Breaktime
eBook - ePub

Breaktime

  1. 189 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Ditto e Morgan sono grandi amici. Morgan pensa che la letteratura sia una "stronzata". Ditto non è d'accordo, per lui letteratura e vita non sono poi così lontane. E per dimostrarglielo scrive un resoconto di quello che gli sta succedendo: l'attacco di cuore del papà, l'amicizia con una coppia stravagante, l'incontro con la ragazza dei suoi sogni. Tutto vero? O pura fiction? Chissà.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2014
Print ISBN
9788817073660
eBook ISBN
9788858667385
Argomento
Literature

IL VIAGGIO

Dal finestrino del 27

Se questa fosse una storia vecchio stile – del tipo che tu, Morgan, ritieni così esecrabile – questo potrebbe essere l’inizio. Ciò che è stato detto finora verrebbe attentamente riconsiderato dalla penna del narratore e infine sicuramente omesso o riproposto attraverso flashback, espediente ormai abusato dai venditori di suspence. Ma questa non è una di quelle storie all’antica, ti pare? Anche se è per me una specie di inizio. I viaggi, in fondo, lo sono sempre.
Il ponte fuori dalla città, che attraversa il fiume consentendo il passaggio dalla Contea di Durham allo Yorkshire, si inarca sotto di noi, una dolce ondulazione, offrendo squarci, da sopra le pietre grigie del proprio parapetto, del limaccioso fiume Tess, che scorre denso di gorghi, impetuoso e gonfio.
Il Tess è diarroico, oggi: una conseguenza delle piogge primaverili, che purificano gli acquitrini e la torba dei monti Pennini. Indugio in digressioni, Morgan, solo per intrattenere la tua naturale inclinazione per le espressioni poetiche irregolari.
Come mai mi piacerebbe che Morgan fosse qui adesso?
Per tornare alla questione in corso. La visione tentatrice di una Helen non solo disponibile, ma licenziosa. E di una madre sfinita e di un padre prostrato. Il perseguimento dell’una mi accende sensi di colpa per il mio disertare le altre. Ma senza sentimenti non si proverebbe nemmeno colpa. Perciò i miei sensi di colpa sono in fondo la prova del mio affetto filiale per coloro dai quali tento di scappare.
Ah.
È forse intorno a questo che ruota davvero il viaggio? Un’evoluzione ineluttabile. Provare chi sono a me stesso, se non a qualcun altro. Lo scalpitare del mio spirito indipendente.
Dattiunamossaragazzoemostralorochesaicavarteladasolo.
Olucnaffav.
«Avrebbe dovuto pensarci prima» disse l’attempato autista a un tondeggiante passeggero di genere femminile che stava in piedi vicino allo sportello aperto della cabina del conducente, in flagrante inosservanza del regolamento della società di autotrasporti leggibile su un cartello che si trovava proprio sopra la sua testa.

NON SOSTARE SULLA PIATTAFORMA QUANDO L’AUTOBUS È IN MOVIMENTO

«Be’» disse la passeggera, «gli errori si fanno.»
«Sì» disse l’autista, «come se non fosse mai capitato prima.»
«Ah, per capitare capiterà ancora» disse la passeggera.
«Cos’è essere giovani» disse l’autista.
«Già» disse la passeggera, «non c’è niente come essere giovani!»
Risero; con malizia.
FLESSUOSE… SINUOSE… SEDUCENTI recitava un’insegna pubblicitaria illuminata al neon al di sopra di una vetrina.
Immagine che accompagnava le parole: un paio di gambe di genere femminile, senza corpo, piegate a forma di deliziosi boomerang, infilate in collant color pelle abbronzata.
Scopo della pubblicità: vendere calze da donna suggerendo che sono in grado di trasformare le gambe di chiunque le indossi in arti del tipo rappresentato dalla figura. Anche le mie?
Ah.
Prese dal portafogli, dove l’aveva riposta con cura, la fotografia di Helen che era stata così provocante, e sorrise. Lei non aveva bisogno di collant.
C’è stata quella volta quando avevo circa otto anni e abitavamo ancora in campagna a One Row, sette o otto, comunque, prima che uno sappia veramente di cosa si tratta, io e Mickey stavamo gironzolando ed eravamo sul sentiero che conduceva a casa attraverso il bosco quando vedemmo una banda di bambini più grandi forse dieci di loro tutti più o meno di dieci o anche undici anni tutti ammucchiati in cerchio e intenti a guardare qualcosa che si trovava nel mezzo e sghignazzavano e spingevano ed erano eccitati ma cercavano di fare piano perché, lo si capiva, non volevano attirare l’attenzione degli adulti che sarebbero potuti passare lì vicino ma a Mickey e a me non ci degnarono della minima attenzione e noi li raggiungemmo e cercammo di farci largo fino al centro ed avevano una bambina lì che non poteva avere molto più di otto anni anche lei, forse nove e le avevano fatto sollevare la gonna e tirar giù le mutande e mostrare tutto… Nessuno di loro la toccava, la guardavano semplicemente come avrebbero fatto con un nuovo tipo di giocattolo nella vetrina di un negozio facendo a turno per avvicinarsi alla bambina e chinarsi e osservare da vicino in un modo che faceva apparire quel gruppo che scorreva, si piegava e si rialzava quasi un’onda circolare o una fila infinita di cortigiani in processione intorno a una regina e in ginocchio davanti a lei. Demmo un’occhiata anche io e Mickey, e poi tornammo nel bosco e ci sedemmo su un tronco l’uno vicino all’altro senza dire niente, semplicemente fremendo, tremando e ridacchiando tra noi… Quando ci riprendemmo camminammo lungo il sentiero fino a casa e il gruppo se n’era andato, e la bambina non c’era più e noi non avevamo visto il volto della bambina perché la sua gonna era stata tenuta sollevata davanti a lei per tutto il tempo in cui eravamo rimasti lì. E quando arrivammo nella nostra strada c’erano la madre di Mickey e la mia in piedi fuori dal cancello del retro con i loro grembiuli e con le braccia sui fianchi che ci guardavano e che mormoravano delle cose con un’espressione gelida in viso così capimmo che eravamo nei guai. Sappiamo dove siete stati voi due disse la madre di Mickey quando le raggiungemmo. Piccole bestie. Fila a casa, ragazzo, e non osare mai più fare una cosa simile. Mia madre si limitò a guardarmi e non disse nulla fino a dopo che mi ebbe dato il mio tè quando di nuovo mi fissò per un minuto prima di dire Sai che avrebbero potuto rovinare quella povera bambina per sempre… Mi interrogai su questo per giorni, dopo, e non riuscivo a capire come avrebbe potuto essere rovinata quella bambina da noi che l’avevamo guardata e basta, ma nessuno me lo spiegò… Quando la cosa fu riferita a papà, lui mi fece un sorriso d’intesa mentre la mamma non guardava. E mi strizzò l’occhio.
Ditto si riebbe dai suoi ricordi, e rimise la fotografia di Helen nel portafogli. Richmond era in vista.
Sulla collina di Richmond viveva una fanciulla
Più radiosa di un mattino di maggio
Oh Oh
RICHMOND, Yorks. 46.500 abit. Chiusura anticipata degli esercizi commerciali mer. Giorno di mercato sa. Situata sulla cima di una collina sovrastata da un castello dell’XI sec., di cui restano le rovine, eretto nel 1075 ca. e dominante tutta la superba vista che si estende intorno al fiume Swale. La cinta muraria è dell’XI sec., ma la struttura militare che appare maggiormente conservata è del XII sec. Originariamente l’entrata del castello era dalla città, attraverso il portone a torre convertito nel tardo XII sec. in basamento per il maschio in pietra, ancora ben conservato. Nell’angolo a sud-ovest resti dell’originario edificio che ospitava le stanze della servitù. La leggenda vuole che Robin Hood sia stato tenuto prigioniero nella Torre di Robin Hood, lungo la cinta a nord-ovest; e che i Cavalieri di Re Artù giacciano addormentati sotto il castello, in attesa del giorno in cui un uomo di coraggio giungerà a svegliarli per salvare il mondo dal male.
Città costruita intorno ad una delle più grandi e belle piazze del mercato della Gran Bretagna, di atmosfera tipicamente europea. Da lì si dipartono stretti vicoli, localmente chiamati Wynds. Inoltre: Teatro georgiano, in funzione, risalente al 1788. Green Howards Regimental Museum, nella cripta della chiesa della Santa Trinità, situata al centro della piazza del mercato, unico esempio di chiesa con negozi sottostanti. Baden-Powell, fondatore degli Scout, ha alloggiato nella torre all’angolo sud-ovest del castello.
A parte i riferimenti storici e leggendari, questa attraente cittadina presenta caratteristiche architettoniche di considerevole bellezza ed è situata in una zona altamente panoramica. Visita raccomandata.

Fermata dell’autobus

Ditto discese verso la piazza del mercato. Il viaggio in autobus era stata un’esperienza.
Comune, non speciale, non drammatica, forse, ma un’esperienza: il motivo del suo viaggiare.
E qual era la natura di questa esperienza, questo viaggio in autobus? Meditava sulla questione con un quarto della sua mente mentre, caricandosi lo zaino sulle spalle e sistemandosi le cinghie e la struttura portante in modo da sentirselo bene, si infilava, gli scarponi risuonanti sui ciottoli, da Walter Willson per comprare lì una lattina di birra chiara McEwan da esportazione prima di avviarsi verso il castello, dove si riproponeva di trovare un angolo di sole un po’ riparato che offrisse una vista sul fiume. Lì si sarebbe seduto e avrebbe consumato in pace il pranzo.
Natura dell’esperienza del viaggio in autobus:* consolatoria, calorosa, appagante. Veicolo caldo. Moto pacificatore. Vista commovente – dal suo comodo sedile – di paesaggi sufficientemente belli anche se già in precedenza conosciuti. Il tutto capace di suscitare pensieri intriganti e immagini solleticanti i sensi. Senza fretta. Senza ansia. Ovattata irresponsabilità.
È questo il motivo per cui a così tanta gente piace viaggiare?
Forse, pensò, mentre la sua mente si rivolgeva ai panini all’uovo e pomodoro preparati da sua madre in maniera come sempre impeccabile (morbidi proprio al punto giusto) e alla fetta di torta di mele. E alla birra, per cui le sue assetate papille gustative fremevano. Una cosa dei viaggi ...

Indice dei contenuti

  1. Breaktime
  2. Copyright
  3. La Sfida
  4. Il Viaggio
  5. Il Salto
  6. La Fine del Gioco