Se i ragazzi vivono con abitudini sane, imparano a essere gentili con il proprio corpo
Tutti noi, e quindi anche gli adolescenti, viviamo con il nostro corpo una relazione lunghissima, la più lunga. Il corpo deve «durare» per molti anni, e la forma fisica spesso determina la qualità della vita. Considerata questa prospettiva a lungo raggio, abbiamo a disposizione, come genitori, qualche anno prezioso per influenzare i nostri ragazzi a prendersi buona cura di sé. Innanzitutto attraverso il nostro esempio, cioè prendendoci cura di noi stessi.
Sin da quando sono molto giovani, dovrebbero osservarci mentre seguiamo uno stile di vita sano, ritagliandoci del tempo per fare esercizio e preparare piatti naturali come momenti abituali dell’esistenza di ogni giorno. Probabilmente l’ostacolo maggiore per noi è rappresentato dalla routine quotidiana, troppo carica di impegni. Quanti di noi sono in grado di ritagliarsi anche solo trenta minuti al giorno da dedicare a se stessi, nel modo che si preferisce? Forse, se intuissimo quanto il nostro esempio è importante per i figli, saremmo più motivati a mantenere uno stile di vita sano. Esiste una forte connessione tra vita sana, vitalità personale, alta stima di sé: più i nostri adolescenti baderanno alla propria salute, più saranno elevati i loro livelli di energia, più si sentiranno in sintonia con il proprio corpo. Una dinamica simile può iniziare in un punto qualsiasi di questa connessione, ma tutto è perfettamente collegato: quindi, più elevata è la propria considerazione, più saranno portati a prendersi cura di sé; più si prenderanno cura di sé, migliore sarà la propria autostima, e così via...
Sentirsi bene e a proprio agio con se stessi può aiutare i nostri figli a superare le difficili tempeste adolescenziali. Vogliamo che i nostri ragazzi sviluppino un’idea sana di sé, che non dipende dalla pressione dei compagni né dal desiderio di essere popolari. Vogliamo che trattino il proprio corpo con gentilezza e rispetto, indipendentemente da quello che fanno gli altri. Per prendersi cura di sé in questo modo hanno assolutamente bisogno che i propri genitori fungano da modelli di un comportamento sano e gentile verso se stessi e gli altri.
La famiglia di Yvonne aveva sempre fatto vacanze che prevedevano notevole attività fisica. Andavano a sciare in inverno, si recavano in campeggio e a fare escursioni in estate. Durante l’anno, il padre faceva l’arbitro per il campionato di basket della loro cittadina e la mamma partecipava a gare di nuoto. Yvonne e i suoi tre fratelli erano tutti impegnati in varie squadre sportive e, sebbene la gestione degli impegni familiari fosse molto complessa, qualcuno della famiglia era sempre presente per stare con i più piccoli.
Quando Yvonne aveva all’incirca quattordici anni, i suoi genitori notarono che non usciva più con il suo vecchio gruppo di amici come faceva un tempo. Stava in casa oppure andava agli allenamenti di calcio, o ancora rimaneva con le sue amiche più intime. I genitori non sapevano se preoccuparsi che fosse troppo isolata, oppure essere sollevati all’idea che non passasse tutto il suo tempo in giro con gli amici.
«Ti mancano le ore che passavi con Cheryl, Melanie e quel gruppo?», un giorno la madre le chiese. «Eravate sempre insieme.»
«Le vedo a scuola» rispose Yvonne senza dimostrare grande interesse.
«Erano entrambe così brave, come atlete... mi chiedo perché hanno lasciato la squadra di calcio» intervenne il padre.
«Ora sono interessate a tutt’altro. Stanno sempre nei pressi del centro commerciale. E poi, l’unica cosa che interessa loro sono i ragazzi» spiegò la ragazza.
«Oh.» Il padre, sorpreso, non sapeva cosa dire.
«Sono soddisfatta di quello che faccio» soggiunse Yvonne. «Non mi interessa stare in giro con quei ragazzi.»
Il padre abbracciò la figlia. «Sono onorato del fatto che vuoi ancora stare con me» scherzò sorridendo. Lei ricambiò il sorriso.
Yvonne ha alle spalle una famiglia forte, in grado di sostenerla, e che le permette di creare uno stile di vita sano, non solo per quanto riguarda l’attività fisica, ma anche per la formazione della propria personalità . Sta in pratica dando le connotazioni fondamentali al cammino adolescenziale, basato sui suoi valori e sui suoi interessi, non su quello che la renderebbe più popolare tra i ragazzi. Quando i genitori si sono informati sulla sua vita sociale per assicurarsi che non si sentisse esclusa, hanno invece scoperto che era vero il contrario. Yvonne non è infatti interessata a stare in giro senza uno scopo. Ha alcune buone amiche che condividono i suoi interessi, ed è felice così.
Se siamo preoccupati su come i nostri adolescenti trascorrono il loro tempo, dobbiamo innanzitutto osservare come noi gestiamo il nostro tempo, le risorse, gli interessi che abbiamo. Gettare le basi di un sistema di vita sano richiede un investimento significativo di tempo ed energia, costante. Lo raggiungiamo seguendo i nostri interessi, e scoprendo una forma di attività fisica da praticare regolarmente, che si tratti di sport competitivi, yoga, arti marziali o semplicemente fare una passeggiata. Il messaggio più forte che possiamo dare ai nostri ragazzi su come essere sani e prendersi cura di sé è proprio attraverso l’esempio di come viviamo la nostra vita.
Ascoltare è fondamentale
Ideale sarebbe parlare di argomenti che riguardano la salute sin dall’infanzia, così che, divenuti adolescenti, abbiano ormai alle spalle molte ore di conversazione. L’argomento salute per gli adolescenti copre una vasta gamma di argomenti, tra cui tutti i grandi temi che ci suscitano preoccupazione (droga, sesso e alcol) oltre ad altri meno pressanti ma ugualmente importanti, dall’usare lo spazzolino e il filo interdentale, al mangiare bene al fare esercizi.
È molto difficile iniziare una discussione sulla salute se aspettiamo sino a quando compiono sedici anni. Se non hanno già avuto modo di provare la nostra capacità di ascoltare e capire i loro punti di vista, probabilmente a questo punto non ci presteranno molta attenzione. Dobbiamo quindi mostrarci come una fonte credibile e affidabile di informazioni mediche il prima possibile. E dobbiamo farlo con modalità che li incoraggino a sentirsi sufficientemente sicuri da parlare con noi e sapere che non reagiremo con reazioni isteriche o punitive a quello che ascolteremo, bensì con un atteggiamento disponibile, calmo, di grande aiuto.
Abbiamo ormai un’influenza limitata sui comportamenti dei nostri ragazzi: giunti a questo punto della loro vita, né prediche, né minacce, né punizioni avranno effetto. Non possiamo più controllare cosa faranno d’impulso quando si immergeranno nel loro mondo adolescenziale. E siamo ovviamente impauriti e preoccupati per la loro sicurezza, in particolare quando si giunge a pericolose combinazioni di droga, sesso, alcol e guida.
La portata e la natura dell’influenza che avremo sui nostri ragazzi dipendono direttamente dalla qualità del rapporto che abbiamo instaurato con loro. Infatti, se la relazione tra noi è aperta, di sostegno reciproco, affidabile, i ragazzi saranno più propensi ad adottare i nostri valori e ascoltare i nostri consigli. Il modo migliore per nutrire e sviluppare un rapporto simile è attraverso la comunicazione aperta, dove noi ascoltiamo molto e loro parlano molto. Dovremmo tenere sempre a mente questo equilibrio in ogni conversazione con i nostri figli. (Se fosse utile, potremmo addirittura calcolare i minuti che ognuno di noi parla.) E non dimenticate che, se ci lasciamo andare a una predica, il nostro ragazzo probabilmente inizierà a contare i minuti invece di ascoltare veramente quello che diciamo: quando si tratta di dare un consiglio agli adolescenti, più si è concisi, più si ottiene la loro attenzione. Talvolta dimentichiamo che è ottima cosa godere anche di qualche momento di silenzio nelle conversazioni con i nostri figli: se impariamo ad aspettare senza parlare durante quelle pause, loro avranno la possibilità di riempirle. Apprenderemo così a conoscere meglio la loro vita: cosa fanno, cosa provano, cosa pensano, a un livello che sono ben disposti a condividere con noi. Il nostro compito, infatti, è rendere la cosa il più semplice possibile.
Quando la mamma sentì delle voci preoccupanti sul ballo che era stato tenuto alla scuola di Tyler, il figlio quattordicenne, durante il fine settimana, decise di chiedergli spiegazioni.
«Ho sentito dire che ad alcuni ragazzi è stato chiesto di andarsene dal ballo, venerdì scorso» disse la mamma per iniziare il discorso.
«Oh sì» rispose Tyler. «Bruce e Sherman sono stati buttati fuori perché bevevano.»
La mamma attese. Desiderava saperne di più, ma non voleva trasformare la conversazione in un interrogatorio.
«Sai, non è stato proprio corretto buttarli fuori» soggiunse infatti Tyler, dopo un silenzio insolitamente lungo.
«E perché?»
«Be’, c’erano altri ragazzi che bevevano. È solo che si vedeva di più che loro due erano ubriachi.»
«E allora li hanno scoperti» disse la mamma.
«Sì.»
Dopo una lunghissima pausa, Tyler riprese: «Anche Betsy era ubriaca. È stata male tra i cespugli, in giardino. Ma nessuno sembra che se ne sia accorto».
«Però, non mi pare sia stata una cosa divertente» commentò la madre, cercando di trattenere il desiderio di fare una predica al figlio.
«No» concordò Tyler. «Anche lei stava davvero male.»
In questa conversazione, la mamma ha concesso a Tyler tempo e spazio perché lui le dica tutto quello che sa del ballo. Non vuole saltare direttamente alla fase di predica, perché altrimenti lui si chiuderebbe all’istante in se stesso. La madre ha già da tempo spiegato al figlio la sua posizione nei confronti dell’uso di alcol e non trova necessario continuare a ripeterlo all’infinito. E sa che continuare a dire le medesime cose allontana i nostri ragazzi, scoraggiandoli addirittura dall’iniziare una conversazione con noi.
La mamma ha fatto sapere a Tyler che è a conoscenza del genere di cose che accadono ai balli scolastici, e che lo ascolterà senza per questo fargli la predica. Il messaggio che il ragazzo riceve è chiaro: tu puoi tranquillamente parlare con me di problemi legati all’alcol. Io ti ascolterò, senza farmi prendere dal panico.
Durante l’adolescenza, i nostri ragazzi prenderanno decisioni che potrebbero potenzialmente modificare la loro vita. Se si fidano di noi, si sentiranno abbastanza sicuri da parlarci di queste decisioni. Noi dobbiamo illustrare chiaramente i nostri valori e le linee guida personali, continuando a rappresentare per loro un modello di vita sana attraverso il nostro comportamento. Dobbiamo inoltre essere fonti affidabili di informazioni sulla salute ed essere pronti ad ascoltare tutto quanto i nostri ragazzi vorranno raccontarci della loro vita. È molto utile ricordare sempre quanto poco controllo abbiamo su di loro, e che dipendiamo dalla loro volontà di accoglierci nelle loro vite. Quello che davvero vogliamo per i nostri ragazzi è che siano in grado di prendersi cura di se stessi, di essere gentili nei confronti del loro corpo per tutto il periodo adolescenziale così come per il resto della loro vita.
Parlare di alcol
La gran parte degli adolescenti assaggia bevande alcoliche. Ogni famiglia si pone a proprio modo nei confronti dell’uso di alcol, che siano astemi, bevano poco o ne abusino. Innanzitutto dobbiamo far capire ai nostri ragazzi che ogni individuo ha una reazione e una capacità di tolleranza nei confronti degli alcolici che sono sue proprie, e che quindi, se decide di bere, deve imparare a gestire poi la propria risposta individuale. Vogliamo che capiscano di poter parlare sempre con noi: in tal modo potranno apprendere da ogni esperienza che vivono. Molti adolescenti si accostano all’alcol con poche indicazioni da parte della famiglia, o addirittura essendone totalmente sprovvisti. Se decidono di bere, devono imparare quali sono i loro limiti: cosa possono bere, quanto possono bere senza star male, agire in modo stupido o svenire. Devono imparare come bere in compagnia senza mettersi nei guai, come ergere barriere e fare piani di supporto quando le loro capacità di decidere sono appannate dall’alcol. Le possibilità di stupri e violenze da parte di amici e conoscenti sono decisamente più alte quando si fa anche uso di alcol, così quando una ragazza adolescente si reca a una festa dovrebbe avere sempre vicino un’amica fidata che non la lascerà mai sola e farà in modo che torni a casa sana e salva: è una scelta molto importante, proprio come lo è avere eventualmente prenotato un taxi in anticipo.
In genere, il modo migliore per saggiare i nostri limiti in materia di alcolici è assaggiarli. La maggior parte dei genitori che da adolescenti bevevano conservano vivo il ricordo di essere stati molto male dopo avere bevuto troppo, ma pare che anche questa esperienza faccia parte dell’intero processo di apprendimento. Se il nostro scopo è che i ragazzi apprendano a gestire la loro reazione all’alcol, dobbiamo accettare il fatto che durante il percorso si troveranno ad affrontare lezioni anche molto dure: dovremmo quindi mantenerli il più al sicuro possibile mentre attraversano questo processo di apprendimento.
Ovviamente, se i nostri ragazzi si ubriacano ogni fine settimana non imparano nulla, bensì indulgono in un atteggiamento autodistruttivo, sviluppando anche, probabilmente, una forte dipendenza dall’alcol. In questo caso, dobbiamo prontamente parlare con loro di un simile comportamento. Se in effetti vi sono indicazioni anche di altri problemi, come per esempio un peggioramento nel rendimento scolastico o un disturbo comportamentale, dovremo assolutamente ricorrere a un aiuto professionale.
Uno dei motivi per cui vogliamo mantenere con i nostri ragazzi una comunicazione molto aperta è per poter individuare il prima possibile difficoltà nella fase evolutiva. Dobbiamo recuperarli prima che rimangano troppo invischiati in problemi di questa natura, in modo da poterli guidare su cammini più costruttivi. Allo scopo, dobbiamo sicuramente anche parlare con loro di alcol, secondo modalità molto specifiche. Per esempio, vogliamo che i nostri ragazzi capiscano che se il bere li porta a un vero e proprio blackout, non potendo ricordare cosa è accaduto mentre stavano bevendo, diventa un problema molto serio e pericoloso. Significa infatti che hanno bevuto per cancellare se stessi, non solo per tirarsi un po’ su di giri e divertirsi. Questi attimi di perdita totale di conoscenza sono tra l’altro considerati veri e propri segni di alcolismo. Ed è indubbio che se i nostri ragazzi non sono coscienti di quello che fanno, corrono il pericolo di esporsi a ogni genere di rischio potenziale. Purtroppo, alcuni ragazzi considerano questi momenti come una parte normale del processo del bere, e addirittura del divertimento. Dobbiamo invece essere sicuri che sappiano che la perdita di conoscenza è un segnale che va preso molto seriamente. Come con la maggior parte degli aspetti ad alto rischio, dobbiamo fornire loro le informazioni più adeguate prima che possano incorrere nel problema.
In genere, i nostri ragazzi sono esposti a comportamenti ad alto rischio, o decisamente coinvolti in essi, molto prima di quanto noi avremmo mai immaginato. Carmen ha appena tredici anni ed è alla fine della scuola media, ma dopo essere stata a dormire da un’amica, ha con la madre la conversazione seguente.
«Ti sei divertita?» chiede la...