
- 129 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Malefic Time 110 katane
Informazioni su questo libro
Tokio, 2038. Il mondo era un sogno, adesso è un incubo dai contorni sfocati, ma nessuna illusione, per quanto orribile, potrà mai essere oscura come la realtà. Consigliata la lettura su tablet.
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Informazioni
Editore
RIZZOLI LIZARDAnno
2014Print ISBN
9788817072847eBook ISBN
9788858668344IAKRIESNAH
Metallo primitivo
KAI - SEIR - HAN
Sangue – Femmina – Rigenerazione
HANSEIRKAI
Il Gran Paiolo

I loro profili si stagliano nella scarsa luce della sera.
Sono otto ragazze. Si dispongono ordinatamente in formazione.
Congelate nella medesima posizione, sembrano un esercito di bambole in porcellana. Si allineano in un grande cortile, perfetto, di pianta quadrata. Guardano tutte verso una parete rivestita di piccoli quadrati di legno. Nell’austerità spartana di quel sobrio spazio spiccano solo alcuni bacili di terracotta e grandi tende di tela. Niente di più, nessun’altra decorazione, nessun’altro oggetto. Le ragazze mantengono una posizione salda, le mani giunte come in preghiera. Dalle loro labbra trapela un suono vibrante, simile a un mantra. Sono vestite di un piccolo panno nero, una sorta di calzone cerimoniale che ricade sul davanti, e dalle gambe spunta, come per un paradosso della natura, una verga fallica eretta che interrompe la squisita linea verticale.
L’armonico mantra cala di volume fino a farsi impercettibile. Tutte le ragazze, all’unisono e con una coordinazione perfetta, portano le mani verso quegli inusitati membri che spuntano loro dal pube. Sono impugnature di katane. Con un movimento preciso, la lama scivola fra le cosce, il filo orientato verso il sesso, fino a snudarsi completamente.
Tutte le spade rimangono in posizione verticale, la punta rivolta al suolo e l’impugnatura davanti al volto di ogni ragazza. Con un nuovo, agile movimento dei polsi, l’acciaio delle katane guarda verso il cielo.
Un secco battito di mani risuona a un’estremità del cortile. Lì, avviluppata in astruse vesti, una misteriosa figura distende il braccio a indicare la porta, attraverso cui tutte le ragazze escono. Solo due restano immobili al proprio posto. Hanno lasciato cadere a terra alcune gocce di sangue.
L’esercizio richiedeva concentrazione e unione con la spada. E hanno fallito. La mortale lama delle katane doveva solo accarezzare la pelle, senza scalfirla, come avrebbe fatto un delicato amante. Quel sangue tradisce il loro errore.
La brezza della notte pulisce il cielo.
Tokyo appare irreale, come una fotografia senz’alito di vita. La rumorosa città di un tempo è tranquilla e silenziosa, come se temesse il passaggio della Luna Bianca nel cielo.
Le due figure femminili restano in ginocchio, i volti incollati al suolo, mentre la Luna Morta percorre lentamente il firmamento…

La grande pulizia.
Tutti gli dei e i Budda
ammucchiati nell’erba
***
Deboli
in questa notte di neve
le luci del palazzo
***
Medita la scimmia
per tutta la notte
Come afferrare la luna?
F. Masaoka Shiki


La setta delle tredici Lune


In una strada buia di Tokyo…
Tuniche rosse coprono corpi femminili, ma non si tratta di donne. Si accalcano su cadaveri umani. Li divorano. Il sangue cola dalle bocche avide e insozza le braccia che, immerse fino ai gomiti, frugano nelle budella.
La slanciata figura di una donna si avvicina in controluce, attraverso una galleria decorata con una strana combinazione di simbologia orientale e celtica. Si ferma un momento a osservare la scena. Quando parla, la sua voce è di un’acutezza irritante.
“Adesso basta riempirvi la pancia, ghiottone insaziabili! Attiriamo troppo l’attenzione. Lei, la carne della Luna, è qui.” Tutte si fermano e ruotano il capo per guardare la donna. I corpi sono pallidi, le membra ossute, e sui loro volti bianchi come il latte si disegnano vene scure in trasparenza. Guardano con gli occhi fuori dalle orbite, disumani. Una di loro, col sangue alla bocca, risponde.
“Qui ci sono carne e sangue. Qui e ora. Perché dovremmo aspettare?”
“Perché aspettiamo da secoli. Non ricordi ciò che ha detto l’Imbroglione? Meglio tenercelo come alleato. Le ricompense che ci ha promesso sono grandi e succose. Presto vi dimenticherete di questa carne putrida. Ma fate troppo rumore e tanta agitazione può farlo infuriare. E noi non vogliamo che l’Imbroglione si arrabbi, no…”
Malvolentieri, poco a poco, le fameliche creature si allontanano.
All’interno di un sordido edificio, nelle stanze umide e scure, simili alle celle di un alveare, si distinguono gruppi di donne appese al soffitto, cupe stalattiti in letargo. Riposano capovolte, sfidando la legge di gravità, e così attendono il momento di intervenire nella sinistra sinfonia del mondo.


Si fa sera.
Il sole veste di rosso sangue una millenaria città vicina all’orizzonte. Giorno dopo giorno, Tokyo si allontana dall’antico splendore. Il silenzio grava sulle sue strade come un manto opprimente, ma le costruzioni restano ancora in piedi. Fatiscenti, con le facciate e le insegne deturpate, ma in piedi, e non può dirsi altrettanto delle altre città. I negozi sopravvivono, i locali di ristorazione e quelli di divertimento sono diminuiti o hanno un aspetto impresentabile, però sono ancora lì, e insieme a loro continua parte della febbrile attività degli abitanti. I vecchi distretti si sono chiusi ermeticamente: ciascuno ha le sue regole, i suoi padroni e la sua vita, tutti molto diversi l’uno dall’altro.
Addentrarsi nelle strade, mescolarsi ai nativi, riconoscibili per il loro mutismo degno quasi di un robot, equivale a comprendere e condividere con essi un patto di isolamento e di silenzio. Gli stretti vicoli vicini alle arterie e alle vie principali, da sempre inquietanti, ora sono luoghi ancora più loschi. Nel quartiere di Roppongi, dentro il distretto di Minato-ku, la maggior parte dei cinema, degli alberghi e dei negozi è diventata la sede di associazioni e sette segrete. Molte strade un tempo vivaci sono ormai decadenti.
Una figura incappucciata cammina al centro di una stretta via dai neon scoloriti.
La seguono. Pensano che non se ne sia resa conto, ma lei sa di essere pedinata. Sono come ombre. La seguono, lo sa.
Non sa, però, se quelle creature siano filtrate lì attraverso le crepe nel velo della realtà o se siano al servizio di qualcuno informato del suo arrivo a Tokyo. Deve cominciare ad abituarsi al fatto che la sua presenza su quell’isola sia fonte per lo meno di curiosità.
L’indirizzo che le hanno dato la conduce fino agli enormi portoni di bronzo di un antico monastero. È arrivata. L’Ordine delle 110 Katane di cui parlava Soum sta davanti a lei, al di là di questa porta. Qui un ciclo si chiude e un altro sta per aprirsi.
...
Indice dei contenuti
- Malefic Time 110 katane
- Copyright
- Iakriesnah
- Malefic Time
- Sinossi
- Indice
- Bibliografia