CAPITOLO DUE
Tre mesi prima, 24 maggio
«Fede?» Claudia risponde al cellulare con voce assonnata.
«Sì, sono io. Non ti avrò svegliata?»
«No, no…» dice, ridacchiando. «Sta’ fermo un attimo…» sussurra a qualcuno vicino a lei. «Oggi me la prendo comoda, dimmi…»
«Ho bisogno di vederti, si tratta del mio matrimonio.»
«Oh!» Ho tutta la sua attenzione adesso. «Un incontro informale o ti fisso un appuntamento allo studio?»
«Professionale, Claudia, ma preferisco che nessuno mi veda entrare da te.»
«Capirai, sei venuta tante volte a trovarmi in ufficio…» si stupisce. «Su dai, non è il momento…» Ora il tono è adulante ma deciso.
«Scusa, non volevo disturbare.»
«Ma che disturbo! Invece, spiegami perché non in ufficio.»
«Questa volta è diverso. Vediamoci fuori. Ti andrebbe per pranzo?»
«Okay, spero che Emanuele non ne abbia combinata un’altra. Aspetta che controllo in agenda. Sono gran parte della mattina in tribunale, ma per l’una dovrei aver finito. Solito posto?»
«No, vediamoci in periferia, per piacere.»
«Che mistero… Mi stai spaventando un po’, sai?»
«Ma che dici? Solo, non voglio che qualcuno degli amici di Ema possa vedermi…»
«Okay, posso essere al ristorante di Gianni per l'una e mezza, ti va bene?»
«È perfetto. Grazie.»
Il piacevole tepore della giornata di primavera inoltrata contrasta il freddo che sento dentro.
Ma so che questa è la strada giusta, per me almeno. Parcheggio poco distante dal ristorante, la via è trafficata. Claudia è davanti all’ingresso, mi fa un cenno con la mano. La raggiungo.
«Fede, allora? Che succede?» mi accoglie abbracciandomi. Due baci.
«Entriamo» dico, ricambiando.
Gianni è dietro al bancone, ci nota subito.
«Le mie ragazze! Che piacere vedervi; seguitemi, vi do il tavolo nella saletta piccola» dice, precedendoci. È sempre affascinante, Gianni, ora con i capelli brizzolati forse ancora più che da ragazzo. Ho avuto una cottarella passeggera per lui, quando io e Claudia abbiamo iniziato il liceo e lui era già all’ultimo anno. Poi l’ho sempre visto solo come un amico; ma oggi non so, mi appare diverso.
«Non ho avuto modo di…» Si interrompe e mi abbraccia. «Mi spiace tanto per tua madre, come ti senti?»
Il contatto col suo corpo non mi è indifferente, e ne rimango sorpresa. Il cuore batte a mille, sento il viso che si scalda. Sto arrossendo come una ragazzina. Cerco di simulare indifferenza. Faccio per togliermi la giacca, e lui fa un passo indietro.
«Va meglio, grazie. Eravamo preparati, per quanto si può esserlo alla perdita di una persona cara…» rispondo impacciata. Sono alcuni mesi che la mamma non c’è più, e vorrei davvero che tutti smettessero di nominarmela. Voglio ricordarla nei momenti belli. E poi so che lei continua a essere al mio fianco.
«Scusa, non volevo turbarti» replica lui; forse il mio viso ha parlato per me. Allunga una mano e mi sfiora la guancia. Un gesto semplice, ma allo stesso tempo intimo. Mi giro verso Claudia, che è di spalle. Non ha visto nulla. Gianni mi sorride e io mi chiedo come potrebbe essere sentire le sue mani su di me. Il desiderio di scoprirlo mi sorprende. E mi solletica.
Ci scambiamo uno sguardo, senza parlare. Non so se lui ha provato lo stesso, ma ho l’impressione che nutra un certo interesse.
«Allora, cosa prendiamo?» mi chiede Claudia, sedendosi al tavolo.
Gianni fa un passo indietro ed estrae dal taschino del grembiule penna e blocco per la comanda. Ora lo sguardo è imperscrutabile. Forse sono io che ho visto qualcosa che non c’era, qualcosa di cui ho bisogno?
«Posso consigliarvi il piatto del giorno?»
«Certo, fa’ tu Gianni, Fede e io abbiamo qualcosa di cui parlare, se non ti spiace…» lo liquida Claudia, senza nemmeno interpellarmi. Poi sorride, ma è evidente che è un po’ in ansia, e non vede l’ora di sapere cosa devo dirle. Infatti, non appena Gianni si è allontanato, eccola che incalza.
«Allora, che c’è?»
«Lo sai che non mi piacciono i giri di parole: voglio separarmi da Emanuele.»
«Cosa?!»
«Sei davvero così sorpresa? Sei un avvocato matrimonialista, per cos’altro potrei avere bisogno di te?»
«Be’, mi è balenato per la testa che si trattasse di qualcosa del genere, certo… Però, francamente, sì, sono sorpresa! Mi hai sempre detto di amarlo tantissimo, e mi era sembrato che dopo quella questione…»
«Ecco, quella questione sarà anche chiusa e superata, ma io non mi sento felice con lui.»
«Posso capirlo, forse però è solo un momento. Mi dici sempre che lavora molto…»
«No, Claudia, non è un momento. Dopo che mia madre se n’è andata, ho capito che voglio vivere la vita senza ripensamenti. E, in tutta onestà , ora come ora mi sembra solo di sopravvivere.»
Lei mi guarda, senza aggiungere nulla. Il suo cellulare squilla.
«Scusa un attimo…» mi dice, alzandosi per rispondere.
Gianni ci porta una caraffa di vino rosso, una di acqua e il cestino con pane e posate. Sta per appoggiarli sul tavolo; d’istinto allungo la mano per aiutarlo. Per un secondo le nostre dita si sfiorano, una brevissima scossa. L’ho sentita solo io? Non ho il coraggio di alzare lo sguardo, mi sento pian piano avvampare. Eppure qualcosa mi calamita a cercare i suoi occhi. E li trovo in attesa dei miei.
«Perdonami, involontariamente ho sentito della separazione; mi spiace, non lo immaginavo…»
«Sono cose che capitano. Per piacere, non farne parola con nessuno, per adesso.»
«Tranquilla. So quanto possa essere doloroso affrontare la fine di un amore…» commenta. Forse si riferisce ai suoi sei anni di convivenza, è sempre stato così discreto che quella è l’unica storia che conosco.
«Sì, ricordo…» gli dico, in un moto di solidarietà , anche se ormai sono trascorsi diversi anni.
«Oh, è passato del tempo e io sono cambiato. Ora preferisco giocare, vivere alla giornata, sempre senza mancare di rispetto a nessuno. E poi amo il mistero, offre sensazioni da vivere appieno…» Ci guardiamo ancora. Un istante breve, ma intenso. Rotto da Claudia, che torna a sedersi con fare seccato.
«Quante volte ho detto a quel praticante di non disturbarmi a pranzo? Nulla, lui chiama a tutte le ore… Ora lo spengo, stai tranquilla» si giustifica, mentre Gianni mi sorride allontanandosi e io cerco di riprendermi. Ma cosa avrà voluto dire? Nonostante sia stata distratta da lui, una cosa però non mi sfugge: anche Claudia è in imbarazzo.
«Praticante?»
«Sì, dicevamo? Ah, certo, che stai solo sopravvivendo.»
«Sì, mentre invece vorrei vivere… Quando Martina era piccola ho rinunciato al lavoro, come ben sai, ora voglio ricominciare. Ma non è solo questo, mi manca qualcosa…»
«Be’, e questo cosa c’entra con tuo marito?»
«Claudia, voglio sentirmi desiderata come donna, possibile che proprio tu non capisca?»
Lei beve un sorso di vino. Poi afferra il pane, lo spezza senza mangiarlo: nella dieta che segue non è previsto.
«Vuoi dire che voi…?»
«Voglio dire che non funziona nemmeno a letto. Ma non è questo il punto. Emanuele pensa che ogni problema possa essere appianato tra le lenzuola. Io non riesco, invece: se sono delusa o amareggiata non mi va di fare l’amore. E poi ogni volta mi torna in mente l’altra…»
«Pensavo che lo avessi perdonato…»
«Sì. Insomma, ci ho provato. Ma lei è come un fantasma sempre presente.»
«Capisco. Forse potresti farti anche tu un amante, giusto per riequilibrare il rapporto» mi suggerisce, alzando le spalle e portando alla bocca il pezzo di pane con cui giocherellava fino a un istante fa.
La osservo.
«Oh, non guardarmi così. Al diavolo la dieta!»
«Una dieta inutile, peraltro…»
«Stai scherzando? Con l’età il metabolismo rallenta e se non corro subito ai ripari sarò spacciata!» sentenzia, con aria afflitta. È proprio fissata: su di lei i segni del tempo sono del tutto assenti. È in perfetta forma e molto probabilmente lo sarebbe anche senza dieta, palestra e centro massaggi. Ma le piace accompagnarsi a ragazzi più giovani…
Il pr...