Eccessi di culture
eBook - ePub

Eccessi di culture

  1. 144 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Eccessi di culture

Informazioni su questo libro

Sono molti i problemi che sorgono nel momento in cui si intende definire l'identità di un gruppo. È come voler fotografare una classe di bambini che non stanno mai fermi, che si scambiano continuamente di posto, e magari a scattare la foto è un fotografo anch'egli inquieto e continuamente in movimento. Fissare un'identità significa renderla unica, escludere le altre ipotesi: è un'operazione politica che nasce da rapporti di forza.
Parole come cultura, identità, etnia, razzismo compaiono con insistenza nei discorsi dei politici, sulle colonne dei giornali, nei dibattiti televisivi, e la sempre maggiore enfasi posta sulle culture e sulle loro presunte radici conduce a una crescente attenzione verso il locale e i localismi, alcuni dei quali vengono poi impugnati e caricati di aspirazioni globali. Molti dei cosiddetti «conflitti culturali» che sembrano caratterizzare la nostra epoca, spesso sotto la patina della cultura celano ben altre spinte, ben altri interessi.
Può sembrare paradossale che sia un antropologo a denunciare l'attuale eccesso di attenzione alle culture, alle diversità, alle identità, ma il rischio è che il troppo relativismo si trasformi in una nuova maschera della discriminazione.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Eccessi di culture di Marco Aime in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Social Sciences e Sociology. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2014
Print ISBN
9788806169169
eBook ISBN
9788858414132
Categoria
Sociology

I.

Eccessi di culture

Vidi che non c’è Natura,
che la Natura non esiste,
che ci sono monti, valli, pianure,
che ci sono piante, fiori, erbe,
che ci sono fiumi e pietre,
ma che non c’è un tutto a cui questo appartenga,
che un insieme reale e vero è una malattia delle nostre idee.
La Natura è parti senza un tutto.
Questo è forse quel tale mistero di cui parlano.
F. Pessoa, Il guardiano di greggi

Babbo Natale e i crocifissi.

Ottobre 2001. A Ceva, tranquilla cittadina in provincia di Cuneo, il preside di una scuola decide di fissare uno dei giorni di vacanza facoltativi alla data di inizio del Ramadan. La decisione, presa collegialmente con gli insegnanti, scatena immediatamente reazioni di protesta di chi accusa la scuola di piegarsi alle esigenze dei musulmani.
Dicembre 2001. A Drezzo, paese di mille abitanti in provincia di Como, al confine con la Svizzera, il sindaco si presenta nella scuola elementare vestito da Babbo Natale per portare doni ai bambini. Nulla di strano, si potrebbe pensare; ma le maestre chiedono al primo cittadino di allontanarsi, sostenendo che l’iniziativa potrebbe urtare la sensibilità dei cinque piccoli alunni musulmani che frequentano la scuola. Babbo Natale, secondo le insegnanti, sarebbe politicamente scorretto in quanto, nel corso di una riunione tra genitori e insegnanti, si era concordato che la festa dovesse avere un carattere laico, anche grazie a una scelta di brani da far cantare ai piccoli alunni e selezionati tra quelli della tradizione, ma privi di connotazioni «confessionali»1. All’accaduto seguono le proteste della Lega, alla quale il sindaco appartiene, e l’immancabile minaccia di un’interrogazione parlamentare da parte dei deputati «padani».
Questi episodi sono solo un esempio di come sia cresciuta in questi ultimi anni l’attenzione per le culture altre e per la loro diversità. Sia chi considera questa molteplicità culturale come una ricchezza sia chi, invece, la teme e la osteggia, mette in evidenza il fatto che esistono delle differenze e che vanno prese in considerazione. L’accento è sempre posto sulla diversità, quasi mai sugli elementi comuni, che invece sono dati per scontati, taciuti, non considerati o ignorati. La diversità fa eccezione, quindi fa notizia.
Tali episodi, forse, non avrebbero varcato i confini della provincia italiana se non fossero accaduti poco dopo l’attentato dell’11 settembre – un evento che ha acuito, e talvolta generato, le tensioni tra gli occidentali e il cosiddetto mondo islamico dando vita, soprattutto a livello mediatico, alle prove di quello scontro fra civiltà profetizzato da Samuel Huntington2 .
Ma Babbo Natale è davvero un simbolo cristiano tale da offendere la presunta religiosità di un bambino islamico? Anzitutto Babbo Natale non rientra nella tradizione cattolica italiana ma, come scrive Maria Laura Rodotà,
è una figura diventata popolare e poi irrinunciabile dopo la seconda guerra mondiale; che ha americanamente cambiato la cultura del festeggiamento e dei consumi, come il piano Marshall se ci si pensa. E ora è una figura interreligiosa: nelle vere cattedrali Usa, i centri commerciali, in questi giorni migliaia di Babbi Natale intrattengono bambini cristiani, ebrei, musulmani, buddisti e non potrebbe essere che cosí3 .
Babbo Natale non appartiene pertanto alla nostra «tradizione», se con questo termine intendiamo ciò che percepisce la maggior parte di coloro che fanno appello alle tradizioni per difendere la propria identità. Babbo Natale, o Santa Claus, è arrivato sino a noi dagli Stati Uniti ma, come afferma Claude Lévi-Strauss,
i diversi nomi dati al personaggio che ha il compito di distribuire i giocattoli ai bambini […] dimostrano che si tratta di un fenomeno di convergenza e non di un prototipo antico conservato ovunque […]. La forma americana non è che la piú moderna di tali trasformazioni4 .
Insomma, Babbo Natale è globalizzato e globalizzante. È un vecchio vestito di rosso, con la barba bianca, che viaggia su una slitta trainata da renne, animali pressoché sconosciuti ai nostri bambini, e che porta doni. Quanto c’è di religioso in tutto questo? Quando ero piccolo e la cultura made in Usa non era ancora cosí pervasiva, a portare i doni era Gesú Bambino, lui sí legato alla tradizione cattolica. Ma per noi bambini c’erano due piccoli Gesú: uno era quello rappresentato dalla statuina nel presepe, che rimandava la nostra immaginazione a un’idea di religione che forse non eravamo in grado di decifrare, l’altro una figura misteriosa che attendevamo con ansia per vedere i regali che ci avrebbe portato.
Sempre nell’ottobre 2001, in una scuola media di La Spezia, la professoressa di lettere fa staccare il crocifisso dalla parete della classe per favorire l’integrazione di un bambino islamico, figlio di una famiglia di nomadi accampati nella zona. Reazioni di alcuni genitori, e anche in questo caso polemiche immediate e altrettanto immediate prese di posizione piú o meno strumentali dei politici locali5 .
Pochi mesi dopo, nel maggio 2002, il deputato leghista Federico Bricolo, insieme ad altri parlamentari del suo partito, presenta una proposta di legge che prevede l’affissione del crocifisso in tutte le aule scolastiche, e piú in generale negli uffici della pubblica amministrazione. Questo perché, sostiene Bricolo,
Il Crocifisso è un elemento irrinunciabile del patrimonio storico e culturale del nostro paese. Le recenti polemiche relative alla presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche portate avanti in nome di una pretestuosa libertà di culto, hanno invece profondamente ferito questo nostro valore6 .
Nel settembre dello stesso anno Letizia Brichetto Moratti, ministro dell’Istruzione, riprende la proposta di Bricolo in quanto «sembra doveroso assicurare che il crocifisso venga esposto nelle aule scolastiche a testimonianza della profonda radice cristiana del nostro paese e di tutta l’Europa»7. Le fa eco Gianni Baget Bozzo affermando che il crocifisso «è il simbolo di tutti, senza distinzioni».
Colpisce, in queste dichiarazioni, la volontà di appropriarsi in modo strumentale di un simbolo religioso, piegandone il significato a uso politico. Bricolo sostiene che il Cristo in croce è una sorta di simbolo dell’identità nazionale, ma questa affermazione è assolutamente contraria al significato universale, e quindi implicitamente transnazionale, espresso dal messaggio cristiano. Proprio per il suo universalismo, la religione cristiana è incompatibile con un progetto nazionale8 .
Peraltro Bricolo è un esponente della Lega, e nel proporre l’obbligo di quanto, secondo lui, rappresenta un simbolo nazionale contraddice in pieno le continue e spesso eccessive manifestazioni antinazionali esplicitate dal suo partito: come, per esempio, il braccio di ferro sostenuto con gli alleati di governo per abolire l’espressione «interesse nazionale» nella legge sulla devolution. Anche l’affermazione che il crocifisso esprima la radice cristiana dell’Italia e dell’Europa rappresenta un’altra forzatura: non tutti gli europei, cosí come non tutti gli italiani, professano tale religione. Inoltre la raffigurazione della morte di Cristo non è condivisa dai protestanti i quali, seppur cristiani, non ne contemplano l’esposizione.
Il crocifisso non è affatto il simbolo di tutti, senza distinzioni, è il simbolo di una scelta di fede ben precisa. Perché allora volerlo imporre a tutti, magari per legge, e trasformarlo in simbolo esclusivo di una nazione, un fondamento di identità? Questo vale sia per chi vuole tradurre un segno di fede in strumento di chiusura e di rivendicazione identitaria sia per chi, in nome di un marcato relativismo e della laicità della scuola, vede in quel crocifisso l’espressione di una religione che può divenire pericolosa per chi non la professa.
Nell’ottobre 2003 ha fatto scalpore la sentenza emessa dal tribunale dell’Aquila che rendeva ragione ad Adel Smith, presidente dell’Unione musulmani italiani, il quale aveva richiesto la rimozione del crocifisso dalla scuola di Ofena, frequentata dai suoi figli. Questa volta le reazioni sono state diverse: pochi hanno difeso quella sentenza, e anche molte associazioni di islamici in Italia ne hanno preso le distanze. Premesso che la Costituzione italiana proclama la laicità dello Stato e pertanto della scuola pubblica, chiedere la rimozione del crocifisso facendo appello a tale imparziale laicità è profondamente diverso dall’avanzare la stessa richiesta in nome di un altro credo antagonista. Lo stesso Smith, noto per le sue posizioni estremiste e la vocazione alla provocazione, in precedenza aveva chiesto – e per un certo periodo ottenuto – di far affiggere nell’aula della scuola la sura del Corano, che sostiene l’unicità di Allah. A differenza dei politeismi, piú aperti e tolleranti, i monoteismi, come afferma Francesco Remotti, distinguono nettamente «noi» dagli «altri», anziché collocare noi tra gli altri9, risultando in tal modo esclusivi ed escludenti: ma davvero dietro la polemica del crocifisso possiamo leggere un’incompatibilità religiosa, se non uno scontro tra culture?
Tutti noi ricordiamo le aule di scuola con il crocifisso appeso al muro, alle spalle della maestra, spesso affiancato dalla fotografia del presidente della Repubblica. Oggi, da adulti, possiamo dire che percepiamo quelle due immagini come i simboli della religione e dello Stato; ma allora, da bambini e da ragazzini, che cosa rappresentavano per noi? Anche il piú laico degli italiani non può dirsi estraneo all’educazione cattolica, ma l’acquisizione di uno spirito cattolico non passava certo attraverso la semplice affissione di crocifissi sui muri delle aule scolastiche: se mai era dovuto alla continua azione evangelizzatrice portata avanti dalla Chiesa a p...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Eccessi di culture
  3. Premessa
  4. Ringraziamenti
  5. I. Eccessi di culture
  6. II. Le culture non si incontrano né si scontrano
  7. III. L’etnicizzazione del mondo
  8. IV. La pratica dell’identità
  9. Il libro
  10. L’autore
  11. Dello stesso autore
  12. Copyright