CAPITOLO 9
UNA GIORNATA IN FAMIGLIA
Tutti insegnano a tutti
Incontriamo di nuovo la nostra famiglia Bianchini, che ci accompagnerà per tutto il capitolo alla scoperta delle situazioni più ricorrenti nella vita quotidiana di una tipica famiglia italiana: papà Carlo (40 anni, impiegato), mamma Luisa (35, segretaria part-time) e i figli Giorgio (11, primo anno della scuola secondaria di primo grado), Sandra (7, secondo anno della scuola primaria) e Tommaso (4 anni, secondo anno della scuola dell’infanzia). I loro nomi sono fittizi, ma la vita che conducono riflette quella di innumerevoli famiglie del nostro Paese. In altre parole, tutti noi – in quanto padri, madri o figli – possiamo riconoscerci in loro.
A casa Bianchini, da tempo le cose non vanno come dovrebbero. Giorgio non studia, i professori dicono che è indisciplinato e che spesso in classe è provocatorio nei loro confronti e anche in quelli dei compagni (peraltro, la stessa cosa si verifica a casa, soprattutto con i genitori). Sandra è la cocca di papà, che l’accontenta in tutto allontanando sempre di più i due maschietti; lei è infatti la tipica “reginetta” di casa: è viziata, come spesso lo sono le uniche bimbe tra figli maschi, le si risparmia ogni tipo di collaborazione domestica perché è “piccola” ed erroneamente ritenuta, in quanto femmina, più fragile dei maschi. Tommaso sta invece diventando molto capriccioso: quando vuole qualcosa si rivolge sempre alla mamma, che lo considera il suo “ometto”, aumentando così la gelosia di Sandra verso di lui.
Risultato: i genitori sono disperati, non ce la fanno più, e le giornate sono diventate per loro un enorme peso dal momento in cui ci si alza al mattino fino a tarda sera quando, finalmente, i figli si sono addormentati. Avete presente quei quadretti di vita familiare delle vecchie pubblicità? Tutti seduti a tavola per bene, nuvolette sopra ogni testa con “Grazie” e “Per favore”, i fiori sul tavolino in soggiorno, i genitori a spasso con i figli per mano? Ebbene, la vita dei Bianchini è tutto il contrario: capricci dalla prima colazione (c’è sempre qualcosa che non va, o addirittura la si salta per poter comprare focaccia e brioche dal panettiere sotto casa), e poi a ogni pasto (non è meglio mangiare un panino davanti alla tele?); capricci per organizzare i pomeriggi (i suggerimenti di mamma e papà vengono costantemente rifiutati o persino giudicati assurdi e senza senso dai figli); ancora capricci per svolgere i doveri più elementari: studio («Faccio i compiti dopo…»), attività sportive («È una barba, preferivo altro…»); continue contestazioni tra Giorgio e Sandra anche per il semplice uso delle parti comuni della casa (bagno, soggiorno, cucina, persino il corridoio dove c’è il telefono, o il garage con le biciclette). Sfiniti e convinti di aver sbagliato tutto, Carlo e Luisa non riescono più a trovare neppure un momento per sé e rischiano di entrare in crisi anche come coppia.
Ecco la situazione che sperimentano spesso mariti e mogli con figli: nessun membro della famiglia si sente colpevole del generale disagio, e spesso la coppia non riesce a incanalare il comune scontento in un sentiero positivo e risolutivo, superando i problemi contingenti e l’insoddisfazione dominante.
È a questo punto che i Bianchini decidono di chiamarmi. Li vado a trovare subito per osservare direttamente – cosa che faccio sempre – la famiglia e le sue dinamiche, anche solo per un paio d’ore. Se si vogliono “leggere” le emozioni, è indispensabile infatti guardare in faccia le persone e seguirne i movimenti.
Eh sì, la famiglia è una realtà importantissima che racchiude quasi sempre in sé la spiegazione di tanti comportamenti, direi di quasi tutti.
Infatti ognuno di noi “insegna” agli altri come comportarsi. Vi faccio subito un esempio.
Ore 16,30 di una domenica pomeriggio nella cucina della famiglia Bianchini.
Mamma: «Stasera vengono i nonni a cena: vorrei proprio preparare qualcosa di buono ma ho pochi ingredienti in casa.»
Papà: «Certo, tu dimentichi sempre di fare la spesa al sabato!»
Mamma: «Al sabato c’è sempre tanta gente al supermercato e io ho altre cose da fare; la spesa potresti farla tu, almeno…»
Papà: «Ma in questa stagione i supermercati sono aperti anche alla domenica mattina…»
Mamma: «Certo, ma tu proprio non aiuti mai in casa…»
Papà: «Io lavoro tutto il giorno per la famiglia!»
Mamma: «E io? Ufficio, casa, bambini e persino un uomo grande come te…»
Papà: «E allora, cosa fai da mangiare per stasera?»
Mamma: «Vediamo un po’… Ho del riso che forse basta per tutti, un po’ di pomodori e insalata, due scatolette di tonno, e farina, uova e zucchero per fare una torta.»
Papà: «Coraggio, sei una bravissima cuoca. Io penso che la cena sarà buonissima. Intanto, insieme con i bambini, cercherò di apparecchiare la tavola.»
Mamma: «Grazie, caro, sei un angelo quando vuoi.»
Proviamo a leggere il colloquio tra mamma e papà: sicuramente è iniziato male, con un certo nervosismo, e stava prendendo una brutta piega perché metteva in luce solo i comportamenti sbagliati dei due protagonisti («Ti dimentichi…», «Non aiuti…», «Io lavoro e tu no», «Io lavoro più di te»), e queste recriminazioni non portano a nessuna soluzione positiva.
Se esaminiamo invece la seconda parte del dialogo, possiamo notare che la mamma si fa forza e cerca una soluzione, papà coglie questa positività e la commenta con un complimento alla moglie la quale, subito, lo ricambia. Dalla tragedia alla commedia, non vi pare?
Ebbene sì, le persone si “insegnano” reciprocamente a comportarsi; per quanto riguarda il comportamento infatti:
• I genitori “lo insegnano” ai figli.
• I bambini “lo insegnano” ai genitori.
• I mariti “lo insegnano” alle mogli.
• Le mogli “lo insegnano” ai mariti.
Tutti i comportamenti vengono “insegnati”. Se ne deduce che ognuno di noi può cambiare alcuni atteggiamenti degli altri, quando ritiene che ce ne sia bisogno; e soprattutto è certo che, come genitori, siamo noi a determinare il comportamento dei nostri figli.
Ma – attenzione – possiamo cambiare il comportamento, non la persona.
Un’altra conclusione importante che possiamo trarre da queste riflessioni è che ognuno di noi può giudicare gli altri solo in base alloro comportamento. Non posso dire che un bambino di 2 anni è “cattivo” (giudizio sulla persona) perché mi ha strappato il libro di mano; posso solo affermare che non ha usato il comportamento corretto per prenderlo! Questa distinzione è importantissima nella relazione con le persone che ci stanno accanto.
Tornando al piccolino, quando afferra un oggetto pericoloso per lui, non siamo forse noi i primi a strapparglielo di mano? Sono io adulto, allora, il responsabile del suo comportamento. E lo sarò fino a quando non l’avrò educato a gestirsi in modo corretto e responsabile.
Gli esempi di quanto noi adulti influenziamo i comportamenti dei bambini sono innumerevoli. Ricordate i vostri figli da piccolissimi? Se vi avvicinavate a loro con un bel sorriso calmo, a poco a poco sorridevano e si rasserenavano; se invece rimanevate seri, potevano addirittura scoppiare a piangere. Questa semplice esperienza ci dimostra che si “imparano” le emozioni proprio vivendole attraverso chi ci circonda.
Facciamo un altro esempio: il piccolo di pochi mesi sta giocando con le sue manine e la mamma gli è accanto, ma appena lei si allontana per andare a stirare lui si mette a piangere; a questo punto, se la mamma accorre allarmata gli insegna che, per avere la sua attenzione, deve piangere. Così, semplicemente, la madre ha “insegnato” un comportamento al bambino. Certo, la mamma deve andare a vedere quando un bimbo piange, ma deve essere serena, mettendolo in grado di star bene anche da solo e facendogli sentire che è con lui sempre, anche quando è nella sua cesta a guardare la tenda che sbatte al vento. In questo modo, il pianto di richiamo si trasformerà presto in gridolini di soddisfazione perché il bambino ricorda il suo sorriso o il suono della sua voce serena.
Torniamo ai Bianchini: prima di addentrarmi nei comportamenti specifici di tutti i familiari, faccio un discorso preliminare che suona pressappoco così: «Mi avete chiamata perché siete in crisi, perché siete insoddisfatti della vita che state conducendo come famiglia e come singoli componenti. Niente va più per il verso giusto. Tuttavia, quando si è in crisi si vede nero ovunque, ma spesso non è così: bisogna solo osservare meglio. Come nel cielo durante il temporale: da qualche parte si trova sempre l’arcobaleno o, magari, solo un pezzettino di azzurro! È l’arcobaleno o lo squarcio di cielo limpido che bisogna guardare per ricominciare a sorridere».
A questo punto posso continuare: «E allora diamoci da fare! Ho preparato un foglio per ognuno di voi (tranne ovviamente per Tommaso che non sa scrivere, ma può comunque rispondere a voce) e voglio che, separatamente, scriviate le tre cose materiali della realtà domestica che preferite, e le tre attività familiari più gradite».
I Bianchini hanno risposto così:
Poi ho fatto un’altra richiesta a ciascuno dei Bianchini: definite con un aggettivo ognuno dei componenti della famiglia, privilegiando l’aspetto che preferite. Queste sono state le loro risposte:
Prima di passare alle tante osservazioni che posso fare sulle risposte dei Bianchini, ci tengo a ricordare una cosa importante: la famiglia è un gruppo di persone che stanno insieme perché si vogliono bene e che vogliono stare bene insieme. In famiglia non dovrebbe mai esserci competizione («Io sono più bravo», «Io mi dedico di più», «Solo io apparecchio bene la tavola», «Io sono l’unica a pulire il bagno»…), ma solo collaborazione per il bene di tutti e di ognuno. In famiglia non deve mai esserci il primo della classe! Nelle pagine precedenti abbiamo già accostato il termine “famiglia” a “squadra”: con la squadra si vince o si perde tutti… e so che voi volete vincere!
Dalle osservazioni dei Bianchini (all’inizio molto incerti nell’eseguire il “compito”) potete osservare come sono gratificanti le qualità che si sono reciprocamente trovati: per Carlo sarà piacevole sentirsi dire che è forte e buono, due caratteristiche che vanno perfettamente d’accordo con la sua legittima consapevolezza di essere un capofamiglia capace e corretto nei riguardi di tutti.
Anche Luisa, in quanto donna e mamma, ha sicuramente apprezzato di essere definita “dolce e buona”, e i bambini hanno constatato di avere dei genitori “buoni”. Di certo, tutti avranno sulle labbra un sorriso nel vedere che, nonostante i quotidiani momenti di crisi, dopotutto non va niente male!
E ai genitori la constatazione delle qualità dei figli avrà confermato la sensazione di essere persone fortunate e orgogliose della loro prole!
Fare il punto in famiglia sulle buone qualità di ciascuno e di tutti dà una sensazione di sicurezza e orgoglio nel pensare al futuro: è un esercizio che ogni nucleo dovrebbe fare invece di ingigantire le preoccupazioni. Provare per credere!
C’è una frase che mi è cara, e che ho imparato a mie spese… Ve la trasmetto come regola aurea: nella vita non serve quasi mai preoccuparsi per noi, ma bisogna occuparsi di noi.
Volete alcuni esempi? Eccoli qua:
• Carlo e Luisa riconoscono che Giorgio è vivace e intelligente; invece di sgridarlo perché ha preso un brutto voto in geografia, si mettono accanto a lui e si fanno spiegare il mappamondo… che è rimasto a impolverarsi per mesi sullo scaffale più alto della cameretta.
• Luisa sa che Sandra è giocherellona e accomodante? E allora la prega di aiutarla a riordinare il cassetto delle posate, magari dividendole da quelle del fratellino Tommaso. Sembrerà un gioco, e la farà sentire importante in cucina con la mamma.
• E se Tommaso è spesso buffo e sempre bello, perché non guardarlo e abbracciarlo quando si è un po’ giù di morale?
Cosa fare invece della tabella delle attività e dei luoghi preferiti della casa? Ebbene, bisogna tenerne conto per trovare il giusto spazio e il giusto tempo di qualità adatto a ogni componente: certamente, dopo averlo fatto, saranno tutti più soddisfatti e i malumori diminuiranno. E poi queste attività si possono spesso abbinare, per la soddisfazione di tutti: i Bianchini, per esempio, con un giro in bicicletta possono raggiungere la periferia dove, trovato un prato, Giorgio, Tommaso e papà possono tirare qualche calcio al pallone, Sandra può raccogliere dei fiori da mettere nei suoi vasetti sul balcone e la mamma può girare e dare un’occhiata ai negozietti di un quartiere che non conosce.
E si può anche scegliere una serata per vedere insieme un film in tv, magari in dvd o registrato precedentemente.
Cosa è successo ai Bianchini dopo le due tabelle compilate e i miei commenti? Con mia grande soddisfazione, hanno capito che dovevano festeggiare il loro essere “famiglia”. Hanno cominciato con una cenetta preparata semplicemente, si sono seduti in cerchio tra il divano e la tv (spenta!) e hanno fatto un gioco divertente: dire all’orecchio del vicino la qualità più bella che trovavano in uno dei componenti per vedere come la parola “arrivava” proprio al suo orecchio. Che risate! Mamma Luisa ha saputo così di essere “supercalifragilissimissima!” e papà Carlo addirittura “superReLeone”; e Tommaso dov’era in questo gioco? Si è divertito a ripetere anche lui quelle parole divertenti ed è stato definito da tutti il “Clown Tommasino dal fiuto sopraffino”! Lui ha gradito molto, naturalmente: fare il pagliaccio gli piace e gli riesce pure bene!
Detto questo, anche voi lettori potete fare...