Quando l'amore chiama (Youfeel)
eBook - ePub

Quando l'amore chiama (Youfeel)

  1. 62 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Quando l'amore chiama (Youfeel)

Informazioni su questo libro

Quando l'amore chiama c'è solo una cosa da fare: rispondere e lasciare il resto in attesa. Bea è una wedding planner tutta casa e lavoro, Luca un fotografo di moda, innamorato della sua 'singletudine'. Cosa hanno in comune? Un appuntamento col destino. Una mattina i due si incontrano - o meglio si scontrano - in metropolitana a Milano, scambiandosi accidentalmente il cellulare. Di colpo una suoneria sconosciuta inizia a suonare, lo sfondo è cambiato, una madre è felice perché la figlia ha ha trovato il fidanzato, un appuntamento di lavoro rischia di saltare… Questo è il rischio se il tuo adorato iPhone è nelle mani di qualcuno che non sei tu! Meglio rivedersi e riportare la situazione alla normalità. Ma tra una telefonata e l'altra, una sbirciatina alle foto delle rispettive Gallery e una ai brani delle playlist, Bea e Luca si accorgono di avere molto in comune ancora prima di conoscersi. Una romantica storia d'amore in cui gli utenti sono felicemente irraggiungibili. Mood: Romantico - YouFeel è un universo di romanzi digital only da leggere dove vuoi, quando vuoi, scegliendo in base al tuo stato d'animo il mood che fa per te: Romantico, Ironico, Erotico ed Emozionante.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2014
eBook ISBN
9788858671566

CAPITOLO DUE

La giornata di lei…
Dopo aver assaggiato dieci tipi diversi di torte nuziali e aver sentito farneticare la sposina isterica, Bea si diresse in ufficio a piedi, già esausta nonostante non fosse ancora mezzogiorno. Lungo il tragitto, udì nuovamente il chiasso heavy metal. Già cominciava a chiedersi chi fosse, poi le parve di riconoscere il numero.
«Dimmi un po’, per rimorchiare adesso scambi anche il telefono con la gente?» Era Claudio, il suo assistente.
«Oh, guarda! Non ti ci mettere anche tu, che oggi non ne esco viva. Vedo che hai già fatto conoscenza…»
«Sì, ti ho chiamata, ma ho avuto questa piacevole sorpresa. Che bella voce, chissà com’è tutto il resto. Sbrigati a tornare in ufficio, che voglio tutti i dettagli.»
«Ma quali dettagli! Non c’è proprio niente da raccontare, è semplicemente un casino. Piuttosto di cosa avevi bisogno?» chiese lei, sempre più spazientita.
«Ah sì, volevo avvisarti che ci sono dei problemi con il vestito della Cattani. È incinta, la furbona non ce l’ha detto all’ultima prova, e ora non le va più.»
«Come, è incinta? Il matrimonio è tra due settimane, dove glielo troviamo un altro abito?» Nella voce di Bea all’isteria si aggiunse il panico.
«Hai appuntamento alle due all’atelier per risolvere questo imprevisto. Sai che puoi andarci solo tu.»
«Ma come faccio? Ci vuole un’ora solo per arrivarci e sono senza motorino, per di più sono bagnata fradicia…»
«Tranquilla. Sono riuscito a rimandare a domattina l’appuntamento di oggi pomeriggio. Se riesci ad arrivare in ufficio senza combinare altre catastrofi, ti accompagno io.»
«Okay. Faccio il prima possibile.»
Bea non riuscì nemmeno a terminare la telefonata con Claudio che la musica heavy metal le rimbombò di nuovo nelle orecchie. Mentre rispondeva, meditò di cambiare la suoneria non appena avesse avuto un attimo di tregua.
«Pronto?»
«Chi parla? Chi sei?»
«Scusi, chi è lei? È lei che sta chiamando.»
«Sei una delle sue troiette, vero? Dimmi la verità!»
«No, no, aspetti… C’è un malinteso, non sono chi pensa lei. Io e Luca ci siamo scambiat…»
Non poté finire la frase: la sua interlocutrice si trasformò in una belva umana blaterando cose irripetibili. La sentì urlare e tenere un ininterrotto monologo che durò circa due minuti. Capì solo che quella donna e il suo amico di telefono avevano avuto una storia, tra i due era finita e lei non si rassegnava.
«Senta, glielo ripeto. Io non conosco Luca, ho il suo telefono per sbaglio. Se non mi crede può chiamare questo numero e parlare direttamente con lui per chiarire ogni cosa» disse, cercando di essere il più convincente possibile, mentre camminava velocemente per arrivare quanto prima in ufficio.
Quando varcò la porta, a Bea non parve vero. Fino a quel momento sembrava aver compiuto un percorso a ostacoli. Aveva appena il tempo di capire com’era la situazione in ufficio, che doveva scapicollarsi dall’altra parte della città per risolvere l’ennesimo guaio di una delle sue care sposine. In effetti si trattava solo di un matrimonio, non di un affare di Stato. Ma più svolgeva quel lavoro, più si rendeva conto che era proprio quel rito a rendere intrattabile chiunque vi si avvicinasse. A volte provava quasi sollievo nell’osservare da lontano le sue clienti nel giorno più bello e non essere al loro posto. Solo il sorriso di felicità della sposa, alla fine di tutto, le ricordava come mai le piacesse così tanto organizzare matrimoni.
«Dovrò iniziare a portarmi il cambio in ufficio come si vede nei film americani» esordì Bea, entrando nel sontuoso appartamento che era la sede di Nozze da Sogno. Aveva iniziato a lavorare lì subito dopo la laurea, e quello che doveva essere solo un impiego temporaneo era diventato la sua vita. Ormai aveva tutta la responsabilità nelle proprie mani, da quando la vecchia titolare dell’agenzia aveva deciso di volare ai Caraibi d’inverno e rinfrescarsi a Cortina d’estate, approfittando dell’eredità del ricco e defunto marito.
Elda Bertelli, così si chiamava, era la tipica signora della MCC, Milano Che Conta, che aveva fondato un impero organizzando i matrimoni degli altri dopo essersi impantanata nella noia mortale del suo. Otto anni prima Elda aveva preso sotto la sua ala protettrice la ventiduenne Bea, quando lei, timida e impacciata, si era presentata al colloquio come stagista. Da allora ne era passata di acqua sotto i ponti; la donna aveva poi deciso che era giunto il momento di mollare la presa a qualcuno più giovane, con più energie, mentre lei sarebbe comparsa solo di tanto in tanto per i matrimoni dei suoi conoscenti.
Bea si ritrovò a pensare a Elda entrando in ufficio, perché sembrava una di quelle giornate di vari anni prima in cui la vedeva girare freneticamente per la città, così come stava succedendo a lei. Trovò il fido Claudio ad accoglierla sulla porta.
«Mamma mia, come sei messa male. Sembri un pulcino bagnato» disse il suo assistente quasi inorridito, sgranando gli occhi sotto gli occhialoni neri.
«Non ti ci mettere anche tu» replicò piccata Bea.
«Sta’ tranquilla, ora ti sistemo io. Ecco piastra e pochette make up; qualche truccatrice di passaggio deve averle dimenticate qui.» Detto questo, la prese sottobraccio per guidarla in bagno e le sfilò borsa e cappotto.
«Aspetta, fammi controllare la posta. Già sono senza telefono…»
«No, no! Rilassati e torna donna, sembri un barboncino.»
Bea prese controvoglia le cose che le stava porgendo il suo assistente, poi sembrò convincersi che fosse meglio rendersi presentabile prima di recarsi all’atelier. Si guardò allo specchio e, in effetti, aveva l’aspetto dell’odioso chihuahua della sua vicina. La pioggia e l’umidità di Milano le avevano fatto arricciare i capelli e sciolto il trucco agli occhi. Mentre si restaurava, osservò con la coda dell’occhio Claudio. Le aveva preso un po’ troppo furtivamente cappotto e borsa, le era sembrato fin troppo gentile.
«Ma che stai facendo?» urlò Bea, mentre si precipitava verso la scrivania di Claudio. «Vecchia pettegola!» continuò «Sapevo che non potevo fidarmi di te. Fatti gli affari tuoi e posa questo telefono.»
«Non sei curiosa anche tu di sapere chi è il nostro affascinante sconosciuto? Quando ti capiterà più di avere il pieno controllo sul cellulare di un uomo, sapere con chi messaggia, vedere le sue foto, curiosare nella sua libreria musicale? Dimmi che cellulare hai e ti dirò chi sei!»
«Mi spaventi, hai lo sguardo da pazzo!» lo rimproverò Bea, scoppiando in una risata. «Comunque a noi non interessa chi è Mr. Cellulare. Andiamo, piuttosto.»
«Signorsì, signore!» esclamò Claudio scattando in piedi. «Comunque è un bel fusto, l’avevo immaginato dalla voce. Non puoi lasciartelo scappare» aggiunse sottovoce.
Bea lo fulminò con gli occhi. Il suo assistente era adorabile, ma quando faceva troppo l’amico gay le dava sui nervi. Era già stizzita per come stava andando la giornata, non aveva certo bisogno di pensare anche a flirtare con un tizio che non aveva alcun interesse a conoscere. «Andiamo, vecchia pettegola, abbiamo una sposa da salvare.»
Bea e Claudio si avviarono verso il Naviglio Pavese per raggiungere l’atelier Della Monica. La pioggia si stava allontanando dalla città e le gocce d’acqua lasciavano lentamente il posto a una nebbiolina fitta che cadeva a terra. Il tipico clima grigio milanese.
Nella tranquillità della macchina risuonò il fastidioso heavy metal dell’iPhone di Luca.
«Caspita, avevo dimenticato questa orrenda suoneria» sobbalzò Bea. «E ora chi è? Pronto?»
«Il signor Luca Miceli?»
«Ehm… sì, no. Sì, mi dica» balbettò Bea, pensando nel frattempo: “Questa mi prende per scema!”.
«Sono Irina della Breaking Agency. Vorremmo sapere se il signor Miceli è disponibile per uno shooting fotografico prossimo lunedì» disse la donna, con un marcato accento russo.
«Guardi, al momento il signor Miceli non c’è. Gli riferisco il messaggio e le faccio sapere.»
«Noi dobbiamo sapere subito» rispose la donna «perché è servizio importantissimo. Noi vogliamo il migliore.»
«Le faccio sapere al più presto. Mi lascia un recapito telefonico?» chiese Bea, conciliante.
La russa sembrava essersi convinta e si congedò rapidamente, dopo aver comunicato ben tre numeri di telefono ed essersi raccomandata ancora una volta dell’urgenza della risposta.
«Chi era?» domandò Claudio, mentre guidava.
«Una che arriva direttamente dalla Grande Madre Russia. Crede che io sia l’assistente di Luca. Mi sembra abbastanza importante, meglio che glielo comunichi.»
… Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile…
«Cavolo! Quindi se stanno provando a chiamare me…»
«Calmati, Wonder Woman. Se per qualche ora non sei iperconnessa con il mondo non succede nulla. Abbiamo la situazione perfettamente sotto controllo» la rassicurò Claudio.
Bea si tranquillizzò, e finalmente arrivarono a destinazione. La cliente era già lì in attesa insieme a Carola Della Monica, la proprietaria dell’atelier.
«Bea, Claudio! Finalmente siete arrivati. È un vero disastro. Come farò a presentarmi all’altare adesso?» piagnucolò la futura sposa tutta agitata.
«Io non drammatizzerei: non sarai né la prima né l’ultima ragazza ad andare all’altare con il pancione, e ti assicuro che sarai bella come chiunque altra» rispose Bea, cercando di rincuorarla. Ma appena la mise a fuoco ebbe un sobbalzo. La sposina si era trasformata in una sposona. Dall’ultima volta in cui l’aveva vista, circa un mese prima, il suo girovita era raddoppiato. Decise di mantenere il sorriso di circostanza e, soprattutto, la calma. In ogni caso, la situazione andava risolta.
Dopo i convenevoli si avviarono tutti all’interno dell’atelier, dove l’assistente di Carola li aspettava già pronta con uno stand pieno di modelli prémaman.
«Questa ha inghiottito una lavatrice a pieno carico, altro che bambino» sussurrò a denti stretti Claudio.
«Ssh, vuoi che ti senta? È già abbastanza disperata senza che noi le facciamo notare che sembrerà un bignè.»
La donna spiegò che era al quinto mese di gravida...

Indice dei contenuti

  1. Quando l’amore chiama
  2. Copyright
  3. Capitolo Uno
  4. Capitolo Due
  5. Capitolo Tre
  6. Capitolo Quattro
  7. Capitolo Cinque
  8. Capitolo Sei
  9. Capitolo Sette
  10. Capitolo Otto
  11. Capitolo Nove
  12. Capitolo Dieci
  13. Capitolo Undici
  14. Capitolo Dodici
  15. Capitolo Tredici
  16. Capitolo Quattordici
  17. Capitolo Quindici
  18. Capitolo Sedici
  19. Capitolo Diciassette
  20. Capitolo Diciotto
  21. Capitolo Diciannove
  22. Capitolo Venti
  23. Capitolo Ventuno
  24. Capitolo Ventidue
  25. Capitolo Ventitré