
- 840 pagine
- Italian
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- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Il grande libro dei gialli di Natale
Informazioni su questo libro
La più completa raccolta di gialli natalizi. 60 racconti pieni di mistero, ingegno, orrore e divertimento, Dalla penna di Agatha Christie, Isaac Asimov, Ellery Queen, Arthur Conan Doyle, Ed McBain, R.L. Stevenson... e tanti altri.
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Informazioni
eBook ISBN
9788835705857Categoria
Crime & Mystery LiteratureUn piccolo Natale tradizionale
Il caso del dolce di Natale
AGATHA CHRISTIE
1
«Mi rammarico profondamente…» disse Hercule Poirot.
Fu interrotto, ma non in modo scortese. L’interruzione fu cordiale, abile, persuasiva piuttosto che contraddittoria.
«La prego, monsieur Poirot, non rifiuti per principio. Ci sono in gioco questioni di Stato. La sua collaborazione sarà apprezzata dalle alte sfere.»
«Lei è troppo gentile,» Hercule Poirot fece un cenno vago con la mano «ma non me la sento, sul serio, di assumermi l’incarico che chiede. In questa stagione dell’anno…»
Di nuovo il signor Jesmond lo interruppe. «È Natale» disse, persuasivo. «Non l’attira un Natale all’antica nella campagna inglese?»
Hercule Poirot rabbrividì. Il pensiero della campagna inglese in quella stagione dell’anno non aveva nessuna attrattiva per lui.
«Un bel Natale, come si usava celebrare nei tempi andati!» Il signor Jesmond insistette.
«Io… ecco, io non sono inglese» disse Hercule Poirot. «Nel mio paese è la festa dei bambini, il Natale! Noi, invece, festeggiamo il Capodanno.»
«Ah!» esclamò il signor Jesmond. «Ma il Natale in Inghilterra è una grande istituzione e le assicuro che a Kings Lacey ne potrà godere gli aspetti migliori. Si tratta di una casa antica, stupenda, sa? Si figuri che un’ala dell’edificio risale addirittura al quattordicesimo secolo.»
Poirot rabbrividì ancora di più. Il pensiero di una casa patrizia inglese, che risaliva al quattordicesimo secolo, lo riempiva di apprensione. Troppo spesso gli era capitato di soffrire in certe case di campagna della vecchia Inghilterra! Lanciò un’occhiata compiaciuta e soddisfatta intorno a sé, a quell’appartamento accogliente e moderno con i suoi termosifoni e tutte le ultime invenzioni brevettate per evitare ogni corrente d’aria.
«D’inverno» disse con fermezza «io non lascio mai Londra.»
«Ho l’impressione, monsieur Poirot, che non abbia ancora compreso che si tratta di una faccenda molto seria.» Il signor Jesmond lanciò un’occhiata al suo compagno e poi, di nuovo, a Poirot.
Il secondo visitatore non aveva detto niente fino a quel momento, all’infuori di un educato e formale: “Piacere”. Adesso se ne stava seduto con lo sguardo fisso sulle proprie lucidissime scarpe e un’espressione profondamente avvilita sulla faccia color caffè. Era un giovane che non doveva avere più di ventitré anni e si trovava in uno stato di visibile e completo abbattimento.
«Sì, sì» disse Poirot. «Certo che la faccenda è seria. Me ne rendo perfettamente conto. Sua altezza ha tutta la mia più sincera simpatia.»
«La situazione è della massima delicatezza» disse il signor Jesmond.
Poirot trasferì lo sguardo dal giovane al suo compagno più anziano. Se si fosse voluto definire in una sola parola il signor Jesmond, questa sarebbe stata “discrezione”. Tutto, in lui, era discreto. Gli abiti di ottimo taglio ma non vistosi, la voce garbata e ben educata, che raramente alzava i toni e si distaccava da una piacevole monotonia, i capelli castano chiaro che cominciavano a diradarsi alle tempie, il volto pallido e serio. Hercule Poirot aveva l’impressione di avere già conosciuto non uno solo, ma almeno una dozzina di uomini come il signor Jesmond, nella sua carriera, e tutti prima o poi avevano usato la medesima frase: “Una situazione della massima delicatezza”.
«La polizia» intervenne Hercule Poirot «può essere estremamente discreta, sapete?»
Il signor Jesmond scosse la testa con fermezza.
«La polizia… no» disse. «Per recuperare… ehm… quello che vogliamo recuperare, si dovrebbe ricorrere inevitabilmente a un procedimento penale, e sappiamo così poco! Sospettiamo, ma non sappiamo.»
«Avete tutta la mia comprensione» ripeté ancora Hercule Poirot.
Se si illudeva che la sua comprensione potesse bastare ai suoi visitatori, si sbagliava. Costoro non volevano simpatia o comprensione, ma un aiuto pratico. Il signor Jesmond ricominciò a parlare della bellezza e delle delizie di un Natale inglese.
«Sta ormai scomparendo,» disse «intendo dire il vero Natale dei vecchi tempi, sa? La gente ormai va a trascorrerlo in albergo. Ma un Natale inglese con tutta la famiglia riunita, i bambini, le calze appese al camino, l’albero, il tacchino e il dolce tradizionale, e i petardi natalizi nei pacchetti con la sorpresa. Il pupazzo di neve fuori dalla finestra…»
Per amor di precisione, Poirot intervenne. «Per fare un pupazzo di neve, ci vuole la neve» osservò in tono severo. «E nessuno può avere la neve su ordinazione, neanche per un Natale inglese.»
«Proprio oggi stavo parlando con un amico dell’ufficio meteorologico» disse il signor Jesmond «e mi diceva che molto probabilmente, a Natale, ci sarà proprio la neve.»
Fu un errore dirlo all’investigatore. Hercule Poirot rabbrividì ancor più violentemente.
«La neve in campagna!» esclamò. «Ed essere costretti a rimanere rintanati in una grande e antica casa patrizia di pietra gelida!»
«Niente affatto» disse il signor Jesmond. «Negli ultimi dieci anni o giù di lì, gli impianti sono molto cambiati. Adesso c’è il riscaldamento centrale a gasolio.»
«Hanno il riscaldamento centrale a Kings Lacey?» domandò Poirot. Per la prima volta parve che la sua determinazione vacillasse.
Il signor Jesmond colse al volo quell’opportunità. «Sì, proprio così,» disse «è un magnifico sistema ad acqua calda. Termosifoni in ogni camera da letto. Le garantisco, monsieur Poirot, che d’inverno Kings Lacey è la comodità fatta e finita. Potrebbe addirittura trovare la casa troppo calda.»
«Questo è estremamente improbabile» disse Hercule Poirot.
Con destrezza, nata dalla lunga pratica, il signor Jesmond spostò cautamente il discorso su un altro argomento.
«So che è in grado di valutare a fondo il terribile dilemma in cui ci troviamo» disse in tono confidenziale.
Hercule Poirot annuì. Il problema, effettivamente, non era affatto simpatico. Un giovane erede al trono, unico figlio dell’uomo che governava un ricco e importante Stato orientale, era arrivato a Londra poche settimane prima. Il suo paese stava attraversando un periodo di inquietudine e malcontento. Pur restando fedele al padre, il cui modo di vivere era rimasto costantemente orientale, l’opinione pubblica si mostrava piuttosto dubbiosa nei confronti della giovane generazione, le cui follie di stampo occidentale erano state considerate con disapprovazione.
Poco tempo prima, tuttavia, era stato annunciato il fidanzamento del giovane rampollo, che avrebbe dovuto sposare la cugina, una donna della sua stessa stirpe; la giovane, pur essendo stata educata a Cambridge, aveva accuratamente evitato di lasciar trasparire nel proprio paese di aver subito l’influsso occidentale. La data delle nozze era stata annunciata e il giovane principe era partito per un viaggio in Inghilterra, portando con sé una parte dei famosi gioielli di famiglia perché venissero montati in modo più appropriato e moderno da Cartier. Tra questi c’era anche un famosissimo rubino, che era stato rimosso da una collana massiccia e antiquata e fornito di una nuova montatura dai celebri gioiellieri. Fin qui, tutto bene. Ma a questo punto si era verificata una difficoltà imprevista. Era più che comprensibile che un giovane, fornito di una notevole ricchezza e di modi socievoli e gioviali, commettesse qualche follia del tipo più simpatico e piacevole. Quanto a questo, nessuna censura. Tutti sanno che i giovani principi, generalmente, si divertono in questo modo. Per il principe, il fatto di portare la sua amichetta del momento a fare quattro passi per Bond Street e offrirle un braccialetto di smeraldi o una spilla di brillanti come ricompensa per il piacere che gli aveva dato, sarebbe stato considerato del tutto naturale, oltre che logico, e poteva corrispondere, in realtà, all’abitudine del padre, che offriva invariabilmente una Cadillac alla ballerina favorita del momento.
Ma il principe era andato molto più in là con le sue sconsideratezze. Lusingato dall’interesse della ragazza, le aveva mostrato il famoso rubino con la nuova montatura e, infine, era arrivato addirittura al punto di acconsentire, molto stupidamente, alla richiesta di lei di lasciarglielo portare… solo per una sera!
Il seguito era breve e triste. La ragazza si era allontanata da tavola, mentre erano a cena, per andare a incipriarsi. Era passato un po’ di tempo. Lei non era tornata. Aveva lasciato il locale da un’altra uscita e, da quel momento, era sparita. Ma ciò che più importava e preoccupava era che il rubino, incastonato nella nuova montatura, era sparito con lei.
Questi fatti non potevano assolutamente essere resi pubblici senza rischiare un tragico epilogo. Il rubino era qualcosa di più che un rubino, era un oggetto di valore storico e di grande significato. Le circostanze della sua sparizione erano tali che qualsiasi pubblicità indebita sull’avvenimento avrebbe potuto provocare le più gravi conseguenze politiche.
Il signor Jesmond non era uomo da descrivere questi fatti con un linguaggio semplice. Anzi, li aveva corredati di una gran profusione di parole. Hercule Poirot non sapeva con esattezza chi fosse il signor Jesmond. Ne aveva incontrati altri come lui nel corso della sua carriera. Non aveva specificato se fosse legato al ministero degli Interni, a quello degli Esteri oppure a qualche altro ramo, più discreto, degli uffici governativi. Ma agiva nell’interesse del Commonwealth. Il rubino doveva essere ritrovato.
Monsieur Poirot, aveva garbatamente insistito il signor Jesmond, era l’uomo adatto per ritrovarlo.
«Forse… sì» ammise Hercule Poirot. «Ma potete raccontarmi così poco! Insinuazioni… sospetti… non c’è molto a cui attaccarsi!»
«Su, andiamo, monsieur Poirot! Sono sicuro che non si tratta di un incarico che va al di là delle sue capacità! Via, non ci credo!»
«Non sempre ho successo.»
Ma era falsa modestia la sua. Dal tono di Poirot, era fin troppo chiaro che per lui assumere un incarico era di fatto sinonimo di portarlo a compimento con successo.
«Sua altezza è molto giovane» disse il signor Jesmond. «Sarebbe triste che tutta la sua vita dovesse essere rovinata da un’azione sconsiderata commessa a questa età!»
Poirot guardò con aria gentile l’abbacchiato promesso sposo. «Le follie si fanno quando si è giovani,» disse incoraggiante «e per un giovane qualsiasi non hanno tutta questa importanza. C’è un buon papà, pronto a pagare; l’avvocato di famiglia presta il proprio aiuto per risolvere le difficoltà, il giovane impara dall’esperienza e tutto finisce per il meglio. In una posizione come la sua, è brutto davvero! Il suo imminente matrimonio…»
«Proprio così. Ecco, si tratta di quello, precisamente.» Per la prima volta le parole uscirono a fiotti dalla bocca del ragazzo. «Vede, lei è molto, molto seria. Prende la vita molto seriamente. A Cambridge ha assorbito molte idee serie. Bisogna che nel mio paese ci sia l’istruzione. Le scuole. Molte altre cose. Tutto in nome del progresso, capisce, e della democrazia. Non sarà più, dice lei, com’era ai tempi di mio padre. Naturalmente lei sapeva che, a Londra, mi sarei divertito e mi sarei tolto qualche capriccio, ma… lo scandalo no! È lo scandalo che mi preoccupa. Vede, questo rubino è molto, molto famoso. Ha una lunga tradizione che ha radici nel passato, nella storia. Molto sangue è stato sparso… e molti sono morti!»
«Morti» mormorò Hercule Poirot soprappensiero. Guardò il signor Jesmond. «C’è da sperare» disse poi «che non si arriverà a questo?»
Il signor Jesmond proruppe in uno strano gorgoglio, come una gallin...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- INTRODUZIONE. Otto Penzler
- Un piccolo Natale tradizionale
- Un piccolo Natale buffo
- Un piccolo Natale sherlockiano
- Un piccolo Natale pulp
- Un piccolo Natale occulto
- Un piccolo Natale spaventoso
- Un piccolo Natale sorprendente
- Un piccolo Natale moderno
- Un piccolo Natale sconcertante
- Un piccolo Natale classico
- CREDITI BIBLIOGRAFICI
- Copyright