Padre Brian si attardò un poco prima di decidersi a scendere per la prima colazione. Gli era sembrato di sentire padre Vittorini che rideva laggiù. Come d’abitudine, Vittorini faceva colazione da solo. E allora, con chi stava ridendo? E di chi? Di noi, pensò padre Brian; siamo noi che lo facciamo ridere.
Ascoltò nuovamente, in silenzio.
Anche padre Kelly stava nascondendosi da qualche parte, o meglio, era nella sua stanza immerso in qualche meditazione.
Essi non avrebbero mai consentito che Vittorini finisse la sua colazione da solo. No. Ma facevano sempre in modo di raggiungerlo nell’istante preciso in cui faceva scomparire la sua ultima fetta di pane tostato. Altrimenti, non sarebbero riusciti a sopportare il senso di colpa che li avrebbe accompagnati per tutta la giornata.
Tuttavia, laggiù, qualcuno stava proprio ridendo, no? Padre Vittorini senza dubbio aveva trovato qualcosa nella prima edizione del Times. O peggio ancora, era rimasto tutta la notte in compagnia di quell’empio fantasma, davanti al televisore installato nell’atrio come un ospite indesiderabile, fantasticando e coltivando nuove malizie. Padre Vittorini, istigato dalla bestia elettronica, non stava per caso escogitando qualche nuova raffinata diavoleria, al lento ritmo del meccanismo d’orologio delle sue associazioni mentali? Forse era seduto davanti alla colazione, senza toccarla, deciso a digiunare, al solo scopo di eccitare la loro curiosità con le stravaganze della sua indole italiana?
«Ah, Signore…» Padre Brian sospirò palpeggiando con la mano la lettera che aveva scritto durante la notte. L’aveva ficcata nel soprabito per prudenza, nel caso si fosse deciso a consegnarla al padre predicatore Sheldon. Padre Vittorini ne avrebbe fiutato la presenza attraverso la stoffa col suo sguardo penetrante come i raggi X?
Come volesse confermare a se stesso la propria decisione, padre Brian passò la mano sul risvolto dietro il quale si trovava la sua richiesta di trasferimento a un’altra parrocchia.
«Bene, è il momento di andare.» E mormorando una preghiera, cominciò a scendere le scale.
«Ah, padre Brian!»
Vittorini lo fissò al di sopra della sua tazza di fiocchi d’avena, ancora piena. Il mostro non si era neppure degnato, ancora, di zuccherare i suoi fiocchi.
Come se avesse messo un piede nella gabbia vuota d’un ascensore, padre Brian allungò istintivamente una mano come per proteggersi, e così facendo toccò la parte superiore del televisore. Era ancora caldo. Non riuscì a trattenersi:
«Avete guardato la televisione tutta la notte?»
«Sì. Ho vegliato davanti all’apparecchio.»
«Vegliato! Ecco la parola giusta» sbottò padre Brian. «Si vegliano i malati e i morti, o mi sbaglio? Si dà il caso che io abbia imparato a usare una tavola ouija1. Ed era già una cosa più intelligente.» Distolse lo sguardo dall’idiota elettronico e fissò Vittorini:
«Non avete sentito i lamenti della fata Banshee2 levarsi da… come lo chiamate? Cape Canaveral?»
«Hanno annullato il lancio alle tre del mattino.»
«E nonostante questo, eccovi fresco come una rosa.»
Padre Brian venne avanti scuotendo la testa:
«La verità non è sempre piacevole.»
Vittorini mescolò energicamente i suoi fiocchi col latte:
«Ma, padre Brian, sembra, a guardarvi, che questa notte abbiate fatto il giro completo dell’inferno.»
Per fortuna in quel preciso istante fece il suo ingresso padre Kelly. Rabbrividì, constatando che Vittorini non aveva ancora toccato cibo. Mormorò un vago saluto, si sedette e lanciò un’occhiata a padre Brian, il cui turbamento era ancora manifesto.
«William, avete una brutta cera. Insonnia?»
«Un po’.»
Padre Kelly guardò di traverso tutti e due i preti:
«Cosa succede, qui? È successo qualcosa la notte scorsa, quando sono uscito?»
«Abbiamo avuto una piccola discussione» disse padre Brian, mangiando di malavoglia i suoi venerabili fiocchi.
«Una piccola discussione!» esclamò Vittorini. Quasi scoppiò a ridere, ma si trattenne e aggiunse: «I preti irlandesi si fanno del cattivo sangue a causa del Papa italiano».
«Ma, padre Vittorini…» allibì padre Kelly.
«Lasciatelo continuare» disse padre Brian.
«Grazie per il vostro permesso» rispose Vittorini, in tono estremamente educato, con un piccolo gesto di assenso. «Il Papa è una continua fonte d’irritazione, rispettosa, ma pur sempre irritazione, per una buona parte… se non per la totalità del clero irlandese. Perché, una volta tanto, non eleggere un papa di nome Nolan? Perché non dovrebbe portare un berretto verde invece che rosso? E, per la stessa ragione, perché non trasportare la basilica di San Pietro a Cork o a Dublino, in occasione del grande annuncio del XXV secolo?»
«Spero che nessuno abbia detto questo» fece padre Kelly.
«Io sono un uomo molto irritabile» esclamò padre Brian. «Può darsi che, nella mia collera, io abbia capito questo.»
«Ma perché eravate in collera, e per quale ragione avete tratto questa conclusione?»
«Non avete appena sentito quello che ha detto a proposito del XXV secolo?» gli chiese padre Brian. «“Quando Flash Gordon e Buck Rogers attraverseranno volando le finestre del battistero, quello sarà il momento in cui le vostre pecorelle cercheranno una porta per andarsene”».
Padre Kelly sospirò.
«Cielo, ancora questa facezia.»
Padre Brian sentì il sangue salirgli alla testa, ma lottò e riuscì a ricacciarlo nelle zone più fredde del corpo.
«Facezia? Tutto quel che volete, ma non una facezia. In quest’ultimo mese, mai un momento di requie, e Canaveral, e traiettorie di astronauti… Ma insomma, non si vive più! È da mezzanotte che state facendo un baccano d’inferno nell’atrio con questa macchina-medusa che paralizza la vostra intelligenza non appena vi mettete a guardarla. Io non riesco più a dormire, al pensiero che da un momento all’altro tutto il refettorio sarà invasato.»
«Sì, sì, d’accordo» disse padre Kelly. «Ma cos’è questa storia a proposito del Papa?»
«Non si tratta del Papa attuale, e neppure del suo predecessore. È l’altro» precisò padre Brian, in tono rassegnato.
«Mostratemi tutto, Vittorini» insistette Kelly, ruvido.
Padre Vittorini tirò fuori un ritaglio di giornale e lo pose sul tavolo.
Padre Brian riuscì a leggere all’incontrano la cattiva notizia: IL PAPA BENEDICE LA CONQUISTA DELLO SPAZIO.
Padre Kelly tese l’indice fino a toccare il pezzo di carta. Lesse l’articolo a bassa voce, sottolineando con l’unghia ogni parola:
CASTEL GANDOLFO, ITALIA, 20 SETTEMBRE. Papa Pio XII ha impartito oggi la sua benedizione agli sforzi che l’umanità compie per conquistare lo spazio.
Al Congresso internazionale di Astronautica, il Sommo Pontefice ha dichiarato ai delegati: “Dio non ha voluto fissare un limite agli sforzi dell’umanità per conquistare lo spazio”.
Il Papa ha ricevuto i 400 delegati provenienti da 22 Paesi, nella sua residenza estiva.
“Questo congresso astronautico riveste oggi una grande importanza, nell’imminenza dell’esplorazione dello spazio” ha aggiunto il Papa. “Esso dovrebbe interessare tutta l’umanità… L’uomo deve compiere uno sforzo per collocarsi in una nuova prospettiva, di fronte a Dio e all’universo.”
Padre Kelly tacque. Poi chiese, esitante: «Qual è la data di questo avvenimento?».
«1956.»
«Come? Tanti anni fa?» Padre Kelly lasciò cadere il ritaglio. «Non l’avevo mai letto.»
«Ho l’impressione» disse padre Brian «che voi e io non leggiamo molto.»
«Ma sarebbe potuto sfuggire a chiunque» insistette Kelly. «È un articolo così piccolo!»
«Che contiene un’idea così grande» aggiunse padre Vittorini, sempre di buonumore.
«L’importante è…»
«L’importante» disse Vittorini «è che la prima volta che io ho parlato di questo articolo, sono stati avanzati seri dubbi sulla mia sincerità. Adesso è chiaro che io mi ero semplicemente limitato a dire la verità.»
«Troppo giusto» concesse padre Brian. «Ma, come ha detto il nostro poeta William Blake, “una verità detta con cattiva intenzione supera tutte le bugie che potete inventare”.»
«Certamente.» Vittorini sorrise, e continuò, con voce soave: «Ma non è forse vero che Blake ha anche scritto:
Colui che dubita di quanto vede
non crederà mai, qualunque cosa facciate.
Se il Sole e la Luna dubitassero,
subito sparirebbero?»
«Mi sembra che tutto questo si addica meravigliosamente all’Età dello Spazio» aggiunse il prete italiano. Padre Brian folgorò con lo sguardo quest’uomo smodato e scandaloso:
«Vi sarei grato se evitaste di rinfacciarci il nostro Blake.»
«Il vostro Blake?» disse l’uomo pallido e sottile, i cui capelli neri avevano riflessi dorati. «È strano. L’avevo sempre creduto inglese.»
«La poesia di Blake» aggiunse padre Brian «è sempre stata fonte di conforto per mia madre. È lei che mi ha insegnato che Blake era irlandese per parte di madre.»
«Vi ringrazio per quanto mi dite» replicò padre Vittorini. «Ma ritorniamo a questo ritaglio di giornale. Adesso che l’abbiamo letto tutti, mi sembra che sia il momento migliore per fare qualche ricerca sull’enciclica di Pio XII.»
La diffidenza di padre Brian era come una seconda rete nervosa sotto la sua pelle. Percepì come un vago pizzicore, e subito fu in allarme:
«Quale enciclica?»
«Ebbene, quella che parla dei viaggi interplanetari.»
«Un’enciclica sui…»
«Sì.»
«Tutta un’enciclica sui viaggi interplanetari?»
«Tutta un’enciclica.»
Lo choc della rivelazione fu tale che i due preti irlandesi si rovesciarono all’indietro sulle loro sedie.
Padre Vittorini continuò a muoversi in silenzio, come un uomo che rimette un po’ d’ordine dopo un’esplosione, si tolse un filo invisibile dalla manica dell’abito e ripulì il tovagliolo di due briciole di pan tostato.
«Non era più che sufficiente» bisbigliò padre Brian, con voce da moribondo «che stringesse la mano alla squadra degli astronauti, e dicesse loro “Bravi ragazzi, ve la siete cavata proprio bene”, o qualcosa di simile? No, non era sufficiente! Ha voluto per forza andare più in là, e scrivere in lungo e in largo su tutto questo!»
«No, non era sufficiente» replicò Vittorini. «Se ho inteso correttamente, egli ha voluto tracciare un quadro completo ...