotto in francobolli. Nessuno può entrare o uscire da Wallops» risponde. Ma io so benissimo che la CIA non resterebbe lì per quel motivo: non prende ordini dalla NASA né dalle autorità locali, e se Conn avesse voluto lasciare l’isola, lo avrebbe fatto.
«Un gran casino, non ci sono posti nei b&b o negli alberghi» mi dice ripetendo quello che ho già sentito ai notiziari. Poi, confermando quello che ho visto nei video della sicurezza, prosegue: «Migliaia di spettatori dormono in macchina o nelle tende e in altre strutture. Persino i ristoranti e i negozi hanno aperto per dare rifugio alle persone».
Mi dice che non è bello essere su Fantasilandia in quel momento, e ho immancabilmente la sensazione che mi sfotta, anche se non è facile stabilirlo, visto che ci siamo sempre sentiti solo al telefono.
«Ecco quello che sappiamo finora, Calli» dice Dick riprendendo la parola. «Oggi alle 01.59 è partito un segnale da un cellulare che era all’interno della sala VIP, una chiamata diretta a un numero che potrebbe aver scatenato ciò che ha spinto il satellite a lanciare il comando anomalo che ha provocato il disastro. Un cellulare usa e getta» sottolinea.
«Un cellulare che sapevano non sarebbe più stato attivo quando avremmo provato a chiamarlo, più o meno un’ora dopo l’esplosione» aggiunge Conn.
«Quante persone c’erano nella sala VIP a guardare il lancio quando un telefono usa e getta ha incasinato uno dei nostri satelliti?» chiedo. Conosco una persona che di certo era lì ed è piuttosto abile a fare giochi spietati e a creare il caos.
«Eravamo in trentadue» dice Conn, poi mi conferma che era presente anche Neva Rong.
Ospite al lancio di questa mattina, era seduta lì quando il razzo è esploso in una palla di fuoco distruggendo scorte alimentari, abiti, esperimenti, attrezzature e tutti i regali di Natale destinati alla Stazione spaziale internazionale. Nello stesso momento, un braccio robotico si è guastato durante un’attività extraveicolare (EVA, o passeggiata spaziale) e la NASA ha perso ogni comunicazione con i nostri astronauti i...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. SPIN
  4. 1
  5. 2
  6. 3
  7. 4
  8. 5
  9. 6
  10. 7
  11. 8
  12. 9
  13. 10
  14. 11
  15. 12
  16. 13
  17. 14
  18. 15
  19. 16
  20. 17
  21. 18
  22. 19
  23. 20
  24. 21
  25. 22
  26. 23
  27. 24
  28. 25
  29. 26
  30. 27
  31. 28
  32. 29
  33. 30
  34. 31
  35. 32
  36. 33
  37. 34
  38. 35
  39. 36
  40. 37
  41. 38
  42. 39
  43. 40
  44. 41
  45. 42
  46. Copyright