CAPITOLO NOVE
Michela
Sono furiosa. Mia sorella è un’incosciente! Mi ha chiuso il telefono in faccia. Avevo appena cominciato a farle il mio discorso sulle responsabilità quando mi sono accorta che all’altro capo del telefono non c’era più. E pensare che io ho persino accettato di consolare Riccardo.
Me lo ha forse ordinato il dottore di andare sempre in soccorso di un’ingrata come Veronica? Quando torna dalla crociera mi sente. La faccio a pezzettini. Ora devo persino andare da Silvia, che mi ha appena convocata nel suo ufficio. È proprio vero che le sciagure non arrivano mai da sole.
«Volevi vedermi?» chiedo alla mia amica. Non aspetto che mi dica di sedermi, sono già crollata sulla sedia davanti alla sua scrivania.
«Sei stremata, Michela» mi dice fissandomi intensamente. «Mi chiedo se è il caso che tu ti prenda una vacanza.»
«Ascolta, Silvia, se devi mandarmi via per la storia di mia sorella, perché non sono più credibile come speaker radiofonica specializzata in problemi di cuore…»
«Che diavolo stai farneticando?» mi interrompe. «Dal mio punto di vista sei perfetta così come sei. Abbiamo ricevuto una miriade di email e di telefonate: le tue ascoltatrici vorrebbero che le ore del tuo programma venissero raddoppiate se non triplicate. Veronica è diventata un mito! Ti ho fatto venire qui per questo motivo: te la senti di raddoppiare? Ovviamente saresti retribuita come si conviene, cioè il doppio di quanto prendi adesso.»
Sono letteralmente senza parole. Silvia mi sta dicendo che, grazie a quella pazza di Veronica, avrò un aumento e il doppio delle ore lavorative?
Questa faccenda ha dell’incredibile, non ci capisco più nulla. All’improvviso mi sento in colpa: povera Veronica, l’ho aggredita senza nemmeno chiederle la ragione della sua fuga.
«Domani hai l’ultima puntata del mese.» Silvia nel frattempo continua a parlare. Mi sforzo di darle retta. «Ci fermeremo per un paio di settimane e poi riprenderemo con la doppia puntata. Pensavo di trasmettere la prima alle undici del mattino, per i problemi legati all’organizzazione di matrimoni e fidanzamenti ufficiali; mentre manterremo l’orario delle sedici per i problemi di cuore “generici”. Che te ne pare?»
«Be’, sono confusa. Non so che cosa dire, davvero…» Tranne forse che non tutto il male viene per nuocere? E pensare che fino a un minuto prima credevo di essere licenziata. La vita mi sorprende sempre, e stavolta non in senso negativo. Devo cominciare a lasciarmi andare. Veronica ha ragione quando mi chiama Miss Razionalità. Devo forse allentare la presa? So bene di essere affetta dalla mania del controllo, ma è più forte di me…
«Allora è fatta!» Silvia mi sorride e mi stringe la mano come segno di accordo tra gentildonne. «Ora scappo. Devo prendermi anch’io un paio di settimane di ferie forzate: Alice stamattina si è svegliata piena di pustoline…»
«Oh mamma! Che cos’ha?»
«Niente di irreparabile: il morbillo. Tutta la sua classe ha il morbillo e lei non se l’è fatto scappare. Dieci giorni a casa coccolata da me e Dario. Spero solo che non abbia appestato tutti noi…»
Quando esco dall’ufficio di Silvia vedo Fabrizio venire verso di me. Ha l’aria affranta, poverino, e io mi sento un verme per averlo trattato male. Sono ancora indecisa su una questione che mi tormenta alquanto: è colpa sua se sta con una come Giada o è Giada la furba che se lo tiene ben stretto sapendo che Fabrizio è troppo buono per mandarla a quel paese?
La mia mente da innamorata propende per la seconda opzione, ma so bene che le cose non sono quasi mai come vorremmo che siano.
È quel «quasi» che mi frega!
Vorrei credere a ciò che mi dice sempre mia sorella, cioè che Fabrizio è innamorato di me. Altroché se vorrei crederci, ma so bene che se fosse sul serio innamorato di me avrebbe mandato quella Giada a farsi benedire. Invece continua a stare con lei. Mi domando il motivo. Sono del tutto incompatibili. Che rabbia… Lo odio, per questo.
«Scusa, Michela» mi dice, fermandosi davanti a me.
«Sì? Dimmi» gli rispondo sorridendo e cercando di simulare la mia rabbia del tutto irrazionale e fuori luogo. È chiaro che sta soffrendo per il comportamento a dir poco infantile della sua Giada.
«So che sei arrabbiata con me…»
«Non sono affatto arrabbiata con te» lo interrompo. «Ma ti prego di non parlarmi di Giada in questo momento. Silvia mi ha appena detto che dovremo raddoppiare le puntate di Cosa farebbe Jane? e voglio godermi il trionfo. Ci pensa già mia sorella a darmi grossi grattacapi.»
Okay, meno male che dovevo essere gentile. L’ho di nuovo aggredito. È che non ce la faccio più a sopportare questa situazione. Mi piace troppo, e sono così infelice! La Miss Razionalità che è in me si scioglie come neve al sole quando vede Fabrizio. Forse per questo sono così furiosa, così arrabbiata.
Non ce l’ho con lui, ma con me stessa: come diavolo mi è saltato in mente di innamorarmi di un uomo fidanzato (per giunta con un’oca giuliva, no anzi, una velenosa vipera)?
Quelli impegnati sono i primi da scartare, no?
Invece no, per Fabrizio la mia razionalità fa a botte con il mio cuore, che quando lo vedo mi batte forte per la felicità.
Lui sorride, mi prende la mano, facendomi sussultare. Ha uno sguardo così dolce, accidenti a lui. «Tranquilla, volevo solo invitarti fuori a cena stasera per… per…»
«Per scusarti?»
«No, per festeggiare il “raddoppio”. Che ne dici?» Ha il viso teso, sembra quasi che stia pendendo dalle mie labbra. Vorrei urlargli: «Oddio, no! Non farmi questo, non darmi false speranze, ne morirei, lo capisci?».
«Stasera non posso» mormoro, abbassando lo sguardo.
Fabrizio lascia andare la mia mano e sussurra: «Capisco, sarà per un’altra volta» e poi va via.
Rimango lì impalata nel corridoio a fissare il vuoto. Avverto la fortissima sensazione di aver perso la mia opportunità di dirgli che lo amo. Non gli ho nemmeno spiegato perché stasera non posso uscire con lui. Se lo sapesse, capirebbe. Invece la mia bocca è rimasta chiusa, mi sentivo incapace di articolare alcun suono.
Dove sei, Miss Razionalità di una volta?
Ma anche lui, però, perché non mi ha chiesto cosa diavolo dovevo fare stasera?
Perché si è arreso così in fretta?
Calmati, mi dico, non puoi pretendere che tutti reagiscano come te, soprattutto adesso che non hai aperto bocca nemmeno tu. E poi sono anni, sii sincera, che gli sbavi dietro e non gli dichiari i tuoi sentimenti. Mi domando, in realtà, se la mia reazione non sia stata inconsciamente una sorta di desiderio di vedere per una volta Fabrizio battersi per me, insistere per portarmi fuori a cena. Non lo so e mi sento frustrata, perché so bene che non avrei comunque disdetto l’appuntamento con Riccardo per uscire con Fabrizio. Non perché io non lo ami, anzi, ma per un altro motivo, lo stesso motivo che da anni non mi fa godere la vita: viene sempre Veronica prima di qualsiasi altra cosa, ma soprattutto prima della mia felicità.
Riccardo è già seduto alla vineria di Trastevere. Mentre lo raggiungo lo osservo e mi chiedo cosa mai vorrà dirmi.
Perché vuole torturarsi così?
A mano a mano che mi avvicino noto il suo pallore e le occhiaie bluastre che fanno da contorno agli occhi chiari. Sto per fare dietrofront, ma mi saluta e mi fa segno di raggiungerlo. Merda!
Appena mi avvicino al tavolo capisco che sarà una lunga, lunghissima...