Due varianti di me (Life)
eBook - ePub

Due varianti di me (Life)

  1. 275 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Due varianti di me (Life)

Informazioni su questo libro

Cosa faresti se il destino ti offrisse una seconda possibilità? Rachel ha vent'anni, amici meravigliosi e tutto il futuro davanti. In tasca, la lettera di ammissione alla più prestigiosa scuola di giornalismo inglese. Poi, una terribile disgrazia. E due vite diverse che l'aspettano. Cinque anni più tardi… Per la prima volta da quella notte fatale, Rachel sta tornando nel paesino in cui è cresciuta. Sul volto ha una cicatrice, a ricordarle in ogni istante il segno indelebile dell'incidente che ha infranto i suoi sogni e le ha portato via il suo migliore amico. Ma quando per una caduta banale batte la testa e si risveglia in ospedale, tutto intorno a lei è cambiato. È come se il suo mondo, dal momento dell'incidente, avesse preso un binario diverso. Ora ha il lavoro che ha sempre desiderato, un elegante appartamento a Londra, e il suo migliore amico è lì, accanto a lei. Sarebbe bellissimo se l'orologio fosse tornato indietro. Ma la vita non funziona in questo modo… o sì? Sorprendente, romantico, straziante, Due varianti di me ha conquistato le lettrici inglesi: autopubblicato in rete, è diventato immediatamente un bestseller, attirando l'attenzione degli editori di tutto il mondo. Non riuscirete a smettere di leggere e, arrivati alla fine, non potrete trattenere le lacrime.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Due varianti di me (Life) di Dani Atkins in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

1

Settembre 2008

Molto dopo che le urla furono cessate, mentre sentivo solo il pianto sommesso dei miei amici che aspettavano l’ambulanza, mi accorsi che stringevo ancora in mano la monetina portafortuna. Le dita si rifiutavano di lasciar andare il piccolo talismano di rame, come se con la sola forza di volontà potessi far tornare indietro il tempo e cancellare quella tragedia.
Era passata davvero solo mezz’ora da quando Jimmy l’aveva trovata nel parcheggio del ristorante?
«Porta fortuna!» aveva esclamato, lanciandola in aria e afferrandola al volo.
Ci eravamo scambiati un sorriso, ma poi nei suoi occhi avevo visto un lampo d’irritazione quando era intervenuto Matt: «Jimmy, potevi dirci che eri a corto di soldi: non c’è bisogno di cercarli per terra!».
Matt mi aveva messo un braccio intorno alle spalle, tirandomi a sé. Con il solito tatto, faceva pesare che era molto più ricco di lui. Ma lo sguardo furibondo di Jimmy non dipendeva da quello… anche se l’avrei capito solo parecchio tempo dopo.
Aspettammo il resto della comitiva nel tiepido crepuscolo di settembre. Quando Matt e io eravamo arrivati, Jimmy era già lì. Matt aveva fatto lentamente il giro del parcheggio alla ricerca del posto migliore per sfoggiare il suo nuovo giocattolo. Probabilmente era ancora nella fase “luna di miele” con la nuova macchina: sportiva, lucida e costosa. Non so altro, non me ne intendo. Gliel’avevano regalata i genitori per il diploma. Già questo dice tutto quel che c’è da sapere sulla famiglia di Matt, e spiega perché tendeva a essere irritante quando parlava di soldi. Quasi sempre riusciva a trattenersi, ma ogni tanto si lasciava sfuggire una battuta e nel gruppo si creava il gelo. Speravo che non rovinasse una delle ultime serate che avremmo passato tutti insieme.
«Sei andato al lavoro oggi?» chiesi a Jimmy. Conoscevo già la risposta, ma ero impaziente di cambiare argomento.
Lui mi rivolse il sorriso di sempre, lo stesso da quando aveva quattro anni. «Sì, aiuto mio zio ancora per questa settimana, poi dirò addio a carriola e forcone. Io e il mondo del giardinaggio ci lasceremo senza rimpianti.»
«Guarda il lato positivo: hai un’abbronzatura incredibile. Altro che riempire scaffali al supermercato.» Ed era vero: dopo mesi di lavoro all’aria aperta la sua carnagione chiara aveva assunto una sfumatura dorata e i muscoli delle braccia erano più tonici e definiti. Matt e io, invece, eravamo ancora abbronzati dalla vacanza nella villa dei suoi genitori in Francia. Un altro regalo per gli esami, ma stavolta anche per me.
A dire il vero mio padre non l’aveva presa tanto bene. Certo, Matt gli piaceva; veniva spesso a casa nostra e stavamo insieme da quasi due anni. Ma all’inizio non ero sicura che papà mi avrebbe permesso di andare via per due settimane con la famiglia di Matt. Un po’ per i soldi, perché naturalmente i suoi genitori non avrebbero accettato un centesimo. L’altro motivo – il motivo principale – era la questione gelosia. Credo sia così per tutti i padri, ma nel nostro caso il problema sembrava più serio, visto che non c’era una madre a stemperare la tensione padre-fidanzato. Alla fine ero riuscita a convincerlo che non aveva nulla da temere: io e Matt avremmo dormito in camere separate e saremmo rimasti sempre con i suoi genitori. In pratica gli avevo mentito.
Ero stata via solo un paio di settimane, ma a fine mese sarei partita per l’università. Come se la sarebbe cavata papà da solo? Accantonai subito quel pensiero: avevo passato quasi tutta l’estate a tormentarmi e non volevo rovinare l’ultima serata con gli amici preoccupandomi per cose che tanto non avrei potuto cambiare.
Per fortuna, proprio in quel momento entrarono nel parcheggio altre due macchine, molto più vecchie di quella di Matt ma non meno adorate dai rispettivi proprietari. Si aprì la portiera posteriore della piccola auto blu, la più vicina a noi, e Sarah ci venne incontro ondeggiando pericolosamente su tacchi troppo alti. Mi strinse a sé.
«Rachel, come va?»
Ricambiai l’abbraccio e mi commossi all’idea che di lì a poco l’avrei rivista solo durante le vacanze, anziché ogni giorno. Insieme a Jimmy, era la mia più cara amica. E, per quanto fossimo uniti lui e io – e lo eravamo sempre stati –, di alcune cose riuscivo a parlare solo con lei.
«Scusate il ritardo» disse Sarah.
Le rivolsi un sorrisetto. Era sempre in ritardo. Era bellissima anche acqua e sapone, eppure per prepararsi impiegava un secolo: cambiava abito e pettinatura varie volte prima di lasciarsi trascinare via dallo specchio, e non pareva mai soddisfatta del risultato. Il che era assurdo: con il suo visetto a cuore, i riccioli castani e lucidi e la corporatura snella era praticamente perfetta.
«Aspettate da tanto?» mi chiese prendendomi a braccetto. Mi allontanò da Matt e ci avviammo verso l’ingresso del ristorante. Era un tentativo di giungere incolume a destinazione, nonostante i tacchi vertiginosi, ma forse anche di evitare di vedere la faccia di Trevor e Phil all’arrivo di Cathy.
«Quanto basta perché Matt facesse incazzare Jimmy» le bisbigliai.
«Ah, quindi pochissimo!» ribatté con uno sguardo d’intesa.
Ci fermammo sul retro del ristorante, mentre i ragazzi – Matt compreso – fingevano di non notare la scollatura di Cathy. Sembrava una modella, con i jeans attillatissimi, i sandali alti – sui quali, con grande disappunto di Sarah, non pareva avere alcun problema a camminare – e i lunghi capelli biondi che le ricadevano morbidi sulle spalle. Era così perfetta che d’un tratto mi sembrò di essermi vestita al buio con i fondi di magazzino di un negozio dell’usato.
Cathy era entrata da poco nel gruppo. Prima del suo arrivo, eravamo molto uniti: io, Sarah e i quattro ragazzi. Forse la proporzione tra maschi e femmine era un po’ squilibrata, ma eravamo amici da così tanto tempo che non era più un problema. Per ovvi motivi, l’arrivo di Cathy era stato accolto con entusiasmo dalla componente maschile. La sua famiglia si era trasferita a Great Bishopsford da una città più grande e lei ci era sembrata subito più cosmopolita e sofisticata di noi. Oltre a essere bellissima, aveva un grande senso dell’umorismo; quando non flirtava spudoratamente con tutti i ragazzi nel raggio di cinque chilometri, mi stava davvero simpatica.
Sarah invece nutriva qualche riserva sul suo conto; in più di un’occasione, se magari Cathy l’aveva offesa o irritata in qualche modo, l’avevo sentita borbottare: «L’ultima che arriva è la prima che se ne va».
Jimmy ci raggiunse e Sarah si mise a leggere il menu nella teca di vetro accanto alla porta d’ingresso. Gli altri stavano ancora ammirando l’auto di Matt… o la scollatura di Cathy, pensai con una punta di acidità quando la vidi chinarsi con la scusa di guardare i cerchi in lega. Come se gliene fosse mai importato qualcosa!
«Sei meglio tu» mi sussurrò all’orecchio Jimmy, leggendomi nel pensiero.
«Sono così scontata?» gli chiesi.
«Un libro aperto» confermò con il suo sorriso di sempre, quello che gli illuminava tutto il viso. «Ma un buon libro.»
«Un vecchio tascabile ingiallito, e non una rivista patinata, vorrai dire.»
Seguì il mio sguardo e la mia metafora, e vide Cathy che ascoltava rapita mentre Matt decantava le virtù della macchina. «Non hai niente da temere» mi rassicurò, stringendomi la spalla con fare amichevole. «Matt sarebbe pazzo a guardare lei, quando ha te.»
«Mmm» mugugnai, e mi voltai perché non notasse che ero arrossita.
Mi guardai riflessa nella vetrina del ristorante e pensai che Jimmy non fosse sincero fino in fondo. Oppure, doveva andare da un oculista. Non avrei mai fatto lo stesso effetto di Cathy sugli uomini. Avevo lunghi capelli scuri, stirati a spaghetto come dettava la moda; occhi grandi, ma quasi inservibili senza le lenti a contatto; la bocca un po’ troppo larga. Era un viso grazioso, ma non bello: di certo non il tipo che fa girare la testa ai ragazzi. Fino a poco tempo prima quel pensiero non mi aveva mai preoccupata ma, da quando stavo con Matt – che, diciamocelo, era un vero schianto – ero ancora più consapevole dei difetti che Madre Natura mi aveva regalato.
«Comunque, per me sarai sempre la ragazzina con le lentiggini, lo spazio tra gli incisivi e le orecchie a sventola.»
«Avevo dieci anni!» protestai. «Per fortuna esistono gli apparecchi per i denti. Devi proprio ricordarmi tutte le cose imbarazzanti della mia infanzia?»
«È più forte di me» replicò Jimmy in tono strano. Avrei approfondito, se in quel momento non fossero arrivati gli altri.
«Andiamo, prima che diano via il nostro tavolo» disse Matt stringendomi la mano.
Entrammo tutti insieme, tenendoci a braccetto o abbracciati, senza la minima idea che di lì a mezz’ora le nostre vite sarebbero cambiate. Per sempre.
Ci accompagnarono subito al tavolo, vicino all’ingresso e a una grande vetrata che dava sulla strada principale. In cima alla salita, si vedeva la chiesa. Mentre passavamo tra i tavoli per raggiungere il nostro, notai che Cathy riceveva occhiate di apprezzamento dai clienti maschi e fui sicura che Matt non fosse passato inosservato alle donne. Cercai di soffocare quella vocina preoccupata che da vari mesi mi sussurrava all’orecchio.
Matt era un gran bel ragazzo, era naturale che attirasse l’attenzione delle altre donne, ed era piacevole sapere che lui stava con me, che teneva me per mano mentre facevamo lo slalom in mezzo alla sala. Ma prima o poi avrei dovuto affrontare la mia paura segreta: come avrebbe reagito alle inevitabili tentazioni quando saremmo stati lontani? La nostra coppia poteva sopravvivere al fatto di frequentare l’università in due città diverse, oppure saremmo stati colpiti dalla maledizione delle relazioni a distanza?
I miei pensieri furono interrotti dal cameriere, che con un leggero accento italiano ci fece accomodare. Nel locale pieno la nostra tavolata occupava un sacco di spazio: per arrivare al posto accanto alla vetrata bisognava sgusciare in uno stretto passaggio di fianco a un pilastro di cemento.
Speravo che ci andasse Sarah, che era la più minuta, invece toccò a me: non so come, ma riuscii a infilarmi nel pertugio senza restare incastrata e coprirmi di ridicolo. Matt si sistemò vicino a me, Jimmy davanti e Sarah alla sua destra. Scelsi di non guardare la triste scenetta della lotta per stare accanto a Cathy, di fianco a Matt. Immaginavo che il posto più ambito fosse quello di fronte a lei, da cui si vedeva bene la scollatura. Senza farmi notare, coprendo la mano con la tovaglia, mi tirai giù l’orlo della maglietta per allargare lo scollo di qualche centimetro; e arrossii come un’idiota quando vidi che Jimmy se n’era accorto e si sforzava di non ridere.
«Che c’è di tanto divertente, Jimmy?» chiese Matt e in quel momento, per un’orribile coincidenza, sulla tavolata calò un silenzio improvviso. Lo scongiurai con gli occhi di non dire nulla, ma potevo contare su di lui: Jimmy prese il menu e alzò le spalle.
«Niente, stavo ripensando a una cosa che mi ha detto ieri mio zio.»
Mentre tutti gli altri decidevano che cosa ordinare, io guardai Jimmy e mimai con le labbra un “grazie”. Mi rispose con un sorriso così pieno d’affetto e di amicizia che sentii un tuffo al cuore. In preda all’imbarazzo, distolsi lo sguardo da lui e mi finsi interessata alla scelta tra lasagne e cannelloni.
Matt mi cinse la vita con un braccio e mi tirò a sé: quando pochi istanti dopo tornai a osservare Jimmy, stava chiacchierando con Sarah; si accorse che lo guardavo e mi rivolse un altro sorrisetto, ma stavolta il mio corpo non reagì.
Sulla serata aleggiava una profonda malinconia per la separazione imminente, intensa quasi quanto il profumo di aglio e pomodoro. Io sarei partita per Brighton di lì a qualche settimana, ma Trevor e Phil se ne sarebbero andati alla fine di quel weekend e Sarah pochi giorni più tardi. Non riuscivo a immaginare che nelle settimane successive saremmo rimasti solo in quattro: io e Matt, Cathy e Jimmy.
All’improvviso mi passò la voglia di partire. Non che non volessi più andare all’università: mi ero impegnata molto per prendere buoni voti e passare le selezioni per il corso di giornalismo. Ma quella sera stava diventando sempre più chiaro che un capitolo importante della mia vita si era concluso.
E per il momento non riuscivo a pensare ai nuovi inizi: ero ossessionata dall’idea che stavo per lasciare il mio ragazzo e i miei due amici più cari. Mi erano venute le lacrime agli occhi – ero proprio ridicola – e distolsi subito lo sguardo: preferivo lasciarmi abbagliare dal sole al tramonto che farmi vedere in quello stato.
«Tutto a posto?» mi sussurrò Jimmy, sporgendosi verso di me per non farsi sentire dagli altri.
Matt stava ordinando da bere, quindi gli risposi. «Sì, sì, sono solo un po’ commossa. Sta per cambiare tutto, dovremo dirci addio…» Lasciai la frase in sospeso, sicura che Jimmy mi avrebbe presa in giro: invece allungò un braccio e mi strinse forte la mano per farmi smettere di giocherellare nervosamente con le posate.
Quel gesto sembrava diverso dal solito; non era il contatto familiare che conoscevo fin da bambina. Forse era solo la pelle ruvida dopo un’estate a lavorare in giardino, o forse dipendeva dal fatto che la mia mano sembrava così piccola nella sua.
Matt se ne accorse: ma Jimmy, anziché battere in ritirata, mi strinse ancora un’ultima volta la mano prima di staccarsi lentamente da me. D’istinto Matt si avvicinò, per richiamare la mia attenzione e rivendicare il territorio, e solo dopo qualche istante mi accorsi che Jimmy mi aveva lasciato nel palmo la monetina portafortuna trovata fuori dal ristorante.
Chiusi le dita intorno al piccolo disco di rame, attribuendogli forse più significato di quanto meritasse. Era tipico di Jimmy offrirsi di spartire con me anche solo la possibilità della fortuna. Dopotutto condividevamo ogni cosa da tanti anni. Lo consideravo praticamente un fratello; anzi, a pensarci bene, mi sentivo più legata alla sua famiglia che a tanti dei miei parenti.
Le nostre madri erano molto amiche da prima che nascessimo, e dopo la morte improvvisa della mia, quand’ero ancora piccola, io e papà eravamo entrati nella vita e nei cuori della famiglia di Jimmy. Capii, e fu un vero shock, che andando all’università non avrei abbandonato solo mio padre: dire addio ai genitori di Jimmy e al suo fratellino sarebbe stato altrettanto difficile.
Quando arrivarono a tavola le due bottiglie di vino ordinate da Matt, alzammo i bicchieri per un brindisi.
«Alla partenza…»
«Alla speranza di arrivare sani e salvi alla laurea…»
«Ai nuovi inizi…»
«… e ai vecchi amici.»
Quell’ultima frase fu ripetuta da tutti noi, mentre la luce del tramonto giocava sui nostri calici sprigionando un prisma colorato.
Mi guardai intorno, cercando di imprimere quel momento nella memoria. Sapevo che avremmo conosciuto altra gente, ma non era facile credere che avremmo stretto legami forti quanto quelli che univano noi sette.
Ogni volta che posavo lo sguardo su uno dei miei amici, provavo un’ondata di emozione o mi tornavano in mente dei ricordi. Erano talmente tanti che era difficile distinguerli gli uni dagli altri; ognuno era un mattone nel muro della nostra amicizia, che – lo speravo con tutto il cuore – sarebbe rimasto saldamente in piedi qualunque strada avessimo preso.
Guardai Sarah e trattenni un sorriso; ero già gelosa delle persone che avrebbe conosciuto al corso di Storia dell’arte. Era una ragazza eccentrica, schietta, spiritosa e piena di attenzioni per il prossimo: la sua amicizia era una delle cose più preziose che possedessi. Chiunque fossero, quelle nuove amiche...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Dedica
  5. 1
  6. 2
  7. 3
  8. 4
  9. 5
  10. 6
  11. 7
  12. 8
  13. 9
  14. 10
  15. 11
  16. 12
  17. 13
  18. INTERVISTA ALLA FANTASTICA DANI ATKINS, DI MICHELLE RUSSELL