PARTE VI
Se tra i presenti ci sono delle donne e la bara deve essere interrata, qualcuno dovrà provvedere che la tomba sia circondata di rami e frasche, per attenuare l’impressione della nuda terra.
Emily Post, Etiquette, 1922
11
Arabella
Claire, 1961
Lasciarono l’ospedale per riposarsi un po’. In auto, Claire disse a Peter che qualcuno aveva indovinato il color taupe. «Ci crederesti?» mormorò.
Peter rise. «Non posso nemmeno credere che voi ragazze abbiate organizzato un concorso per questo.» Allungò la mano sul sedile e le accarezzò i capelli. «Sciocche.»
Claire guardò tutta quella neve fuori dal finestrino. «Magari potremmo portare Kathy in slittino» disse.
«Nelle tue condizioni?»
«Il bambino non cadrà fuori» lo prese in giro.
«Ma comunque…» fece lui.
«Pensi che ci sia uno slittino da qualche parte?»
«Può darsi. Scommetto che Jimmy e Connie ne hanno un paio.»
«Direi che potremmo portare con noi il piccolo Jimmy. Connie ha tenuto Kathy tutta la mattina. Sarebbe giusto.»
Si accorse che Peter non era ancora convinto dell’idea, ma non le importava. Sarebbe andata da sola con i bambini, se lui non avesse voluto. Claire riusciva praticamente a sentire il vento che sferzava contro le guance durante la discesa. Lo stomaco che quasi doleva per la velocità e i sobbalzi, un po’ come in ottovolante. Certo, avrebbero dovuto indossare degli abiti caldi. Erano partiti così di fretta che Kathy aveva solo il cappottino con gli alamari e un cappello. Niente pantaloni da neve e manopole.
«Forse hanno una tuta da neve adatta a Kathy» disse.
«Credevo che fossi esausta.»
«Lo sono. Ma prendere un po’ d’aria fresca sarebbe bello.»
«E dove esattamente pensi di usare lo slittino?»
«Dimmelo tu. Dove andavi a giocare con lo slittino?»
«Al Roger Williams Park, immagino.»
«E allora andremo lì.»
Peter sospirò, esasperato. «Se vuoi, ci andiamo. Ma tu devi stare a guardare. Va bene?»
Non andava bene, pensò Claire. Le donne incinte montavano a cavallo, nuotavano e facevano qualunque cosa. Anzi, Dot era andata a sciare a ventotto settimane di gravidanza, e Bill ne era parso assolutamente fiero. «È una dura» aveva detto, raggiante.
Invece Claire mormorò «Come vuoi», poi premette la fronte contro il finestrino.
Avrebbe voluto indicare lo strato di ghiaccio che copriva gli alberi, e i cavi del telefono che scintillavano dando al tutto un aspetto quasi magico. Avrebbe voluto dire quanto era bello. Ma di certo Peter avrebbe avuto qualcosa in contrario al riguardo, perciò continuò a guardare fuori dal finestrino, mentre Providence le scorreva davanti.
«Ha telefonato qualcuno per te» disse Connie appena Claire e Peter entrarono in casa.
Claire pensò che pareva fosse rimasta tutto il tempo in piedi in quell’ingresso ad aspettarli.
«Per me?» domandò.
Peter aveva la fronte aggrottata.
«Chi mai…» fece Claire, ma Connie stava aprendo un foglietto di carta gialla a righe e si preparava a leggerlo.
«Alle 2.20.»
«Hai mancato di poco la telefonata misteriosa» commentò Peter.
«Dot ha chiamato e ha detto…»
«Visto?» gli fece notare Claire. «È solo Dot.»
«Si scusa del disturbo e dice che è una sciocchezza, ma pensava che avresti voluto votare per il colore che Jackie indosserà stasera, al ballo.»
«Oh, santo Cielo» mormorò Peter.
«Dice» proseguì Connie, «che al vincitore toccherà una cena in suo onore. A coppie.»
«Divertente!» esclamò Claire.
Connie ripiegò il foglietto e glielo porse. «Lei ha votato per il blu notte» aggiunse.
«Proprio quello che stavo pensando. Adesso dovrò farmi venire in mente un altro colore.»
«Io insisto con il rosso» disse Connie accendendosi una sigaretta. «Voglio dire, chi mai porta il marroncino? Ma l’hai vista bene, oggi? Marroncino.»
«Be’, taupe» precisò Claire.
Connie strinse gli occhi.
«Tecnicamente vestiva in taupe» ripeté Claire.
Non si era accorta che Jimmy stava sulla soglia dell’appartamento, con una maglietta bianca senza maniche che non nascondeva tutti i peli fitti come erba sul petto e sulle braccia.
«Taupe?» chiese scherzoso. «Che diavolo è?»
«È…» Claire si sforzò di descriverlo, «una specie di beige…»
«Marroncino» insisté Connie, sorridendo.
«Va bene» tagliò corto Claire, desiderando solo uscire di lì. In effetti faceva fatica a respirare.
«Stai bene?» domandò Jimmy. «Hai un colorito che tende un po’ al verde.»
«Ho bisogno di aria fresca» rispose. «Pensavo che potrei portare il piccolo Jimmy e Kathy a giocare con lo slittino. Al parco?»
«Certo» fece Connie. «Gli slittini sono giù nel seminterrato.»
Claire aveva già la mano sulla porta. «Esco solo un momento.» Mentre si richiudeva la porta alle spalle, udì Jimmy dire: «È un po’ delicata, vero? Connie spara fuori i bambini e via».
«Nove mesi» confermò Connie, «e nemmeno un rigurgito.»
Claire si sedette sui gradini all’entrata e appoggiò la testa al portone.
Pensa a Jackie, si disse. Chiuse gli occhi e respirò grandi boccate d’aria. Era così fortunata, Jackie. La first lady. Con quel bel marito, quei bambini e la Casa Bianca, e tutti quei soldi a Newport, e i cavalli, e parlare francese. Sembrava un personaggio uscito da una fiaba.
Claire riaprì gli occhi. Bianco. Jackie quella sera si sarebbe vestita di bianco. Non bianco panna o bianco neve, ma bianco da paese delle favole. Ne era certa. Le pareva quasi di vedere la scena, Jackie con uno scintillante abito bianco, che ballava con suo marito il presidente.
Con un sorriso Claire tornò dentro e salì le scale, per andare in camera della suocera a telefonare a Dot.
Aveva dimenticato quanto ci voleva a infilare le tute da neve e le manopole ai bambini. Quando furono tutti allacciati e sigillati, era esausta. Poche settimane prima, dopo una grande nevicata, aveva faticosamente infagottato Kathy nel suo completo da neve per poi ritrovarsela in lacrime e infreddolita nel giro di pochi minuti, pronta per tornare a casa. Ora, se non altro, tutto il lavoro per preparare i bambini a uscire con lo slittino sarebbe stato ricompensato da un paio d’ore di discese giù per le collinette innevate al parco.
In auto mangiarono cereali zuccherati sul sedile posteriore e guardarono insieme un libriccino illustrato. Claire riusciva quasi a immaginare un futuro con due bambini, Kathy e il nuovo arrivato seduti là dietro, a giocare e chiacchierare, crescendo sotto la sua supervisione. Per quei venti minuti, passando accanto a cumuli di neve, Claire si concesse di dimenticare il presente.
Ma poi, all’improvviso si ricordò quello che le aveva raccontato Rose. Guardò i bambini per assicurarsi che fossero ancora occupati, poi disse a bassa voce: «Hanno arrestato l’uomo che ha rapito Dougie Daniels».
«L’hanno preso?» domandò Peter.
«Non lo sapevi?»
Lui scosse la testa. «No, accidenti.»
«Che razza di persona può fare una cosa del genere?» chiese Claire.
Non si aspettava una risposta, ma Peter commentò: «Un bastardo malato di mente, questo è certo».
Alla parola “bastardo”, lei si voltò per essere sicura che i bambini non avessero sentito. Kathy teneva in mano il libriccino e fingeva di leggerlo ad alta voce, e il piccolo Jimmy ascoltava rapito.
«È finita, finalmente» disse Claire, cercando di immaginare Gladys Daniels che apprendeva la notizia. Per lei invece non sarebbe mai finita.
Davanti a loro comparve il parco. Tutte le collinette erano punteggiate di persone in slittino, brillanti chiazze di rosso, verde e azzurro sulla neve candida. Il cielo era passato dal grigio a un nitido blu. Senza nubi, sembrava estendersi all’infinito. Claire sorrise tra sé, compiaciuta della sua idea. Si allungò sul sedile e diede un leggero bacio sulla guancia a Peter. Sorpreso, lui si portò la mano sul viso, come se lei l’avesse marchiato.
«Grazie» disse ugualmente lei.
«Le cose che faccio per te, Clairezy…» fece lui, la mano ancora poggiata sul punto che le sue labbra avevano toccato.
Stava cercando di cancellare tutto? si domandò Claire. O di conservarne traccia?
Non indugiò in auto. Scese nell’aria fredda e aiutò i bambini. Prendendoli per mano, si avviò attraverso l’affollato parcheggio. Alle sue spalle sentiva il rumore degli slittini trascinati da Peter, che sfregavano sull’asfalto ghiacciato. Connie e Jimmy ne avevano una collezione nel seminterrato: Claire ne aveva scelto uno piccolo con lo schienale alto e due di medie dimensioni.
Quando arrivarono ai piedi della collinetta, Kathy era nervosa, già troppo stanca per salire e non ci fu verso di convincerla. Il piccolo Jimmy, invece, cercava disperatamente di trascinare uno degli slittini più grandi, senza perdersi d’animo, nonostante scivolasse all’indietro e rimanesse più o meno sempre nello stesso punto.
«Guarda un po’ Sisifo» disse Peter.
«È quello che…»
«Il macigno» aggiunse il marito.
«Esatto.»
Lui adorava i miti greci. Persefone, Ermes e Afrodite. Claire non riusciva mai a ricordarli bene. A Natale Peter le aveva regalato un libro con elaborate illustrazioni sulla mitologia greca, scritto da una coppia di svizzeri. La moglie aveva realizzato i disegni su lastre di legno o qualcosa del genere. Era piuttosto bello, e Claire aveva detto che lo trovava fantastico, ma in realtà pensava che fosse un regalo più per lui che per lei. La sera Peter lo leggeva a Kathy, che invece avrebbe preferito i suoi libriccini illustrati per bambini, con galline e cagnolini, storie semplici e disegni vivaci.
Ormai Kathy era in preda a una vera e propria crisi, gridava a squarciagola, voleva Mimi e pestava i piedi.
«Accompagno in cima Jimmy» disse infine Peter.
«E mi lasci qui con lei?»
«È stata una tua brillante idea» rispose lui, prendendo la corda dello slittino che il bambino continuava a cercare di trascinare sulla collina. «Andiamo, ragazzo.»
Claire lo guardò marciare deciso verso la cima.
«Kathy, ora smettila. Andare in slittino è la cosa più divertente che tu possa immaginare» disse Claire con la sua voce più suadente.
Ma la crisi aveva preso comple...