CAPITOLO TRE
Un invito a cena. Accipicchia, e chi se lo aspettava?
Cinzia sperava che lui la ascoltasse, ma era andato oltre le più rosee previsioni. Lo sguardo di Corrado non mentiva. Era febbrile, mentre la fissava. Era certa che lui l’avesse spiata mentre scendeva dall’auto e non si fosse fatto vedere per poterla guardare con comodo. Ripassò mentalmente le proprie mosse mentre scendeva dalla macchina, e le parvero conturbanti al punto gusto.
Cinzia era davanti allo specchio, incerta sull’abito da indossare per la serata. Ne distese alcuni sul letto e si pavoneggiò in punta di piedi piroettando su se stessa. I capelli lavati di fresco profumavano di rosa, come il corpo che aveva spalmato con un olio delicato. La biancheria intima era rigorosamente nera. Di pizzo. Scrutò la pelle che si intravedeva attraverso la trama del merletto. Brillava e invitava a carezze audaci. Almeno lo sperava. Voleva sedurlo.
Anche se non le piaceva come soluzione. Lei sapeva di avere le competenze giuste e detestava dover ricorrere a quello. Ma se era l’unica strada per giungere in alto, dove le era stato vietato nella sua ex associazione, l’avrebbe fatto. Immaginava già la faccia di Ruggero Affidi e i rimpianti per averle rifiutato il posto che le spettava.
Scelse l’abito nero con le spalline di perle. Un vestito che sembrava una nuvola tanto era lieve la stoffa. Lo abbinò con sandali rossi e una pochette di raso dello stesso colore. Spazzolò i capelli fino a renderli lucidissimi. Sfumò un ombretto azzurro sulle palpebre e si passò un velo di rossetto sulle labbra, della stessa tinta dello smalto alle unghie. Era bella e aveva voglia di conquistare un uomo.
La determinazione che l’aveva sempre accompagnata nella vita l’avrebbe resa forte anche quella sera.
Alla guida dell’automobile scivolò lungo le strade che brillavano già di luci. Non era ancora buio, ma il crepuscolo stava cedendo il passo alla notte. Era un’ora dolce, languida, che le regalava la calma necessaria per riflettere e affrontare le decisioni. Lasciò la macchina nel parcheggio sotterraneo e si avviò all’uscita. Il ticchettio dei suoi sandali attirò l’attenzione degli uomini poco distanti. Le piaceva essere ammirata. Le donava una sicurezza utile per affrontare la serata.
Corrado era già di fronte al Bistrot Centrale. Era molto elegante, pur vestendo con semplicità un completo nero con la camicia candida. Lui era alto, ma non la sovrastava con imponenza. Fu sorpresa di provare un brivido lungo la schiena quando lui le sorrise. E, quando le andò incontro, le gambe le tremarono un po’.
«Ringrazio per quest’invito a cena, ma non ce n’era bisogno. Voglio dire: bastava un aperitivo.»
Corrado le sorrise. «Be’, intanto mi piace invitare belle donne. Ma, quando si ha un interesse comune, lo trovo molto intrigante.»
«In effetti, il vino unisce le persone.»
«Nel nostro caso, il mio apprezzamento va oltre la simpatia. Stimo chi se ne intende e ricordo i suoi commenti, la sera in cui ci siamo incontrati e conosciuti grazie a quella sua amica. »
«Ho espresso commenti da lasciare il segno?» chiese Cinzia divertita.
«Eccome» rispose lui serio. «Poche parole, ma esatte.»
Si guardarono sorridendo.
«Sei bellissima» le disse passando a un più intimo tu.
«Grazie.»
Entrarono. Corrado aveva fatto apparecchiare un tavolo solo per loro in una saletta riservata, illuminata soltanto da candele dorate a spirale. Questo prometteva bene. Almeno dimostrava che voleva ascoltare cos’aveva da dirgli.
«Prego» bisbigliò facendola accomodare sul divanetto a due posti di raso rosso. Un gesto che lei apprezzò. Un gesto da cavaliere. Poi sedette anche lui, accanto.
«In attesa degli aperitivi, possiamo chiacchierare, cosa ne dici?» bisbigliò lui.
Lei non rispose, ma sorrise e accavallò le gambe. Lo sguardo di Corrado fu calamitato dalle sue ginocchia. C’era qualcosa di sexy nella rotondità su cui si rifletteva la luce delle candele. Le ombre tremule disegnavano arabeschi sulle gambe… Cinzia dondolò il piede, sorridendogli.
«Pensieroso?»
«Incantato.»
Lei fremette. Nonostante avesse ricevuto complimenti a bizzeffe dagli uomini, la voce di Corrado evocava in lei l’eco di altre voci, come se, nel tempo, si fossero sommate e attendessero il momento di risuonare nella sua mente.
«E tu, a cosa pensi?» chiese lui.
«Non è un vero pensiero. È la sensazione di qualcosa che mi sfugge.»
Corrado si piegò verso di lei.
«Qualcosa di piacevole o sgradevole?»
«Molto piacevole» rispose lei. Poi gli sorrise, perché all’improvviso desiderava chiarezza tra loro, e quella complicità che aveva sempre cercato in un uomo.
«Mi è sempre risultato difficile comprendere i pensieri delle donne.»
Cinzia fu spiazzata dalla sincerità delle sue parole.
«E cos’altro ti risulta ostico?» gli domandò.
«Perché credi che ci sia altro?»
Si stavano avvicinando al confine oltre il quale si abbassa la guardia, che porta all’unione dei corpi e non solo.
«Perché un uomo come te è ancora libero. Per quanto ne so, naturalmente.»
Corrado affondò gli occhi nelle sue iridi blu, bramando di non risalire mai più in superficie. Gli parve di tuffarsi in un lago profondo dalle acque chete ma insidiose.
«Sì, è così, Cinzia. Sono single.»
Lei lo fissò a lungo.
«Anche per me è lo stesso.»
Allora la mano di Corrado si sollevò lentamente, mentre i loro occhi restavano agganciati e le bocche si socchiudevano nella promessa di un bacio. I polpastrelli di Corrado si posarono lievi sulla pelle di Cinzia, che trasalì. Brividi improvvisi la scossero lungo le gambe e la schiena, fin nella colonna vertebrale. Si espansero fino alla nuca e la fecero deglutire. Corrado sentì le proprie narici fremere. Chinò il capo fino a incontrare la spalla nuda di Cinzia, che nell’alone tenue delle candele brillava di una luce morbida. Lei trattenne il fiato al contatto delle sue labbra.
«Sei deliziosa, stasera» sospirò lui.
«Volevi scoprire il mio profumo?»
Vennero interrotti dall’arrivo del vassoio con gli aperitivi. La cristalleria e le porcellane scintillavano. Cinzia si lasciò pervadere dalla sensazione di benessere che il luogo le infondeva. C’era un’atmosfera rilassante, che predisponeva alle conversazioni tra amici, forse persino alle confidenze. Improvvisamente Cinzia sentì il bisogno di parlare dei suoi sogni, dei progetti che non aveva ancora avuto occasione di mandare in porto. E quell’intenzione ambigua di sedurre Corrado per i suoi scopi si dileguò come un’ombra.
«Sono contento di trascorrere una serata in tua compagnia» disse Corrado con un tono qu...