Gli Angeli Maestri
eBook - ePub

Gli Angeli Maestri

e le scoperte dell'Albero della Vita

  1. 252 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Gli Angeli Maestri

e le scoperte dell'Albero della Vita

Informazioni su questo libro

Storia e immaginazione: sono i due strumenti che Sibaldi usa per esplorare gli scopi e i misteri di uno dei simboli più famosi del mondo, l'Albero della Vita. È l'origine della Qabbalah e dell'Angelologia cristiana: contiene, da millenni, la mappa del "Regno dei cieli" di cui narrano le Scritture. Ma quelli che la religione chiama "i cieli" sono anche, spiega Sibaldi, livelli di evoluzione della nostra psiche, e non basta contemplarli: occorre raggiungerli, sperimentarli. Antichi teologi ne avevano parlato, con coraggio, spiegando che gli Angeli sono immagini delle straordinarie trasformazioni interiori a cui conduce la scoperta di questa crescita. In pratica, si può essere Angeli.

Sibaldi ricostruisce la genesi di questa idea, analizza le istruzioni cifrate nell'Albero della Vita, traccia i percorsi celesti (vicini a quelli del Paradiso di Dante) e ne mostra, passo dopo passo, l'importanza psicologica.

L'immaginazione diventa ben presto l'unica guida, in questo cammino: la razionalità non basta, non bastano nemmeno le verità religiose, secondo le quali la mente umana non è in grado di conoscere i mondi divini e l'eternità. Ne eravamo capaci, invece, attorno al I secolo d.C., quando qualcuno osò costruire l'Albero della Vita. E niente impedisce di imparare di nuovo questa via.

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Informazioni

Parte quinta

NELL’UNIVERSO DELLA SAPIENZA

La parola

1

Questo è il canale più esteso di tutti, oltrepassa due traverse.
«Non puoi percorrerlo tutto subito» mi avverte l’Intagliatore. «Dovrai esplorare la terzultima e la penultima ṣefiyrah, prima di arrivare all’ultima. Per ora ti basti sapere cosa succede lungo questo canale centrale.»
La lettera di questo canale centrale è la D:
ד
È il simbolo dell’andare oltre. È l’iniziale di delet, ד ל ת, che significa “porta”; e di dereḳ, ד ר ך, “strada”. È anche l’iniziale di dabar, ד ב ר, “parola”: le parole sono porte e strade che si aprono, come già avevamo notato parlando dell’alfabeto ebraico. Lo mostrano anche le lettere della parola ד ב ר:
ד è il varcare la soglia e
ב ר, BR, è la radice del verbo “creare”.
Ogni volta che parliamo, ad altri o nel nostro pensiero, noi facciamo esistere ciò che nominiamo, non diversamente da come fa ’Elohiym, quando nel primo capitolo della Genesi pronuncia i nomi delle cose che crea, prima di crearle.1
«Prova» mi consiglia l’Intagliatore.
Lo sto facendo mentre scrivo: faccio esistere pensieri, scrivendoli.
«Di più. Crea il nulla, come dicono che ’Elohiym abbia fatto prima di creare l’Universo. Guardati intorno: c’è il nulla in quello che vedi?»
No. Sorrido.
«Di’: il nulla. Pensa: il nulla. Ed ecco fatto.»

2

Questo potere esistentificante della parola è, evidentemente, la ragione per cui il vocabolo dabar ha sempre significato in ebraico sia “parola” sia “cosa”.
«E questo potere esistentificante è l’unica tua guida, soprattutto da qui in avanti» dice il Fiume. «La parola ti traccia la via, apre le porte, al di là della portata di tutte le tue forze.»
Come una luce nel buio?
«Non nel buio. In ciò che per voi non esiste ancora, e che qui le parole fanno esistere. Il linguaggio è il ponte tra il pensabile e l’impensabile, tra il conoscibile e quello che tanti credono inconoscibile. Prosegui, prosegui. Andiamo a scoprire cosa c’è prima della creazione di tutto.»
1. Si veda p. 153.

I corpi

1

Il canale che da Gebūrah va dritto nella terza triade è contrassegnato dalla lettera G:
ג
È il simbolo della corporeità, cioè di quel che separa ogni cosa da tutte le altre. Ed è l’iniziale di gūf, ג ו ף, “corpo”; di gaḥōn, ג ח ו ן, “ventre”; di gab, ג ב, “dorso”.
Come mai questa lettera si trova qui? La corporeità dovrebbe essere una faccenda di YHWH, che plasma gli esseri e le cose.
«YHWH porterà a termine un processo che ha inizio qui» risponde il Fiume. «Ovvero: se nel mondo vedete oggetti diversi, persone diverse, direzioni diverse, è perché a partire da questo punto della mappa, da qui in giù, la Psiche comincia a spazializzare e a temporalizzare, e ogni corpo è fatto di spazio e di tempo e non può esserci se non nello spazio e nel tempo.»
Ma la triade della Creazione è più in qua: come possono esistere corpi prima della Creazione?
«Qui non ci sono ancora corpi. La corporeizzazione comincia prima dei corpi: tante cose ci sono prima che qualcuno le usi. L’amore, per esempio: l’amore c’era già negli Universi e in te, prima che tu incontrassi qualcuno di cui innamorarti. E ti innamori perché c’è l’amore, e non viceversa. Così è anche la corporeizzazione: voi li vedete, i corpi, perché prima avete imparato a corporeizzare, non viceversa. E anche ’Elohiym può creare nello spazio e nel tempo perché lo spazio e il tempo erano già incominciati, prima che lui creasse.»

2

«Corporeizzare» continua il Fiume «è vedere dove una qualsiasi cosa c’è e dove non c’è, cioè dove comincia e dove finisce. ’Elohiym corporeizza la luce e subito dopo “separa la luce dalle tenebre”,1 poi corporeizza-separa il cielo e le acque, poi la terraferma, e poi tutto il resto. Lo sapete fare anche voi: per esempio, separate-corporeizzate anche gli stati d’animo, così che la vostra allegria finisce dove comincia la tristezza, come i corpi di due persone vicine. E così le immagini, i pensieri, i ricordi sono tutte corporeizzazioni: possono muoversi, stare fermi, apparire o sparire, come corpi.»
«Corporeizzi perfino noi!» ride l’Intagliatore.
«Potresti fare molto di più: accorgerti dei tanti corpi che avete. Uno di questi corpi è antropomorfico, gli altri no. Avete il corpo del pensiero: pensando tu ti volti, guardi, corri, ti fermi, proprio come fa un corpo. Avete un corpo dell’immaginazione, con cui puoi percorrere in un secondo distanze impossibili per il tuo corpo antropomorfico: puoi per esempio immaginare un angolo di Australia e un secondo dopo un angolo di Alaska, e ci vai davvero, con il tuo corpo dell’immaginazione. Avete un corpo del desiderio, anche quello molto più grande e agile del vostro corpo antropomorfico. E un corpo dell’intuizione. E un corpo del sogno, e così via. Sono tutti opera di questo canale della ג.»

3

«E percorrendo questo canale» continua il Fiume «ti accorgeresti che la corporeizzazione è una funzione che puoi usare e anche smettere di usare.»
Cioè?
«È come il fascio di luce di un riflettore: ci sono corpi solo al suo interno, altrove no. A volte quel fascio di luce è più largo, e corporeizza di più, e te ne accorgi per qualche istante: senti-temporalizzi-spazializzi odori che altri non sentono, o la brezza sul viso, oppure le aure intorno alle persone, oppure i fantasmi per strada, o voci di fantasmi. Poi te ne dimentichi subito, perché non hai parole precise che indichino queste corporeizzazioni: non hai parole che te le facciano esistere. Ma di una cosa il tuo io non può accorgersi: di come si possa smettere completamente di corporeizzare. Non può, perché anche l’io è una corporeizzazione. Se non corporeizzasse più, sparirebbe lui per primo. Ma lungo questo canale la corporeità sparisce.»
E cosa rimane?
«Quello che c’era prima del tempo e dello spazio.»
1. Genesi 1,4 ss.

Biynah

1

In questa ṣefiyrah, dunque, comincia tutto?
«Non tutto» risponde il Fiume. «Solo il tempo e lo spazio.»
Così è, secondo la Qabbalah. Oggi, il titolo che i cabbalisti danno a questa terzultima sfera, Biynah, viene solitamente tradotto “Intelligenza”, perché in ebraico moderno ha assunto anche questo significato. Ma il termine “intelligenza” indica soltanto la capacità di cogliere i nessi all’interno di una situazione che ha già preso forma: è, letteralmente, uno “scegliere tra” (inter-legere), un sapersi orientare in una qualsiasi porzione di mondo, visibile o invisibile.1 Biynah è invece ben di più, è la capacità di costruire il sistema di riferimento in cui una situazione potrà prodursi: come il regista dispone lo scenario per lo spettacolo, o come certi credono che il destino abbia fatto incontrare i tuoi genitori perché tu nascessi.
Perciò i primi cabbalisti cristiani, Reuchlin, Paolo Riccio e altri, traducevano Biynah con Providentia, che significa sia “Provvidenza” sia “Precognizione”. Biynah è entrambe le cose: è quella parte della Psiche in cui si sa in anticipo che una certa cosa accadrà, perché la Psiche stessa ha già predisposto tutto per farla accadere. Suona stravagante, ma in realtà lo facciamo di continuo, senza accorgercene: i sistemi di riferimento in cui inquadriamo ogni nostra percezione precedono la percezione stessa, le nostre menti li hanno elaborati in anticipo; ed è una delle molte ragioni per cui sul tempio di Delfi campeggiava l’iscrizione “Conosci te stesso”, ovvero, in tutto ciò che conosci, conosci innanzitutto il tuo modo di conoscere – e se te ne accorgi, pre-vedi di più.
La differenza tra la providentia delle nostre menti e la ṣefiyrah Biynah è che in quest’ultima si produce il sistema di riferimento fondamentale di ogni possibile avvenimento, e non solo delle nostre percezioni: in Biynah, secondo i cabbalisti, incominciano ad apparire le coordinate spazio-temporali. Solo a partire da qui, e non in ciò che è al di là di Biynah, esistono il prima e il dopo, il vicino e il lontano, il sopra e il sotto.
E questa ṣefiyrah Biynah è già nel tempo e nello spazio, o non ancora?
«Non...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Gli Angeli Maestri
  4. Prologo
  5. Parte prima. STORIA DELLA MAPPA
  6. Parte seconda. PRIME ISTRUZIONI PER ESPLORARE GLI UNIVERSI
  7. Parte terza. NELL’UNIVERSO DELLA FORMAZIONE
  8. Parte quarta. NELL’UNIVERSO DELLA CREAZIONE
  9. Parte quinta. NELL’UNIVERSO DELLA SAPIENZA
  10. Copyright