CAPITOLO DIECI
Avevano dormito insieme. Lei si era rigirata nel letto più volte, con il timore di svegliarlo. I fantasmi del passato tornavano soprattutto la notte, trovando terreno fertile per aumentare i suoi sensi di colpa. Aveva abbandonato tutti, per fuggire dalla vergogna. E non osava confessare a nessuno quale fosse il motivo. Aveva odiato i suoi capelli al punto di tagliarli talmente corti da non riconoscere più la propria fisionomia allo specchio. Poi li aveva lasciati ricrescere, detestandoli un po’ meno. E infine li aveva accettati, ma sopportandoli come un dono sgradito, mortificandoli in trecce o code di cavallo, purché non fossero sciolti. Purché non attirassero più quegli sguardi che ormai sapeva riconoscere.
Margot si alzò con movimenti lenti. Era presto e non voleva svegliare Tommaso. Si fermò un istante a osservarlo. Un uomo nel suo letto, di primo mattino: non le era ancora capitato. Di solito, se ne andavano subito, appena terminato il rapporto. Non era amore, quello che si esauriva in poche ore, ne era sempre stata cosciente. “E adesso” si chiese, “adesso cos’è?”, e non ebbe dubbi. Adesso era amore, quello che aveva rincorso per tutta la vita. Il suo cuore fu investito da un’ondata di gioia. Poi si morse il labbro inferiore. Sarebbe rimasto? Sarebbe stata in grado di tenerlo con sé?
«Cosa fai?» Tommaso le sorrise. La guardava da alcuni minuti, tra le ciglia socchiuse.
«Ti guardo.»
«E cosa pensi? Ti sei pentita?»
Margot scosse il capo. I capelli sciolti le diedero una meravigliosa sensazione di libertà.
«Sono felice che tu sia qui.»
«Attenta, hai di fronte a te un uomo affamato.»
Dopo una doccia veloce, lei andò in cucina e aprì il frigorifero, quindi controllò negli armadietti.
«Non c’è un molto per un uomo affamato» dovette ammettere.
Tommaso era dietro di lei, quando dispose sul ripiano una scatola di cereali e uno yogurt.
«Mi dispiace» gli disse.
«E questa sarebbe una colazione?» La baciò sul collo e le mordicchiò la nuca.
Lei rise e scosse i capelli.
«Ho anche delle uova» disse con aria di trionfo, aprendo la confezione cartonata.
«Wow! Ben due uova!» esclamò Tommaso con una boccaccia.
Risero. Era bella quella complicità: dormire e alzarsi insieme nelle prime ore del mattino. Una sensazione di sicurezza mai provata si propagò in lei. Forse poteva avere speranza.
«Propongo di fare colazione fuori» annunciò Tommaso.
«Mi spiace davvero» borbottò lei.
«Cosa?»
Margot fece spallucce. «Be’, di non poterti preparare la colazione.»
«Insomma, davi per scontato di essere tu a fartene carico.»
Era sorprendete il modo di esprimersi di Tommaso. Margot non si aspettava una frase del genere.
«Sono la padrona di casa, no?»
Lui scosse il capo, mettendole le mani sulle spalle e girandola verso di sé.
«Io non lo davo per scontato» disse.
«Perché non credevi di passare la notte qui o perché non ti fidi di me?»
C’era una punta di civetteria nel tono di Margot, che aveva inclinato la testa di lato e ora lo fissava con occhi lucenti.
«Non voglio essere servito da te. Ho il personale di servizio, per questo.»
Lei trasse un profondo respiro. «E allora, cosa vuoi da me?»
«Essere amato» rispose lui senza indugio.
Lei annuì lentamente. Possibile? Aveva davvero trovato l’uomo dei sogni?
Lo squillo del cellulare li interruppe. Margot rispose e Tommaso la vide impallidire, mentre lui ascoltava mozziconi di conversazione. Quando riattaccò, la ragazza teneva gli occhi bassi, per non incrociare i suoi.
«Cos’è successo?»
Lei prese fiato, mordendosi l’interno delle guance.
«Pare che su “La Buona Nuova” ci sia un articolo che riguarda la piscina» mormorò.
Tommaso restò il silenzio. Qualcosa non andava, era evidente. Quel giornale era un concentrato di gossip, più che informazione. Usciva solo una volta alla settimana, ma dava in pasto ai lettori tutti i pettegolezzi che riusciva a trovare.
«Gli autori dell’articolo auspica che la struttura venga data in gestione ad altri.» Margot s’interruppe stringendo le labbra con rabbia. «In quanto i responsabili attuali hanno altri pensieri per la testa.»
Con un lungo sospiro gli voltò la schiena, dirigendosi alla finestra. Il cielo terso annunciava una giornata piena di sole. Anche il giorno in cui se n’era andata dal suo paese la campagna era inondata dalla luce estiva. Ricordò di aver riflettuto sull’indifferenza della natura. Ora quel pensiero le folgorò la mente. Tutto si ripeteva, dunque, e la colpa era di nuovo sua, oggi come allora. Si girò a guardare Tommaso, gli occhi lucidi di lacrime.
«Alludono a una storia piccante. E fanno i nomi.»
Tommaso le si avvicinò e le prese le mani. Quelle di Margot erano fredde.
«Il mio e il tuo» bisbigliò lei.
Tommaso era abituato ad affrontare le situazioni di petto. Corse all’edicola più vicina a comperare il giornale. Quando tornò, Margot era nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata pochi minuti prima. Nemmeno sentendolo rientrare lei si mosse. Continuava a guardare fuori dalla finestra della cucina, osservando immagini che solo lei poteva vedere.
«Eccomi» disse lui a voce alta.
Lei fece un movimento lento, quasi indifferente a ciò che le accadeva intorno. Aveva negli occhi qualcosa che non gli piacque. Un’espressione di pacata disperazione, come se non fosse un’esperienza sconosciuta, quella cui era di fronte.
«Ci sono io qui con te» le disse mettendole una mano sulla spalla.
Lei gli rivolse un sorriso triste. Sedettero al ta...