Uomini che piangono per niente
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Uomini che piangono per niente

  1. 226 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Uomini che piangono per niente

Informazioni su questo libro

Maurizio Milani, il genio più irregolare della comicità italiana, torna con una raccolta di storie complete (non sempre finite). E ancora una volta, in quel suo modo sghembo e forse inconsapevole, si rivela una delle poche voci in grado di descrivere con la giusta dose di poesia, cattiveria e paradossale lucidità la realtà dei nostri giorni malati di surrealtà acida. Così con Milani incontreremo una gentilissima Angela Merkel in sauna, viaggeremo a spese del Comune, mangeremo in mensa con gli astronauti, semineremo ortiche o ci iscriveremo a una scuola serale per diventare prete. Perché in tempi come questi abolire il polistirolo, truccare le Olimpiadi o vestirsi da falso nomade possono rivelarsi attività straordinariamente utili, così come le tre lezioni per farsi arrestare al seggio elettorale e i consigli per far colpo sulla barista del porto di Acapulco se da un anno ti tiene sulla corda e sembra che voglia baciarti ma poi sul più bello si tira indietro. Quella che avete fra le mani è una guida molto completa alla normale, cinica follia quotidiana. Perché nessuno è capace come Maurizio Milani di far ridere, commuovere e riflettere nella stessa singola frase, con una combinazione inimitabile di idee folgoranti e istantanee della nostra vita, di luoghi comuni e del loro rovesciamento, creando un mondo e una lingua letteraria come solo i grandi autori sanno fare. «Basta stronzate con pale eoliche offshore, porcilaie a km zero, il delfino che va tutelato insieme al gorilla di montagna eccetera. Il circo è finito! Se vinco le elezioni mi piacerebbe che in Italia tornasse il re. La Corte costituzionale è un po' perplessa sulla mia posizione. Capisco che i Savoia non sono più adeguati a regnare, per cui proporrò la famiglia Peviani di Melzo. Durante il confronto su Sky mi farò vedere starnutire spesso (50-70 volte). Darò l'impressione di uomo con salute cagionevole non adatto a rappresentare l'Italia. Invece è un pregio: sai che bello negli incontri ai vertici un capo di governo che starnutisce fisso? Anche nelle cancellerie diranno: "Ma cosa continua a starnutire il premier italiano?". Risposta dei nostri ambasciatori all'estero: "Era già così anche da piccolo".»

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2013
Print ISBN
9788817067379
eBook ISBN
9788858663042

COCKTAIL A KM ZERO

A furia di fare il cabaret uno diventa scemo

Come responsabile del condominio, dovrei chiamare l’idraulico. Con il gelo a febbraio si è spaccato un tubo dell’acqua. Continuo a depistare e prendere tempo. «Carlo, l’hai chiamato l’idraulico per il cesso in cortile?»
Io: «Sì! Viene domani, adesso è in giro a mettere i pannelli solari alle villette abusive in riva al Lambro».
Dopo una settimana, i miei vicini ancora: «Carlo! Hai chiamato l’idraulico?».
Io: «Sì! Ha detto che passa prima di sera, ieri l’ho aspettato tutto il giorno ma non è venuto».
Tutte balle. L’idraulico non viene. Perché non l’ho mai chiamato. Non so perché faccio così. Sarà 5-6 anni. Dico una valanga di balle. Le ho sempre dette ma così mai. Anche alle persone per strada.
«Come mai non vai a Rai 3?»
Io: «Sono loro che non mi chiamano più. Forse perché non sono un comunista».
Invece mi hanno chiamato 2-3 volte. Poi si sono stufati. Faccio così in tutto. Anche con le ragazze.
Dico al bar: «Sono innamorato di Paola ma lei non mi vuole!».
Paola interpellata da amici: «Ok! Io non lo voglio. Però nemmeno mi ha chiesto niente».
Perché continuo a dire balle, balle, balle?
Risposta: penso che a furia di fare il cabaret uno diventa scemo.
Firmato: un capo dei boscimani.

I ladri ciulano solo la lavatrice

Una curiosa serie di furti sta avvenendo da ieri notte a Milano. I ladri entrano nelle case e ciulano la lavatrice. Solo quella, non toccano altro (soldi, quadri, telefonini, etc.). Gli interessa solo la lavatrice (se c’è, anche la lavastoviglie).
Non è raro che i vicini di casa trovino i ladri sulle scale impegnati nel portar giù la lavatrice e gli dicono: «Vi portate via solo quella? Guardate che in casa da rubare c’è di meglio».
I ladri, per non dare confidenza, non rispondono. A quel punto il vicino di casa va lui nell’appartamento e a sue spese compra una lavatrice nuova e a sue spese la fa installare al vicino derubato. Questo quando torna dalle vacanze rimane perplesso: «Ma come, avevo una lavatrice Indesit e adesso ne ho un’altra».
Senza contare che la moglie del benefattore litiga con il marito: «Ma sei un vero pirla! Abbiamo una lavatrice vecchia di 10 anni. Ti dico da mesi che è ora di cambiarla e tu cosa fai? La compri al vicino derubato. Ti lascio!».
Il benefattore: «Adesso che ci penso; non è che il nostro vicino si è messo d’accordo con il ladro perché sapendo che sono buono avrei provveduto a comprargli una lavatrice a mie spese?».
Moglie: «Pirla, ti lascio lo stesso».
Ma perché tutto questo rubare lavatrici?
Per il rame signori! Da quando il prezzo del rame è salito di cento volte al quintale, le razzie si concentrano su dove c’è. In una lavatrice ci sono 2 kg scarsi di rame. Valore cinque euro. Non so se conviene, però così va il mondo. Pensate che hanno ciulato anche il letto di Giuseppe Verdi conservato nell’Hotel Milan in via Manzoni.
Mai, nemmeno nella grande depressione del ’29 si era arrivati a tanto.
Avevano ciulato però il letto di D’Annunzio al Vittoriale, fu ritrovato intatto in un capannone alla periferia di Assago. Il ladro lo stava vendendo all’allora centravanti dell’Ambrosiana Inter. In questi giorni dispiace leggere sul giornale che sono state ciulate anche le divise della mitica banda di Affori. Subito sono state usate per rapinare un villaggio turistico in Sardegna. Il guardiano ha detto: pensavo fossero i musicisti che venivano per la sagra. Alla fine non hanno rubato niente, solo il costume della Pellegrini che era esposto da poche ore. Da buon cronista devo segnalare altri furti strani avvenuti ieri nella nostra bella cittadina (Milano).
All’Arena Civica hanno ciulato i testimoni per fare la staffetta 4×100 maschile. I malviventi hanno sfondato la porta del magazzino e qui si sono messi a dormire. Come è noto, il posto più fresco di Milano sono gli spogliatoi e i magazzini dell’Arena al Parco. Solo dopo, vedendo due giavellotti e due aste e diverse pettorine di una ronda notturna che doveva prendere servizio proprio oggi, ripeto solo allora, hanno ciulato tutto. Poi si sono vantati al chiosco bar là davanti.
Alla Scala: qui avevano una mezza idea di ciulare costumi e strumenti musicali per un ammontare di 20 milioni di euro. Ma hanno desistito in quanto uno dei ladri ha uno zio nel coro della Scala. Altro deprecabile episodio: al bocciodromo di via Washington hanno ciulato 38 serie di bocce da gara. Serie esclusive usate ai mondiali di bocce svoltosi l’anno scorso a Milano e di cui purtroppo nessun giornale ha parlato. Non vorremo che fosse un furto anomalo per far parlare di questo bellissimo sport.
Dispiace sentire che nella notte hanno ciulato le targhe della Panda di Fulco Pratesi. Era parcheggiata davanti a casa mia.
Sempre da condannare senza riserve il furto del battello che porta i turisti sul naviglio al Ticino. Il bello è che è ricomparso il giorno dopo a far lo stesso servizio. È stato riverniciato dai ladri: invece che Ente per la Navigazione interna ha scritto sulla fiancata: «Natante comunale ciulato ieri; adesso è nostro e la legge ci dà ragione».
Forse i ladri pensano che, come in mare, una nave abbandonata è di proprietà di chi la trova.
Ricordiamo ai milanesi che i maggiori furti in città avvengono quando c’è il derby Milan-Inter.
Appendice al testo.
Ecco l’elenco della merce rubata ieri (aggiornato ore 16):
15 betoniere presso cantiere linea 5 metro
2 carriole sempre lì
1 plastico dell’Expo nell’ufficio architetto Fuksas
Adesso non si ricorda più com’è. Va bene anche uno simile.
Auguri.
Curioso vedere anche un servizio televisivo che proponeva l’ultima generazione di cassaforti. L’ultima generazione è nascosta dietro una semplice presa di corrente al muro. La presa si estrae come un cassetto e qui si digita la combinazione.
Complimenti! Come ho visto io il servizio, l’hanno visto anche i ladri.
Adesso spaccheranno tutte le prese e essendo solo uno su 5 milioni che ha in casa questo tipo di cassaforti faranno solo danni.

Come farsi arrestare al seggio

Prima lezione.
Entrate al seggio e urlate: «Paola ti amo», e vi snudate. Obiettivamente è un po’ gratuita come affermazione, anche perché chi è lì c’entra come te. Comunque l’obiettivo è farsi arrestare. Missione compiuta.
Seconda lezione.
Andate al seggio e davanti a tutti cercate di dare 100 euro al presidente del seggio. Lui subito chiama i militari di guardia. Tutto viene messo a verbale. Arriva l’ufficiale di polizia, voi negate tutto. Ma ci sono 7/8 testimoni che vi inchiodano. Venite arrestato anche se incensurato. Dispiace buttare via la fedina penale così.
La prossima puntata vedremo altri modi più o meno curiosi per uscire dal seggio in manette e tra gli applausi. Processo per direttissima e reclusione in località segreta (Isola d’Elba), dove gli ispettori Onu non possono venire a vedere… dispiace dirlo ma non è giusto.
Prima votate poi urlate «Paola ti amo».
Nessuna saprà mai chi è questa Paola. Lei si vanterà al bar: «Sai chi si è fatto arrestare come pegno d’amore?».
Ingerite anche una fialetta puzzolente senza motivo in quanto l’odore rimarrà dentro di voi. Quando diranno: «Ha anche ingerito una fiala puzzolente», voi negate, il fatto non sussiste e non deve interessare dove voi ingerite fialette che sanno di uovo marcio.
Terza lezione.
Per adempiere al voto, arrivate in modo distinto al seggio verso le nove del mattino. Con calma, date i documenti allo scrutatore, poi con uno scatto afferrate il registro degli elettori e lo spaccate. Con le mani, uno strappo secco e duro. Per farlo, dovete allenarvi per almeno un mese prima delle elezioni. Iniziate a spaccare con le mani un giornale piegato, poi due, etc. fino a cinque giornali che equivale alla consistenza di un registro elettorale rilegato. Dopo questa pirlata sarete subito arrestato.
In casa, non vedendovi rincasare per il pranzo diranno: «Dov’è Carlo?».
Risposta: «È stato arrestato al seggio come uno scemo».
Dopo cinque mesi di carcere sarete rilasciato sotto cauzione. L’anno dopo, altre elezioni; questa volta presentatevi al seggio e cantate My Way. Cortesemente il personale vi chiederà di allontanarvi. Voi prima accettate, poi tutto di un colpo tirate fuori una provetta e urlate: «Questo è il virus della varicella».
Minacciate di spaccarla sul pavimento (la provetta).
A questo punto, dispiace dirlo, ma venite arrestato.
Reati: disturbo consultazioni elettorali, procurato allarme e contagio.
La provetta poi si scoprirà contenere latte di babbuino ma il fatto grave rimane.
PS: Dopo tre disturbi delle elezioni il soggetto viene schedato e purgato.
Dispiace dirlo, ma nelle successive elezioni dei funzionari pubblici arrivano a casa del «disturbatore» e lo purgano per bene. Così il giorno delle elezioni è impegnato a fare altro. Ripeto: non subito! Dopo tre disturbi elettorali consecutivi. L’uomo andrebbe anche piantonato. Potrebbe verificarsi che il disturbatore, anche se purgato, decide di raggiungere il seggio.

In riformatorio mi sono trovato bene

Quando ero in riformatorio mi sono trovato bene. Per renderci cittadini completi c’erano diversi corsi. Il corso di teatro non ho voluto farlo. Infatti alle prove c’era un insegnante che con la scusa di farci vedere come si fa a recitare ci palpava il culo.
Io: «Scusi, maestro, ma questa non è pederastia camuffata?».
Insegnante: «Ma scherzi? Devo far vedere all’attrice come toccare il suo fidanzato. Sempre a livello teatrale».
Io: «Ok! Allora sempre a livello teatrale nel dubbio questo corso non lo faccio».
Mi sono iscritto al corso per imparare a fare i cocktail. Infatti la prospettiva per noi delinquenti minorili era fare il barman nei night gestiti dalla mala. Al riformatorio c’era un bar molto attrezzato con spumanti, spumantini, rum, whisky e tutto quello che serve. Noi dopo aver fatto i cocktail li bevevamo direttamente. L’educatore rimaneva un po’ perplesso.
Io: «Guardi, noi abbiamo un senso civico ambientalista molto elevato per cui facciamo i cocktail a Km zero. Cioè prodotti e consumati sul posto».
L’educatore, che aveva la «testa quadra», cioè no buco dell’ozono, no sfruttamento delle foreste, etc. subito era contento. «Che bella iniziativa, che nobiltà di intenti». Un altro più pragmatico: «Per me questi ragazzi sono tutti ubriaconi».

Il bambino che offendeva gli orsi

Il bambino che offendeva gli orsi è un bellissimo racconto che «Il Giorno» non vuole pubblicare. Parla di un bambino (10 anni, 87 kg) che allo zoo safari diceva agli orsi, ma anche alle giraffe: «Ladri, ubriaconi, andate a lavorare, vergogna, etc».
La gente che sentiva diceva: «Che bambino maleducato, ma perché non offende anche gli altri animali, oltre agli orsi? E le giraffine appena nate?».
Lo zoo safari gli ha fatto causa. I genitori all’udienza si sono presentati in canottiera. Il giudice: «Come mai il bambino è così sfacciato?».
Genitore: «L’avrà visto in televisione».
Giudice: «Io non l’ho mai visto in televisione, offendere gli animali. L’udienza è sospesa».
Tutte le televisioni, venute a sapere della versione difensiva, hanno fatto causa al bambino. Il bambino nel frattempo era diventato un cantante lirico molto apprezzato negli Usa. Speriamo nel tempo libero non vada allo zoo di Boston a offendere i gorilla.

I dromedari del circo bevono fisso

Ieri ho visto i dromedari del circo bere, è un continuo bere. Erano parcheggiati fuori dal circo. Era primo pomeriggio. Su due ore che sono stato lì hanno bevuto fisso. Alcuni inservienti continuavano a riempire delle vasche d’acqua. Oltre a me si sono fermati tanti anzianotti a guardare. Alla fine il padrone del circo ha tirato una tenda. Si è accorto che c’è più gente che viene a vedere bere i dromedari che chi entra per lo spettacolo. Infatti il giorno dopo ho pagato volentieri 7 euro per vedere bere i dromedari. Non penso siano addestrati apposta per far finta di bere. Comunque un signore mi fa: «Bevono come cammelli». Io: «È una roba da matti, non ho mai visto bere così tanto, anche perché non fa così caldo». Anziano: «A meno che adesso partono in carovana con spezie, stoffe e balle varie e non bevono prima di arrivare al casello di Melegnano». Io: «Sì, poi li caricano su e li portano a Düsseldorf». Anziano: «Ma non faccia il cretino. Piuttosto, quella mantella copridromedario sa a Milano dove la vendono?». Io: «C’era un negozio in Buenos Aires che aveva tutto per bambini torero, ma il titolare è andato in pensione ieri». Anziano: «Era suo zio?». Io: «No! Ma lo conoscevo perché faceva gare di bellezza con me. Anzi, dovevamo aprire l’Expo di Siviglia nel 2005, ma non ci hanno fatto sapere più niente». Anziano: «Fa una gara con me a chi emette più fatture false entro domani alle 18?». Io: «Ci sto». Anziano: «Non valgono i parenti».

I fratelli Tonnellata

Ero a Milano in una zona nuova. Vedo via Fratelli La Tonnellata (secca). Entro in una bottega e chiedo: «Scusi, ma che nome di via è questo?». Bottegaio: «Ma come? I fratelli Tonnellata sono stati il primo fenomeno punk di fine Ottocento. Erano gli italiani più famosi al mondo». Aveva ragione. I fratelli La Tonnellata erano cinque fratelli che insieme pesavano 1.000 kg non equamente ripartiti: uno pesava 380 kg, Carlaccio 120, Ginarlone 70, un altro 200, eccetera. Tutti erano alti 170 cm. Dicevano di essere ritardati ma non era vero. Inutile dire che si esibivano come curiosità da baraccone nelle sagre di paese. Possiamo dire che come lavoro facevano i cretini. Nel 1930 uno dei fratelli La Tonnellata fu messo in galera per obesità, reato poi tolto dal codice penale. Questo non in Italia ma in Nuova Guinea. Motivo? Quando passava per strada dava fastidio. La media di peso di queste popolazioni è 50 kg per l’uomo, 40 per la donna. Vedere passare cinque pertiche del genere non poteva che provocare lamentele in comune. Uno dei fratelli La Tonnellata veniva usato così: nei teatri d’opera o di prosa, durante la recita a un certo punto saltava giù una parete. Insieme franava sul palco uno dei fratelli La Tonnellata, di solito quello di 480 kg. Nessuno lo sapeva prima. A volte nemmeno l’impresario teatrale, che infatti faceva causa al grandissimo obeso. Poi però cominciarono a capire che lo spettacolo più bello era proprio l’irruzione dell’obeso. Chiaramente ne venne fatto un uso eccessivo: in alcuni negozi di Milano, il sabato pomeriggio, all’improvviso crollava una parete e saltava dentro in pigiama il toro di 370 kg. Per questa cretinata prendeva 5.000 lire d’ingaggio, che allora erano i 2.000 euro di adesso. Giravano i soldi e cominciavano le discussioni tra i fratelli Mille Chili. Alcuni si lamentavano perché su 100 irruzioni (anche a feste di compleanno) 97 le faceva sempre il Ginone. Per forza, pesava più di tutti gli altri messi insieme. Infatti in quel periodo Ginone pesava 580 kg, Carlaccio 100, Paolone 200 e gli altri due 60 kg, una vergogna. Alla fine decisero di dividersi. Finirono tutti al manicomio. Non perché erano scemi, ma perché erano più comodi a fare i cretini lì. Milano gli ha dedicato un museo aperto 24 ore al giorno. La media di visitatori è una delle più basse al mondo. Non so perché il biglietto è caro, ma il comune tende a nascondere l’esistenza di questo museo (si vergogna? non penso) e non c’è niente esposto tranne un catino dove si dice facevano i cretini a scuola (con esso). Ricordiamo che nel 1950 lo stesso impresario dei La Tonnellata Secca inventò i fratelli Pertica: nove fratelli, sette maschi e due femmine. Tutti alti sopra i 210 cm, le ragazze meno, 175 cm circa. Anche loro furono arrestati per questo motivo.

Sono anch’io della Digos

Ieri alla mattina presto siamo partiti. Gita a un...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. DOVE MI GIRO HO UN CONFLITTO D’INTERESSI
  5. COME PENTITO DI GIORNALISMO ERO ATTENDIBILE
  6. CI DICIAMO «AMORE PER SEMPRE» TANTO PER FARE I CRETINI IN STAZIONE
  7. HO LEVATO IL POSTER DI ALBERTONE EINSTEIN DAL MIO SOGGIORNO
  8. IL VILLAGGIO OLIMPICO È PIENO DI SPIONI
  9. A MONACO M’INNAMORO DELLA BARISTA DEL BAR DELLA STAZIONE
  10. COCKTAIL A KM ZERO
  11. Ringraziamenti